Amami, almeno tu! – III domenica di Quaresima

La quaresima perpetua

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San Francesco ha detto: Tutti coloro che vorranno entrare in questo Ordine dei Minimi, e voi siete entrate nell’Istituto delle Missionarie della Parola di Dio di spiritualità Minima, lo faranno per desiderio di maggiore penitenza. E ci ha consegnato la quaresima perpetua.

Per noi non c’è mai Pasqua sulla terra. Per san Francesco c’è stato solo il Venerdì Santo! Non il venerdì, ma il Venerdì Santo!

Il significato della nostra quaresima è accettare tutte le mortificazioni che gli altri ci daranno, in silenzio, offrendole al Signore per dominarci, per non cadere nel peccato e per riparare.

Non siete obbligate a fare tutte le mortificazioni. Farete le mortificazioni che vi vengono dagli altri, e farete anche come Giacinta, Francesco e Lucia, che si davano da fare a compiere tante mortificazioni volontarie, tra cui la grande mortificazione, durante l’estate col grande caldo, di non bere.

Vivremo una vita di mortificazione, per amore del Cristo, che soffre per i nostri peccati.

È vero che Gesù si è tolta la corona per darla a noi, ma la maggior parte degli uomini non accetta quella corona, per cui se la ripone sul capo.

Noi lo vedremo sempre con la corona di spine a soffrire per i nostri peccati. E allora accetteremo questa corona di spine per amore suo: per aiutarlo, per consolarlo così come lo ha consolato l’Angelo nell’Orto del Getsemani, per riparare e per salvare.

La mortificazione, che è un elemento negativo nella vita spirituale, diventa nelle mani di Cristo un elemento positivo: è redenzione, è salvezza, è purificazione.

L’Angelo, per consolarlo, gli fece vedere quante anime sarebbero state salvate con la sofferenza. Se non uniamo le nostre sofferenze a quelle di Cristo, non potremo aiutarlo a salvare le anime.

Dobbiamo mortificarci per riparare, perché anche noi abbiamo peccato e anche i nostri parenti hanno peccato. Dobbiamo riparare i nostri peccati e quelli dei nostri parenti, cominciando da quelli di papà e mamma, dei fratelli, delle sorelle e dei cugini, dei ragazzi ai quali facciamo la catechesi, delle sodali dell’Istituto e dei fedeli della nostra parrocchia.

Dobbiamo mortificarci per aiutare il Cristo, per consolarlo, per riparare i nostri peccati e quelli degli altri, per salvare le anime.

Vi faccio una domanda: Volete accettare la corona di spine o volete rifiutarla?

Siete libere di accettarla o di rifiutarla, ma se l’accettate dovete farlo fino in fondo, nella fedeltà.