E’ il Cristo a chiedere aiuto… Mt 25, 31-46

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Grottaglie, 1983

 

SOCCORRERE I BISOGNOSI

E’ UN’OPERA DI PENITENZA

 CHE IL CRISTIANO DEVE COMPIERE

(Mt 25, 31-46)

 

 

Ogni giorno della quaresima la Chiesa ci mette sotto i nostri occhi un’opera di penitenza da fare.

Oggi, nel nome della Chiesa, vi dico: fate quest’opera di carità: “Soccorrete i bisognosi”.

 

 

  1. La carità è un obbligo

Se uno ha fame dategli da mangiare, dice Gesù; se ha sete dategli da bere; cioè soccorrete coloro che hanno bisogno.

Soccorrere colui che ha bisogno è un’opera che possiamo o non possiamo fare, oppure è un dovere, un ordine, secondo il pensiero di Gesù?

Secondo il pensiero di Gesù è un dovere, è un obbligo, perché tutte le volte che il Signore dice: Se lo farai ti darò un premio, se non lo farai ti darò un castigo, significa che è un dovere che si deve compiere.

Il Signore ha detto: Se vuoi venire dietro di me, va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi! Però se io non faccio questo non vado all’inferno, perché Dio non ha unito a questi comandi la punizione. Allora se faccio questa cosa va bene, se non la faccio non succede niente.

Gesù ha detto tantissime cose alle quali non ha mai unito una punizione o un premio, ma quando ha detto di dar da mangiare a chi ha fame, di dar da bere a chi ha sete, di visitare gli ammalati, di vestire gli ignudi, di ospitare un forestiero, di visitare i carcerati, ci ha dato degli obblighi. Queste cose le dobbiamo fare, perché quando un fratello ha bisogno, ci vuole l’altro fratello che lo soccorra. Questa è la legge data da Dio! è legge, è dovere, è obbligo!

Dice Gesù: Se lo fai ti darò il paradiso, se non lo fai ti darò l’inferno.

Possiamo non compiere le opere di carità? No. Non si può essere liberi dinanzi alle opere di carità; si devono fare!

 

2. Verso chi si devono compiere le opere di carità?

Le opere di carità si devono compiere verso chi ha bisogno. I primi devono essere però i parenti, poi vengono gli amici e poi gli estranei.

Un figlio che sta male deve essere soccorso da papà e mamma. Una mamma che sta male e che ha bisogno di aiuto deve essere soccorsa prima di tutto dal figlio. Non è giusto che il figlio se ne va a passeggio e io devo fare compagnia a sua madre. No, queste non sono cose giuste! Così non è giusto che la mamma e il papà se ne vanno a passeggio o a teatro e affidano i figli alla nonna o alla zia. No, del figlio si devono occupare papà e mamma. Solo se un genitore è ammalato, devono provvedere la nonna o la zia. Non è giusto che loro si devono divertire e tu devi compiere il dovere di papà e mamma!

C’è un ordine nell’amore; ma le opere di carità le dobbiamo fare!

 

3. In che modo si devono compiere le opere di carità?

 

Siamo cristiani e le opere di carità le dobbiamo fare in nome di Gesù, le dobbiamo fare per amore di Cristo; le dobbiamo fare con un fine soprannaturale.

Non faccio questo favore a te per te, ma lo faccio a te per Cristo, a te nel nome di Cristo. Gesù infatti ha detto: “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me”               (cfr. Mt 25, 40).

Questa è la sublimità e la grandezza del cristianesimo!

Qualunque cosa tu hai fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’hai fatto a me, dice Gesù. Ecco perché quando si fa la carità non si guarda nemmeno colui a cui la si fa: se è pulito o sporco, se è profumato o puzzolente, perché è il Cristo che ha bisogno. È il Cristo che ti stende la mano.

Se togliamo questo fine soprannaturale, la carità non è più carità, ma diventa parzialità. Cristo non ha mai fatto preferenza, se non per i più bisognosi, per i più reietti, per quelli che sono disprezzati da tutti.

Se nella Chiesa Gesù ha difeso una categoria di persone, ha difeso i bambini che sono cacciati fuori, perché dicono che fanno chiasso, gridano, non capiscono niente, non pregano, danno fastidio. Mentre Gesù ha detto: Lasciate che i bambini vengano a me, perché di essi è il regno dei cieli.

 

4. Chi non compie le opere di carità sarà punito

 

Ai catechisti, che quando fate il catechismo non parlate più del paradiso e dell’inferno, dico: Sentite ciò che Gesù ha detto: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25, 41).

Ai giusti invece ha detto: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 34).

Gesù aggiunge: “E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt 25, 46).

Parlate dell’inferno e parlate del paradiso perché esiste un carcere eterno e un premio eterno.

Il primo gradino per osservare la legge di Dio è il timore di Dio; non è l’amore. Prima bisogna temere Dio, cioè fare le azioni per avere il paradiso, col timore di andare all’inferno. Hai fatto il primo passo per amare Dio!

Il timore è il primo passo per andare all’amore. Il secondo passo è l’amore: faccio questo perché ti voglio bene.

Però ai bambini, che capiscono soltanto il premio e il castigo, non bisogna parlare del secondo passo, cioè agire per amore, perché non lo capiscono, capiscono il timore, il castigo e il premio. Se fai questo vai in paradiso; se non fai questo vai all’inferno. Non è la stessa cosa fare o non fare il bene; avrai un premio se farai il bene, se farai il male avrai un castigo.

Gesù dice: “Maledetti”! Sono parole che mi fanno tremare. Questa parola non la dice nessuno, ebbene l’ha detta Gesù per me che mi ha amato tanto, che è venuto dal cielo sulla terra ed è morto per me. Se non osserverò la sua legge mi dirà: “Via, lontano da me”!

 

 

CONCLUSIONE

 

Soccorrere i bisognosi è un dovere; se lo facciamo avremo un premio, se non lo facciamo avremo un castigo.

Parlare nel nome di Dio, significa dire pane al pane e vino al vino. Non dovete cambiare la Parola di Dio con la parola umana. I vostri sentimenti non contano dinanzi alla verità.

Anch’io vorrei che tutti andassero in paradiso. E sarà tremendo il giorno in cui io starò in paradiso e mia madre all’inferno, io in paradiso e mio padre all’inferno, io in paradiso e mio figlio all’inferno. Sarà tremendo; però nessuno scrupolo di coscienza avrò, perché ogni giorno ho detto: Convertiti e credi al vangelo, e ti salverai!