Cara, forte e santa Umiltà – Lc 14, 1.7-14

Lc 14, 1-14 – Dio è glorificato dagli umili

Lc 14, 1.7-15 Quando sei invitato non metterti al primo posto

Lc 14, 1.7-14 – Chi è umile è gradito a Dio

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 28.08.1977

 

CHI SI UMILIA SARA’ ESALTATO

(Lc 14, 1. 7-14)

 

 

  1. Gesù dà una lezione di umiltà

“Quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14, 10-11).

Oggi Gesù ci dà una lezione di umiltà: guarda come si comportano gli uomini, quindi come ci comportiamo noi quando siamo invitati a un banchetto; vede che occupiamo i primi posti e dice: non si fa così. Si deve occupare il proprio posto, non il primo. Il primo posto lo prenderà colui al quale spetta, oppure colui a cui lo darà il padrone. Anzi, dice Gesù, se volete un mio consiglio, andatevi a mettere all’ultimo posto, affinché il signore che vi ha invitato, vedendovi all’ultimo posto, vi faccia mettere più avanti. Gesù chiude questo episodio con la constatazione: chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Gesù ci insegna a vivere da cristiani, anche nelle relazioni con gli altri. L’umiltà è la fonte della carità. Chi è umile è caritatevole nei riguardi degli altri ed è amato dagli altri; chi non è umile, invece, è disprezzato dagli altri e porta scompiglio in tutti gli ambienti.

 

  1. I gradi di umiltà di san Bernardo

 Bernardo, meditando queste parole le traduce nei tre gradi di umiltà, che sono, secondo me, l’essenza dell’umiltà:

            Il primo grado dell’umiltà è considerarsi inferiore ai superiori.

Ognuno deve stare al suo posto: il superiore sia superiore e l’inferiore sia inferiore.

Quindi il primo grado dell’umiltà è che l’inferiore riconosca il suo superiore come superiore. Se tu sei un figlio, devi riconoscere tuo padre come padre e tua madre come madre, perché se da figlio ti metti al posto di tuo padre, non si capisce più niente. Se l’altro è il sindaco del paese, io devo fare il cittadino e lui deve fare il sindaco. Se è il direttore, lui deve fare il direttore e io l’insegnante; se l’insegnante si mette al posto del direttore, non si capisce più niente, c’è lo scompiglio, quindi non c’è più carità. Il sacerdote deve fare il sacerdote e il fedele deve fare il fedele. Ognuno deve stare al suo posto.

            Il secondo grado dell’umiltà è considerarsi inferiore agli uguali.

Questo non lo faccio né io né voi e non lo fa nessuno, ecco perché andremo in purgatorio, se ci salveremo per la misericordia divina.

Devo considerarmi inferiore al fratello. Diceva san Paolo: Considerate sempre gli altri superiori a voi stessi, così nutrirete sentimenti di umiltà, come nostro Signore Gesù Cristo.

Io ancora devo arrivare al primo grado dell’umiltà, cioè a riconoscere i miei superiori come superiori. Quindi se si critica il Vescovo o il Provinciale o un altro superiore significa che ci si considera superiori ad essi e che non si sta al proprio posto. Tutti noi giudichiamo e critichiamo, parliamo contro i superiori e diciamo: se fossi io capo del governo farei …!

            Il terzo grado dell’umiltà è considerarsi inferiore agli inferiori.

Questo è di pochissimi. È di Gesù senz’altro, che è stato umile fino alle estreme conseguenze.

Siete capaci di questo? Io mi fermo al primo grado di umiltà, che consiste nello stare al proprio posto.

 

  1. Chi vuole essere il primo si faccia l’ultimo

 Questo insegnamento Gesù l’ha dato in due occasioni.

Un giorno si presentò a Gesù la mamma di Giacomo e di Giovanni; si gettò in ginocchio e disse: Signore, voglio una grazia da te, che i miei figli stiano seduti uno alla tua destra e l’altro
alla tua sinistra nel tuo regno.

Appena gli apostoli sentirono le parole di questa donna, che chiedeva la grazia a Gesù di far sedere a destra e a sinistra i propri figli, cioè di essere al primo e al secondo posto nel regno di Dio, immediatamente dissero: e chi siete voi? E il posto nostro?

Subito avvenne lo scompiglio. Il solo chiedere, il solo pretendere e il solo desiderare di stare ai primi posti porta lo scompiglio, perché il sentimento di superbia e di preminenza, che sta dentro di noi e che nessuno può negare, è talmente prepotente e forte che non possiamo nemmeno sentire che un altro desidera mettersi al primo posto. Tutti sentivano nel cuore, anche se non lo dicevano, il desiderio di stare alla destra o alla sinistra di Gesù, cioè al primo posto o al secondo posto. Infatti, non appena la mamma dei due figli di Zebedeo chiede la grazia di far stare i figli al primo e al secondo posto, tutti si alzarono e inveirono contro di lei.

Gesù disse: Stare alla mia destra o alla mia sinistra compete soltanto a chi ha scelto il Padre mio, però sappiate che chi vuol essere il primo nel regno dei cieli deve soffrire; siete capaci voi di bere il calice come io lo berrò e di morire in croce come morrò io? Io sarò il primo nel regno dei cieli, però morirò in croce. La Madonna sarà la seconda nel regno dei cieli, perché sarà l’Addolorata!

La seconda occasione è quella del Giovedì Santo, quando Gesù celebrava la Pasqua nel cenacolo. C’erano una settantina di persone. Gli apostoli facevano a gara a stare al primo posto o al secondo posto e, poiché non si sbrigavano e non si mettevano d’accordo perché tutti volevano il primo posto, andarono da Gesù e gli dissero: Chi è il primo?

Rispose Gesù: Figli miei, non avete ancora capito niente! Chi vuol essere il primo nel mio regno deve essere qui l’ultimo! I re e i governanti governano e dominano i loro uomini, quindi non servono ma sono serviti; io non sono venuto per essere servito, ma per servire e vi ho dato l’esempio in modo che, come ho fatto io, così dovete fare voi. Io vi ho lavato i piedi uno per uno, e il compito di lavare i piedi non è del padrone, è del servo, ebbene io mi sono fatto servo di tutti, perché devo regnare su tutti.

Questa è la dottrina di Gesù; se vuoi essere il primo, devi essere l’ultimo; se vuoi dominare devi servire, perché gli ultimi saranno i primi, ma i primi nel mio regno saranno gli ultimi. Gesù, pur essendo Dio, si è fatto uomo; ha rinunziato alla sua divinità ed è diventato uomo come me ed ha compiuto il più grande atto di umiltà, perché la divinità ha assunto l’umanità.

Dice san Paolo: Non solo Gesù si è fatto uomo, ma si è fatto servo. Noi non capiamo questo termine, perché non abbiamo la piaga della servitù attualmente. Il servo era una cosa nelle mani del padrone, che poteva disporne come voleva, era come un banco, come una sedia che si può gettare o conservare, abbellire o distruggere.

Gesù si è fatto servo, e dice san Paolo, non solo si è fatto servo, ma si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Quando Isaia 800 anni prima parla di Gesù, dice che sulla croce non è stato considerato uomo ma verme, infatti è stato schiacciato come un verme, calpestato e distrutto come un verme. Gesù, nella scala dei valori umani, da Dio si è fatto uomo, da uomo si è fatto servo, da servo è diventato malfattore, da malfattore è diventato verme e da verme è diventato pane. L’Eucaristia è il più grande atto di umiltà di Gesù. Fa venire le vertigini considerare l’umiliazione del Dio dell’Eucaristia! Dice giustamente sant’Agostino che quando è diventato uomo, lo vedevamo, parlava, viveva come noi, quindi era sempre un uomo; sulla croce era sì umiliato, ma era sempre un essere vivente, anche se appariva un malfattore; ma nell’Eucaristia è pane. Un’umiliazione più grande di questa non c’è. La discesa della divinità, che dal tutto diventa nulla, è qualcosa che fa venire le vertigini. Come facciamo noi a desiderare di stare ai primi posti? Ci dovremmo vergognare!

Quindi cerchiamo ognuno di stare al proprio posto. Il padre faccia il padre, il figlio faccia il figlio, il marito faccia il marito, la moglie faccia la moglie, il professore faccia il professore, l’alunno faccia l’alunno, il sindaco faccia il sindaco, il cittadino faccia il cittadino.

San Francesco dice: L’uno non si intrometta nell’ufficio dell’altro! E vi dico pure un’altra cosa che dice san Francesco di Paola: se volete realizzare la carità a casa vostra, dovete essere umili. Se sarete umili, tutto sarà in pace, perché se in un organismo una parte del corpo è dolorante, tutto il corpo grida e soffre.

conclusione

Un uomo che non sta al suo posto è come una nota stonata; e sentire le note stonate, quando si suona o si canta, è una sofferenza.

Chi non è umile porta scompiglio nell’ambiente in cui vive. Vi ripeto le parole di Gesù: Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. Chi si umilia porta la carità, la pace e la concordia nell’ambiente in cui vive.

Siate umili e tutti vi benediranno: sia Dio, che si abbassa fino alla creatura, come ha fatto con la Madonna, sia gli uomini, che si compiaceranno di voi, perché avranno sempre il piacere di stare con voi, che state sempre al vostro posto.