Rendi anche noi tuo tabernacolo vivente – Es 33, 7-11

da un’omelia di P.Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 28.07.1987

 

LA CHIESA CASA DI DIO

(Es 33, 7-11)

 

Questa mattina, seguendo la lettura del libro dell’Esodo, vi parlerò della tenda nella quale il Signore parlava con Mosè.

Le parole che mi hanno colpito sono queste: “Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro uomo”           (Es 33, 11).

 

  1. Dio ha un luogo dove dimora sulla terra e dove intende incontrarsi con l’uomo

Il cielo e la terra non possono contenere Dio. Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo, ma in modo particolare è in paradiso. Però sulla terra ha messo una dimora, una casa, una tenda nella quale si trova, perché vuole incontrarsi con l’uomo e gli vuole parlare.

Questo è il primo concetto che vorrei si mettesse nella testa come un chiodo fisso: Dio ha una casa sulla terra e si chiama chiesa.

 

  1. Dio nella chiesa ci aspetta per parlarci e donarci i suoi doni

Tutte le volte che passate dinanzi ad una chiesa, ricordatevi di questo: il Signore vi aspetta perché vi vuole parlare e perché vi vuole dare dei doni. Quindi se vi chiedete: che cosa pensa Dio di me?, andate in chiesa e ascoltatelo!

Fortunati coloro che vanno in chiesa, ascoltano Dio e ricevono; ma sfortunati coloro che, avendo il deposito di ogni bene e di ogni benedizione a portata di mano, muoiono di fame, perché non vogliono andare a prendere quei beni. Sfortunati quegli uomini che, pur sapendo che alla distanza di cento o duecento metri c’è la sapienza infinita, che può risolvere i loro problemi e illuminarli, non vanno dal Cristo.

Ecco la ragione per cui Gesù ci dice: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). È un invito, perché Gesù non ci costringe ad andare da lui, ma vuole il nostro atto libero d’amore.

 

  1. Dio parla faccia a faccia con l’uomo

Dio ci parla faccia a faccia, come un uomo parla con un altro uomo, e voi dovete abituarvi a parlare con Dio con umiltà e semplicità.

Noi diciamo, con una parola più comprensibile, che bisogna parlare a Dio col linguaggio del cuore; occorre guardarlo e parlargli.

Non c’è bisogno di esprimere i sentimenti del cuore con le parole; tutto ciò che sentiamo e proviamo dentro scopriamolo e mostriamolo a Lui!

Non sono stato mai perciò del parere di leggere dinanzi al Cristo, dinanzi a Dio un libro di pietà, non perché sono contrario a questi libri, ma perché non condivido che debbo parlare con Dio con le parole di un’altra persona. Nella preghiera posso parlare a Dio dei miei guai, dei miei problemi, delle mie tentazioni, delle mie esigenze, delle esigenze dei miei fratelli, dei miei parenti, degli amici, dei nemici, dell’apostolato, delle anime, dei peccatori, dei santi, delle anime del purgatorio.

Dio ti aspetta perché vuole parlare con te, ma tu devi parlare con lui come un uomo che ha i suoi problemi e il suo bagaglio di umanità peccatrice. Presentati a lui perché possa sanarti, guarirti, sollevarti, confortarti e incoraggiarti.

Io sono freddo! Non mi viene mai un buon pensiero, non so cosa dire al Signore!

San Paolo ci dice che quando siamo freddi e non abbiamo pensieri e sentimenti dobbiamo ringraziare il Signore, perché dentro di noi c’è lo Spirito che interpreta i nostri sentimenti. Quindi la nostra preghiera arida è la migliore preghiera, perché è la preghiera dello Spirito Santo. In questa preghiera è annullata la nostra umanità, ma lo Spirito Santo, che conosce le nostre esigenze profonde e i disegni di Dio Padre nei nostri riguardi, prega dalla profondità del nostro cuore al nostro posto e presenta a Dio le nostre esigenze, tenendo conto delle aspirazioni e dei desideri del Padre nei nostri riguardi (cfr. Rm 8, 26).

 

 

CONCLUSIONE

Quando andate in chiesa dal Cristo, non abbiate paura, se non sapete tradurre in parole i vostri sentimenti! State dinanzi a Gesù e presentatevi così come siete, perché Egli vi scruta mente e cuore.

Questa è la ragione perché le nostre mamme, donne di fede, ma non letterate come voi, facevano e fanno preghiere meravigliose.

Il Curato d’Ars vedeva sempre un uomo in chiesa dinanzi a Gesù Sacramentato. Un giorno gli chiese:- Ma che fai qui? Rispose:- Non faccio niente.

– Ma che cosa dici a Gesù?

– Non gli so dire niente, perché io sono analfabeta e non capisco niente.

– Ma io ti vedo muovere le labbra!

– Ripeto continuamente l’alfabeto: a, b, c, d, …e dico: Signore, io ti do le lettere dell’alfabeto e tu forma con esse le parole con cui si possono tradurre i miei sentimenti, perché io non li so tradurre, sono ignorante, non capisco niente, ma tu puoi fare tutto!

Con l’alfabeto quell’uomo stava in contemplazione! E voi con tutte le lauree, ancora non sapete l’alfabeto di Dio, l’alfabeto della preghiera. Vi voglio spontanee, ogni giorno attuali, semplici, umili. Sappiate scoprire la forza della preghiera, perché questa preghiera fa i santi, apre il cielo e inonda la terra di benedizioni!