Mio Signore … Gv 1, 35-42

 

 

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 20.01.1991

 

 GLI UOMINI E GESU’ …

 COSA SI DICONO

(Gv 1, 35-42)

 

 

  • Che cosa dicono gli uomini di Gesù

Ecco l’agnello di Dio!” (Gv 1, 36)

Di Gesù si era parlato nell’Antico Testamento come dell’Agnello di Dio, come di colui che doveva venire sulla terra e doveva morire come un agnello portato al macello, che va senza belare  (cfr. Is 53, 7). Infatti il Cristo sarebbe morto in croce e avrebbe tolto il peccato del mondo.

Adesso Giovanni, indicandolo, dice: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1, 29).

 

Come Agnello di Dio il Cristo mi ha salvato. Ebbene ogni giorno mi farò salvare!

 

 

 

 

“Rabbì, dove abiti?” (Gv 1, 38)

I discepoli riconoscono il Cristo come Maestro, però invece di dire: Maestro, insegnaci a vivere secondo Dio!, sono presi dalla curiosità e gli chiedono:- Dove abiti?

Questi discepoli, da una parte lo riconoscono come Maestro, dall’altra non sono consequenziali. Sono superficiali, infatti, presi dalla curiosità, vogliono sapere solo dove abita.

 

Noi lo riconosciamo come Maestro, e nel medesimo tempo ci facciamo ammaestrare. Non gli diciamo: Signore, Maestro dove abiti?, ma gli chiediamo:- Maestro, insegnaci a vivere secondo Dio! Gli chiediamo che cosa dobbiamo fare per conseguire la vita eterna.

 

 

 

“Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1, 41)

Il Cristo è il Messia, cioè l’unto di Dio, il Cristo, colui che è Re. Gli unti erano i Re, i Profeti, i Sacerdoti. Dicendo che Gesù è il Cristo, l’unto di Dio, lo si riconosce Re, Sacerdote e Profeta, cioè colui che è pieno di Spirito Santo.

Lo Spirito del Signore è sopra di me” (Lc 4, 18). Lo Spirito Santo è colui che ci santifica. Poiché il Cristo è il Messia, ci faremo da lui santificare. Gli uomini sinceri riconoscono Gesù come Agnello di Dio, Maestro e Messia.

Nella nostra vita dobbiamo essere impegnati a conoscere chi è Gesù, ma non possiamo trascurare nessuna di queste tre definizioni. Dovete farvi un’idea giusta del Cristo, e dovete comunicarla agli altri; ma per farvi un’idea giusta del Cristo dovete farvi un’idea grande del Cristo, perché tutto quello che si può pensare del Cristo non sarà mai la conoscenza di chi lui veramente è.

Dopo aver saputo chi è il Cristo, lo dobbiamo annunziare ai fratelli. Così ha fatto Giovanni, indicandolo ai suoi discepoli:- Ecco l’agnello di Dio! Così hanno fatto i due apostoli, Andrea e Giovanni, che incontrato Pietro, dicono: Abbiamo trovato il Messia!

 

Bisogna sapere chi è il Cristo e annunziarlo agli altri; non bisogna conservare il segreto su queste cose, perché anche gli altri devono poter riconoscere il Cristo Agnello di Dio, come il Maestro e come l’Unto di Dio.

 

Dobbiamo farci un’idea giusta del Cristo! Non basterà una vita per farsi un’idea grande del Cristo!

 

 

  • Che cosa dice Gesù agli uomini

 

 

Gesù dice tre parole:

 

“Che cercate?” (Gv 1, 38)

Non dice: Chi cercate?, perché Gesù stava sotto i loro occhi, ma chiede: Che cosa cercate?

Gesù, attraverso questa domanda, vuole suscitare in loro una risposta. Gesù vuole mettere i discepoli nella condizione di fare una riflessione, e chiede loro: Che cosa volete da me?

“Chi cerca trova” (Mt 7, 8), dice Gesù. “Cercate e troverete” (Mt 7, 7).

Se cercheremo Gesù, troveremo Gesù; se cercheremo le cose di Gesù, troveremo le cose di Gesù.

Beati coloro che troveranno Gesù, perché con lui troveranno le sue cose; ma chi cerca le sue cose, non troverà né le cose di Gesù, né Gesù stesso.

State attente: Non siate curiose delle cose di Dio, siate donne di fede, cercate lui e con lui avrete tutto.

 

“Venite e vedrete” (Gv 1, 39)

Con la parola “venite” Gesù ci indica come dobbiamo vivere il presente.

Il presente si vive nella sequela del Cristo: dobbiamo fare come lui ha fatto, dobbiamo dire ciò che lui ha detto. Egli ci dice:- Fate la mia esperienza!

“Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9, 23).

Il Cristo ci chiede di fare una esperienza di fede, perché subito dopo aggiunge: “Vedrete”.

Gesù non ha detto: “vedete”, ma “vedrete”. Questo significa che nella sequela del Cristo non vedremo immediatamente i frutti e gli effetti della sequela, ma li vedremo in seguito.

Gesù ci chiede l’attesa tra il presente e il futuro; ma non si può vivere questo periodo di tempo con coerenza, se non nella fede.

Il Cristo ci dice: Prima devi fare quello che io ti dico, poi avrai quello che io ti ho promesso. Mai si ha, prima di fare come lui dice, ciò che egli promette a coloro che lo seguono. Prima dovete rinnegare voi stesse, prendere la croce e seguirlo, fare tutto ciò che lui ha fatto e dire tutto ciò che lui ha detto, poi avrete la vita eterna.

Non avrete adesso la vita eterna! Prima dovete rinunziare a papà e mamma, sorelle, fratelli, case, ricchezze, poi avrete il centuplo quaggiù e l’eternità (cfr. Mt 19, 29).

Non succede mai il contrario, perché se fosse il contrario non vivremmo di fede, ma di realtà presenti.

Se il Cristo dicesse: Io prima ti do la vita eterna, poi lascerai tuo padre e tua madre, non vivremmo più una vita di fede.

La richiesta del Cristo: “Venite e vedrete” è di ogni giorno, è di ogni settimana, è di ogni mese, è di ogni anno, è di tutta la vita!

Sarà sempre così finché non morremo, perché il “vedrete” si realizzerà nell’altra vita.

 

“Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)” Gv 1,42

Il Cristo prende ciascuno di noi così com’è.

Nella sequela del Cristo non c’è il cambiamento nel momento che accettiamo di seguirlo; infatti peccatori eravamo e peccatori rimaniamo.

Matteo esattore d’imposte era ed esattore d’imposte rimane; Pietro pescatore era e pescatore rimane.

Il Cristo ci accetta così come siamo: nel sesso, nell’intelligenza, nella volontà, nell’età, nelle inclinazioni buone e nelle inclinazioni cattive.

Dice Gesù: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni, cioè il figlio di quel padre e di quella madre, nato in quell’anno, in quel paese, con quella educazione, ecc.

Il Cristo ci prende così come siamo, quindi non vi dovete mai spaventare di quello che siete, né dovete mai dire: “Io non sono degna”, perché il Cristo ci prende così come siamo.

Il bello del Cristo è che dice:- Ti chiamerai Cefa, che vuol dire Pietro, cioè egli farà di noi ciò che non siamo.

Beati coloro che si mettono nelle mani di Dio e fanno fare di sé ciò che non sono!

Simone diventerà Pietro, da pescatore di pesci diventerà pescatore di uomini; da capo di una famiglia con moglie e figli, diventerà capo della Chiesa; era figlio di Giovanni e diventerà figlio di Dio.

In altri termini il Cristo ci accetta così come siamo, ma ci trasforma, ci fa diventare ciò che non siamo.

Questa è la grandezza e la vocazione alla quale il Cristo ci ha chiamato!

Beato chi si mette nelle mani di Dio e dice: Signore, fa’ di me quello che tu vuoi; così come disse la Vergine Santa.

 

conclusione

 

  • Bisogna conoscere il Cristo per seguirlo e annunziarlo

  • Bisogna essere docili ad ogni azione del Cristo

 

 

Non mettete mai limiti all’azione di Dio, anche se è un’azione di dolore!