Il segreto della santità: Amare! – 1Gv 2, 3-6 – Lc 2, 22-35

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da  un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M. del  29.12.1990

 

IL SEGRETO DELLA SANTITÀ

È L’OSSERVANZA DEI COMANDAMENTI

(1 Gv 2, 3-6)

 

Dice S. Giovanni : “Da questo sappiamo di aver conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice “lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti è un bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato” (1 Gv 2, 3-6).
Vi dico tre verità alla luce di quello che dice S. Giovanni.

 

I. CHI OSSERVA I COMANDAMENTI CONOSCE IL CRISTO

Da questo sappiamo di aver conosciuto Gesù, dice S. Giovanni, se osserviamo i suoi comandamenti. Tanto è vero che se uno dice: lo conosco e non osserva i comandamenti è bugiardo e quindi la verità non è in lui. Per gli Ebrei conoscere significa sapere e fare, non è conoscenza solo a livello intellettuale, come è per noi, ma è conoscenza intellettuale e sperimentale insieme.
La sperimentazione avviene dopo aver avuto la conoscenza intellettuale. In altri termini conoscere il Cristo significa sapere chi è, che cosa ha fatto e aver fatto l’esperienza del Cristo. È quello che Gesù disse ai primi discepoli che volevano sapere dove abitava: “Venite e vedete!”. Farete una conoscenza sperimentale perché vi dirò tante cose, ma farete anche una conoscenza sperimentale. Queste due cose bisogna mettere insieme.
Quando Adamo ebbe da Dio la compagna Eva, dice la S. Scrittura che prima cantò all’amore, poi la conobbe e da lei ebbe vari figli. La conobbe, cioè prima vide a livello intellettuale che era una compagna degna di lui, poi ne fece l’esperienza e ne ebbe dei figli. Fece l’esperienza dell’amore.
Chi dice di aver conosciuto il Cristo, deve aver fatto anche l’esperienza del Cristo. Se uno dice: Io voglio conoscere il Cristo, voglio fare l’esperienza del Cristo!, S. Giovanni risponde: Se vuoi fare l’esperienza del Cristo devi osservare i comandamenti. Sapendo questo, io mi sono dato anima e corpo ad osservare i dieci comandamenti, perché dalla loro osservanza dipende la conoscenza sperimentale del Cristo, vivere la stessa vita del Cristo. A me non interessa conoscere soltanto, voglio fare l’esperienza.
Quando Paolo volle fare un augurio agli Efesini, disse: Io vi auguro di conoscere l’amore che Cristo ha verso di voi. Di quale conoscenza parlava? Della conoscenza sperimentale. Che voi possiate sperimentare quanto Cristo vi ama. Quindi che possiate conoscere l’altezza, la profondità, la lunghezza e la larghezza, cioè l’immensità dell’amore del Cristo verso di voi.
Sapere che se io osservo i comandamenti conosco Cristo, è una cosa stupenda! Io mi metto ad osservare i comandamenti e in questo modo, prima di tutto lo conosco, poi cresco nella conoscenza del Cristo, nella conoscenza sperimentale del Cristo. Però sappiate che alla conoscenza sperimentale è legata anche la conoscenza intellettuale dei misteri del Cristo. “Ti ringrazio, Padre, disse Gesù, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, ma le hai rivelate ai piccoli del regno dei cieli”; che sarebbero coloro che osservano i comandamenti, ma non si danno le arie di essere dei santi. Così capirete la vita di S. Francesco di Paola! Non era uno studioso, ma gli studiosi andavano da lui per chiedere spiegazioni dei misteri di Dio. I Santi fanno l’esperienza di Dio e parlano di Dio e dei suoi misteri con un’attualità che nessuno sa uguagliare. Poiché anch’io ho la sete di conoscere e sapere le cose di Dio, allora osservo i dieci comandamenti, così conoscerò, farò l’esperienza di Dio e conoscerò i misteri di Dio, perché Gesù ha detto: soltanto il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. E lo ha rivelato proprio ai piccoli, cioè a me che faccio l’esperienza di Dio.
Questa è la forza dell’osservanza dei comandamenti! Se non osserviamo i comandamenti sciupiamo delle ricchezze immense, che ci verranno rivelate sempre dopo che noi abbiamo fatto la nostra parte. Dio ci invita, ma mai dà, se non prima abbiamo dato noi. Nel Vangelo di oggi, Giuseppe e Maria presero Gesù e l’offrirono. Cosa dobbiamo offrire noi? Dobbiamo offrire il tempo, il cuore, l’intelligenza, la volontà, tutto noi stessi, e non solo la mattina, ma ogni volta. Dio riceve questa offerta e la trasforma. La Madonna gli ha offerto Gesù, e Dio gliel’ha consegnato da Figlio di Dio, da Salvatore del mondo, luce delle nazioni.

 

II. CHI OSSERVA I COMANDAMENTI VIVE DI AMORE E DI FEDE

Chi ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica, cioè osserva i comandamenti, ha la fede, perché ascoltare e mettere in pratica significa avere fede. La fede porta alla conoscenza sperimentale del Cristo; però chi osserva i comandamenti in lui l’amore è anche perfetto. Quindi l’osservanza dei comandamenti ci dà la fede, ma ci dà anche l’amore, un amore perfetto, perché non è un amore interessato, ma disinteressato.
La Minima vive di amore e di fede, ma per vivere di fede e di amore deve ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica. In questo modo avrà prima la fede, la conoscenza sperimentale del Cristo, poi l’amore. Che poi questa Parola si chiami Legge, si chiami Comandamenti, si chiami Parola di Dio, Parola del Cristo, Sacra Scrittura, Bibbia non ha importanza. È questa Parola che dà la fede e che dà l’amore.
Io ho sempre desiderato di avere la fede di S. Francesco di Paola; ora ho saputo il segreto: osservare i dieci comandamenti! Ho sempre desiderato di avere l’amore di S. Francesco di Paola, mio padre; ora ho saputo il segreto: osservare i dieci comandamenti! Sembra una cosa da niente, invece è una cosa tanto difficile, da dire quasi impossibile! Tutti gli uomini infatti cercano di conoscere e fare tutto, escludendo sempre i dieci comandamenti, escludendo sempre la legge di Dio, escludendo sempre il Vangelo. Sono parole che io ascolto anche nell’ambiente ecclesiastico: mettiamo da parte il Vangelo! Figli miei, se mettiamo da parte il Vangelo, io me ne vado, non parlo più, non discuto! Se mettiamo da parte il Vangelo ragioniamo da uomini e non avremo la fede, né vivremo di amore.
Se date la sterzata alla vostra vita imboccando la strada dell’osservanza dei dieci comandamenti, la santità è a portata di mano. Non pensate di leggere libri, di scrivere libri, di stare a pregare per ventiquattro ore! Osservate i comandamenti e la santità è a portata di mano. La felicità terrena, quella che io chiamo paradiso terrestre la gode chi mette al primo posto Dio. Osserviamo i comandamenti e Dio ci darà il massimo della felicità.
Voi credete che io, non essendo sposato, sono un mezzo uomo, come dicono coloro che non credono in Dio? No, io sono un uomo e mezzo! Ho rinunziato alle gioie che Dio ha legato al matrimonio e ha legato alla figliolanza, alla maternità, alla paternità? No, io ho avuto molto di più. Le parole di Gesù si sono avverate: Se tu rinunzierai a tuo padre, a tua madre, a tua moglie, ai figli, io ti darò il centuplo su questa terra. E l’ho avuto. Mi amano più di papà e mamma. È roba da paradiso terrestre! Sì, c’è anche la sofferenza, ma passa in seconda posizione.
Chi osserva la mia Parola, dice Gesù, in lui l’amore di Dio è perfetto. Voi, che volete l’amore perfetto, dovete osservare a Parola di Dio.

 

III. CHI OSSERVA I COMANDAMENTI DIMORA IN DIO

“Da questo conosciamo di essere in lui”, cioè di dimorare in lui. L’osservanza dei comandamenti dà la fede; l’osservanza dei comandamenti dà l’amore; l’osservanza dei comandamenti dà la possibilità di dimorare in Cristo. Abitiamo in Cristo, mettiamo le tende in Cristo!
S. Giovanni poi aggiunge: “Chi dice di dimorare in Cristo deve comportarsi come lui si è comportato”. Dal Cristo Parola si passa al Cristo modello. In altri termini, il Cristo lo dobbiamo prendere tutto intero, sia per ciò che dice, sia per ciò che fa. È nostro modello sia quando parla, sia quando agisce. Il Cristo è il modello di tutti gli uomini. Ognuno ha da prendere qualche cosa dal Cristo, mentre non sempre abbiamo da prendere qualcosa dai Santi. Questa è la ragione per cui la Chiesa si preoccupa, quando deve dichiarare un Santo, che abbia qualcosa da dire agli uomini del tempo.
L’attuale parroco di S. Francesco di Paola in Massafra, quando gli fu fatta la proposta di intitolare la sua parrocchia a S. Francesco di Paola, rispose: Ma che cosa tiene da dire questo uomo di novantuno anni alla gioventù di oggi, che io voglio salvare? Andò dal Vescovo: Sì, sarebbe stato meglio Santa Maria Goretti, S. Luigi Gonzaga o Sant’Antonio, ma S. Francesco di Paola? È un vecchio di novantun’anni e poi un eremita! Possiamo noi diventare eremiti? Invece il proprietario della terra si chiamava Francesco di Paola e diceva: Se dedicate la chiesa a S. Francesco di Paola, io ve lo regalo il terreno, se non la dedicate a S. Francesco di Paola me lo dovete pagare. Non lo volevano pagare, ma alla fine vinse S. Francesco di Paola. Poi conobbe me, perché noi frequentavano a Massafra il Santuario della Madonna della Bona Nova, che fa parte della Parrocchia di S. Francesco di Paola, e quando seppe che ero figlio di S. Francesco di Paola, mi invitò a parlare di S, Francesco nella sua Parrocchia per farlo conoscere.
Poiché mi aveva detto che S. Francesco non aveva niente da dire, io gli dissi: S. Francesco di Paola tiene da dire: Convertitevi e credete al Vangelo, perché la salvezza eterna dipende dalla conversione.
S. Francesco ci ha insegnato un modo facilissimo per convertirci, un modo alla portata di tutti gli uomini, piccoli e grandi, dotti e ignoranti: la preghiera. Se vuoi fare penitenza devi pregare. Più a lungo preghi, più fai penitenza, più hai la possibilità di convertirti. La conversione è sempre frutto di una grazia di Dio, che si impetra con la preghiera, e della nostra collaborazione alla grazia, che si ottiene con la preghiera.
Quando seppero che S. Francesco aveva insegnato la conversione, e che dalla conversione dipende la salvezza eterna, allora capirono che S. Francesco è un santo attuale.
La Madonna in quella parrocchia si manifesta coma la Madonna della conversione. Uno predica la conversione, e l’altra la realizza per mezzo della grazia. È la parrocchia della conversione, dove regnano sovrani i nostri due protettori: la Madonna della Bona Nova e S. Francesco di Paola.
Chi vuole dimorare in Cristo deve comportarsi come lui si è comportato. È chiaro che non ci riusciamo; Dio però, per grazia sua, ci ha dato una vita! Ciò che non abbiamo ottenuto a vent’anni, lo possiamo ottenere a venticinque; ciò che non abbiamo ottenuto a venticinque, lo possiamo ottenere a trenta; ciò che non abbiamo ottenuto a trenta, lo possiamo ottenere a quaranta, a cinquanta. Non abbiate paura, la via della santità è una via lunga, è una via infinita, perché Gesù ha detto: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. Datevi da fare a camminare. La strada è infinita, però una cosa vi posso dire: possiamo camminare a piedi, e faremo poca strada; in bicicletta, più strada; in motocicletta, più strada; in treno, più strada; in automobile, più strada; in aereo, più strada! Da voi dipende. Se prendete l’osservanza dei comandamenti farete tanta strada quanta non lo pensate nemmeno, perché la strada la misura Dio. Voi non avrete mai la percezione della strada percorsa, perché più si va avanti nella via dell’amore, più l’uomo capisce la profondità della sua miseria. Più andrete avanti, più direte: sono peccatore!

 

CONCLUSIONE

Ecco le tre verità che ci rivela S. Giovanni: Chi osserva i comandamenti fa l’esperienza del Cristo. Chi osserva i comandamenti vive nella fede e nell’amore. Chi osserva i comandamenti vive nel Cristo.
Io vi auguro solo questo, che osserviate i comandamenti. Quando infatti lessi: Chi osserva i comandamenti mi ama, trovai il segreto della mia vita spirituale. Da quel momento non ho voluto più sapere dell’amore, dell’affetto, dell’ubbidienza, a me interessa osservare di comandamenti. E nell’esame di coscienza guardo solo l’osservanza dei dieci comandamenti, perché tutto di là dipende. Dall’osservanza dei dieci comandamenti dipende non solo la fede, la speranza e l’amore, ma anche l’ubbidienza, la povertà, la preghiera e tutte le virtù.
Vi auguro di impegnarvi dalla mattina alla sera nell’osservanza dei dieci comandamenti. Dite: Signore, ti chiedo una sola grazia, non ti chiedo molto, ti chiedo di osservare i dieci comandamenti. L’osservanza può variare nel modo: c’è un modo buono, un modo migliore e un modo ottimo. Il modo differirà lungo il corso della vita, ma l’osservanza ci deve essere sempre. Diceva giustamente Santa Teresa: io voglio che le mie figlie osservino i comandamenti così come li osservano tutti i cristiani; ma che il modo sia diverso. L’osservanza è uguale, ma il modo è diverso. Che l’osservanza però ci sia sempre!