La gioia, dono del cielo – Gv 16, 20-23

dal Corso di E.S. ‘La Minima e la gioia’

tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

 

Beati voi se vivete le gioie di Cristo. Il problema è viverle, perché se non le avete vissute, voi direte che non è vero. Ma io  vi posso assicurare  che sono cose vere. Bisogna, però, prima credere a Dio. Dopo la fede viene l’esperienza della fede. Ve l’auguro con tutto il cuore, ma dovete essere generose. Chi è generosa va avanti. Chi non è generosa, io la paragono ad una gallina, fa finta di alzarsi ma sempre là sta. Le aquile respirano un’altra aria.

Prima di parlare delle caratteristiche delle gioie di Cristo, è necessario parlare almeno di una realtà spirituale alla quale è legata con certezza la gioia di Cristo.
Gioie di Cristo di poco respiro ce ne sono molte nella nostra vita spirituale, e le avete provate anche voi, ora per un motivo ora per un altro. La gioia della consacrazione l’avete provata  certamente; quella della prima comunione, certamente; quella di aver detto sì alla vocazione, anche se è roba di un giorno, di un minuto, di due giorni.
Le gioie di Cristo di lungo respiro sono quelle legate alla presenza di Dio in noi. Sono gioie che provengono da Dio, perché con la grazia siamo tempio di Dio.
Sant’Agostino diceva: Ti ho cercato lontano da me, mentre tu eri dentro di me.
S. Teresa nella tempesta della tentazione, della sofferenza immensa di avere l’inferno nel cuore, gridava: Signore, dove stai? Aiutami! Dopo cinquanta giorni Gesù si fece vedere e le disse: «Teresa, non gridare! Sto dentro di te, a combattere con te!». È la presenza di Dio! Questa è fede.
Con la comunione c’è la presenza fisica di Cristo, legata alle specie eucaristiche del pane e del vino. Se questo pane si decompone nello spazio di un’ora  c’è Gesù, vero Dio e vero uomo, dentro di voi per un’ora. Se si decompone dopo cinque minuti, Dio sta dentro di voi fisicamente per cinque minuti. Ecco perché nella prima meditazione vi ho detto: identificatevi, cercate di sentire il respiro soprannaturale, il  respiro del Paradiso, perché Lui è il Paradiso.Lì sarà la nostra gioia, come lo è per gli angeli e i santi. Con la comunione c’è la presenza spirituale di Cristo. Spirituale significa: identificazione: amare ciò che Lui ama; soffrire per ciò che Lui soffre; detestare ciò che Lui detesta. Dio c’è e noi abbiamo la possibilità di offrire il sacrificio della Santa Messa ogni giorno e di mangiarlo. Sì, è vero vediamo il pane e il vino, ma a questo pane e a questo vino è legata la sua presenza. Sono specie, apparenze, ma la realtà è un’altra. Lo ha detto Lui e io ci credo. Quindi per mezzo della grazia che noi riceviamo per mezzo del Santo battesimo e riceviamo volta per volta nel sacramento della penitenza, è Lui dentro di noi.
“Non sapete che siete tempio di Dio, dice San Paolo, e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è  il tempio di Dio che siete voi” (1Cor 3, 16-17). È dentro.
Dovete credere, però! Chi non crede pensa alle carrube e alle ghiande dei porci del figliol prodigo. Dovete credere!
“Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi ─ per mezzo della grazia, e della comunione ─ e che non appartenete più a voi stessi” (1Cor 6,19).
Appartenete a Dio! Chi invece si dà al peccato è una prostituta, dice San Paolo, prostituisce il suo corpo.
“Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente”. Il paradiso ce l’abbiamo dentro con la fede; lì sarà nella visione! Lo so, c’è differenza tra la fede e la visione, però chi crede, questi effetti li vedrà e li sentirà. Chi crede però!
“Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo” (2 Cor 6,16).
“Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui,  cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3, 20).
Basta confessarsi. Sta alla porta: se mi confesso, entra.
“Cenerò con lui ed egli con me”. Sono i rapporti di amicizia, di intimità dell’anima in grazia! Abita in noi la Santissima Trinità. Non siamo mai soli, non siamo degli abbandonati, siamo dei privilegiati.
Quello che devo dire a voi è: fate l’esperienza, se non l’avete fatta. Se l’avete fatta, continuate, non abbiate paura. Non è il Dio delle lacrime, è il Dio della gioia. Le lacrime a Lui servono come dono per darvi una gioia superiore, una gioia migliore, un merito di gran lunga superiore.

2. Le caratteristiche delle gioie di Cristo

Le gioie procurate dalla presenza di Dio in noi sono talmente belle e grandi che hanno delle caratteristiche controllabili:

a. Le gioie di Cristo sono inseparabili dalla presenza di Dio
Le gioie di Cristo sono inseparabili dalla presenza di Dio nel proprio cuore.  Se c’è la grazia c’è la gioia. Se non c’è la grazia non c’è la gioia. Questo è il grande equivoco di molti appartenenti  ai movimenti moderni, ma non è  la Chiesa, né i fondatori che hanno detto questo: si appartiene ai movimenti senza andarsi a confessare, senza preoccuparsi di avere Dio nel cuore. Ultimamente ho seguito con gioia questi movimenti quando sono andati a Roma dal Papa. La prima volta erano 54, ora sono arrivati a 104, ma c’è un equivoco, non di tutti, ma c’è l’equivoco. È la grazia il presupposto! È la grazia il fondamento della gioia. Se c’è la grazia c’è la gioia. altrimenti è tutta una fantasia. Non si va in paradiso ballando! Toglietevelo dalla testa.
Sono stato felice di sentire Padre Amort, che è un esorcista, dare come rimedio a coloro che dicono di essere posseduti dal demonio, quello di andare a confessarsi, di andare a Messa, di fare la Comunione. Perché appena arriva la grazia nell’anima il demonio va via,  mentre quando entra il peccato, entra il demonio e Gesù va via. Questa è  fede, non fantasia! Se volete la gioia, il presupposto è la presenza del Signore nel proprio cuore, legata alla grazia di Dio.

b. Le gioie di Cristo sono deliziosissime
Sapete cosa significa: deliziosissime? Che nessuno le sa descrivere. Si sentono, si capiscono, si gustano, ma poi quando si devono descrivere, nessuno le sa descrivere.
Le gioie del Cristo sono deliziosissime tanto da dire con San Pietro sul Tabor: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te,una per Mosè e una per Elia”(Mt 17, 4). Ma non ha saputo dire altro! San Paolo, che è andato in Paradiso, quindi ha gustato le delizie di Dio perché in paradiso la gioia è la presenza di Dio, ha dovuto dire: “occhio non vide, orecchio non udì e cuore non amò”. Ma è tutto “non”, perché non si sanno descrivere.
Coloro che hanno provato queste gioie dicono: Padre, è una cosa bella, diffusa! Sono deliziosissime, è una premessa, è un assaggio di Paradiso.
Queste gioie riempiono l’anima tutta intera, non lasciano alcun vuoto e soprattutto danno una delizia diffusa per tutta l’anima. Si gusta nella pienezza, tanto che non lasciano  alcun posto all’afflizione, al timore, all’inquietudine.
La gamba non funziona? Che succederà quando diventerò anziana? Non se lo pongono proprio il problema. È una gioia che si gusta e non c’è forza umana che disturbi questa delizia.
Gesù, quando ha parlato della presenza dello Spirito Santo nella Chiesa, e quando ha parlato della sua presenza ha detto: “Vado a prepararvi un posto e quando ve lo avrò preparato verrò e vi prenderò con me perché voglio che dove sono io siate anche voi”(Gv 14,3), affinchè dopo il travaglio della mia passione e morte vediate la gloria che il Padre mi ha dato.
“Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 11). Quando c’è l’assaggio di un giorno, di più giorni, la gioia è piena.

c. Le gioie di Cristo si conservano anche nella più acuta sofferenza
San Pietro si definisce testimone della gioia del Tabor e della sofferenza di Gesù nel Getsemani:
“Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi” (1Pt 5, 1).
È la gioia che lui ha assaporato sul Tabor! Quando ci sono queste delizie, figlie mie carissime, anche la sofferenza più acuta impallidisce. Dovendo fare un paragone umano, è come un antidolorifico: c’è la sofferenza, ma non si sente più niente. Quando passa la gioia, si sente la sofferenza; però si soffre con Lui; si unisce alla sua sofferenza ed è una delizia.
“Il Crocifisso  insegna alla Minima che l’unica vera  gioia è quella del cuore e che la giocondità profonda e intima può conservarsi intatta, come quella di Gesù, anche  nella più acuta sofferenza” (Crocifisso, 849).
“Gesù, in preda all’angoscia pregava più intensamente” (Lc 22,44); ma quando sono arrivati i soldati, l’angoscia è sparita ed ha affrontato tutto con coraggio e con la più grande serenità nel cuore.
d. Le gioie di Cristo nessuno le può rapire
“Non accumulate tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece  tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6, 19-21).
Nessuno può rapire le gioie che provengono dalla presenza di Dio nel cuore. Non  mi soffermo, perché le dovete provare; non sono cose che si dicono. Bisogna fare l’esperienza, e la fa chi vive di fede.
La premessa della gioia non è l’amore, ma la fede. Dovete credere a Dio che ha detto: Con la grazia io sto nel vostro cuore.
Dovete credere che Lui è dentro di voi. E se è dentro di voi, amate ciò lui ama, detestate ciò che lui detesta, identificatevi al Cristo e soprattutto prendetelo come modello. La Missionaria fa come  Lui ha fatto, perché ce l’ha dentro. È sempre in sua compagnia. Fate la prova. Non vi posso dire altro: fate la prova. Fate come Lui ha detto. Se farete così diventerete aquile. Ma le ali dell’aquila ve le darà Lui. Per cambiare le ali di gallina in ali di aquila bisogna credere. Ve lo auguro, perché è una cosa stupenda. Le gioie che sentono le aspiranti quando dicono il proprio sì a Dio, sono veramente gioie trasformanti. Trasformano tutta l’impostazione di vita. Ma chi fa delle riserve non avrà mai la gioia. Con Dio non esiste il ma. Dio è il Dio della luce. Il demonio è il dio delle tenebre. Dove c’è la luce non ci sono le tenebre. Dove c’è Dio non c’è il diavolo.
“Le gioie inseparabili della presenza del Signore  nel proprio cuore sono deliziosissime, riempiono l’anima tutta intera e non vi lasciano alcun vuoto, alcun posto all’afflizione, al timore e all’inquietudine” (Gioia, 72).

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