Mt 17, 1-9 Is 55, 10-11

da un ritiro predicato da P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 20 marzo 2011

seconda  meditazione

 

 

ASCOLTATE IL CRISTO, PAROLA DI DIO

PERCHÉ È FONTE  DI TANTE OPERE BUONE

 

in particolare dà alla MdP  la parola giusta

per la propria e altrui santificazione

(Mt 17, 1-9; Is 55, 10-11)

La meditazione è sempre sulla parola detta da Dio Padre oggi sul monte Tabor. Oggi la dice a noi: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”  (Mt 17, 5). Ascoltate il Cristo, parola di Dio, perché è fonte di tante opere buone e in particolare dà alla MdP la parola giusta per la propria e altrui santificazione. Al Vangelo che abbiamo letto questa mattina ho accostato questo brano di Isaia, è bellissimo, è un gioiello. Sono due versetti di una grande potenza, perché io mi sono posto questo problema: “Ascoltatelo”, e perché lo devo ascoltare? Perché è la parola di Dio, senza dubbio, ma per ottenere che cosa? Quali effetti produce?

“Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo – dice Isaia − e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così  sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto” (Is 55, 10-11) . È bello sapere questo, noi che diciamo tante parole e non crediamo alle parole che diciamo. Dio ha parlato ieri e ha parlato oggi e sapeva che cosa avrebbe detto oggi e cosa avrebbe fatto oggi con noi. Beati coloro che ascoltano la parola di Dio, ma che la mettono in pratica! Dio vuole le azioni.  Io ti faccio vedere la fede con le opere, dice S. Giacomo, e tu mi fai vedere la fede senza le opere, se sei capace! (cfr Gc 2,18).

Con la prima meditazione abbiamo esaminato due degli effetti della parola di Dio: illumina e converte, ora esaminiamo gli altri tre: fa fare propositi e opere di bene; dà la Parola per convertire i fratelli, dà la Parola per diventare santi.

terzo  effetto: la parola di Dio fa fare propositi e opere di bene

Sotto l’azione dello Spirito Santo la parola di Dio è fonte di nuovi propositi di bene e di santità. Come la pioggia fa germogliare la terra, dice Isaia.

Praticamente tutta la storia della Chiesa e tutte le opere che la Chiesa ha compiuto sono opere della parola di Dio. Noi oggi parliamo di carisma. Prendete l’Ordine dei Minimi. Qual è il suo carisma? È la penitenza. Ma l’Ordine dei Minimi è nato da una frase della S. Scrittura, da una parola di Dio che San Francesco ha ascoltato, ha accettato e poi è germogliata, è diventata frutto: “Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18, 3). Cosa voleva? La penitenza, avendo come base l’umiltà. “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13, 5).

Così, se prendete tutte le opere di bene che sono state realizzate nella Chiesa, e che sono attuate oggi nella Chiesa vedete che partono tutte dalla Parola. Il vostro Istituto è nato da una parola di Dio: “Lasciate che i bambini vengano a me” (Lc 18, 16), “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo” (Mc 16, 15-16).

La parola di Dio fa germogliare propositi di bene, ma sempre sotto l’azione dello Spirito Santo. La parola di Dio è fonte di bene e di santità, ma soprattutto è fonte di tante opere buone. Praticamente dobbiamo dire che non si riesce a fare un’opera buona, se non alla luce di una parola di Dio ascoltata e meditata.

Ricordate S. Antonio Abate? Un giorno entra in una chiesa e il sacerdote sta leggendo: “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri; poi vieni e seguimi”. Egli ascolta queste parole come dette a lui. Esce, vende! La parola di Dio fa germogliare, fa fare sia dei propositi sia delle azioni. È diventato discepolo di Cristo, è diventato eremita. Se ricordate, aveva sistemato la sorella con una parte dell’eredità, perché era ricco. Entra un’altra volta in chiesa e ascolta le parole: “Che vale guadagnare” esce, vende tutto e la sorella la consegna ad una istituzione che ci ha pensato.

quarto  effetto: Convertire i fratelli

“Dia il seme a chi semina” (Is 55, 10) La parola di Dio dà alla Missionaria la parola per convertire gli altri. Parlare per non portare anime a Dio non vale la pena. Ma io, all’inizio del mio sacerdozio, non portavo a Dio! Volevo fare una bella figura, volevo far vedere che venivo dagli studi, dall’Università, e avevo un bagaglio letterario non indifferente. Però c’era anche questo secondo pensiero: colpire l’uditorio e poterli convertire. Ma non era il primo pensiero. Ricordo che leggevo libri e riviste, prendevo una frase di qua, una di là, quella che mi piaceva, imparavo a memoria, salivo sull’altare e ripetevo a pappagallo. E si dovevano convertire! Secondo me dovevano convertirsi! Non convertivo proprio nessuno; non convertivo nemmeno me stesso, immaginate gli altri! Avremo modo di chiedere perdono a Dio di tutti i peccati? Non credo! Adesso io riconosco che quelli erano peccati, ma per me erano tutte opere di carità, cariche di sacrificio, di eroismo: passeggiavo nella stanza  e proclamavo per sapere come dovevo agire, cosa dovevo fare.

Adesso lo posso dire, e lo dico ad alta voce. Ditelo ai sacerdoti, ditelo ai catechisti che non devono essere preoccupati di cosa devono dire. Devono essere preoccupati di dire quello che Dio vuole. Si parte dalla parola di Dio.

Voi sotto l’azione dello Spirito Santo, e ci tengo a dire: sotto l’azione dello Spirito Santo, avrete tutto il materiale necessario per essere Missionarie della parola di Dio ed essere strumento di conversione per i vostri fratelli assetati di Dio. Quando ho scoperto questo, la mia gioia è stata grandissima. Per decenni ho sempre cercato nei libri la frase che mi doveva dare la possibilità di convertire. Dio era sempre messo da parte; erano gli uomini che me la dovevano dare. Finalmente ho scoperto che era Dio che me la doveva dare e me la dava, ma dovevo pregare, mettermi in adorazione, in contemplazione, dite come volete, dovevo mettermi dentro le Parole come personaggio, oppure fuori, però in ascolto di quella parola detta a me, anche se mi costava e la dovevo pagare. Quando scoprii che l’azione era dello Spirito Santo, capii che lo dovevo solo pregare.

“Vi suggerirà ciò che dovete dire” (Mt 10,19). Suggerire significa parlare in modo tale da percepire le parole. Il suggeritore sta sotto il palco del teatro, dice le parole in maniera tale che chi le deve pronunciare le ascolti distintamente. Non c’è pericolo che dica parole che non possono essere ascoltate. Vi suggerirà cosa dovete e come le dovete dire. Dovevo essere preoccupato di cercare sui libri le parole da dire? Me le doveva dire Lui, e anche come le dovevo dire, se gridando o a bassa voce, se in un modo o nell’altro modo. Le anime erano e sono a disposizione sua. “Dà il seme al seminatore”. Dà la parola adatta, dà tutti gli argomenti. Io sono rimasto meravigliato moltissime volte, fino a quando mi sono abituato a vivere nella meraviglia, a vedere attraverso la parola di Dio un tema impensabile per me. E voi ne siete testimoni. Su certi argomenti, le parole che vi ho dette e chi vi hanno colpito, non sono state percepite nemmeno da me. E quando voi mi avete comunicato ciò che vi aveva colpito, io nemmeno ricordavo d’averlo detto. A suggerire sarà lo Spirito Santo. È bello sapere questo per noi sacerdoti, ma anche per voi catechiste che andate in giro per il mondo. Non so se questa esperienza l’avete avuta con i drogati: avete preparato un discorso, ma mentre parlavate è uscita una parola, e quella parola ha convertito.

La parola di Dio vi darà il materiale necessario per essere Missionarie e strumenti di conversione per i vostri fratelli assetati di Dio. È una constatazione che sto facendo io. Mentre penso che una persona è lontana da Dio perché ha rotto i ponti con Dio, quindi con cattiveria, quando l’avvicino e parliamo cuore a cuore, vedo che è assetata di Dio. Manca la conoscenza, ma quando quella conoscenza che tu hai diventa anche la loro, capisci subito che sono assetati della parola di Dio, e hanno bisogno di anime che vadano, non di anime che stanno ad aspettare; non verranno! Voi dovete andare da loro; poi verranno da voi. Il primo passo deve essere quello della parabola del buon pastore: è lui che va a cercare. Poi ci sarà quello del figliol prodigo: chi si è allontanato torna dal padre, che aspetta ma non si muove. A casa stava e a casa rimane, ma il figlio ritorna perché ha fatto l’esperienza negativa, dopo aver fatto l’esperienza positiva con il padre. Gli assetati di Dio vi aspettano in tutti gli ambienti, e ne avete la prova, vi hanno accolto con gioia,  perché i primi approcci sono approcci di gioia. Poi il Signore permette altri approcci che non sono di gioia: ma già vi ha dato la prova che questo apostolato è gradito a lui: accettatelo e continuatelo.

quinto  effetto: diventare santi

 

L’effetto meraviglioso prodotto dalla pioggia è che non dà solo il seme al seminatore, ma gli dà anche il pane da mangiare.

La parola di Dio dà il seme al seminatore della Parola per continuare ad avere l’elemento essenziale della predicazione e gli dà il pane perché anche lui deve vivere. La parola di Dio dà il sostentamento spirituale all’anima propria. Lavorare per non mangiare non credo sia l’operazione di un contadino. Il contadino lavora sì, ma prima di tutto per mangiare, poi per vendere un po’ di ciò che ha prodotto per continuare la sua azione nella terra. La Missionaria sotto l’azione dello Spirito Santo fonda la sua spiritualità sulla roccia del Cristo, parola di Dio. Non solo la nostra predicazione scaturisce dalla parola di Dio meditata, ma anche la nostra santità è realizzata dallo Spirito Santo, perché nella meditazione della parola di Dio, lui parla e noi lo seguiamo. Questa graditissima sorpresa l’ho avuta, quando ho diretto a venti anni quella ragazza che ora è suor Anna, monaca minima. Pregava per ore intere, e quando parlava con me mi diceva ciò che lo Spirito Santo le suggeriva. La mia meraviglia era che la spiritualità minima la imparava nella preghiera. Io dovevo studiare, e lei senza studiare, quello che mi diceva era preciso il pensiero di San Francesco di Paola. Io con lo studio controllavo, ma lei senza studio lo diceva. È quello che il Signore ha fatto e fa con voi quando non siete dure di cuore. Ve l’ho detto, è un peccato la durezza di cuore. Se non avete la durezza di cuore è Lui a dirigervi. Quante volte vi ho mandate via dicendovi: è lo Spirito santo che ti dirige! Ma non bisogna parlare con il sacerdote? Sì, perché tante volte c’è l’azione del demonio che è un ottimo direttore spirituale delle Missionarie. E si dispiace assai, quando non vi fate dirigere! Il sacerdote serve a dirvi: è opera di Dio, o non è opera di Dio, perché anche i più grandi santi sono stati ingannati dal demonio, che è un bugiardo, e dimostra che il bugiardo è Dio, non lui. E voi ci credete! Chi è che può sbloccare questa situazione? Chi dirige l’anima, nel nome di Dio, dello Spirito Santo e del Cristo. E gli dovete credere perché l’azione del demonio è di gran lunga superiore alla vostra intelligenza. Verranno le prove: non è che la salita del monte della santità è senza difficoltà. È simile alla salita del Calvario con le stazioni della Via Crucis che si realizzeranno in ciascuno di noi. Ci sarà chi vi conforterà, ma ci sarà chi vi tirerà i calci, la barba, i capelli, chi vi sputerà, vi flagellerà, vi coronerà di spine. Ci sarà chi non vi capirà e vi insulterà fino all’ultimo momento. Anche quando vi vedranno morire sulla croce in mezzo ad un’immensità di dolori, staranno ancora a insultarvi, perché di quella sofferenza non sono sazi, ne vogliono una più grande. Verranno le prove, ma tutto sarà superato con la grazia di Dio che non manca mai.  Non io – disse San Paolo – ma la grazia di Dio, che in me non è stata vana. Grazia di Dio con la quale dovete collaborare! La grazia di Dio non è un aiuto solo sufficiente, è straordinario. È un aiuto a portare la propria croce con leggerezza. “Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso  leggero” (Mt 11, 30). È leggero non perché non c’è il peso, ma perché il peso è portato da Gesù che fa da Cireneo sulla salita del Calvario. Diventare santi senza sofferenza non è possibile. Io non ho ancora letto la vita di un Santo che non abbia sofferto, che non abbia salito il Calvario e sia morto in croce. La sofferenza è diversa per ognuno, questo sì, ma tutti soffrono. Ci sono le sofferenze esteriori, e tutti se ne accorgono; ma ci sono anche le sofferenze interiori, delle quali nessuno si accorge. Ma sono vere! Ricordate la prova del vento, della pioggia, del fiume, menzionate da Gesù quando ha parlato della casa del saggio, fondata sulla roccia, che è il Cristo. Verranno le prove, la sferzeranno a destra e a sinistra, ma non la faranno cadere. Invece quando non si fonda la propria santità sulla parola di Dio, sul Cristo parola di Dio, è chiaro che le cose vanno male, non bene.

            conclusione

 

  1. Tutto il bene che la Missionaria può operare è legato al fare la volontà di Dio

Su ciascuno di noi Dio ha un progetto, un programma. Poiché lui è il Sommo Bene, da noi vuole il bene. Ma il bene che noi opereremo è legato alla volontà di Dio che bisogna fare. Ognuna di voi tiene da realizzare una volontà di Dio che si differenzia dall’altra sorella. Una opera in un modo, l’altra in un altro modo; una in luogo, l’altra in un altro luogo. Ebbene, la volontà di Dio la conosciamo con certezza dalla Sua parola, con la quale Dio manifesta il suo pensiero.

Come facciamo Padre, a conoscere la volontà di Dio? Dalla parola di Dio e dalla uniformità della nostra vita alla parola di Dio. Perché se il nostro operare: pensiero, parole e azioni, è difforme da ciò che dice la parola di Dio, è chiaro che non facciamo la volontà di Dio, ma la nostra volontà. Facciamo vedere di fare la volontà di Dio, ma facciamo la nostra. Ecco perché Gesù ha detto: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11, 28). Noi possiamo infatti conoscere la parola di Dio e non metterla in pratica, perché facciamo i nostri interessi, e i nostri interessi non coincidono con quelli di Dio.

Quando Dio interviene nella santificazione di un’anima, e quindi nella santificazione della nostra anima, sapete cosa fa? Non ci dà la gioia, ma ci dà una bella croce. Il segno esterno della presenza di Dio in un’anima è la sofferenza, meglio la sofferenza interiore. Se c’è anche la sofferenza esteriore, meglio ancora. Certo P. Pio con le stimmate aveva una sofferenza esteriore, ma tutte quelle dicerie contro di lui, quelle calunnie, quelle ubbidienze che doveva fare e non doveva fare, lo facevano arrivare sino alla porta del convento e poi gli dicevano: puoi ritornare sopra. Dopo aver preparato tutto! Con i santi e con coloro che sono chiamati a fare molta strada nella via della santità, Dio unisce sempre alle sofferenze esteriori anche le sofferenze interiori.

Quel gruppo di pagani che nel primo viaggio apostolico di San Paolo si convertirono erano pieni di gioia per aver incontrato Dio, i sacramenti, Paolo, che gioia! Non passò un anno che San Paolo tornò a visitarli per vedere che effetto aveva fatto la parola di Dio, ma soprattutto quale corrispondenza c’era stata da parte dei primi cristiani.  Lo assalirono, come mi hanno assalito alcune di voi: Padre, non avessi mai detto il mio sì. Prima stavamo bene! Eh sì, prima c’era il diavolo che dormiva! Veniva a dormire a casa vostra. Voi non lo disturbavate e lui stava tranquillo. Abbracciata a me è quest’anima, diceva. Ah, finalmente ho trovato il mio cuscino!

“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11, 28). Lo so, ci costa, però non possiamo dire che non si è fatto capire. Possiamo dire: questa volta non ti do retta! Ma lui si è fatto capire! Quando un’anima non capisce l’intervento interiore dello Spirito Santo, il Signore glielo dice con l’intervento esteriore dei superiori, i quali possono anche sbagliare, e sbagliano; ma chi ubbidisce non sbaglia mai. Canta sempre vittoria.

Noi ubbidiamo ai superiori perché sono infallibili? No, per niente, possono sbagliare! Chi sbaglia è il superiore che ordina, ma non il suddito che ubbidisce. Quello che ubbidisce non sbaglia. È difficilissimo però metterlo in pratica!

  1. La conversione e la santificazione propria e altrui dipendono dall’azione santificatrice dello Spirito Santo

Chi è preoccupato della mia e dell’altrui santificazione, io o lo Spirito Santo? Lo Spirito Santo! Io invece pensavo, come pensa chi fa il superiore per la prima volta, che l’artefice della santificazione vostra dipendeva da me. Ero io che vi facevo sante. Che scemo! Ma così pensavano quelli di Corinto: io sono di Pietro, io di Paolo, io di Apollo! Figli miei, noi siamo dei tubi rotti che portano l’acqua della grazia. Se non ci fosse l’azione santificatrice e onnipotente di Dio, le cose andrebbero male. Lo Spirito Santo quest’azione la compie giorno per giorno, quando meditiamo la parola di Dio. Voi ne siete testimoni, perché ogni giorno ascoltate la parola di Dio. È vero sì o no che ogni giorno lo Spirito Santo, tramite la parola di Dio, letta, spiegata dal Padre vi dice ciò che dovete fare per diventare sante in quella giornata?  Non c’è niente di più efficace che di farsi guidare dallo Spirito Santo. Abbiamo la certezza che lo Spirito santo ci suggerisce la parola giusta per la nostra santificazione e per quella dei nostri fratelli, perché tra le tante parole che contiene, il Vangelo presenta ad ognuno la frase o la parola che lo deve convertire o che lo deve santificare. Ce l’avete questa fede?

Provare per credere! Fate la prova, e crederete anche a me che vi dico che chi opera la santificazione, chi salva le anime e dà la fede non è il Padre né nessun sacerdote, ma è Dio. Noi siamo strumenti inadatti nelle mani di Dio per portare una santificazione che non dipende da noi.