L’apostolato secondo la spiritualità minima

da un ritiro predicato da P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 20 febbraio 2011

 

seconda meditazione

                                                                                                                          

L ‘APOSTOLATO SECONDO LA SPIRITUALITÀ MINIMA

 

Noi siamo di spiritualità minima, quindi spiritualità penitenziale. Ognuno di noi ha un impegno personale e quindi esercita la penitenza in un determinato modo, penitenza che è conversione. Come si manifesta questa conversione? Si lascia il peccato, il male e si vive in grazia. Ognuno di noi però, alla luce di questa spiritualità incarna in uno dei tanti modi l’esercizio della penitenza. Adesso si tratta di sottolineare, o se volete di far vedere alla comunità in cui vivete che cos’è la penitenza, come si esercita e quali sono le qualità della penitenza. Personalmente non ho da dirvi niente. Sono convinto che in questi anni, 50 anni per alcune, per altre meno, vi siete esercitate nella penitenza secondo l’insegnamento che avete ricevuto. È venuta a mancare la sottolineatura comunitaria. Comunitaria nella comunità in cui vivete e comunitaria perché fatta insieme ossia due o tre di voi che testimoniano il modo di fare penitenza.

Ora quali sono gli obiettivi che io con voi vorrei raggiungere? L’obiettivo è consolare il Cuore di Gesù: lo sogno da tanto tempo. È un atto eroico, lo stesso atto eroico che ha compiuto san Massimiliano Kolbe mettendosi al posto di un condannato a morte. Vi metterete voi al posto del condannato a morte e lo salverete. Queste due forme di penitenza: la preghiera e ogni specie della preghiera; la sofferenza e ogni specie di sofferenza offerta al Signore nella giornata le desidero. In questi pochi giorni che il Signore ancora mi dà, datemi questa gioia.

Unitevi a me e consoliamo il Cuore di Gesù.

Il primo aspetto della nostra spiritualità minima è la conversione. Questo vorrei testimoniare nella Chiesa. I Vescovi e i parroci ci domandano: ma qual è il vostro carisma? L’annuncio della parola di Dio. Per fare che cosa? Per salvare! E come salvi? Con la virtù della penitenza. Quali aspetti penitenziali dobbiamo sottolineare? Quelli che la Chiesa ci presenta: preghiera, mortificazione, ascolto e pratica della parola di Dio.

I mezzi sono tre: preghiera, parola di Dio annunciata e praticata, e mortificazione che San Francesco di Paola chiama digiuno. La parola digiuno in italiano vuole dire non mangiare e non bere, anche se io vi ho parlato anche di digiuno degli occhi, di digiuno delle orecchie, però come parola immediata è più facile dire: mortificazione. Dire mortificazione significa dire sofferenza, digiuno, rinuncia. La preghiera è il terreno e la mortificazione è l’acqua per far crescere la piantina che noi vogliamo piantare. La penitenza di gruppo io non sono riuscito ancora a trovarla, mi dovete aiutare voi e speriamo che il Signore me la riveli. Dunque, come impegno personale tutte dovete pregare, mortificarvi, annunciare e praticare la parola di Dio, però vorrei che attraverso voi ci sia un impegno comunitario attraverso il quale chi entra dica: ecco come si fa penitenza: si prega! Impegno comunitario significa avere delle giornate comunitarie ad hoc e voi le avete fatte a Villa Angela e a Villa San Francesco, indicate come giornate di riparazione o come giornate di preghiera per ottenere da Dio grazie particolari. Quindi impegno comunitario delle Missionarie della parola di Dio significa avere delle giornate ad hoc con la partecipazione delle altre per un tempo totale o parziale. Alcune hanno fatto otto ore, e le ho benedette; alcune hanno fatto due ore e le ho benedette, alcune hanno fatto un’ora e le ho benedette; qualcuna invece, è andato a vedere. E no, le curiosità non esistono nella vita spirituale.

Ha più disturbato che altro. E io sono del parere che più che preparare, come facciamo noi al ritiro, il mangiare, lo portate e vi arrangiate. Se non si mangia meglio ancora! Dovete dimostrare come si fa penitenza pregando con gli oranti; con le riparatrici invece, come si ripara.

Concludendo: preghiera, parola di Dio praticata e annunciata, mortificazione. Adesso aggiungo: impegno personale e impegno comunitario. Comunitario insieme agli altri cristiani, e insieme alle altre sorelle. Ci deve essere in modo particolare l’apostolato che deve essere passivo e attivo. Passivo è quello che abbiamo fatto sino adesso: abbiamo aspettato che il Signore ci indicasse l’apostolato. Adesso ci vuole l’apostolato attivo: una volta che abbiamo saputo quello che dobbiamo fare, ci lanceremo a tutta velocità nella strada indicataci dalla Chiesa per aiutare il Cristo a salvare le anime. Vi ho consegnato il cartoncino dove c’è il Cristo, la Vergine e Madre della Buona nova e San Francesco. Il Cristo è il condottiero, la Madonna è la mamma, San Francesco è il papà. Sta scritto: vi attendono nel Padre. Questo lo sapete! Poi è finita, e io mi metterò a ridere dal cielo. Il cartoncino dice una sola parola: pregate. E a questa parola aggiungo un’altra a cui tengo tanto: pregate con il rosario. Voglio pregare con voi con il rosario.

 

Ecco le sette parole:

  1. “Pregate, pregate, pregate come dice Gesù nel Vangelo. Vi chiedo la qualità e la quantità della preghiera”.

Non credete alle teorie di sempre, non pensate che sono moderne: basta un’Ave Maria, anziché un rosario. Sono gli sfaticati che dicono queste parole, ma non il Vangelo. Il Vangelo non ha mai detto questo.

Gesù ha detto: Pregate continuamente; Paolo: incessantemente.

 

  1. “Pregate secondo le mie intenzioni”. Mi sembra che lo fate. Almeno dalle parole che mi dite. “Pregate secondo le mie intenzioni per realizzare il piano di Dio”.’ E quando voi pregate io lo percepisco perché il Signore mi fa capire i piani che desidera realizzare nel mondo attraverso l’Istituto”.

Io sono convintissimo che l’ispirazione degli Associati è opera della vostra preghiera, perché il Signore mi ha preso con violenza.

Significa che voi avete strappato questa grazia dalle mani del Cuore di Gesù.

 

  1. “Pregate per le vocazioni nella Chiesa e in particolare nell’lstituto”.

Non dobbiamo mai dimenticare le vocazioni nella Chiesa e all’Istituto. Mai escludere gli altri, perché con gli altri ci siamo anche noi.

 

  1. “Pregate perché la fede dei sacerdoti e la vostra sia forte”.

Sì, si! Dipende tutto dalla fede. Sapete che significa un sacerdote con la fede? Significa che vi porta in paradiso.

 

  1. “Io sono sempre con voi e prego per voi soprattutto quando attraversate momenti difficili”.

Quando attraversate momenti difficili e me lo dite, perché se non me lo dite, entrate nella preghiera comune. Penso che state bene, mentre state piangendo. Io sono un uomo, me le dovete dire le cose.

 

  1. “Perseverate nella preghiera”.

Non basta pregare oggi, dovete perseverare nella preghiera.

 

  1. “Pregate con me con il santo rosario?

Vi devo ripetere di nuovo che “il Cristo, la Vergine e San Francesco vi attendono nel Padre”? Questo è un dato di fede. È vero o non è vero che avete ottenuto tutto quando siete venute da me. Ero io l’onnipotente o Gesù?

Il Cristo, la Vergine e San Francesco vi attendono nel Padre: dovete fare questo atto di fede, o se volete questo atto di umiltà.