Essere catechisti secondo il cuore di Gesù – Mt 22, 15-22

da un’0melia di P. Francesco Chimienti, O.M.

Martina Franca, 21.10.1990

 

 

COME DEVE COMPORTARSI

LA CATECHISTA

QUANDO FA LA CATECHESI

(Mt 22, 15-22)

 

Le parole che mi hanno colpito stamattina, quando ho fatto la meditazione, sono: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e che insegni la via di Dio secondo verità e che non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno” (Mt 22, 16).

1.   Essere veritiera

 

Di voi devono poter dire: Era una catechista veritiera, diceva sempre la verità.

L’uomo non sempre può dire la verità. La nostra intelligenza è limitata, quindi tante volte possiamo non dire la verità, non perché volutamente vogliamo ingannare il prossimo, ma perché non abbiamo capito quel determinato problema nella sua essenza.

Il modo di parlare dell’uomo è sempre discutibile. Chi ha studiato un po’ di filosofia sa che ci sono stati pensatori di grandissima fama, prima di Cristo, che hanno detto tante cose, ma che si sono tra di loro contraddetti; infatti l’uno demoliva quello che l’altro prima di lui aveva affermato. La stessa cosa è avvenuta per i pensatori che sono venuti dopo Cristo.

 

Di Cristo invece si poteva dire che era veritiero, perché ha sempre detto la verità, in quanto nella sua mente non c’è stata mai l’ignoranza, né la falsità. In Lui non c’è stata ignoranza, perché il suo intelletto era infinito, in quanto Dio; per cui aveva una perfetta conoscenza di tutte le cose.

Il Cristo non poteva essere menzognero, né poteva ingannarci, perché è amore infinito. Poiché conosceva la verità, ce l’ha detta.

Noi possiamo essere veritieri per partecipazione, non per le nostre capacità intellettive. Questa partecipazione avviene quando ripetiamo il pensiero di Dio con la Parola di Dio.

Tutte le volte che ripetete agli uomini il pensiero di Dio, con la Parola di Dio, partecipate sia della scienza che dell’intelligenza infinita di Dio, sia della sua santità che del suo amore.

Se volete essere veritiere, dovete appoggiarvi a Dio, al Cristo, sapienza infinita, scienza infinita, santità infinita, intelletto infinito.

 

Anche a Pilato, Gesù disse: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18,37).

 

2.   Insegnare la via di Dio secondo verità

Il compito della catechista è insegnare le vie di Dio, senza togliere o aggiungere niente.

Poiché la via di Dio può essere percorsa: prima togliendo il male e poi facendo il bene, la catechista nel suo insegnamento dice sempre: lasciate il male, cioè lasciate il peccato e fate il bene!

La norma suprema che dobbiamo dare nella catechesi è quella di lasciare il male, cioè di non fare più il peccato e di convertirsi.

La catechista insegna anche a fare il bene, infatti insegna ad osservare i comandamenti, a pregare, ad ubbidire, ad essere umili, ad operare nella carità, a credere e sperare.

 

Le due norme assolute che dobbiamo insegnare, sono queste: Evitate di fare il male, lasciate il male e fate il bene! (Cfr. Am 5, 15).

Il male è il peccato in tutti i suoi aspetti di ribellione, di disobbedienza a Dio nei suoi comandamenti; il bene è l’osservanza dei comandamenti, delle leggi, dei decreti di Dio e delle norme che Dio ci ha dato per poter camminare speditamente nel cammino della perfezione.

 

3.   Non avere soggezione di nessuno

Essere veritieri e insegnare la via di Dio secondo verità non è difficile; è difficile invece fare queste cose senza avere soggezione di nessuno.

Se ci sono stati e se ci sono dei profeti che hanno tradito la loro missione, l’hanno tradita soltanto per questo motivo: hanno avuto timore di qualcuno, hanno temuto che dicendo quella verità avrebbero scomodato chi poteva fare loro del male, e allora sono venuti a compromesso.

Gesù ha detto: Ciò che avete ascoltato nel segreto e nel silenzio, ditelo sui tetti, cioè fatelo sapere a tutti (cfr. Mt 10, 27). E ancora: Fino a questo momento ci sono stati dei segreti, ma verrà il momento in cui non ci sarà nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto        (cfr. Lc 12, 28).

 

Il Cristo è stato graduale nella rivelazione anche con gli apostoli, i quali, fino all’ultimo momento della vita terrena di Gesù, fino a quando Gesù fu preso dai soldati nel Getsemani, ancora non credevano che il Messia doveva patire, soffrire e morire in croce, per salvare gli uomini.

Lo stesso Pietro, che aveva detto al Maestro:- Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio!, nel Getsemani prese la spada e per difendere il suo Maestro volle far vedere che cosa era capace di fare: tagliò l’orecchio a Malco.

Il catechista non ha soggezione di nessuno.

Il profeta deve sapere che se dirà la verità morirà impiccato, così come morirono i due profeti di cui parla l’Apocalisse, che, dopo essere stati impiccati, furono esposti in mezzo alla piazza al ludibrio delle genti (cfr. Ap 11, 3-13).

Se il catechista dirà la verità, farà la stessa fine del più grande dei profeti, che è il Cristo crocifisso; se dirà la verità farà la stessa fine dei profeti che ci hanno preceduto.

Disse Gesù: Adesso innalzate i monumenti ai profeti, ma ieri non li avete ascoltati e li avete uccisi (cfr. Lc 11, 47-51).

Se volete dire la verità, non dovete pensare a voi stesse, ma dovete pensare al vostro Dio, che ha parlato e che non deve essere tradito, al vostro Dio che vuole parlare e che vuole comunicare per intero il suo pensiero. Non dovete avere soggezione di nessuno, ma dovete ricordare le parole di Gesù che ha detto: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono fare più nulla. Temete piuttosto colui che ha il potere di gettare nella Geenna e il corpo e l’anima. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nessuno di essi è dimenticato dinanzi a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati, ma neppure uno di essi cadrà senza l’intervento di Dio. Non temete, voi valete più di molti passeri (cfr. Lc 12, 4-7).

Sappiate che non è la vita di quaggiù che conta, ma la vita di lassù. Che il Signore vi faccia conoscere, con spirito di sapienza e di rivelazione, prima di tutto la speranza a cui vi ha chiamati e poi la gloria a cui siete destinati (cfr. Ef 1, 17-20).

 

È vero che Gesù è stato preso e inchiodato sulla croce, però Gesù stesso, prima di salire il calvario, nell’orto del Getsemani ha detto a Pietro: Non sai tu, che se io pregassi il Padre, egli mi manderebbe dodici legioni di angeli, per liberarmi da questi cento soldati? Ma ciò deve avvenire, perché questa è l’ora delle tenebre: il Padre ha stabilito che io debbo morire in croce per la salvezza degli uomini, e la mia morte infame sarà la gloria di tutti gli uomini (cfr. Mt 26, 51-54).

La catechista è veritiera, insegna la via di Dio secondo verità, ma soprattutto non ha soggezione di nessuno, non ha timore di nessuno, non ha rispetto di nessuno, perché ha timore e rispetto solo di Dio, ha timore e rispetto solo della parola che annuncia, perché è di Dio.

Noi siamo i ripetitori, non gli inventori della Parola, per cui non siamo i garanti della parola che diciamo, in quanto il garante è Dio, che l’ha pronunciata. E come sta nelle mani di Dio l’ascoltatore, così sta nelle mani di Dio l’annunciatore.

A noi basta sapere di stare nelle mani di Dio, perché in tal modo nessuno ci potrà fare del male.

I nemici di Gesù hanno detto di lui: Tu sei veritiero, insegni la via di Dio con verità e non hai soggezione di nessuno, perché non guardi in faccia nessuno!

San Paolo dice: Non conta essere giudeo o gentile, essere uomo o donna, essere libero o schiavo, essere sapiente o ignorante, essere circonciso o incirconciso, quello che conta è essere di Dio, essere di Cristo (cfr. Gal 3, 28-29).

Gesù non ha guardato in faccia nessuno, ed anche noi non dobbiamo guardare in faccia nessuno.

 

CONCLUSIONE

 

Vi auguro di insegnare la via di Dio con verità; ma sappiate che farete la fine dei profeti.

Vi auguro che non abbiate soggezione di nessuno quando annunziate la Parola di Dio; ma sappiate che farete la fine dei profeti.

Vi auguro che non guardiate in faccia a nessuno, durante la catechesi; ma sappiate che farete la fine di Geremia, il quale fu gettato nel pozzo pieno di fango e stette lì col fango che gli arrivava alla gola, finché il primo ministro, mosso a compassione da Dio, non lo liberò. Geremia diceva: Signore, che male ho fatto, perché sono come un passero solitario sopra un tetto? Tutti gridano vendetta e guerra contro di me, tutti mi vogliono morto, ma io che cosa ho fatto? Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza ed hai prevalso. Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffa di me. La Parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. Mi dicevo: Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome! Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo (cfr. Ger 20, 7-9).

È questo il lamento di tutti i profeti ed anche  il nostro.