Effatà: apri il cuore e ascolta… – Mt 13, 10-15

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 11.07.1993

IL SIGNORE GESU’ PARLA IN PARABOLE: 

PERCHÉ?

(Mt 13, 10-15)

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Ed

Nel vangelo di oggi Gesù ci dà il criterio per verificare se ascoltiamo la Parola di Dio con o senza rettitudine di coscienza.

“Gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Perché parli in parabole?»” (Mt 13, 10).

  • perché Dio parla

 

  1. Dio parla perché l’uomo si converta e cambi vita

La conversione dell’uomo è il fine della Parola di Dio.

Voi che fate catechismo ai bambini e che avvicinate tanti fedeli per trasmettere il pensiero di Dio con la sua Parola, dovete tenere sempre presente questa verità: colui che annuncia l’autentico messaggio di Dio deve fare in modo che coloro che l’ascoltano comprendano tale messaggio e si convertano.

In altri termini, se sono degli ammalati, cioè dei peccatori, devono essere “sanati”, e se sono doppiamente malati, cioè cadono di frequente nelle stesse colpe, devono essere “risanati”.

Quest’ultimo verbo non è scelto a caso da Gesù. Infatti, caduti ammalati spiritualmente, non guariamo definitivamente con la medicina della Parola di Dio, ascoltata una volta. Ci ammaliamo di nuovo e abbiamo bisogno di continuo di essere curati dalla Parola di Dio, che giorno per giorno, ci dà il giusto mezzo per la guarigione.

Dio non ha parlato per fare cultura, per darci nuove idee, ma per convertirci, perché ogni sua parola possa “sanare” dal punto di vista spirituale.

Gesù, quando inviò gli apostoli nel mondo, disse: “Andate, guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni” (Mt 10, 8).

E ancora, riprendendo le parole del profeta dice: “Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha mandato per portare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista” (Lc 4, 18).

Ogni volta che vi confrontate con la Parola di Dio dovete predisporvi a convertirvi. E, allo stesso modo, quando la annunziate dovete indurre coloro che vi ascoltano a cambiare vita, per guarire dalle passioni che li dominano.

  1. Gli uomini sinceri ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica; coloro che non sono sinceri, invece, l’ascoltano ma non la mettono in pratica

Nella S. Scrittura, leggiamo: Chi salirà il monte del Signore? Chi dimorerà nella sua casa? Coloro che parlano lealmente, cioè non dicono menzogne e non si avvicinano a Dio con un secondo fine (cfr. Sal 24, 3-4). Questi sono gli uomini sinceri, che ascoltano la Parola di Dio per cambiare la vita.

Gli uomini che non sono sinceri invece non vogliono mettere in pratica quanto Dio dice loro con la sua parola, anche se l’hanno ascoltata.

La condizione indispensabile perché si realizzi la conversione di un’anima è l’ascolto della Parola di Dio. Per chi non si pone in questo atteggiamento, non può esserci né conversione, né salvezza.

Come Missionarie della Parola di Dio avete il compito di far conoscere il pensiero di Dio, perché tutti coloro a cui vi rivolgete siano messi nelle condizioni di cambiare vita e di salvarsi.

  •           è necessario chiedersi personalmente: e io a quale categoria di ascoltatori appartengo?

 

Appartenete alla prima categoria, se ascoltate la Parola di Dio, la comprendete e la mettete in pratica, o pur non comprendendola, vi date da fare per poterla capire.

Questa è la ragione per cui l’atto di umiltà di andare a leggere l’interpretazione di certe parole che non si comprendono, è l’atteggiamento più evidente dell’uomo sincero.

Ieri ne abbiamo fatto l’esperienza. Leggendo il versetto: “Io sono dinanzi a te come un otre esposto al fumo” (Sal 119, 83), alcune di voi hanno osato interpretare il pensiero di Dio, senza conoscerne la spiegazione. Non hanno fatto l’atto di umiltà di riconoscere la propria incapacità di comprendere ciò che Dio voleva dire, e non hanno atteso di consultare l’opinione dei biblisti per poter poi dare la propria interpretazione. Facendo così, avete corso il rischio di attribuire a Dio un pensiero che era solo frutto della vostra fantasia.

Siete ora d’accordo sulla necessità di compiere l’atto di umiltà di cercare la spiegazione di ciò che si legge?

Se vi affidate unicamente alle vostre conoscenze, potete inconsapevolmente incorrere nella libera interpretazione della S. Scrittura dei protestanti, con cui si finisce per non mettere in pratica il pensiero di Dio, ma, più spesso, il proprio pensiero.

Naturalmente, se non possedete dei testi che possano fornirvi le spiegazioni di cui avete bisogno, potete rivolgervi a persone competenti in materia, come i sacerdoti. In mancanza di tutto, dovrete compiere l’atto di umiltà di astenervi da ogni interpretazione personale.

Per facilitarvi il compito, vi ho fornito di validi commenti della Parola di Dio, secondo il pensiero della Chiesa, perché non manchi lo studio alla base del vostro approccio personale alla S. Scrittura.

Se invece appartenete alla seconda categoria di cui vi ho parlato, allora ascoltate la Parola di Dio e non vi preoccupate di comprenderla, né di cercarne la spiegazione in un qualsiasi modo. Così facendo, vi dimostrate dure di cuore, cioè non volete convertirvi, non volete essere risanate spiritualmente da Dio, ma al contrario, non vivendo in conformità ai dieci comandamenti, fate finta di seguire Gesù, ma non avete alcuna intenzione di cambiare atteggiamento.

 

CONCLUSIONE

Dinanzi alla Parola di Dio bisogna mettersi in atteggiamento di docilità e disponibilità, e, meglio ancora, di ubbidienza. È l’ubbidienza alla fede di cui parlava san Paolo (cfr. Rm 1, 5).

È l’atteggiamento della Madonna nell’annunciazione: “Ecco, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che tu hai detto” (Lc 1, 38). Nulla infatti è impossibile a chi crede, cioè a chi accetta la Parola di Dio e la mette in pratica.

Con le parole di Gesù possiamo dunque affermare: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano” (Lc 11, 28), perché questi certamente si convertiranno, si salveranno e si santificheranno.

Vi auguro di appartenere alla categoria degli uomini sinceri, che ascoltano la Parola di Dio per metterla in pratica con docilità, senza pensare alle difficoltà che ciò comporta e non portando alcuna scusa.

Dobbiamo dire: “Signore, tu l’hai detto, e io lo farò”, rifacendoci a ciò che Dio disse ad Ezechiele: “L’ho detto e lo farò” (Ez 36, 36).

Ricordate anche l’altra affermazione del Signore: Non vogliono convertirsi ed essere risanati (cfr. Mt 13, 15).

La conversione ci riguarda personalmente, ma la salvezza è un dono di Dio, il dono più grande che il Signore concede a chi si dispone docilmente a fare la sua volontà.