Effatá: Apriti ad accogliere il dono di Dio

Martina Franca 17 ottobre 2010

L’ISTITUTO DELLE MISSIONARIE DELLA PAROLA DI DIO

 

COMMENTO ALLA LETTERA DELL’ARCIVESCOVO DI TARANTO
MONS. BENIGNONO PAPA PER IL 50° DELL’ISTITUTO 7.7.2010

Prendo l’argomento di questo ritiro dalla lettera dell’Arcivescovo di
Taranto, Mons. Benigno Luigi Papa, nel 50° anniversario della
fondazione dell’Istituto delle Missionarie della Parola di Dio. Il 7 luglio
1960 fu la fondazione, la lettera l’Arcivescovo l’ha scritta il 3 luglio del
2010, e alla vigilia dell’anniversario ha voluto che il suo segretario
venisse personalmente a Grottaglie a portarmela, perché voleva che fosse
letta il giorno 7 a Paola.
L’argomento del ritiro sta nell’introduzione della lettera. Ve la
leggo così come l’ho studiata io:
“Questa celebrazione, scrive l’Arcivescovo, mi offre la gradita
opportunità:
a. di pensare a voi;
b. di apprezzare il dono della vostra presenza nella nostra
Chiesa di Taranto;
c. di ringraziare il Signore che ha suscitato nella nostra Chiesa
un carisma di inestimabile fecondità per il suo presente e per il suo futuro;
d. di pregare per voi;
e. di condividere la gioia dell’accoglienza di un dono che ha
segnato positivamente la vostra vita personale e quella
diocesana”.
L’Istituto può essere visto secondo due punti di vista: come lo vede
l’Arcivescovo e come lo vediamo noi. Vi dirò il pensiero
dell’Arcivescovo, ma vi metterò molto del mio, che poi è già tutto vostro,
perché l’ho sviluppato nello spazio di 50 anni.

Il vero pensiero dell’Arcivescovo di Taranto sul nostro Istituto
sta nell’introduzione, e l’ho raccolto in tre parole, che vi prego di scrivere
e ricordare. Dovete ricordare sempre che l’Arcivescovo nel nome della
Chiesa e nel nome di Cristo ha detto che “la presenza dell’Istituto delle
Missionarie della Parola di Dio nella Chiesa di Taranto:
è un dono di Dio,
ha un carisma di inestimabile fecondità;
è una speciale vocazione.
Queste tre definizioni che adesso svilupperò, dovete considerarle, ve lo
ripeto, come dette nel nome di Dio dal nostro Arcivescovo che, per noi,
che abbiamo ancora l’approvazione di diritto diocesano, è il Papa. Quindi
tre sono le definizioni che lui ha dato sul nostro Istituto: è un dono di
Dio, ha un carisma di inestimabile fecondità, è una speciale vocazione.
A me basta solo questo!

I. L’ISTITUTO DELLE MISSIONARIE DELLA PAROLA È UN
DONO DI DIO
1. “L’Istituto delle Missionarie della Parola è un dono che io ho
apprezzato”. Così ha detto il Vescovo
a. “è un dono di Dio per la Chiesa di Taranto” ed io
aggiungo: è un dono per la Chiesa universale ed è un dono
per l’Ordine dei Minimi, perché avete preso da San
Francesco di Paola la sua spiritualità.
Non dovete credere che è un dono solo per la Chiesa di Taranto
come dice l’Arcivescovo, perché lui parla della sua diocesi. È un dono di
Dio certamente per la Chiesa di Taranto, ma tutto ciò che avviene in una
diocesi ha riflesso su tutta la Chiesa universale, per cui è anche un dono
di Dio per la Chiesa universale. Non dovete aver paura di diffondervi nel
resto del mondo; vi diffonderete anche nel resto del mondo, ma si
incomincia dall’uno per arrivare a dieci. Io non ho voluto incominciare
dal dieci per arrivare all’uno. Ma è anche un dono per l’Ordine dei
Minimi.

b. “L’Istituto delle Missionarie della Parola è un dono”, io
aggiungo, di Dio, perché a furia di sottintendere Dio siamo
diventati atei.
Questo dato di fede lo dobbiamo credere. È un dono di Dio, dunque viene
da Dio. Questo Istituto è stato regalato all’umanità, alla Chiesa, da chi?
Da Dio, perché Dio è il datore di ogni dono perfetto. Se non entriamo nel
piano della fede non capiremo mai né il nostro Istituto, né le altre
Congregazioni, gli altri Ordini religiosi, gli altri Istituti. Dobbiamo aprire
il significato delle parole con la chiave della fede. Dunque l’Istituto è un
dono; non un dono soltanto, ma un dono di Dio. Quindi ci è stato dato da
Dio, perché solo da Lui vengono tutti i doni che noi abbiamo sulla terra.
c. È un dono, io aggiungo, impetrato dalla Vergine Santa, da
San Francesco di Paola e da tante anime che sulla terra sospiravano di
avere una schiera di persone che sottolineassero questa verità di fede: che
la predicazione si attua per mezzo della Parola di Dio perché la Parola di
Dio, dà la fede, dà la conversione e dà la salvezza eterna. Non perché
questa verità non c’era, sta nel Vangelo, nelle lettere di San Paolo, nel
Nuovo Testamento, ma non era sottolineata. C’erano anime, tra quelle
c’ero anch’io, che pregavano il Signore affinché fosse sottolineata questa
verità di fede, che ci fossero delle missionarie che annunziassero il
Vangelo, la Parola di Dio, perché annunziando la Parola di Dio
certamente avremmo avuto l’affermazione della fede, avremmo avuto la
conversione degli uomini e soprattutto la salvezza eterna. È una grazia
impetrata dalla Vergine, la mediatrice di tutte le grazie. Il mediatore è
Gesù, la mediatrice è la Vergine Santa. La Chiesa ha ottenuto questo
dono, perché è entrata la Madonna. Sono dovuti passare duemila anni per
avere la sottolineatura di questa verità. Era sottolineata all’inizio della
storia della Chiesa, ma poi ce ne eravamo dimenticati. Abbiamo
sottolineato altre verità, ma non questa; e poiché la fede dell’Europa è
venuta meno, adesso il Signore Gesù ci ha dato uno strumento, il mezzo
per ridare la fede all’Europa. È un dono impetrato dalla Vergine ma
anche da San Francesco di Paola perché è anche un dono per l’Ordine
dei Minimi. Poi me lo direte nella preghiera, quando sarò salito in cielo,
dove andrò, come mi auguro e spero, per la misericordia di Dio, a
contemplarlo. Allora voi direte: aveva ragione il Padre, è un dono anche
per l’Ordine dei Minimi. Abbiamo chiesto tante volte al Signore la grazia
che venisse San Francesco nuovamente sulla terra e ci insegnasse come
ci dobbiamo comportare! Lui, l’uomo della Parola di Dio, l’uomo 8
dell’umiltà, della carità! Però Dio non manda gli stessi uomini sulla terra,
perché una volta varcato il cielo non si scende più; manda altri uomini
nel loro nome. Ecco Giovanni Battista nel nome di Elia. Manda altri
uomini nel nome dei primi perché annunzino le stesse verità e ottengano
gli stessi effetti.
d. “L’ho apprezzato” dice il Vescovo. Significa che è un dono
prezioso; non si apprezzano le cose non preziose. L’Istituto
è un dono da apprezzare.

2. L’Istituto è un dono di Dio che ha prodotto due effetti
a. “Ha segnato positivamente la vostra vita personale”. Ha
saputo anche questo il Vescovo!
Ha segnato positivamente la vostra vita personale per l’impegno messo
nella via della santità. È quello che io voglio da voi, l’ho sempre voluto
e lo voglio. Finitela con la mediocrità, non valeva la pena che il Signore
fondasse un nuovo Istituto se dovete essere mediocri come tutti quanti
gli altri. Vuole i santi. Pochi sì, ma santi.
“Ha segnato positivamente la vostra vita personale per l’impegno messo
nella via della santità, per la missione compiuta nei riguardi dei piccoli,
dei bisognosi, di coloro che sono trascurati da tutti e per il fine che vi
siete proposto Missionarie della Parola di Dio”, ma di quella Parola che
deve portare la salvezza, deve portare la fede, deve portare la
conversione. Non annunzierete la Parola di Dio per manifestare la vostra
cultura. Non abbiamo bisogno, come ha detto San Francesco nella
Regola, dei dotti, ma dei santi e di coloro che annunziano agli altri queste
verità.
b. “Ha segnato positivamente la vita diocesana”. È il
Vescovo che lo dice di voi di Taranto.
Questo dono di Dio ha già prodotto i suoi effetti nella vostra vita
personale; e quindi devo ritirare tutti i rimproveri che vi faccio. Lui dice
che siete sante, e che l’Istituto ha segnato positivamente la vita
diocesana, ed io aggiungo, per la testimonianza data ai piccoli e ai
bisognosi come ai carcerati e ai drogati, per l’organizzazione
catechistica, per la formazione dei catechisti, per la precedenza data alla
preghiera e alla vita di grazia. Quando avete parlato avete detto in modo 9
particolare: No al peccato e sì alla grazia! Questo lo avete proclamato
anche in diocesi, e coloro che vi hanno ascoltato hanno cambiato vita.
Questo significa “ha segnato”. Quindi ci sono i segni, si vedono, hanno
segnato positivamente la vita diocesana.

II. QUESTO ISTITUTO SUSCITATO NELLA CHIESA DI TARANTO HA
UN CARISMA DI INESTIMABILE FECONDITÀ PER IL SUO
PRESENTE E PER IL SUO FUTURO
Questo lo dovete scrivere e imparare a memoria. L’Istituto ha un carisma
di “inestimabile fecondità”. Potete camminare sicure confidando in Dio,
perché anche nel futuro, secondo il Vescovo, avrete una fecondità
inestimabile.
Le parole del Vescovo sono queste: “Ringrazio il Signore che ha
suscitato nella Chiesa di Taranto un carisma di inestimabile fecondità”.
Questo lo aveva percepito Mons. Guglielmo Motolese. Disse: “Noi
saremo di esempio alla Chiesa d’Italia. Ho interrogato Roma, questo che
state facendo voi non esiste in Italia. Incominceremo noi e sarà di
esempio a tutta l’Italia”.
Il diavolo esiste, ci ha messo la zampa e ha vinto lui.
Sentite: “Ringrazio il Signore che ha suscitato nella Chiesa di Taranto
un carisma di inestimabile fecondità per il suo presente e il suo futuro”.
Questo può essere riferito sia alla Chiesa di Taranto che a tutte le Chiese
che stanno nel mondo. La diocesi ha sentito questo beneficio; questa
fecondità l’ha toccata con mano, e se con il vostro apostolato porterete
questo carisma nelle altre diocesi, anche le altre diocesi avranno gli stessi
effetti. È l’Istituto stesso, dono di Dio, che porta questa fecondità, perché
porta la Parola di Dio, che è sia Libro sia Persona. Noi portiamo il Figlio
di Dio, la seconda persona della SS. Trinità, è Lui che dà questa
fecondità, ecco perché è inestimabile, riferito sia all’Istituto e sia alle
Missionarie della Parola di Dio. E voi già l’avete visto, avete la prova;
non appena insegnate il metodo interviene subito lo Spirito Santo e tutti
gli uditori senza vergognarsi parlano della loro coscienza che si cambia.
Io sono rimasto sbalordito quando un parroco, a voi che facevate la lectio
divina, o la prova del metodo che voi usate, perché la Parola di Dio parla
a ciascuno, disse: Domenica non farò l’omelia come l’ho preparata tutta
la settimana, ma farò l’omelia come lo Spirito Santo mi ha parlato questa
sera. Non importa che parlerò delle mie mancanze, sarà Dio a 10
perdonarmi, ma dopo di lui saranno i miei fedeli a perdonarmi. Ecco
perché vi ho detto che questo carisma di inestimabile fecondità può
essere riferito alla Chiesa di Taranto e a tutte le Chiese del mondo.
Qualche esperienza l’abbiamo fatta fuori dalla diocesi di Taranto; è
l’Istituto che porta questo dono di inestimabile fecondità. Questo è il
vostro carisma: essere Missionarie della Parola di Dio, annunziare le
verità di fede con la Parola di Dio, risolvere i problemi dell’umanità con
la Parola di Dio, quella Parola che dà la fede, la conversione, la salvezza.
Ma di quale fecondità parla il Vescovo? Del presente e del
domani. Così è oggi, così sarà domani e così sarà sempre:
“inestimabile”; cioè non può essere comprata, non ha prezzo. È una
fecondità straordinaria, che non ha limiti, non ha principio e non ha fine,
è una fecondità procurata personalmente dalla SS. Trinità. È presente Dio
che ha mandato il Figlio, è presente il Figlio che ha annunziato questa
Parola ed è presente lo Spirito Santo che la feconda. Perché inestimabile?
Perché fecondata dalla terza persona della SS. Trinità che è infinita, non
si può calcolare.

III. È UNA VOCAZIONE SPECIALE, BELLA, PREZIOSA
Voi avete una vocazione speciale, bella, preziosa. Io ho messo come
soggetto l’Istituto. L’Istituto ha una vocazione speciale, bella, preziosa.
Vi leggo le parole dell’Arcivescovo:
“perché possiate vivere al meglio la grazia di questo anniversario vi
invito a riscoprire la bellezza della vostra speciale vocazione che è
quanto mai preziosa per la vita e la missione della Chiesa all’inizio
del terzo millennio”. Significa che è preziosissima, per la vita e la
missione della Chiesa all’inizio del terzo millennio. Qui non si tratta più
della Chiesa di Taranto, ma della Chiesa universale. Io mi sono fermato
sugli aggettivi: speciale, bella, preziosa.
a. Vocazione speciale
È una vocazione diversa da tutte le altre vocazioni, non è uguale alle
altre, per cui non ficcate il naso nelle cose degli altri. È voluta e data dal
Cristo, per questo è speciale; è avuta, accettata e vissuta da ciascuna di
voi. Debbo spiegare che all’inizio di ogni vocazione c’è il Cristo? Pregate
il Padrone della messe perché vi mandi le vocazioni? È una missione,
diversa da tutte quante le altre, la dovete conservare gelosamente, 11
difendere gelosamente, vivere gelosamente, perché voluta dal Cristo.
L’ha voluta Lui questa vocazione. Si è scomodato perché impetrata dalla
Vergine e da San Francesco, da tutti i Santi, da tutte le anime buone. L’ha
voluta il Cristo e voi quando l’avete avuta, l’avete accettata. L’avete
vissuta già, e ditemi se non è speciale.
b. Vocazione bella
Mi dovete permettere un volo pindarico. È bella perché è una perla
preziosa incastonata nella collana che porta la Chiesa, la fidanzata
dell’Agnello, e la rende più bella di prima. Le dà una bellezza che prima
non aveva. La vocazione a questo Istituto è bella e rende bella la Chiesa
e l’Istituto. Mancava nella collana di questa donna chiamata Chiesa,
questa perla preziosa che deve brillare, non vi dico più delle altre, almeno
come le altre. Io dico: più delle altre. Che volete, l’amo! Così ho visto
scendere dal cielo sulla terra la Vergine Santa. Aveva una collana di perle
preziose, ma ne ho vista una che splendeva più delle altre; e ho
domandato chi è, chi è? L’Istituto delle Missionarie della Parola di Dio.
Questa bellezza la Chiesa non l’aveva, adesso ce l’ha, e rende bella non
solo la Chiesa di Taranto, ma tutte le Chiese, la Chiesa universale.
L’Istituto brilla sul petto della Vergine.
c. Vocazione preziosa
È una vocazione preziosa per la vita della Chiesa all’inizio del terzo
millennio. La Chiesa di oggi ne aveva bisogno, perché doveva ribadire il
concetto di conversione: “peccato no, grazia sì”, che avviene con la
Parola di Dio; il concetto di salvezza: ascolto e pratica della Parola di
Dio; il concetto di fede che si attua con la predicazione della Parola di
Dio. Ne aveva bisogno perché si deve ribadire il concetto di distruzione
per sempre del peccato dalla vita del cristiano, e vita di grazia vissuta per
sempre nella vita del cristiano. E questo avviene con la Parola di Dio.
È preziosa questa vocazione anche per la missione della Chiesa; della
Chiesa di oggi all’inizio del terzo millennio, e di domani. In altri termini
la vostra missione è altamente apostolica, è alla base della nuova
evangelizzazione. La predicazione con la Parola di Dio cambierà le
anime e la società, ritornerà a regnare il Cristo, Parola di vita eterna.

CONCLUSIONE
1. Sono parole dell’Arcivescovo: “Questa celebrazione del 50°
anniversario:
– mi offre la gradita opportunità di pensare a voi. Il Vescovo
pensa a noi!
– di apprezzare il dono della vostra presenza nella Chiesa di
Taranto. Ci apprezza!
– di ringraziare il Signore che ha suscitato nella Chiesa di
Taranto un carisma di inestimabile fecondità per il presente
e per il futuro;
– mi offre la gradita opportunità di pregare per voi. Grazie
Eccellenza!
– mi offre la gradita opportunità di condividere la gioia
dell’accoglienza di un dono che ha segnato la vostra vita
personale e quella della diocesi.
2. Il Padre:
Siate attaccate morbosamente al vostro carisma. Siate attaccate
morbosamente come l’ostrica allo scoglio.
Il vostro carisma può essere tradito in due modi:
a. Accettando un altro carisma
Anche gli altri sono carismi, quindi un bene nella Chiesa. Padre, ma cosa
c’è di male che io vada a visitare gli ammalati? Che c’è di male che io
mi interessi dei laureati cattolici? Niente di male, ma non è il tuo carisma,
non è l’esercizio della tua vocazione speciale. Gesù a te ha detto: farai il
falegname, ma non c’è niente di male fare il sarto. È un bene fare il sarto,
ma tu devi fare il falegname. Si tradisce la propria vocazione facendo
un’altra cosa. Il Cristo vi ha chiamato ad essere Missionarie della Parola
di Dio per coloro che non conoscono niente. Le vocazioni le avrete se
sarete fedeli a questa vocazione, perché Gesù vuole l’affermazione di
questa verità, lo splendore di questa perla preziosa. Delle altre perle
preziose si interessano gli altri. Io devo fare il Minimo, devo fare il
penitente; se faccio il dotto non sono il penitente. Ci sono gli altri che
fanno i dotti.

b. Si tradisce il proprio carisma quando non lo si studia, non
lo si approfondisce, non lo si vive
Adesso c’è l’approfondimento del vostro carisma e io gioisco quando vi
ascolto e vedo che ci sono spunti di approfondimento del carisma, perché
non può essere rinchiuso in un solco, ma in molti solchi. Non ci possiamo
accontentare, avendo approfondito di cinquanta centimetri questo
carisma; dobbiamo scendere a cento centimetri, a duecento centimetri, a
trecento. Dobbiamo allargare e approfondire, o se volete allungare e
alzare. Con gli Associati io vi indico nuove strade di respiro lungo, non
deve finire l’anno prossimo senza aver gettato le basi del futuro, di un
futuro lungo, lungo quanto sono lunghi i secoli. Vi devo indicare non la
mediocrità, i cento metri; vi devo indicare le altezze infinite del cielo, la
profondità dei seimila metri dell’oceano e l’altezza degli ottomila metri
dell’Everest. Non fermatevi, dobbiamo andare avanti, dobbiamo salire.
Devo morire e dovete morire anche voi, ma lasceremo questa terra
dicendo: Signore, ancora più in alto. L’ultimo respiro deve essere il
respiro dell’eternità: Ancora più in alto! Non illudetevi, vi chiamo
all’eroismo. L’Istituto ha bisogno di eroine, datemi almeno tre eroine che
si mettano a capo dei tre gruppi. Se sono sei meglio, se siete nove meglio,
ma voi dovete essere portabandiera, gli altri dietro a voi. Né mi dovete
chiedere: che devo fare? Il portabandiera non domanda a nessuno che
deve fare, deve prendere l’iniziativa. Adesso lo vedrete, l’ha detto pure
il Vescovo, ma ce l’ha detto in modo particolarissimo il nostro Padre
Generale, Padre Marinelli: Voi siete laiche, smettetela di aspettare che
gli altri vengano da voi, dovete essere voi adesso ad andare dagli altri.
Gesù non ha aspettato che i due discepoli di Emmaus andassero da Lui;
è stato Gesù che è andato da loro; li ha confortati con la Parola di Dio,
incominciando dal primo libro della Sacra Scrittura fino all’ultimo libro,
e il loro cuore si è cambiato; poi ha dato l’Eucarestia. Così ha fatto la
Madonna. Ha avuto l’annunzio della maternità divina, ha detto il suo sì,
lo Spirito Santo l’ha coperta della sua grazia e il Verbo si è fatto carne.
Cosa ha fatto? Si è messa nella sua casa in preghiera? Ha fatto anche
questo, ma subito, leggetela la Sacra Scrittura, si è messa in cammino ed
è andata dalla sua cugina Elisabetta per annunziare che Dio si è fatto
carne. La salvezza è a portata di mano di tutta l’umanità. L’amore di Dio
ha riempito il cuore degli uomini.