Sei troppo Bello e sei così Vero… – 1Cor 15, 1-8 – Gv 14, 6-14

Gv 14, 6-14 – La Vergine potente nell’intercessione

Grottaglie, Ritiro ai catechisti 28.4.1991

la Risurrezione

(1 Cor 15, 3-8)

         Intendo parlarvi della Risurrezione di Gesù a quadri, perché vorrei darvi delle idee centrali

I.    la realtà storica della risurrezione di Gesù

         Il Cristo è veramente risorto. Il giorno di Pasqua, quando il Papa ha parlato a tutto il mondo e ha fatto gli auguri nelle diverse lingue, alla fine ha fatto gli auguri in lingua latina: “Resurrexit Dominus vere alleluia!”. Il Signore è veramente risorto, alleluia!

Questo è l’augurio di Pasqua per i latini e per tutto il mondo.

Il Signore è veramente risorto, questa è la lieta notizia, la buona novella che ha percorso tutto il mondo, dopo la Risurrezione di Gesù e l’ha cambiato. Il mondo, fino al giorno in cui Gesù è risuscitato stava ancora nel dubbio se eravamo destinati a scomparire per sempre da questa vita, oppure se dovevamo continuare a vivere nell’altra vita. Non c’era stato nessun uomo che, dopo essere vissuto sulla terra come vivono tutti gli uomini, aveva continuato a vivere dopo la morte, senza lasciare il proprio corpo alla corruzione. I filosofi, alcuni dicevano di sì, altri dicevano di no. Alcuni dicevano che l’uomo è destinato a morire per sempre, altri dicevano che l’uomo ha un’anima immortale; ma nessuno poteva dire chi aveva ragione e chi aveva torto. Ecco il grande dramma dei nostri giovani quando vanno a studiare la filosofia sia al liceo, sia all’Università, perché chi ha detto in un modo e chi nell’altro; ma chi dice la verità?

I giovani non sanno distinguere, e nessuno sa distinguere chi dice la verità. Allora Gesù è venuto e ha detto: la verità ve la dico io. E l’ha detta ad alta voce: noi siamo destinati all’altra vita. Però se non ci fosse stato un esempio attraverso il quale noi potevamo dire che le parole dette da questo grande uomo erano vere, noi saremmo rimasti sempre nel dubbio.

Allora Gesù ha detto: Vi darò la mia esperienza personale. Io vivo come voi, poi mi prenderete, mi ucciderete, mi metterete in croce, però il terzo giorno io risusciterò.

Questa era la sfida che ha fatto ai suoi nemici e a tutta l’umanità.

Adesso io mi fermerò su queste tre espressioni:

. Gesù è veramente morto

. veramente è stato sepolto

. veramente è risorto.

    1. Gesù è veramente morto

         La morte del Cristo è stata constatata da tutti: lo hanno preso, lo hanno messo in croce, l’hanno inchiodato, ha fatto tre ore di agonia, poi è morto. Sono arrivati i soldati per togliere i corpi, perché non potevano rimanere in croce poiché era giorno di festa. Secondo la legge dovevano essere deposti, però per deporli dovevano avere la certezza della morte. Erano tre in croce: quello che noi chiamiamo il buon ladrone, il cattivo ladrone e Gesù, l’innocente, il Figlio di Dio. Quando i soldati hanno visto che i due ladroni non erano morti, hanno preso, secondo la legge, delle mazze di ferro e gli hanno fatto il crurifragio, cioè gli hanno spezzato le gambe, così c’è stata la morte per dissanguamento. Arrivato dinanzi a Gesù, il Centurione ha visto che non c’era bisogno di spezzargli le gambe per farlo morire, perché era già morto, però per essere certo, stando a cavallo con un colpo di lancia gli ha trafitto il cuore. Dal cuore trafitto, dice l’evangelista S. Giovanni, gli uscì sangue e acqua. Era l’ultimo sangue e l’ultima acqua. Da questo il Centurione si convinse che veramente era morto, e convinse nello stesso tempo i suoi nemici.

  1. Gesù è stato veramente sepolto

 

         Giuseppe di Arimatea, che era un deputato e voleva deporre Gesù e seppellirlo con gli onori dovuti al Figlio di Dio, andò da Pilato e gli chiese il favore di avere il corpo del condannato, perché lo voleva seppellire. Pilato si meravigliò che fosse già morto. Mandò a chiamare il Centurione, il quale glielo confermò.

Appena Pilato seppe questo, chiamò Giuseppe di Arimatea e gli disse che poteva prendere il corpo.

Giuseppe di Arimatea andò di nuovo al Calvario, che è ad appena settecento metri dalla Torre Antonia dove stava Pilato e, con l’ordine di Pilato, fece deporre Gesù dalla croce.

Lo misero su quella lastra di marmo che ancora si trova ai piedi del Calvario. Gli misero gli aromi e lo avvolsero nelle bende. Poi gli misero il lenzuolo, quello che noi chiamiamo la Sacra Sindone, che va dai piedi alla testa e dalla testa ai piedi, a giro completo.

Giuseppe di Arimatea, Nicodemo, Giovanni, le pie donne, lo presero e lo portarono nel sepolcro, che era distante dal Calvario una cinquantina di metri. Era il sepolcro di Giuseppe di Arimatea, l’onorevole. Aveva un sepolcro scavato nella pietra che aveva anche un atrio, che ora si chiama atrio degli angeli.

Presero Gesù, attraversarono la prima sala, entrarono nella seconda sala dove era scavato il posto dove doveva essere messo il morto e vi deposero Gesù. Uscirono dalla prima porta piccolissima, bisognava abbassarsi per passare, attraversarono l’atrio, che è una sala di pietra. Avanti al sepolcro non c’era la porta, ma una macina da mulino che scorreva su un canaletto scavato davanti all’imboccatura della tomba.

Quindi il Cristo è veramente morto, e adesso è veramente sepolto. Attorno al sepolcro c’erano tutti i nemici di Gesù a vedere. E poiché ricordavano che durante la vita aveva detto che dopo la sua morte sarebbe risorto, per timore che gli Apostoli potessero prendere il corpo e poi dire che era risuscitato, vanno da Pilato e gli chiedono di mettere dei soldati per vigilare che nessuno andasse a rubare il corpo di Gesù. Pilato gli rispose di mettere la guardia del Tempio. I Giudei ritornano al sepolcro, controllano che veramente il corpo di Gesù c’è, rimettono la pietra, mettono i sigilli e poi lasciano le guardie dinanzi al sepolcro e intorno al Calvario, perché nessuno si doveva avvicinare. Non dovevano avere nemmeno lontanamente il dubbio che qualcuno potesse rubare il corpo di Gesù.

è veramente morto, è veramente sepolto, ed ora i soldati stanno a fare la guardia.

Alle sei del pomeriggio finisce il venerdì, secondo gli Ebrei, e inizia il sabato, la festa.

Alle cinque e mezza dal Calvario le pie donne, Giuseppe di Arimatea e gli altri si ritirarono nel Cenacolo per aspettare che passasse il sabato per poter tornare ad imbalsamare il corpo del Signore Gesù.

  1. Gesù è veramente risorto

          Seguiamo la risurrezione di Gesù attraverso alcuni quadri che ci presenta il Vangelo.

  • Primo quadro: Le pie donne e la Maddalena

         Il giorno dopo il sabato, alle prime luci del giorno ecco le pie donne, Maria di Salome, Maria di Cleofa, Maria di Magdala, che è diversa dalla Maddalena e altre pie donne che avevano assistito alla morte di Gesù sul Calvario, decidono prima degli Apostoli di andare a compiere l’opera pia di imbalsamare il corpo di Gesù, cioè ungerlo con i profumi, avvolgerlo nelle bende, nel lenzuolo. Volevano f are tutto per bene, perché lo avevano fatto in fretta, la sera del Venerdì Santo.

Alle prime luci del mattino, ossia verso le cinque, perché Gesù è morto più o meno verso il 7 aprile, le donne lasciano il Cenacolo e vanno al sepolcro.

Mentre andavano sentono una scossa di terremoto. Hanno un po’ di paura, ma l’amore verso Gesù era di gran lunga superiore alla paura del terremoto e vanno, ma da lontano si accorgono che la pietra che avevano posto dinanzi al sepolcro è rotolata, e i soldati non ci sono. Erano scappati via. Allora Maria Maddalena, che era la più veemente nell’amore, pensa subito che hanno rubato il corpo di Gesù. Corre al Cenacolo per avvisare gli Apostoli che avevano rubato il corpo di Gesù.

Le altre donne invece continuano il loro cammino e vanno al sepolcro. Entrano nella prima parte, nell’atrio, e vedono due uomini dalle vesti splendenti, erano due angeli, i quali rivolgono loro le parole:-  Chi cercate?

Non rispondono. Allora sono loro stessi che rispondono:-  Voi cercate un vivo tra i morti. Perché piangete? è vivo. Andate dagli Apostoli e dite loro che Gesù, come aveva detto, è risorto.

Le donne si avviano al Cenacolo.

Maria Maddalena intanto è arrivata al Cenacolo. Bussa con veemenza alla porta che era chiusa con delle spranghe di ferro, perché gli Apostoli si aspettavano di essere messi in croce anche loro.

Aprono, vedono questa donna tutta scapigliata e le chiedono che cosa sia successo.

– Hanno rubato il corpo di Gesù, venite, venite!

Gli Apostoli la considerano una visionaria e non le danno retta, non  

credono a quello che dice.

Maria Maddalena allora lascia il Cenacolo e torna la Calvario e si incrocia con le pie donne che dopo aver visto gli angeli andavano al Cenacolo per dare l’annunzio della risurrezione di Gesù agli Apostoli.

Le donne vanno al Cenacolo e si ripete la scena di prima:-  Abbiamo visto degli Angeli!

E sì, prima hanno visto la pietra ribaltata, adesso hanno visto gli angeli che hanno parlato! Immaginate quante ne hanno detto a queste povere donne.

Insistevano, ma gli Apostoli non credevano. Poiché era impossibile convincerli, anche queste lasciano il Cenacolo e tornano al sepolcro.

Maddalena intanto era già arrivata al sepolcro e si guardava intorno perché era convinta che qualcuno avesse rubato il corpo del Maestro e l’avesse nascosto da qualche parte.

Poiché non vedeva e non trovava niente, entrò dentro, e anche lei vide gli angeli che le dicono:-  Chi cerchi? Perché piangi? Gesù è risorto non è qui.

A questo punto vide un uomo a fianco a sé. Pensava che fosse l’ortolano, perché seguiva il suo ragionamento: hanno rubato Gesù!

Gesù allora le chiede:-  Chi cerchi?

– Buon uomo, se tu hai tolto il corpo di Gesù, fammi sapere dove lo hai messo in modo che io possa prenderlo!

E Gesù:-  Maria! Chissà quante volte l’aveva chiamata così!

– Rabbunì, Maestro mio! Si getta ai piedi, lo abbraccia, lo bacia e non lo vorrebbe più lasciare.

Gesù le dice:-  Maria, non fare la donna! Io non me ne sono andato, c’è ancora tempo perché me ne vada dal Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro. Va’ dai fratelli che stanno piangendo per la mia morte e di’ loro che sono risuscitato. La morte non ha più potere su di me. Va’ ad annunziare. Maria scappa e va ad annunziare che Gesù è risorto e lo ha visto lei.

Nel medesimo tempo arrivano le donne nuovamente al sepolcro, e anche da loro si fa vedere Gesù:

– Perché piangete? è inutile piangere. Sono io, vedete? Sono risorto, ma fatemi un favore: andate ad annunziare agli Apostoli che io sono risorto.

Al Cenacolo vanno quindi, prima Maria Maddalena con la notizia della pietra rovesciata, poi le pie donne con la notizia della visione degli angeli, poi Maria Maddalena con la notizia di aver visto Gesù risorto, poi le pie donne anche con la notizia che Gesù è risorto.

 

         –      Secondo quadro: Pietro e Giovanni

         A questo punto S. Pietro dice a Giovanni:-  Andiamo a vedere cosa è successo, così potremo dire l’ultima parola su ciò che è avvenuto questa mattina.

Pietro e Giovanni salgono al sepolcro. Giovanni era il discepolo dell’amore, era il più giovane, ed è lui che scrive questo episodio. Il cuore gli balzava nel petto, aveva voglia matta di andare a vedere, quindi scappa e arriva prima, ma non entra per rispetto a Pietro, però da fuori vede che la pietra é veramente rovesciata e che le bende sono gettate per terra. Il lenzuolo però non lo vedeva. Poi arriva Pietro, entrano dentro e vedono il lenzuolo piegato e posto a capo del sepolcro. Quindi constatano che veramente il corpo di Gesù non c’è più. Trovano le tracce, i segni, ma Gesù non c’è, e scendono verso il Cenacolo. Sapremo dagli Apostoli, quando arrivano i discepoli di Emmaus che Gesù è apparso a Simone. Quindi, niente di più facile che Giovanni essendo il più giovane è arrivato al Cenacolo prima, perché voleva portare la notizia ai fratelli. Nel frattempo, Gesù si è fatto vedere da Simone. Quando anche Pietro è arrivato lì, ha detto: è veramente risorto!

         –      Terzo quadro: I discepoli di Emmaus

         Dopo l’arrivo della Maddalena e delle pie donne, mentre Pietro e Giovanni andavano al sepolcro, due discepoli, che noi oggi chiamiamo i discepoli di Emmaus, si erano talmente seccati di tutte queste cose, che uno disse all’altro: Senti, andiamo al castello di Emmaus, che dista dodici chilometri, ci facciamo una passeggiata, così ci distraiamo un po’. Così è venuta fuori la Pasquetta! Sarebbe la passeggiata che fecero i due discepoli di Emmaus per distrarsi da questa notizia sconvolgente alla quale loro non volevano credere: che Gesù era risorto.

Quindi, escono e se ne vanno, affrontano la salita delle montagne della Giudea e vanno a Emmaus. Lungo la strada si avvicina loro uno sconosciuto e dice:-  Vi vedo tristi in volto, che è successo?

– Come non sai cosa è successo a Gerusalemme in questi giorni?

– Che cosa?

– Gesù di Nazaret per tre anni ha fatto parlare di sé. Potente in parole ed opere, ha fatto tanti miracoli, ora però lo hanno preso e lo hanno crocifisso ingiustamente. Noi credevamo che fosse il liberatore del popolo d’Israele, ma abbiamo fatto la figuraccia di aver creduto in un uomo che è fallito completamente! Veramente stamattina le donne sono venute a dire che il sepolcro è vuoto e che hanno visto gli angeli! Chissà che hanno visto! Il fatto è questo, che adesso noi siamo dei falliti.

Gesù riprende il discorso e li apostrofa con due “parolacce”: “testardi e duri di cuore”, non sapevate che il Figlio dell’uomo doveva soffrire, patire e morire per entrare nella gloria? Il Cristo voleva dire, che quando Dio parla bisogna credere. L’aveva detto, ma erano testardi e duri di cuore! È l’ostinazione di coloro che non vogliono credere nemmeno all’evidenza.

Gesù incominciò dal primo libro di Mosé fino all’ultimo libro, quello di Zaccaria, e dimostrò che la Legge e i Profeti non avevano fatto altro che dire che il Figlio dell’Uomo era venuto sulla terra per restaurare il regno d’Israele, ma doveva soffrire, patire e morire in croce, ma il terzo giorno sarebbe risorto!

Arrivati al castello, Gesù fa finta di andare oltre. E allora quelli:-  Rimani con noi perché si fa sera! Mangiamo due cosette insieme. Gesù acconsente e sale con loro al castello. Si mettono a tavola e mangiano. Gesù prende il pane. È il rito che si fa nelle case degli Ebrei. Prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo dà. Dinanzi a questo gesto, dice il Vangelo, che si aprirono gli occhi e si accorsero che era Gesù. Si gettarono in ginocchio per adorarlo, ma Gesù sparì dalla loro vista. Subito di corsa si alzarono e scesero da Emmaus a Gerusalemme. Fecero di nuovo altri dodici chilometri a piedi e di corsa, per arrivare al Cenacolo. Arrivati al Cenacolo, anche loro dissero: Gesù è risorto, lo abbiamo visto, è stato con noi! Gli altri Apostoli risposero: Sì, anche Simone l’ha visto.

  • Quarto quadro: Gesù si fa vedere dagli Apostoli

         Mentre stavano parlando, senza aprire la porta Gesù si presenta in mezzo a loro: “Pace a voi!”

Rimasero spaventati, atterriti. Credevano che fosse un fantasma, ma Gesù:- Non sono un fantasma, sono io, non temete, non abbiate paura! Guardate le mie mani, sono traforate dai chiodi! Venite, toccate, un fantasma non ha carne e ossa come ce l’ho io. Sono veramente io!

Volevano credere e non volevano credere. Allora Gesù si avvicina a dice:- Avete qualcosa da mangiare? Avevano un po’ di pesce arrostito, si mettono a tavola e Gesù mangia con loro. Poi si alza, stende le mani, soffia su di loro e dice:-  Ricevete lo Spirito Santo. A coloro ai quali rimetterete i peccati saranno rimessi!

Dà la potestà di assolvere i peccati degli uomini. Era morto per cancellare il peccato, e adesso dà la facoltà a tutti gli Apostoli, e quindi ai successori degli Apostoli, di togliere i peccati del mondo.

– Ricevete lo Spirito Santo, a coloro che rimetterete i peccati saranno rimessi, e a coloro ai quali non li rimetterete non saranno rimessi! Poi li lascia e se ne va a porte chiuse come era arrivato. Il corpo del Cristo risorto – come sarà il nostro corpo – è sottile come l’anima, e ha la velocità del pensiero. Può andare da una parte all’altra senza bisogno di aprire e chiudere nessuna porta. Quando più tardi arriva Tommaso, gli dicono:-  Tommaso, è venuto Gesù, l’abbiamo visto noi, è veramente risorto! Quello che hanno detto le donne, quello che ha detto Maria Maddalena è vero!

Tommaso non crede e dice:-  Voi avete scambiato un fantasma per la realtà!

– No, l’abbiano visto, è veramente lui!

– Sentite, se non metterò il mio dito nella piaga delle sue mani, e non metterò la mia mano nella piaga del suo costato, io non crederò. Lo devo toccare io! Lo devo vedere proprio io, con gli occhi miei!

         –      Quinto quadro: Gesù e Tommaso

         Dopo otto giorni, arriva di nuovo Gesù:-  Pace a voi! Tommaso, vieni qua.

Tommaso, prima di mettere il dito già gli aveva creduto.

– Tommaso, hai detto che volevi mettere il dito nelle mie piaghe, vieni, metti il dito. Hai detto che volevi mettere la mano nella piaga del mio costato, vieni e metti la mano nella piaga del mio costato, e non essere più incredulo ma credente.

– Signore mio e Dio mio!

  • Tommaso, tu hai creduto perché hai visto, ma beato chi crederà senza aver visto!

 

  1. La risurrezione è stata prima un annuncio, ma non è stato creduto.

Gesù in persona è rimasto sulla terra quaranta giorni dopo la sua risurrezione. Ecco perché Giovanni poi dirà: Quel Verbo di Dio che si è incarnato, che noi abbiamo visto con i nostri occhi, che abbiamo ascoltato con le nostre orecchie e che abbiamo toccato con

le nostre mani, quel Cristo noi vi annunziamo. è il Cristo risorto. Il Signore è veramente risorto, alleluia!

 Dopo trent’anni, i cristiani di Corinto scrivono una lettera a Paolo e gli chiedono: Gesù è morto veramente? è risuscitato veramente? E noi risorgeremo?

San Paolo non ci vede più, prende la penna e scrive: Se Cristo non fosse risorto, nemmeno noi risorgeremmo; ma se Cristo è risorto anche noi risorgeremo. E se lui non è risorto, la nostra fede è vana, e voi siete ancora in peccato, perché Cristo non ha tolto il peccato. Se Cristo non è risorto, la nostra predicazione è vana, inutile, e noi siamo gli uomini più miserevoli che esistono sulla faccia della terra. Ma Cristo è risorto, primizia dei viventi, e con lui risorgeremo tutti noi.

Questa è la notizia che ha fatto il cammino del mondo: è esistito un uomo che è morto ed è stato sepolto come morremo e saremo sepolti pure noi, ma dopo tre giorni è tornato in vita, per dimostrare che al di là della morte c’è ancora la vita. Una vita che comincia dopo la morte e non finirà giammai.

Ecco la prima idea che vi ho voluto dare: Cristo è veramente risorto e adesso fa con noi ciò che ha fatto con i discepoli di Emmaus. Era vicino a loro, parlava con loro, ma loro non l’avevano conosciuto. Adesso il Cristo è in mezzo a noi, sta qui in chiesa nell’Eucaristia, vivente, presente e io aggiungo: sofferente, perché rinnova il suo sacrificio della croce. è presente, ma non lo vediamo. È nascosto sotto i veli eucaristici, ma è lui che continua a camminare con gli uomini, affinché arrivino alle soglie dell’eternità nel migliore dei modi. Per ultimo lo incontreremo.

è necessario che io me ne vada, ha detto Gesù, perché se non me ne vado non posso andare a prepararvi un posto. Vado in cielo per preparare un posto per ciascuno di voi, e dopo che l’avrò preparato ritornerò e vi prenderò con me, perché voglio che dove sono io siate anche voi.

II.   la morte non è la fine di tutto, ma il passaggio da questa vita  all’altra

         Gesù è veramente risorto, è il vincitore della morte. La morte non ha più potere su di lui, e aspetterà la fine del mondo per mettere definitivamente questo suo nemico sotto i suoi piedi.

Oggi dobbiamo andare per le vie del mondo e dire: l’uomo incomincia la vita su questa terra ma non la finisce, perché la continua nell’altra vita. Ha un’anima che è immortale, e una volta creata dalle mani di Dio non morrà mai più. Quindi per noi la morte non è la fine, ma è l’inizio dell’altra vita, è il passaggio da questa vita all’altra vita.

 Sentite cosa dicono gli angeli alle pie donne: chi cercate? Perché piangete? Andate e annunziate.

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24, 5-6)

“Presto andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti” (Mt 28, 7)

“Donna, perché piangi?” (Gv 2o, 13).

 Gesù alla Maddalena: “Donna perché piangi? Chi cerchi?” (Gv 20, 15).

“Non mi trattenere…ma va’ dai miei fratelli e di’ loro” (Gv 20, 17).

 Alle donne Gesù dice: “Non temete! Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno” (Mt 20, 10)

Due sono le cose che vi posso dire:

  1. La morte non è la fine

 

         è vero che morremo, ma morrà solo il corpo. Perché abbiamo peccato, dice S. Paolo, è venuta sulla terra la morte, ma la morte non è stata creata da Dio. Se ricordate, quando Dio creò Adamo ed Eva disse:-  Non toccate quest’albero, perché se trasgredirete questo comando morrete. Chi imbrogliò Adamo ed Eva e li fece cadere in un tranello fu il demonio. Peccarono e venne la morte. Sei polvere e in polvere ritornerai! La morte è venuta per opera del demonio, non è stata creata da Dio.

La rivincita di Dio sulla morte non sarà oggi. Lui ha avuto due rivincite sulla morte: una col Cristo, risuscitandolo da morte e l’altra con la Vergine Santa, portandola in Paradiso col corpo. è l’assunzione della Vergine. Due soltanto hanno il corpo in cielo, ma tutti gli altri saranno sottomessi alla morte come punizione del peccato. Hanno peccato loro e sono morti, abbiamo peccato noi e moriremo. Il peccato è la punizione della morte., però la morte non avrà la vittoria finale, perché la vittoria finale sarà del Cristo. Avendola vinta nel suo corpo, alla fine Gesù manderà gli angeli che faranno risorgere tutte le ossa inaridite. Il nostro corpo risorgerà, ognuno di noi andrà a riprendere il suo corpo per intervento della onnipotenza divina.

  1. Riceveremo la ricompensa del nostro operato

         Alla fine del mondo riprenderemo il corpo e ci presenteremo al Cristo che ci giudicherà in una maniera definitiva: i buoni li manderà alla vita eterna e i cattivi alla dannazione eterna con l’anima e col corpo.

Adesso c’è soltanto il giudizio particolare che riguarda solo l’anima; ma l’anima stando in Paradiso, nel purgatorio o nell’inferno chiede di essere riunita al proprio corpo. Quando verrà la fine, allora l’anima si riunirà al corpo, e nella gioia goderemo in cielo per l’eternità il nostro Dio. Nessuno più ci separerà da questo corpo, nemmeno il peccato, perché non lo potremo commettere più.

Noi moriamo perché abbiamo terminato la nostra missione su questa terra, e avendola compiuta è giusto che riceviamo la ricompensa del nostro operato. Chi avrà fatto il bene avrà la ricompensa del bene, chi ha fatto il male avrà la ricompensa del male operato. Allora sarà fatta giustizia.

 Quindi, cosa è la morte? è il passaggio da questa vita all’altra vita. Finisce questa e incomincia quella! La concezione che avevano e hanno i cristiani è che l’uomo non muore, ma continua a vivere. E allora, se non muore, non dobbiamo piangere. Se la morte è l’inizio dell’altra vita e quindi l’incontro col nostro Dio, che ci darà la ricompensa del bene operato, non dobbiamo fare altro che sospirare di incontrarlo.

 III. per entrare nella gloria è necessario soffrire

 

  1. La gloria è in proporzione della sofferenza

         Questo è il pensiero di Gesù, ecco perché li chiamò testardi e duri di cuore. Erano ostinati nelle loro vedute e non volevano cedere alle vedute di Cristo.

Per tutta la mia vita, disse il Cristo ai discepoli di Emmaus, non ho fatto altro che dirvi che è necessaria la sofferenza per entrare nella gloria. Questo vi ho detto e questo si è avverato in me. Adesso sto nella gloria, perché la gloria è in proporzione della sofferenza. Poiché io ho sofferto più di tutti, la più grande gloria è per me. Dopo di me ha sofferto più di tutti la Vergine, e quindi dopo di lui la gloria più grande ce l’ha la Vergine.

In altri termini, che cosa è la sofferenza? È una beatitudine. Beati voi quando soffrite, perché se soffrite significa che siete destinati alla gloria. In proporzione della sofferenza c’è la gloria. Più sofferenza, più gloria; meno sofferenza, meno gloria!

La gloria è una mercede, è una ricompensa. Questa ricompensa viene data agli uomini che hanno sofferto. Lo scambio tra la gloria e la sofferenza avviene in proporzione proprio della sofferenza. Quando Gesù diceva: Beati voi quando sarete perseguitati, calunniati, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli, intendeva dire che se volete guadagnare dei meriti per il cielo, dovete soffrire. E poiché io voglio che voi guadagniate dei meriti per il cielo, vi mando la sofferenza.

Disse l’angelo a Tobia: Poiché eri accetto al Signore fu necessario che la sofferenza ti provasse.

  1. Coloro che soffrono sono i beniamini di Dio

         Noi abbiamo conosciuto un Santo, Padre Pio, che ha avuto tanta sofferenza che non so quanti uomini dobbiamo mettere insieme per arrivare alla sofferenza di Padre Pio. Le sue sofferenze furono grandissime, perché ebbe le stimmate. Significa che ha sofferto come ha sofferto Gesù sul Calvario. è come se le sue mani e i suoi piedi fossero continuamente traforati dai chiodi. Ciò che Gesù ha sentito col traforo dei chiodi, lo sentiva lui continuamente. Quando noi diciamo che dalle sue piaghe usciva sangue, significa che erano delle piaghe vive, non delle piaghe morte. Quindi soffriva moltissimo. Perché questa sofferenza? Perché era il beniamino di Gesù.

Un giorno Teresa d’Avila, la grande riformatrice del Carmelo, lasciò il suo convento per andare in un altro luogo della Spagna per fondare un altro monastero dove dovevano andare altre cinquanta monache, perché lei fondava i monasteri di clausura. Prese una carrozza e andò con una sua consorella. Lungo la strada incominciò a vedere le nuvole, e dopo le nuvole i lampi e i tuoni! Allora non si camminava sull’asfalto, ma sulle strade di campagna, perciò il calesse affondava. Lampi, tuoni e pioggia, stavano morendo tutti quanti!

Teresa si mise in preghiera e disse:-  Signore, non lo sai dove vado? Perché tanto male? Liberami da questa sofferenza. Perché mi stai facendo tutto questo? Poiché S. Teresa vedeva spesso Gesù nella preghiera, Gesù le apparve e le disse:-  Teresa così tratto i miei amici!

Disse Teresa:-  Per questo ne hai così pochi!

Il beniamino di Gesù è il sofferente. Quando Paolo VI, la prima volta che vedemmo uscire il Papa da Vaticano, andò in Columbia, e andò a visitare gli ammalati, gli presentarono un ammalato gravissimo. Il Papa si mise in ginocchio e lo baciò. Poi disse:-  In te io adoro il Cristo sofferente e il Cristo crocifisso!

Beato chi capisce il valore della sofferenza! Non è una maledizione, non è una iattura, è la più grande benedizione che possa scendere sulla vostra casa. Lo so che nessuno vuole la sofferenza, ma non la vogliamo perché abbiamo la concezione mondana della vita: godere la vita perché la vita finisce su questa terra. Chi invece capisce che la vita non finisce quaggiù, ma continua lassù, e che lassù il premio sarà in proporzione della sofferenza, bacia le mani di coloro che lo percuotono.

 Gesù per far capire questa verità raccontò la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Uno godeva e l’altro soffriva. Poi si cambia la scena: Morì l’uno e andò nel tormento dell’inferno, morì l’altro e andò in paradiso. Quando il ricco epulone vide che Lazzaro stava nella gioia, mentre lui era nella sofferenza, chiese aiuto. Disse:-  Padre Abramo, fa’ che Lazzaro venga in questo luogo di tormento e mi porti il refrigerio di una goccia di acqua.

– Tra noi e voi c’è un abisso – disse Abramo – noi non possiamo venire da voi, né voi potete venire da noi. Tu hai avuto la tua parte di beni sulla terra e Lazzaro la sua parte di mali, ora si è cambiata la scena: Lazzaro ha il suo bene imperituro e tu il tuo male imperituro

– Allora ti chiedo un favore: manda Lazzaro sulla terra dai miei fratelli, affinché li convinca a cambiare vita, perché se continueranno a vivere così come ho vissuto io, anche loro soffriranno come sto soffrendo io,

E Abramo rispose:. – Hanno Mosé e i Profeti, se non credono a loro, non crederanno a un morto risuscitato.

 

         conclusione

         Abituatevi ad andare con la fantasia in cielo. Morite e svegliatevi nell’al di là, così come siete. Guardate la vostra vita di oggi con la realtà di domani.

Dal Paradiso guardate che cosa state facendo e chiedetevi: Vale la pena vivere la vita così come la vivo, o vale la pena cambiare vita, convertirmi per pensare all’eternità? Che significato daremo ai nostri capelli, alla moda, ai soldi, al pallone, al divertimento, agli studi?

Il Cristo ce lo ha detto: Che serve guadagnare il mondo intero, se poi perdi l’anima tua?

L’altra vita c’è certamente, ce ne ha dato la prova Gesù risorto. Anche noi vivremo.

Quando Marta, che stava preparando il pranzo per Gesù e agli Apostoli, andò a lamentarsi con lui perché Maria invece di aiutarla in cucina stava lì senza far niente ad ascoltare, Gesù le disse:-  Marta, Marta, tu ti preoccupi di molte cose, ma ricordati che una sola cosa è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore.

 Per farvi fare questo esame di coscienza vi racconto il fatto di Gennariello. Me lo raccontarono quando avevo quattordici anni, e non me lo sono più dimenticato. Allora io diedi una sterzata alla mia vita. Un professore andò a Napoli e volle fare il giro del golfo con la barca. Trovò un pescatore che si chiamava Gennariello e gli chiese di fare un giro per il Golfo di Napoli.

Entrano nella barca e Gennariello comincia a remare. Giornata bella, c’erano le nuvole, un leggero venticello, Gennariello remava e questo professore godeva lo spettacolo del golfo di Napoli che è veramente incantevole. Dovevano pur parlare e allora il professore incominciò a dire:

– Gennariello, sai quanto è grande il sole?

– No, professore.

– Il sole è grande così, così, così! Gennariello, hai perduto metà della tua vita! Sai quanto calore sprigiona il sole?

– Professore, non lo so!

– Eh, Gennariello, hai perduto metà della tua vita! Sai quante stelle ci sono nel firmamento?

– No, professore!

Faceva sempre domande, e Gennariello rispondeva sempre che non lo sapeva.

E intanto navigavano. Nel pomeriggio, il sole si oscura, le nuvole nere si accavallano, il vento si fa più forte, le onde si ingrandiscono. Il professore dice a Gennariello:-  Che cosa è?

– Professore, finché ci sono io non vi preoccupate che non vi succede proprio niente! E intanto i cavalloni diventavano più alti, più forti. Il vento aumentava!

– Gennariello!

– Professore, non vi preoccupate, ci sto io, vi porterò a riva.

Lampi, tuoni, acqua! Sembrava che il cielo si fosse unito al mare. A un certo momento un’onda più grande delle altre travolge la barca e li getta in mare tutti e due.

– Genneriello e ora che devo fare?

Risponde Gennariello:-  Professore, sapete nuotare?

– No, Gennariello.

– Hai perduto tutta la vita!

Gennariello arrivò a riva e il professore annegò.

Io dico a voi e a me: A che serve il pallone? A che serve la pulizia?, A che serve lo studio? A che serve la scienza? A che serve il profumo? A che serve la moda? A che serve il matrimonio? A che servono i figli? Arrivano i dottori: Finché ci sono io c’è salvezza! Non vi preoccupate, non vi preoccupate!

È morto, e ora? Hai perduto metà della vita o tutta la vita?

Dobbiamo fermarci per un momento per ascoltare le parole di Paolo: Non vogliate giudicare secondo la mentalità del mondo, ma giudicatevi e giudicate secondo la mentalità di Dio.

Quello che non abbiamo fatto a vent’anni, facciamolo a trenta! Quello che non abbiamo fatto a trenta, facciamolo a quaranta, a cinquanta, a sessanta, a settanta, ma facciamolo. Fermiamoci e giudichiamoci come ci giudicherà Dio.

 Un vecchio di ottantaquattro anni, quando venne a confessarsi si mise in ginocchio. Io dicevo:-  Stai in piedi, perché sei un vecchierello! Io allora avevo ventotto anni.

– A me vecchio? Io sono un bambino.

– E quanti anni hai?

– Io ho quattro anni. Mi misi a ridere.

– E, Padre, voi ridete! Io la prima volta che mi sono confessato è stato a ottant’anni. Tengo quattro anni di grazia di Dio. Ho sciupato ottant’anni.

Quanti anni hai sciupato? Nel segreto del tuo cuore dà una risposta.