Sii tu il mio Re, Gesù Signore – Lc 23, 36-43

da un Ritiro ai catechisti tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

Grottaglie, 26.11.1995

 

IL CRISTO, RE DI PACE E DI PERDONO

(Lc 23, 36-43)

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Leggiamo il vangelo di Luca: “I soldati lo schernivano e gli dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso»” (Lc 23, 36-43).

Le parole che mi hanno colpito sono quelle del buon ladrone, che aveva sentito parlare di un regno, ma non aveva capito niente. Queste parole provocano la misericordia infinita di Dio, del Dio fatto uomo: In verità ti dico, oggi sarai con me, non nel mio regno, che non è quello che pensi tu, è un’altra cosa, è il paradiso, e te lo farò gustare per l’eternità da oggi, quando tu morrai.

Sono parole sublimi che mi commuovono sempre, perché voi dite che siete santi, io invece constato che sono un peccatore, bisognoso ogni giorno della misericordia di Dio e la invoco ogni giorno. Sapere che Dio mi dirà: “Oggi sarai con me nel paradiso”, mi commuove. Non guarda né la faccia, né i piedi e nemmeno il cuore. Vuole sentire solo una parola: “Ricordati di me!”. Poi fa tutto lui.

 

I. il Cristo re di pace

 La pace consiste nello stare in buoni rapporti con Dio, in armonia con Dio: noi e Dio. Dopo viene la pace con gli uomini.

La vera pace non è l’assenza delle guerre, ma è la sintonia dell’uomo con Dio, che avviene nell’osservanza dei dieci comandamenti.

Il Cristo non cede allo scherno degli uomini: Se tu sei il Figlio di Dio scendi dalla croce. Se tu sei il Figlio di Dio salva te stesso e ti crederemo!

Il Cristo non salva se stesso, rimane sulla croce, perché vuole salvare noi. Versando il suo sangue sulla croce, ci ha riconciliati, ci ha riappacificati con Dio.

La storia della discordia dell’uomo con Dio incomincia nel paradiso terrestre, quando Dio crea l’uomo e gli dice: Ubbidiscimi! Se mi ubbidirai avrai la felicità, se mi disubbidirai morrai.

Sventuratamente l’uomo si ribellò a Dio, così ruppe la pace con Dio. Da amico diventò nemico, la concordia diventò discordia. Ed ecco da una parte Dio adirato, offeso e dall’altra l’uomo che aveva offeso Dio e non sapeva come riparare. Dovette sottostare alla punizione; fu cacciato dal paradiso terrestre e subì le conseguenze: la terra ti produrrà triboli e spine; lavorerai col sudore della tua fronte, soffrirai e morrai.

Poiché Dio era adirato e l’uomo non stava più nell’amicizia con Dio, era necessario che venisse il Figlio di Dio per salvarci, per riconciliarci con Dio, per riappacificarci con lui. Gesù sale sul suo trono, la croce, versa tutto il suo sangue e morendo riconcilia l’uomo con Dio. Ecco perché il Cristo non accetta la sfida dei suoi nemici; non scende dalla croce, non salva se stesso, ma rimane sulla croce e muore. Appena morto, Longino, per constatarne la morte, prende una lancia e gliela conficca nel costato. Trapassando il costato, la punta della lancia raggiunge il cuore di Gesù, lo spacca, e da quel Cuore esce l’ultimo sangue che doveva lavare l’umanità intera, e quindi anche l’anima mia. Con il sangue esce anche quell’acqua, come da una sorgente zampillante, che scende attraverso il Calvario e inonda tutto il mondo di ieri, di oggi e di domani, dando a ciascuno di noi la grazia, la felicità e la gioia di essere salvati.

Quindi Gesù non scende dalla croce, non salva se stesso, muore sulla croce e con quel sangue paga il debito che l’uomo aveva con Dio, un debito infinito che poteva essere pagato solo dal sangue preziosissimo del Cristo, Figlio di Dio e Dio come il Padre, di valore infinito. Il peccato di Adamo e dell’uomo in questo momento è cancellato.

Il Cristo muore a questa vita, ma continua a vivere nell’altra vita. Il suo corpo è preso dagli apostoli e portato nel sepolcro; ma lui prende il vero malfattore, che è il buon ladrone, sale in cielo e spalanca le porte del paradiso. Lui avanti e dietro questo delinquente che era un ladro, un rivoluzionario e omicida, aveva sulla coscienza questi tre grossi peccati.

In questo modo Cristo diventa, dalla croce che è il suo trono, re di pace. Riconcilia l’uomo con Dio e riconcilia Dio con l’uomo. Non esiste pace se non in Cristo, perché solo lui è la Pace.

 

II. il Cristo re di perdono

Il Cristo, dando sulla croce il perdono e la salvezza al buon ladrone, instaura sulla terra il suo regno di perdono e di pace. È là che noi abbiamo avuto l’inizio della salvezza. È vero che Gesù aveva salvato sempre; ma è qui che muore per salvare, è qui che muore per dare la pace.

Il buon ladrone riconosce la sua colpa, dicendo: Noi soffriamo sulla croce giustamente, perché lo meritiamo, ma lui no, non ha fatto niente di male! E allora chiede perdono in uno dei tanti modi perché non è necessario dire: Signore, ti chiedo perdono, o: Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di me. Si può chiedere perdono in tanti modi. Il modo più innocente: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.

La risposta di Gesù è: Ti do il perdono, ma col perdono ti do la salvezza eterna. “In verità ti dico: Oggi sarai con me nel paradiso”.

Alla fine della sua vita Gesù conclude un ciclo che aveva incominciato nella vita pubblica quando continuamente, leggiamo nel vangelo, dava il perdono agli uomini sia che glielo chiedessero, sia che non glielo chiedessero direttamente ma attraverso un gesto, indirettamente.

 

  1. Gesù dà il perdono all’adultera

 Prendono questa donna, la portano dinanzi a Gesù e dicono: Secondo la legge deve essere condannata alla lapidazione. Tu che ne dici? Gesù risponde: Chi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei. Nessuno la lapida. Gesù si trova solo con lei e le dice: “Nessuno ti ha condannato?…Neanche io ti condanno; va’ in pace, ma non peccare più” (Gv 8, 1-11).

 

  1. Gesù dà il perdono a Zaccheo

 Gesù gli dice: Scendi, devo fermarmi a casa tua, perché oggi è venuta la salvezza in questa casa. E Zaccheo: Se ho rubato do la metà dei miei beni e se ho frodato qualcuno restituisco il quadruplo di quello che ho rubato (Lc 19, 1-10).

  1. Gesù dà il perdono al paralitico

 Dice Gesù: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Poiché alcuni scribi non credevano che avesse l’autorità e la potestà di togliere i peccati, Gesù dice: “Che cosa è più facile, dire: Alzati e cammina, o dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati? Ebbene sappiate che posso fare e l’una e l’altra cosa: Ti sono rimessi i tuoi peccati; alzati e cammina pure (cfr. Mt 9, 1-8).

 

  1. Gesù dà il perdono al paralitico della piscina probatica

 Gesù gli disse: Va’ in pace; non peccare più, affinché non ti capiti di peggio (Gv 5, 14).

 

  1. Gesù dà il perdono alla donna peccatrice

 Gesù le dice: Molto ti è stato perdonato, perché molto hai amato (Lc 7, 47).

Ai farisei che borbottavano perché parlava e mangiava con i peccatori, Gesù dice: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori     (cfr. Mt 9, 12-13).

Gesù disse anche queste parole: La mia gioia è stare in mezzo ai peccatori. Ci ha anche raccontato la parabola della pecorella smarrita, del figliuol prodigo, della dramma perduta.

Egli dice: Si fa più festa in cielo per un peccatore che si converte, anziché per novantanove giusti che non hanno bisogno di misericordia (Lc 15, 3-7).

Gesù è il re della pace ed è il re del perdono. È nato per darci la pace con Dio, con noi stessi e con i fratelli; ma è morto anche per darci la certezza del perdono e la certezza della salvezza eterna. Certezza, non un pio desiderio.

 

III. per entrare definitivamente nel regno di Cristo, devi farti salvare

Non sarai tu a salvarti, sarà il Cristo a salvarti. Se ti vuoi salvare e vuoi entrare definitivamente nel regno di Cristo, devi farti salvare, chiedendo perdono a Dio dei tuoi peccati.

 

  1. Devi volerti salvare

 Dipende tutto da te, e soltanto da te. Il Cristo ha fatto tutto: ti ha già salvato col suo sangue versato sulla croce. Non ha più niente da fare; ma tu hai tutto da fare: ti devi far salvare.

Cristo ci ha dato i sacramenti per mezzo dei quali possiamo salvarci.

Col battesimo ci ha tolto il peccato originale e ci ha dato la salvezza eterna. Ha detto agli apostoli: “Andate per il mondo intero, predicate il vangelo ad ogni creatura. Coloro che crederanno e si faranno battezzare si salveranno” (cfr. Mc 16, 15-16).

Cristo ci ha dato il sacramento della Penitenza perché ogniqualvolta pecchiamo possiamo chiedere perdono a Dio. Il Cristo con questo sacramento ci salva giorno per giorno.

Cristo rinnova per te nella S. Messa il sacrificio della croce. Quanto vorrei che capiste il sacrificio della Messa, il suo valore immenso, infinito! Se lo capirete andrete ogni giorno a Messa; ma se non lo capirete non andrete neanche la domenica. Se lo capirete darete queste convinzioni profonde ai vostri bambini, che non lasceranno mai la Messa.

Offrendosi sul Calvario e morendo sulla Croce, il Cristo ci ha salvati, e adesso, per salvare te che non eri presente ieri, ha moltiplicato la sua presenza in tutto il mondo. È a cento metri, a trecento metri, a due minuti, a cinque minuti da casa tua e ti dice: Figlio mio, vieni perché oggi io muoio in croce per salvare te! Ma tu devi andare, perché se non vai non ti può salvare. Quel Dio che ha creato te senza di te, non può salvare te senza di te. Quando ti ha creato non ti ha chiesto il permesso; ma adesso per salvarti ti chiede il permesso. Questa è la prima idea che io vi do: Se ti vuoi salvare, devi volerlo. Non dipende dal Cristo, perché tutto quello che doveva fare l’ha fatto, dipende solo da te.

San Paolo dice: Gesù è morto per me. In altri termini, se ci fossi stato solo io sulla faccia della terra, lui sarebbe venuto lo stesso e avrebbe versato tutto il suo sangue per me, per salvare me.

  1. Devi riconoscere la tua colpa e chiedere perdono a Dio dei tuoi peccati

 Questo è il secondo passo che devi fare, se ti vuoi salvare. Parlo col “tu”, perché sto parlando a te che hai bisogno della salvezza del Cristo.

Quando voi catechiste parlerete ai ragazzi, parlerete col tu perché anche loro, ognuno di loro ha bisogno di essere salvato. Ditelo e portate i due esempi classici: Giuda e Pietro.

Giuda ha riconosciuto il tradimento fatto a Gesù, ha riconosciuto il suo peccato, ma non ha chiesto perdono a Dio. Quindi bisogna fare due atti: riconoscere il peccato e chiedere perdono. Non basta riconoscere il peccato. perché il peccato deve essere cancellato dalla persona che è stata offesa. Chi è stato offeso è Dio, è il Cristo. È lui che ti deve dare il perdono. E allora: Ho tradito il sangue del Giusto; vado da Gesù e gli dico: Signore, perdonami!

Pietro ha rinnegato il Cristo, ha commesso questo peccato e lo ha riconosciuto. Si sono incontrati nell’atrio del sommo sacerdote i due sguardi, quello di Gesù e quello di Pietro. Non si sono parlati, ma con quello sguardo si sono detti tutto. Pietro ha ricordato che qualche ora prima aveva detto: Signore, anche se tutti ti abbandoneranno, ti tradiranno, io no, io morrò per te! E dai suoi occhi sono cominciate a scendere le lacrime, lacrime di pentimento. Poi Pietro, per avere la certezza del perdono, è andato da Maria, dalla Madre di Gesù e le ha detto: Ho sbagliato! Maria gli ha risposto: Mio Figlio ti ha perdonato, perché hai riconosciuto il peccato e hai chiesto perdono.

Dice la tradizione che si scavarono due solchi sulle guance di Pietro, perché ogni qualvolta ricordava quel rinnegamento, piangeva amaramente la sua colpa.

Devi riconoscere la colpa, ecco perché ci vuole la confessione. Se dici: Ho sbagliato, ma non te lo vengo a dire: sei Giuda, non hai il perdono. Se dici: Ho sbagliato e te lo vengo a dire: sei Pietro, sei il buon ladrone, hai il perdono.

Basta poco, anzi pochissimo per salvarsi. Guardate il buon ladrone. Non era discepolo di Gesù. Non l’aveva mai visto né conosciuto, non sapeva niente di lui. Lo incontrò il Venerdì Santo, quando Gesù fu messo in croce.

Alle sei portano Gesù da Pilato, verso le otto lo portano da Erode, alle nove di nuovo da Pilato, infine in croce. Vede tutta quella gente! Per loro invece non c’era nessuno. Sente dire che è un re, che è figlio di Dio. Legge la scritta: Gesù il Nazareno, Re dei Giudei. Lo vede morente, che non dice una parola di odio, ma di perdono: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34).

Il buon ladrone si guarda attorno sbalordito. Loro si dimenavano, bestemmiavano, ma Lui no. Vede che lo prendono in giro. Capisce che questo poveraccio sta in croce e sta morendo per l’ingiustizia degli uomini, e gli dice semplicemente: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23, 42).

Vedete ci vuole poco, pochissimo, per salvarsi. Basta dire: Ricordati! Basta dire: Gesù mio, misericordia! Basta dire: Perdonami!

Al buon ladrone è bastata un po’ di fede, ma proprio un poco. Non è la fede del figlio di Dio. Con quel poco di fede ha creduto che c’era un regno e ha detto a Gesù di ricordarsi di lui.

 

  1. Non devi dubitare della tua salvezza

 Dubitare è il nostro peccato. Io lo vedo con i miei fedeli, i quali mi dicono: Padre, chissà se mi salverò!

Il dubbio non è fede. Se dubitate non avete fede, nemmeno quel poco che ha avuto il buon ladrone.

Dubitare è dire: Gesù, non sei Dio; non sei niente, non salvi! Il tuo sangue non ha salvato nessuno.

Il dubbio non è fede! Quindi vi dico, come dice san Giacomo: Non dubitate. Non dubitate della vostra salvezza, perché se dubitate non avete fede, e chi non ha la fede non può essere salvato. Chi crede si salva, chi non crede si danna. Chi dubita non crede, dunque si danna. Il dubbio è il grande peccato degli uomini di oggi.

Non rattristate il Cuore di Gesù. La tristezza più grande gliela dà chi rifiuta la sua salvezza. Tutta la storia d’amore di Gesù verso Giuda è consistita in questo: l’ha perseguitato con la sua misericordia e il suo amore, ma Giuda ha rifiutato sempre.

“Che sei venuto a fare? Con un bacio tradisci il tuo maestro?”. Ma Giuda non ha voluto saperne. Partendo dall’orto del Getsemani, Gesù gli ha messo dentro il tormento: “Ho tradito il sangue del Giusto”. Con questo tormento interiore ha preso i soldi del tradimento ed è andato a consegnarli ai sommi sacerdoti dicendo: “Ho tradito il sangue innocente” (Mt 27, 3-4). Ma non ha avuto il coraggio di andare da Gesù. Quindi ha rifiutato la salvezza, ha rifiutato il perdono. Se fosse andato, avrebbe ricevuto il perdono da Gesù.

 

            conclusione

  1. Tu dici: Se il Cristo è re di pace e di perdono, mi salverò?

Ti rispondo: Sì, ma non per i tuoi meriti.

Non illudetevi, nessuno di noi entrerà in paradiso per i suoi meriti. Tutti i fratelli peccatori li dovete guardare con lo stesso rispetto con cui guardate l’anima vostra. Stiamo tutti sullo stesso piano. C’è chi trasgredisce il primo comandamento, chi il secondo, chi il terzo; ma non perché quello ha trasgredito il settimo comandamento: “Non rubare”, è più peccatore di te che hai trasgredito il sesto: “Non commettere atti impuri”. Non perché quello ha tradito la moglie, ha trasgredito il nono comandamento, deve andare all’inferno e voi in paradiso, perché avete trasgredito il secondo comandamento: “Non nominare il nome di Dio invano”. Stiamo tutti sullo stesso piano.

Non per i tuoi meriti ti salverai, ma per la misericordia infinita di Dio e del suo Cristo che è morto in croce per te. La certezza della salvezza è la croce di Cristo. Questo è il regno, questo è il trono di misericordia, di pace e di perdono. Abbiate questa fiducia nella misericordia infinita di Dio.

  1. Io ti dico: Se il Cristo è re di pace e di perdono, fatti salvare.

Qui è il vero problema. Non se mi salverò, ma se mi faccio salvare. Allora io ti dico come sacerdote, ambasciatore di Cristo: Fatti salvare. Infatti Gesù ha detto: Io non sono venuto per giudicare il mondo, né per condannarlo, ma per salvarlo. Io sono venuto nel mondo perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (cfr. Gv 10, 10). Questa è la volontà del Padre, che nessuno degli uomini che mi ha dato (e a lui ha dato tutti gli uomini) vada perduto, ma che tutti si salvino. Ecco perché io ti dico: Fatti salvare!

  1. Se veramente ti vuoi salvare e ti vuoi far salvare, usa il sacramento della Penitenza.

Nel sacramento della Penitenza, Gesù ti salva, ti toglie i peccati. Se vai a confessarti, significa che ti vuoi salvare; se non ti confessi, se come Giuda riconosci il tuo peccato ma non vai a chiedere perdono, non ti vuoi salvare.

Io quando salgo sull’altare e celebro la S. Messa, alla consacrazione il cuore si apre a una speranza infinita, pronunziando queste parole: “Questo è il Calice del mio Sangue per la Nuova ed Eterna Alleanza”.

Ho fatto la pace, l’Alleanza, dice Gesù, siamo diventati amici e amici per sempre. E come segno di questa alleanza, di questo perdono, di questa amicizia, di questa misericordia, ecco il mio sangue, versato per voi che state qui in chiesa. L’ho versato per te che sei nato nel 1925; l’ho versato ieri nel 1926, nel ’27, nel ’28, nel ’30, nel ’32 per te. Per te che stai qui, che sei venuto a dire: lavami!, e io ti ho lavato; perdonami!, e io ti ho perdonato. Versato per te e per tutti gli uomini; ma se avranno il coraggio di venire.

Io questa mattina ho detto le parole della consacrazione e Gesù ha versato tutto il suo sangue. Ha lavato me e le venticinque persone che stavano con me. E le altre? Le avrebbe lavate perché il suo sangue è di valore infinito, ma non sono venute e non si sono lavate.

Dice Gesù: Ho versato il mio sangue per voi e per tutti gli uomini, in remissione dei peccati.

Quanto siamo stolti! Riconosciamo di aver peccato, ma sporchi eravamo e sporchi vogliamo rimanere. Mentre c’è la fonte dell’acqua zampillante e fresca, mentre c’è questo torrente, questo fiume di sangue che si versa sulla terra per salvare tutti gli uomini, io chiudo porte e finestre perché questo sangue non entri in casa mia, non pulisca la mia anima e non mi tolga il peccato.

Veramente Gesù muore in croce, perché io dico quello che ha detto Gesù: “Questo è il mio Sangue, questo è il mio Corpo”. C’è Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù; c’è lui. Tu dici: Io non vedo niente. Ma l’ha detto lui: Sono io! Il mio sangue l’ho già versato il Venerdì Santo e adesso continuo a versarlo per te, perché tu quel Venerdì Santo non c’eri. Oggi hai bisogno di me e oggi ti do il soccorso, il perdono e la misericordia. Vieni, vieni e ti salverò!

Ha detto Gesù: Io vado a prepararvi un posto e quando tutto sarà pronto ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io (Gv 14, 2-3).

Il più grande schiaffo morale, la più grande offesa che noi gli possiamo fare è questa: che lui viene, ci offre il perdono e la salvezza e noi fino all’ultimo istante gli diciamo: No!

Usate il sacramento della Penitenza e ogni giorno partecipate alla Messa, e il sangue di Gesù non sarà versato invano, vi laverà e vi salverà oggi e sempre.

“Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno”.

“In verità ti dico: Oggi stesso sarai con me in paradiso”.

Vi auguro che queste siano le ultime parole che voi ascolterete dal vostro Gesù, fratello maggiore, ma soprattutto Salvatore dell’anima vostra, oggi e sempre.