Siamo gli altoparlanti di Dio… – Lc 9, 23

La parte dell’uomo nella missione apostolica:

la corrispondenza alla chiamata,

la predicazione della parola di Dio con il fine della conversione

 

 

  1. La corrispondenza dell’uomo alla chiamata e alla missione del Cristo

È vero che il Cristo ci chiama, ma ci chiama nella libertà e nell’amore.

È vero che ci manda ad annunziare la Parola di Dio, ma ci manda nella libertà e nell’amore. Quindi il Cristo vuole il consenso da parte dell’uomo. Se c’è questo consenso, la chiamata e la missione del Cristo diventano una realtà; ma se manca questo consenso, se non c’è la corrispondenza alla chiamata e alla missione del Cristo, esse vengono vanificate.

Il vero problema nella missione apostolica sta nella mancata corrispondenza alla chiamata e alla missione del Cristo da parte dell’uomo.

Se io vi mando ad annunziare e voi andate, il Cristo arriva alle anime; se vi mando e voi non andate, il Cristo non arriva alle anime. Per non andare portate delle scuse; ma le scuse, come voi sapete, sono delle accuse, in quanto non esistono scuse dinanzi a Dio; bisogna accettare e andare.

Quando si tratta di esplicitare la propria vocazione e missione, si trovano degli ostacoli; ma questo non significa la chiusura della strada.

L’ostacolo vi dà l’impressione che la strada sia chiusa, ma non è vero, perché l’ostacolo deve essere superato con sacrificio. Guai se nella missione, nella chiamata venisse a mancare il sacrificio, verrebbe a mancare la quinta essenza dell’apostolato, ciò che lo rende fecondo!

Ciò che rende fecondo il nostro apostolato è, non solo la preghiera, ma soprattutto la sofferenza. Poiché Gesù ha detto: Chi vuol essere mio discepolo, prenda la sua croce ogni giorno (cfr. Lc 9, 23), non mancherà agli inviati, ai mandati da Dio la croce quotidiana.

Non dovete confondere l’ostacolo con la chiusura della strada. Per chi è chiamato non ci sono chiusure, ma solo ostacoli, che con la buona volontà, con la mortificazione e con la sofferenza, bisogna superare. Chi porta le scuse, invece di dire chiaramente che è una infingarda, una codarda, invece di dire chiaramente: Io non voglio andare, dice: Non posso andare, non mi sento bene, mi sento male! Si deve sposare mio fratello, mio cognato, mio nipote! È morto mio zio …

Sono scuse senza fondamento.

 

  1. Da parte nostra ci vuole la predicazione della Parola di Dio

La predicazione del Vangelo e della Parola di Dio da voi deve essere fatta con la Parola di Dio, perché nella Chiesa la vostra missione specifica, voluta dal Cristo con la vocazione particolare ad appartenere all’Istituto delle Missionarie della Parola di Dio, non è soltanto quella di predicare, ma di predicare con la Parola di Dio.

Se viene a mancare questo, voi tradite la vostra missione apostolica. Dio vi ha pensato dall’eternità, e nel tempo vi ha chiamate e vi ha dato tutte le possibilità di realizzare questa vocazione, aiutandovi a superare tutte le difficoltà incontrate, però quando andate a predicare dovete andare a parlare del Vangelo con il Vangelo, della Parola di Dio con la Parola di Dio.

 

 

 

  1. Dobbiamo predicare col fine della conversione

“E partiti, predicavano che la gente si convertisse” (Mc 6, 12).

Dovete avere nella vostra catechesi, nella vostra missione apostolica il fine della conversione. Prima di ogni incontro di catechesi dovete farvi questa domanda: Quale aspetto di conversione voglio sottolineare? Quale aspetto di cambiamento di mentalità voglio sottolineare? Quale aspetto di cambiamento di vita voglio sottolineare?

E, dopo che avete fatto l’incontro, poiché potremmo cambiare argomento anche sotto l’influsso dello Spirito Santo, dovete porvi questa domanda: Quale aspetto di conversione ho sottolineato? Quale aspetto di mentalità o di vita ho sottolineato? Dovete fare questa domanda anche ai ragazzi, quando ritornano al catechismo; perché predicare senza la conversione è, come dice san Paolo, correre senza una meta, è come tirare i pugni all’aria, è come scrivere una lettera senza mettere sulla busta l’indirizzo (cfr. 1 Cor 9, 26).

In ogni azione ci deve essere un fine, e il nostro fine deve essere sempre penitenziale, di conversione. Vi dovete sempre controllare nel fine, fino a quando non vi fate una mentalità, cioè finché non riuscirete a parlare senza porvi sempre il problema della conversione.

Se Gesù è venuto sulla terra e ha predicato il vangelo, non l’ha predicato per darci nuove cognizioni, ma per farci cambiare la vita, e noi siamo altrettanti Cristi sulla terra.

Gesù andava a predicare, ma prima di lui mandava gli apostoli e dopo di lui ha mandato gli apostoli. “Andate per il mondo intero e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15).

Il Cristo non vuole la cultura, ma vuole il Vangelo; non vuole le ultime invenzioni degli uomini, ma le prime cose e le ultime cose che ha detto Dio e che sono sempre le stesse, anche se devono essere dette in un modo diverso.

 

 

conclusione

 

Non andate a cercare il nuovo, perché nella Parola di Dio di nuovo non c’è niente, c’è sempre il vecchio. Il nuovo è nel modo di porgere, nel modo di farsi capire.

Gesù diceva: Dovete essere simili a quello scriba che tirava fuori dalla sua borsa cose antiche e cose nuove (cfr. Mt 13, 52).

Le cose antiche sono le cose di Dio; le cose nuove sono le cose degli uomini, che per farsi capire dagli uomini del 1991, devono parlare il loro linguaggio, ma sempre per spiegare le cose antiche, che non tramontano mai, perché Dio le ha dette una volta e sono state vere ieri, lo sono oggi, lo saranno domani e lo saranno sempre.