A chi prega, Dio presta la sua onnipotenza – Es 34, 29-35

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 29.07.1987

 

GLI EFFETTI DELLA PREGHIERA

(Es 34, 29-35)

 

La lettura di oggi sottolinea un fenomeno che gli Israeliti vedevano in Mosè, dopo che aveva parlato col Signore: il suo volto era raggiante.

Il significato di questo segno che Dio dava al suo popolo era il seguente: indicava Mosè come il condottiero unico del popolo di Dio, il suo rappresentante, la luce che illumina. Mosè era l’amico di Dio, per cui qualunque cosa dicesse, doveva essere eseguita, perché ciò che diceva Mosè lo diceva Dio.

Il Signore per far capire a noi tante cose interviene con manifestazioni straordinarie, perché siamo tutti di testa dura. Però non dovete pretendere che oggi Dio ci manifesti questa verità; ormai sappiamo per fede che i nostri superiori rappresentano Dio, che è luce, e quindi ci illuminano.

Gli Israeliti vedevano il volto di Mosè pieno di luce, che si rifletteva sugli altri.

“La pelle del viso di Mosè era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore” (Es 34, 29).

Nel volto raggiante di Mosè, io vedo gli effetti della preghiera.

Nella preghiera Dio comunica all’anima la sua luce, perché Dio è luce. Dio rende l’anima incandescente, perché essendo amore che illumina, comunica all’anima la sua luce, e l’anima riflette questa luce così come la luna riflette la luce che riceve dal sole.

Nella preghiera Dio comunica all’anima la sua luce per mezzo della quale illumina la mente, fortifica la volontà e riscalda il cuore. Questi sono gli effetti della preghiera!

Dovete fare l’esame di coscienza per vedere se dopo aver pregato avete la mente illuminata, la volontà fortificata e il cuore riscaldato. Se avviene questo in voi, vuol dire che vi siete veramente accostate a Dio, luce del mondo; altrimenti avete fatto finta di stare col Cristo, ma lui non vi ha potuto comunicare se stesso, perché non avevate le disposizioni necessarie per pregare, in quanto eravate distratte.

  1. Con la preghiera Dio illumina la mente di chi prega

La preghiera illumina, cioè fa vedere, per mezzo del dono dell’intelletto, le verità di fede che dovranno essere tradotte durante la giornata in vita pratica.

Quando il Signore ci fa capire una verità, non ce la fa capire per andarla a ripetere così come si fa con una lezione, ma per tradurre la verità di fede in azione. Se capisco, faccio; se non capisco, non faccio.

[—]

Nella preghiera Dio illumina l’intelletto, ma soprattutto dà il gusto delle cose del cielo e il disgusto delle cose della terra, per cui chi prega bene capisce ciò che deve fare e gusta le cose di Dio: non vede l’ora di fare la visita a Gesù Sacramentato, di dire il rosario, di fare un’opera buona, mentre non gradisce di andare a ballare, o di vedere un film.

C’è molta gente che ha tanto gusto per le feste da ballo o per i films, ma chi esce dalla preghiera illuminato dalla luce di Dio, disgusta tutte queste cose. Ciò che ieri per alcuni uomini era il fine delle proprie azioni, oggi diventa nulla, perché desidera stare soltanto in grazia di Dio.

 

  1. Con la preghiera Dio fortifica la volontà

Io quando prego mi sento più forte. Dice la S. Scrittura: “Tu mi doni la forza di un bufalo” (Sal 92, 11).

Il bufalo è colui che a testa bassa affronta ogni pericolo, e non s’importa di niente e di nessuno.

La forza che Dio comunica alla volontà di colui che ha pregato è un dono dello Spirito, che si chiama fortezza. Con questo dono si affrontano le passioni e si dominano, si affronta il diavolo e lo si vince, si affronta il mondo ed esso non ci fa più paura.

Dio ci comunica nella preghiera la sua potenza.

         “Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia” (Sal 27, 3).

[—]

  1. Con la preghiera Dio riscalda il cuore

Nella preghiera Dio comunica all’anima la sua luce in modo che il cuore s’infiammi del suo amore; cioè Dio nella preghiera ci comunica il dono della pietà, che è un dono dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo non ci ha riempito ancora con i suoi doni nella pienezza. È venuto dentro di noi, ma non basterà tutta una vita per riempirci di Spirito Santo.

Nella preghiera Dio attraverso la sua luce riscalda il cuore, ci dà l’amore verso il prossimo, ci fa vedere la nostra esistenza e il nostro tempo alla luce di questi due comandamenti.

A che serve la vita se non amo Dio e non amo i fratelli? A che serve guadagnare il mondo intero, se poi perdo l’anima mia?  (Cfr. Mt 16, 26).

[—]

  1. Il significato del velo

Quando Mosè pregava stava senza velo, quando usciva dal contatto con Dio si metteva il velo per conservare la luce con la quale Dio si era comunicato a lui.

Dopo che l’anima ha parlato con Dio incomincia a lavorare e a vivere la sua vita; si deve mettere il velo del raccoglimento, cioè deve vivere la giornata raccolta, senza dissiparsi, senza fare dell’anima propria una piazza, dove tutti entrano ed escono, e senza permettere che chi è stato cacciato dalla porta entri dalla finestra, perché se le creature entrano nell’anima e la riempiono, quando andrà di nuovo a pregare sarà difficilissimo scaricarsi delle creature che hanno riempito il cuore per pensare a Dio.

Quando noi preghiamo ci riempiamo di Dio, ma dobbiamo stare attenti, quando abbiamo finito di pregare, a non scaricarci di Dio per ricaricarci delle creature.

Il cuore ha la sua capienza, però sappiate che se entra Dio, caccia le creature; se entrano le creature esse cacciano Dio. Non possono stare nel cuore contemporaneamente Dio e le creature, o sta Dio o le creature.

Figlie mie carissime, sono le creature che cacciano Dio, non è Dio che caccia le creature; perché Dio entra col nostro permesso, mentre le creature entrano anche senza il nostro permesso.

Ecco la necessità del raccoglimento, che significa mortificazione degli occhi: non vedere tutto; che significa mortificazione delle orecchie: non sentire tutto; che significa mortificazione della lingua: non dire tutto; che significa mortificazione del gusto, dell’olfatto, del tatto, cioè di tutti i sensi esterni e soprattutto che significa imbrigliare la fantasia e l’immaginazione, perché, attraverso i sensi esterni, soprattutto dell’udito e della vista, noi recepiamo tante di quelle cose, per cui non combiniamo più niente nella vita. Andiamo a pregare, parliamo con Dio, ma Dio, purtroppo, non può parlare con noi, perché quando lui parla noi pensiamo alla cucina, al teatro, all’amico e al nemico.

Quante volte mentre noi preghiamo ci disturbano i nemici e le varie preoccupazioni: il mensile, la pensione, la salute! Il Signore ci dice: o pensi a me o pensi alla pensione; se pensi alla pensione a me non puoi pensare, e rimaniamo con un pugno di mosche in mano!

 

 

CONCLUSIONE

 

Avvicinatevi a Dio; avvicinatevi alla preghiera! Sappiate pregare e sappiate ricevere tutti gli effetti che trasformano l’anima.

Vi auguro di fare l’esperienza della preghiera, perché non l’avete fatta ancora! L’esperienza della preghiera è qualche cosa di sublime: veramente Dio si comunica all’anima. E quando l’anima ha Dio nel cuore, chi la può toccare? La terra diventa terra nuova e i cieli diventano cieli nuovi!

Io vi sfido a fare l’esperienza di Dio e vedrete cose nuove, vedrete orizzonti nuovi e vivrete questa vita come una realtà nuova.

Sfidatemi, o se volete, sfidate il vostro Dio e vedrete!