1Cor 4, 1-5 – Ministro di Cristo, servitore di Dio e solo di Dio!

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 16.7.991

i sentimenti che oggi pervadono il mio cuore

nel quarantunesimo anniversario

della mia ordinazione sacerdotale

(1 Cor 4, 1)

 

  1. Riconoscenza per il passato

Il primo sentimento che provo è di riconoscenza per i benefici che il Signore mi ha fatto nel passato.

Sono passati quarant’anni da quando sono stato ordinato sacerdote, per cui dico: Grazie, Signore, di tutto quello che mi hai dato.

Non basterà una vita per ringraziare il Signore del grandissimo beneficio di essere sacerdote.

Ho riletto sull’immaginetta della mia ordinazione sacerdotale queste parole: “Ministri et adiutores sumus” che presi come motto del mio sacerdozio. Sono parole di S. Paolo, che tradotte in italiano dicono: Noi siamo ministri e servitori i Dio” (cf 1 Cor 4, 1).

Questo è il motto che io presi allora, perché volevo essere rappresentante di Dio sulla terra e servitore di Dio e delle anime. Se sono stato fedele o meno lo sa soltanto il Signore. Io posso dire che non sono stato fedele, e quindi ho da chiedere perdono a Dio della mia vita, che scorre purtroppo nelle infedeltà continue.

Oggi, a distanza di tanti anni, posso dire che il disegno di Dio su di me era preciso. Io non lo conoscevo, ma attraverso le esperienze del passato posso dire che non sono stato un esecutore perfetto del piano che Dio aveva su di me.

Alla scuola di tanti maestri e di tanti professori, pensavo di essere io l’artefice della mia vita, mentre adesso alla distanza di sessantacinque anni, vi posso dire che l’artefice della nostra vita è Dio. Ho solo perduto tempo e ho guastato il piano di Dio, quando ho voluto credere e agire come se fosse l’artefice della mia vita.!

Io mi commossi quando Don Pierino mi disse che nel 1948, due anni prima che io prendessi Messa, Padre Pio gli diceva che sarebbe arrivato il momento in cui lui e un Padre Minimo, residente a Grottaglie, avrebbero presentato al Vescovo di Taranto i loro Istituti Secolari per l’approvazione. Quello del Padre Minimo, di una decina di catechiste, sarebbe stato approvato e il suo no.

Dio sapeva tutto, mentre io non conoscevo il suo piano su di me e desideravo di essere un bravo professore di matematica. Dio, però, voleva altro da me e mi ha condotto per mano là dove io non volevo andare, ma dove lui mi voleva condurre.

E adesso, volendo fare il paragone tra ciò che pensavo e desideravo io e ciò che Dio mi ha dato, posso dire che ciò che mi ha dato è di gran lunga superiore a ciò che io desideravo. Quindi i miei sentimenti sono di riconoscenza.

Anche la data della mia ordinazione sacerdotale, in una festa della Madonna, era nel piano di Dio, non nel piano degli uomini. Infatti a Palermo, solitamente, le ordinazioni sacerdotali avvenivano il 15 luglio, giorno della solennità di Santa Rosalia, oppure nelle solennità o di domenica. Nel 1950, il 16 luglio era domenica, per cui io sono stato ordinato sacerdote nella festa della Madonna del Carmine. Ciò è avvenuto perché la Madonna ha voluto che io diventassi sacerdote al servizio di Dio e delle anime nel giorno a Lei dedicato per prendermi sotto la sua protezione, e di questo io sono contento.

La data della mia ordinazione sacerdotale non è stata stabilita da me, ma dai miei superiori e dai Vescovi. Noi dovevamo soltanto eseguire ciò che essi decidevano.

 

 

  1. Amore per il presente

          Il secondo sentimento che io oggi provo è di amore per il presente.

Che cosa devo dare al mio Dio? Amore, perché amore con amore si paga!

Se Dio mi ha amato, l’unica riconoscenza che posso dargli è l’amore. L’ho amato? Lo amerò? Non mi interessa saperlo, mi interessa solo che lo voglio amare oggi; e per amarlo come sacerdote devo tenere presente: la glorificazione di Dio la salvezza delle anime.

Il Signore mi ha voluto sacerdote perché devo glorificare Dio e devo aiutarlo a salvare le anime.

Dio è glorificato soltanto da coloro che fanno la sua volontà. Gesù disse al Padre: Ti ho glorificato e ti glorificherò, perché io sono venuto soltanto per fare la tua volontà. Le creature senza intelligenza glorificano Dio perché fanno la volontà di Dio. Dio è glorificato nell’universo non solo dagli astri, dal sole, dalla luna, dalle stelle, ma anche dal vento, dalla pioggia, dalla neve e dalle creature animate, come leggiamo nel Cantico di Daniele. Chi potrebbe non eseguire la volontà di Dio è l’uomo, fatto di anima e di corpo, che ha l’intelligenza per capire e la volontà per fare, ma che è libero di fare o meno la volontà di Dio, quindi di glorificare o meno il Signore.

Io ho capito che la volontà di Dio su di me è di portare avanti l’Istituto del quale voi fate parte.

Voi glorificherete Dio, accettando la vocazione che il Signore vi ha dato e vivendo fedelmente nella vocazione che Dio vi ha dato. Io vi condurrò per mano, vi illuminerò, vi guiderò; così glorificheremo Dio.

I miei desideri di oggi sono che l’Istituto si diffonda in Italia e nel mondo e che diventi sempre più numeroso.

Poiché ognuno di voi è un ufficiale nella Chiesa, dietro di voi vedo migliaia di anime che il Cristo salverà tramite voi. Una glorificazione migliore di questa da dare al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo non c’è! Possiamo glorificare Dio attraverso l’attuazione di questo piano di amore infinito che ha avuto nei nostri riguardi, per mezzo del quale moltissime anime si salveranno.

Non si è servitori e ministri di Dio, se non per la salvezza delle anime; quindi più anime possiamo salvare, meglio è.

Vi chiedo: Aiutatemi a salvare le anime! In realtà è Gesù stesso che vi dice: Aiutatemi a salvare le anime! Ho sete di anime. Che le anime siano salvate da me con la vostra collaborazione!

 

 

  1. Fiducia per il futuro

Il terzo sentimento che io nutro è il sentimento di fiducia nell’avvenire.

Il Signore ancora non mi ha chiamato a sé, per cui se ho da vivere ancora dei giorni o dei mesi o degli anni non lo so.

E allora circa il futuro che cosa penso nella giornata di oggi? Penso che ciò che Dio ha fatto ieri per me, lo farà anche domani. In altri termini, quell’amore che Dio ha dimostrato in tutte le vicende della mia vita, certamente lo dimostrerà in tutte le altre vicende della vita che vivrò. Il passato mi dà fiducia per l’avvenire.

Oggi vi dico: Aiutatemi a ringraziare il Signore; aiutatemi ad amare il Signore; aiutatemi a servire il Signore; aiutatemi ad avere fiducia nel Signore!

Riflettendo sulla paternità sacerdotale che il Signore mi ha affidato

nei vostri riguardi mi accorgo che voi ricevete dei doni specialissimi da parte di Dio, tramite il Padre.

Tocco con mano di essere uno strumento inetto nelle mani di Dio, per compiere un’opera grandissima come è quella di consegnare alla Chiesa un Istituto Secolare. Non solo io sono uno strumento inetto per compiere quest’opera grandiosa, ma anche voi lo siete, per cui sia io che voi dobbiamo tenere presenti due virtù della nostra spiritualità minima: il nascondimento e il silenzio.

Dobbiamo vivere nel nascondimento, perché il Signore non vuole che ci mettiamo in candelabro, in luce, e che facciamo vedere o sapere le meraviglie di Dio che si operano in noi, perché, in tal modo, indirettamente faremmo vedere che siamo delle persone importanti.

Per stare al servizio di Dio dobbiamo stare al nostro posto. Per essere dei collaboratori efficaci del piano di Dio dobbiamo stare al nostro posto, per cui se siamo niente dobbiamo apparire niente. Ma per apparire niente bisogna vivere nel nascondimento.

Dobbiamo avere “gli stessi sentimenti del Cristo, che pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 6-8).

Se si riduce nulla il Cristo, che non considerò un tesoro geloso da non mettere in discussione la sua uguaglianza con Dio, noi possiamo fare il contrario?

Oggi chiedete al Signore la grazia che il Padre possa vivere nel nascondimento più assoluto, perché non lo vive. Solo se vivrò nel nascondimento sarò simile al Cristo e potrò dirvi: Venite dietro di me!

Il Signore ha amato due cose: il silenzio e il nascondimento, e noi, come il Cristo, dobbiamo amare il silenzio e il nascondimento; mentre ha detestato la vanagloria e il voler primeggiare, per cui anche noi dobbiamo detestare come vizi indiscutibili il voler primeggiare e la vanagloria.

Dobbiamo vivere nella preghiera, nella sofferenza, come già facciamo; ma dobbiamo vivere anche nel nascondimento più assoluto; così serviremo il Signore.

         conclusione

 I miei tre sentimenti di oggi sono di riconoscenza per il passato, di amore per il presente e di fiducia per il futuro.

Se il Signore mi ha aiutato fino ad oggi, mi aiuterà anche domani e dopodomani, però vi chiedo di aiutarmi ad essere come il Cristo mi vuole.