Cammina alla mia presenza – Mt 4, 17

da un ritiro agli Aspiranti tenuto da P.Francesco Chimienti O.M.

Grottaglie 11.01.1981

 

 

LA PENITENZA COME CORRISPONDENZA ALLA GRAZIA

(Mt 4, 17)

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La penitenza non è solo rifiuto del male, come abbiamo visto, ma è anche corrispondenza alla grazia. Corrispondere alla grazia significa fare penitenza.

Quando vi parlo di penitenza come corrispondenza alla grazia, intendo dirvi due concetti fondamentali: rimanere nella grazia e crescere nella grazia.

Il rimanere nella grazia è un traguardo che si raggiunge per mezzo di un lavoro negativo; crescere nella grazia è un traguardo che si raggiunge con un lavoro positivo.

 

I. Rimanere nella grazia

 

  1. Chi non vive continuamente in grazia non può consacrarsi

Vi ho detto precedentemente che, se entrate nella mia barchetta, dovete lasciare il peccato. Questo non è ovvio, come qualcuna di voi pensa, infatti quanti religiosi vivono nello stato di peccato, quante anime consacrate vivono nello stato di peccato! Lasciano Dio e prendono il demonio in continuazione.

Per carità, io non vi voglio così! È una caricatura prendere il demonio e lasciare Cristo, lasciare Cristo e prendere il demonio. È come chi fa il carabiniere di giorno e di notte fa il ladro. Se in un Ordine religioso si raggiungesse il traguardo che tutti i membri vivessero nello stato di grazia, quell’Ordine religioso sarebbe simile a una nave che cammina. Il guaio è che c’è tanta gente che porta zavorra dentro un Istituto di vita consacrata, perché vive nello stato di peccato. Nel mio Istituto questa storia non la voglio! Non voglio gente che invece di fare il marinaio, porta nella barca un macigno, perché così affondiamo tutti quanti. Questo lo dovete dire alle vostre sorelle che entreranno dopo. Quando ho scritto nel regolamento di chiedere il permesso al vostro direttore spirituale se potete entrare nell’Istituto, intendevo proprio questo; perché il Direttore spirituale, che vi conosce, sapendo che avete vissuto per un anno, due anni, tre anni nello stato di grazia, vi dà il consenso di consacrarvi. Allora potete rimanere e crescere nella grazia; ma se il confessore ha notato che lasciate Dio e prendete il demonio continuamente vi deve dire in coscienza: figlia mia, rimani a casa tua, non andare in quell’Istituto altrimenti lo rovini.

Voi guardate la faccia delle persone, i vestiti, le apparenze, Dio invece non guarda i vestiti, non guarda gli ornamenti, ma guarda il cuore. Se il vostro cuore è col peccato, figlie mie, siete reiette: Dio vi rifiuta, vi vomita; e vomitandovi, vomita l’Istituto. Io voglio pregare per l’Istituto, ma per andare avanti! Voglio pregare, ma per remare e portare la barchetta avanti verso nuovi lidi, verso nuove mete e non per evitare che affondiate la barchetta.

Quando ci sono dei problemi con sincerità parlatene col Padre, che vi darà il giudizio; ma oggi come oggi dovete dire: lascio il demonio e vado con Dio, lascio il peccato e mi metto in grazia di Dio. Per ciò che dipende da me, non sarò un ostacolo all’Istituto, ma sarò una spinta, un marinaio che voga. Che poi uno ci metta forza cinque, o quattro, o tre, o due, non mi interessa, l’essenziale è che voghi; ma non accetto che mi affondi l’Istituto. Per carità! Noi trenta persone siamo, ed io non ho bisogno di un gran numero, ma di anime sante. Preferisco fermarmi a trenta, ma voglio la barca che galleggia.

Quando Dio guarda l’Istituto, quando dal cielo guarda le vostre anime, non pensa se avete quarant’anni, cinquant’anni o trenta o venti anni; questo non gli interessa proprio, né se siete belle o brutte, molto intelligenti o poco intelligenti, ma vi vuole vedere splendenti di grazia. Non vi vuole vedere figlie del demonio, perché in tal caso siete delle reiette e vi odia, in quanto odia il peccato, e quindi odia l’Istituto; mentre l’anima in grazia attira le benedizioni di Dio.

Figlie mie, ecco perché io a tutte quelle che entrano dico: Come stai con la grazia di Dio? Se si impegnano a cambiare vita ed io ho da loro la garanzia di una vita vissuta per un anno, per due anni, tre anni nella grazia di Dio, allora le accetto nell’Istituto.

Questo concetto di rimanere nella grazia di Dio deve essere vissuto da voi e lo dovete far vivere agli altri. Quando fate catechismo, questa è la prima cosa che dovete dire: Io faccio catechismo, perché chi mi ascolta deve fare questa prima penitenza: lasciare il peccato e vivere in grazia. Io, tramite la parola do la fede e la fede dà la salvezza. Questo significa che chi mi ascolta deve lasciare il regno del demonio e deve andare nel regno della grazia perché così si salva.

– Che cosa devo fare per avere la salvezza eterna?, chiesero a Gesù. Osserva i dieci comandamenti, fu la sua risposta.

Col demonio non si entra più a patti! Bisogna rimanere nella grazia e non fare come Pulcinella che era andato in convento per mangiare e non per ascoltare la Messa, per cui ad ogni suono di campana andava a refettorio.

 

  1. Si rimane nella grazia con un lavoro negativo

  • Lotta senza quartiere al peccato

Quando mi sono confessato, ho rinunziato al peccato e al demonio, e ho detto: Voglio entrare nel regno di Dio e rimanere nella grazia, costi quel che costi!

Il tesoro della grazia di Dio è un tesoro che vi invidiano tutti: ve lo invidia il demonio, ve lo invidia il mondo che vi circonda e ve lo invidiano le passioni che avete dentro di voi. Bisogna rimanere in grazia, costi quel che costi, ossia dobbiamo fare una lotta senza quartiere contro il demonio, contro le passioni che abbiamo dentro di noi.

È un lavoro negativo. Ho un tesoro, ho delle pietre preziose ed ho dei nemici che me lo vogliono rubare; ma io non me lo devo far rubare!

Prima di tutto devo sapere chi sono i miei nemici e poi devo fare qualsiasi sacrificio per fare in modo che i miei nemici non mi rapiscano questo tesoro immenso, che si chiama grazia di Dio.

Io vi dico: odiate il demonio, odiate il mondo, odiate le vostre passioni!

Ha detto Gesù: Il mondo vi odia, perché voi mi amate.

L’amore di Dio, l’amore di Gesù, l’amore della grazia non comporta l’amore o il compromesso con il demonio, con il mondo e con le passioni, ma comporta una lotta senza quartiere. Infatti Gesù ha detto: Non sono venuto a portare la pace, ma la guerra, la divisione! Arriverete fino al punto che il papà e la mamma odieranno il figliolo; la nuora, la suocera! (Cfr. Mt 10, 34-36). Questo ci dice che quando si tratta di custodire gelosamente la grazia di Dio, il demonio si farà alleato di altri uomini che stanno a fianco a noi, e che qualche volta possono essere proprio il papà e la mamma, un amico, un’amica.

Chi è quel giovane che vuole togliervi la castità? È l’alleato del demonio!

Chi è quella ragazza che vi sta dicendo: lascia stare la Messa, anche se oggi è domenica? È l’alleata del demonio.

 

  • Mortificazione

Se volete rimanere nella grazia, dovete sapere che avete un gran tesoro da custodire e da difendere. Gesù l’ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso”   (Mc 8, 34).

Quindi non si può vivere nella grazia, non si può vivere nello stato penitenziale senza la mortificazione. Se uno la mattina non prega, la sera non prega, a mezzogiorno non vuole pregare, non custodisce gli occhi e con le orecchie sente tutti i discorsi, e con gli occhi vede tutte le scene possibili e immaginabili che gli capitano durante la giornata e la sera vede la televisione per due ore e mezzo fino a mezzanotte, va a finire che la grazia se ne va all’aria.

La grazia è un tesoro che deve essere custodito con la mortificazione. Dice giustamente la  S. Scrittura che la grazia è come una vigna, che deve essere custodita dall’invasione del cinghiale, dal reticolato, dal muro, dall’antemurale, dalla siepe, dagli alberi, in modo che se uno vuole entrare trova il filo spinato, e prima di entrare ci deve pensare, deve fare uno sforzo; e tu che stai dentro puoi benissimo combattere e vincere. Inoltre se qualcuno volesse entrare dovrebbe saltare il muro e la siepe che custodisce la vigna.

Per custodire la grazia occorre la mortificazione. Dovete incominciare a mortificarvi! Abituatevi alla mortificazione degli occhi, cioè a non vedere le cose illecite e poi a non vedere anche le cose lecite. La mortificazione vi aiuta a dominarvi in modo che alla fine potete dire: guardo perché voglio guardare; non guardo perché non voglio guardare.

Dovete incominciare ad abituarvi alla mortificazione delle orecchie: non dovete ascoltare i fatti di tutti. Le cose che potete sentire le sentite, le cose che non potete sentire non le dovete sentire, perché vi dovete custodire.

Dovete abituarvi alla mortificazione della lingua, perché la Minima parla poco; alla mortificazione del tatto, della fantasia che vi porta ad immaginare tante cose.

Dovete mortificarvi nei soldi. Con il voto di povertà, anche se avete i soldi, vi impegnate a non spenderli disordinatamente, vi impegnate ad annotare tutte le uscite, perché siete venute da me e avete detto: Padre, nel nome di Dio, io voglio vivere la vita di perfezione. La vita di perfezione è vita di rinunzia!

Dovete mortificarvi. Chi si mortifica custodisce la grazia, chi non si mortifica espone l’anima sua all’assalto del demonio, del mondo e delle passioni, e ve lo assicuro io, caso mai non avete questa esperienza, i vincitori non sarete voi, ma il demonio. Immaginate l’assalto del demonio all’anima vostra! Se non trova il filo spinato, non trova la siepe, il muro e l’antemurale senza sforzo può entrare nella vostra vigna e prendersi tutti i grappoli che vuole.

Chi non si mortifica, come dice la S. Scrittura, è devastato dal primo viandante. Figlie mie, non si rimane in grazia senza la mortificazione!

Penitenza significa corrispondenza alla grazia, e per corrispondere alla grazia dovete tener presente le parole di Paolo che diceva: Chi vuole stare in piedi, cioè chi vuole stare nella grazia, deve stare attento a non farsela togliere, deve stare attento a non cadere (cfr. 1 Cor 10, 12).

Dovete tener presente le parole della S. Scrittura: “Chi ama il pericolo in esso si perderà”   (Sir 3, 25).

Non è vero come dicono i giovani e le giovani della mia parrocchia che possono ballare insieme, andare a braccetto, stare insieme senza che succeda niente. A chi le raccontate queste chiacchiere? Il mondo è stato così e sarà così. L’esperienza mia è l’esperienza vostra; e la mia esperienza è questa: chi vuol rimanere in grazia deve vivere nella mortificazione.

…..

CONCLUSIONE

 

Custodite la grazia e crescete nella grazia. Se farete questo, farete penitenza.

Con la prima meditazione vi ho invitate a lasciare definitivamente la via del peccato per abbracciare la via della grazia; adesso vi dico: se volete rimanere in questo stato di grazia e non volete tornare nello stato di peccato, crescete nella grazia; così vi allontanerete sempre di più dalla sponda del peccato.

Più vi impegnerete a salire, più vi allontanerete dalla discesa, soprattutto dal ciglio dell’abisso.

Più custodirete la grazia, più crescerete nella grazia, più sarete lontane dal peccato.

Questo dovete fare voi adesso e questo dovete insegnare agli altri. Dovete dire: Non basta essere cristiani, non basta scegliere Cristo; bisogna vivere in Cristo, con Cristo e per Cristo.