Anch’io Signore voglio essere beata… accresci la mia fede! – Lc 6, 17. 20-26

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 15.02.2004

BISOGNA CONFRONTARE LA NOSTRA MENTALITA’ DI OGGI

 CON QUELLA DEL CRISTO E CERCARE DI VEDERE

 IN QUALI COSE NON CI IDENTIFICHIAMO CON LA PAROLA DI DIO E COL CRISTO

(Lc 6, 17. 20-26)

Risultati immagini per beatitudini evangeliche

  1. La mentalità di Dio è quella delle Beatitudini

 Il vangelo di oggi sulle beatitudini non è da spiegare, ma solo da vivere. Per viverlo bisogna fare l’esame di coscienza, beatitudine per beatitudine.

Noi abbiamo già detto a Gesù che vogliamo seguirlo. La nostra parola d’onore gliel’abbiamo data tanti anni fa; gli abbiamo detto: Signore, ti vogliamo seguire. Oggi dobbiamo vedere se l’abbiamo veramente seguito.

Questo vangelo mi ha scombussolato, perché non faccio niente di tutto quello che il Signore qui ha detto. Mi ha presentato una mentalità divina, che non è la mia mentalità! La mia mentalità è umana.

  1. Dobbiamo modellarci sulla mentalità di Dio

 Dobbiamo confrontare la nostra mentalità di oggi con la mentalità del Cristo e cercare di vedere in quali cose noi ci identifichiamo con il Cristo o, se volete, con la parola di Dio, perché dopo bisogna concludere: per grazia di Dio sono Suo seguace e devo continuare; oppure: per grazia di Dio sono Suo seguace in alcune cose sì e in altre no. Nelle cose positive devo continuare, in quelle negative devo cambiare.

Incominciamo l’esame di coscienza.

– Beati voi poveri.  Nella mia vita ho mai detto: beato me che sono povero!, o mi sono lamentato? Ho detto a coloro ai quali venivano a mancare i mezzi umani: beato te, perché sei povero?

– Beati voi che ora avete fame, fame fisica e fame spirituale, perché sarete saziati?

– Beati voi che ora piangete?

Avete mai detto a voi stesse, quando le cose andavano male: io sono beata, sono benedetta da Dio? Oppure vi siete lamentate?

Mi sono considerato beato quando gli uomini mi hanno odiato o messo al bando?

La solitudine è stata la mia eterna lamentela. Quando mi hanno isolato, mi hanno messo da parte, non mi hanno considerato, non ho pensato di essere un beato, un benedetto!

Dice Gesù: “Beati voi quando vi insulteranno …e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo”.

Voi avete gioito in questa situazione? Io no!

 

  1. Non abbiamo la mentalità di Dio

 Gesù dice pure: “Guai a voi, ricchi”. Mai ho detto queste parole, anzi ho desiderato di essere ricco, di poter disporre dei miei beni in una maniera illimitata.

Non ho detto mai a nessuno: guai a voi che ora ridete, o guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi! Non ho la mentalità di Dio.

Ieri sera mi è arrivata una telefonata con la quale mi veniva comunicata la defezione di un’anima consacrata. Perché è accaduto questo?

Mi sono ricordato delle parole di Giobbe: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come a lui è piaciuto così è stato fatto, sia benedetto il nome del Signore”.

È possibile che ci sia un’altra risposta a questo avvenimento, quella degli amici di Giobbe: è successo questo perché tu hai peccato, e stai scontando un peccato.

La risposta è misteriosa!

C’è anche la risposta di Dio: è avvenuto questo perché io volevo vedere se continuavi ad amarmi, nonostante le sventure della vita, le prove.

Se domandiamo a Gesù la ragione, egli ci risponderà: è avvenuto questo affinché si compissero le opere di Dio.

Umanamente parlando siamo destinati a perire. Se non ci sono figli, la famiglia sparisce; se non ci sono vocazioni l’Istituto, umanamente parlando, sparirà.

Facciamo il nostro esame di coscienza.

Io continuamente dico: Signore, perdona i miei peccati, perché io affondo questa barchetta, e perdona i peccati delle mie figlie, perché io e loro affondiamo questa barchetta.

Chi di noi può mettersi dinanzi a Dio e dire: Io merito la tua benedizione? E allora diciamo: Signore, non usare giustizia, ma usa misericordia!

Questa è la mia preghiera dinanzi a Gesù Sacramentato.

L’Istituto è stato voluto da Dio e lui lo farà, e lo farà nonostante la nostra indegnità. La maggior parte di voi è preoccupata delle vocazioni; che voi pregate e offrite la vostra sofferenza è vero, ma la parte umana non la fate. E se non fate la parte umana i figli non verranno, non possono venire, perché questo miracolo Dio non lo può fare. È vero che egli è Infinito, è Onnipotente e può agire anche senza l’elemento umano, però ha stabilito così. Dobbiamo preoccuparci delle vocazioni, dobbiamo pregare, dobbiamo offrire le nostre sofferenze e dobbiamo darci da fare. Godere del dono della vocazione senza comunicarlo, è egoismo. È amore, sì, ma amore egoistico.

conclusione

Dopo questo esame di coscienza chiediamoci: di chi siamo seguaci, del Cristo o del mondo?

Io alcune volte sto col Cristo ed altre volte sto col mondo; ma sto più col mondo che col Cristo. Soprattutto non accetto questo “guai”: “Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi”.

Io nelle mie preghiere dico: Signore, che tutti possano parlare bene di me! Quindi, non solo non seguo questo insegnamento, ma prego affinché Dio cambi! E così vedo anche le vostre reazioni a certi avvenimenti della vita: sono reazioni del mondo, non del vangelo. Non avvenga però che alla fine di questo esame di coscienza diciate: Non sono seguace del Cristo!

Celebrerò questa messa per chiedere al Signore la sua misericordia.