1Re 18, 20-39 – Mt 5, 17-19

NON TENTARE DIO: I  COMANDAMENTO

(1 Re 18, 20-39)

 

“Questo popolo sappia che tu sei il Signore”

 Il re Acab non credeva in Dio. La moglie Gezabele, una pagana, adorava dei stranieri; era una donna tremenda, proprio tremenda, tanto che dominava il marito Acab. È chiaro che tutto il popolo seguiva il re e la regina, per cui in Israele non c’era nessuno che adorava il vero Dio.

Dio, per compassione del suo popolo, chiamò il profeta Elia e gli affidò il compito di riportare il popolo alla vera fede. Elia sfidò il re Acab, la moglie Gezabele e i 450 profeti del dio Baal.

         Tutto il popolo era salito sul monte Carmelo per questa sfida. Elia disse: Vediamo se il vostro Dio è quello vero. Costruite un altare, mettete della legna e metteteci sopra un sacrificio, cioè un giovenco, un bue. Allora il sacrificio avveniva così: si bruciava la legna, e la legna bruciava il sacrificio che era offerto a Dio. Elia aggiunse: Non dovete accendere il fuoco, lo deve fare lui, il vostro dio, se è il vero Dio. Se questo non avviene, allora lo farò io. Il Dio che accenderà il fuoco, quello è il vero Dio.

La sfida fu accettata. Elia volle che fossero loro ad iniziare poiché erano tanti, mentre lui era solo.

I falsi profeti alzarono un altare di legno, su cui misero un giovenco, squartato e ucciso, quindi chiamarono il loro Dio perché bruciasse la vittima. Chiamarono e chiamarono, ma il loro dio non li ascoltava. Era un dio falso.

Elia ascoltava e guardava questi che danzavano, cantavano e gridavano come forsennati, senza nessun effetto. Disse allora il profeta: Il vostro dio non vi ha sentito; chissà forse è andato a dormire!  

Passato mezzogiorno, Elia costruì l’altare per il vero Dio, secondo il vecchio tipo, sulle 12 tribù d’Israele, le 12 pietre; poi fece scavare attorno all’altare un solco profondo, fece riempire delle brocche d’acqua, che furono versate sulla legna. Versarono tanta acqua che i canaletti che aveva fatto scavare attorno all’altare si riempirono. Poi fece la preghiera:

         “Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto queste cose per tuo comando. Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio d’Israele e che converti il loro cuore!” (1 Re 18, 36-37).

Immediatamente un fulmine – la risposta del cielo – bruciò la legna, l’olocausto, le pietre e asciugò l’acqua del canaletto. Il popolo dinanzi a questo miracolo si gettò in ginocchio e disse: “Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!” (1 Re 18, 39).

 

  1. Prima osservazione: Dio non si sfida mai

È contro il primo comandamento sfidare Dio. Non bisogna farlo mai. Elia l’ha fatto per comando del Signore. Ci sono infatti dei momenti, nella vita della Chiesa e nella vita di un uomo straordinario, in cui si deve chiedere il miracolo, perché sia confermato da Dio ciò che lui dice.

Questo l’ha fatto anche san Francesco. Tante volte al re Ferdinando aveva detto:- Tu, Re, rubi! Metti troppe tasse che la gente non può pagare! Tu compi delle ingiustizie!

Poiché l’aveva detto mille volte, ma il re non gli aveva creduto, san Francesco afferrò una moneta, la spezzò, ne fece uscire sangue e disse:- Sire, questo è il sangue dei poveri!

Dio non si sfida mai! Questo è un errore che voi commettete: Signore, se tu sei il vero Dio, perché hai fatto morire mia figlia? Perché hai fatto ammalare mio padre? Perché hai fatto venire la grandine?

State attenti, non potete farlo. Dio è un Dio misterioso, ed è un Dio di bontà, nessuno mai lo capirà.

Il miracolo è qualcosa di eccezionale. Soltanto degli uomini straordinari li compiono, perché ispirati da Dio sono da Lui trascinati, e non possono non fare quello che Lui chiede. E loro lo sanno.

San Francesco quando faceva il miracolo, quando diceva: Alzati e cammina!, lo diceva perché una forza divina lo prendeva, lo trascinava e gli faceva uscire dalla bocca quelle parole. Si chiama il carisma dei miracoli.

         Cari fedeli, non dobbiamo chiedere il miracolo a Dio per vedere se è il vero Dio, perché di miracoli Dio ne ha fatti e ne fa un’infinità.

Il miracolo dei miracoli l’ha fatto Gesù Cristo con la sua risurrezione. Noi l’abbiamo visto, noi lo abbiamo toccato con mano, dice san Giovanni, abbiamo mangiato con Lui, l’abbiamo sentito, siamo stati quaranta giorni con Lui. Ora basta! Non giochiamo con il Signore come si gioca con i birilli. Una volta doveva dimostrare di essere Dio e lo ha fatto. Non si sfida Dio.

Molti invece fanno questo ragionamento: Io non vado più in chiesa perché, se Dio fosse veramente Dio, non avrebbe fatto morire mia figlia!

Il miracolo Dio lo fa per salvare le anime, per convertire gli uomini, non per fare giochi di prestigio. I miracoli Dio li fa raramente, quando cioè la conversione, il cambiamento di mentalità, non può avvenire se non attraverso l’intervento straordinario.

Personalmente, io non chiedo mai miracoli a Dio, ma Lui me li fa ogni giorno, e ogni giorno lo ringrazio, perché è un atto della sua bontà infinita. Mantenermi in vita, darmi da mangiare, da vestire, stare in armonia con voi, sono tutti miracoli!

Niente sfide come: Signore, se tu stai nell’Eucaristia, fatti vedere! Oppure: Mentre spezzo l’ostia fa’ uscire il sangue!

No, io ti credo e basta. Vedo un pezzo di pane, ma credo che sei il Cristo! Vedo il vino, lo bevo, ma credo che è il sangue di Cristo. Credo, mi metto in ginocchio e adoro.

Dio interviene con il miracolo non per la nostra salute fisica, non per sistemare le nostre situazioni economiche, ma solo per convertire, perché questa è la sua unica preoccupazione.

  1. Le anime si convertono con la sofferenza e la preghiera

Elia ha sofferto le pene dell’inferno con questo re Acab, con questa donna Gezabele e con questi 450 profeti che lo perseguitavano. Elia è stato anche un uomo di preghiera. Nel deserto, come san Francesco di Paola, pregava e faceva penitenza; soffriva. La sua preghiera e la sua sofferenza hanno mosso Dio a convertire il suo popolo.

  1. Le anime si convertono con il sacrificio

 Per gli ebrei il sacrificio da offrire a Dio era costituito dall’uccisione degli animali.

Il nostro sacrificio è la S. Messa da offrire a Dio per la conversione dei peccatori.

         CONCLUSIONE

Vi consiglio questi tre mezzi: pregate e pregate sempre; soffrite e offrite sempre al Signore le sofferenze di ogni giorno; venite a Messa, perché è il sacrificio del Cristo, quindi ha un valore infinito.

Avviciniamoci alla S. Messa per offrirla al Signore per convertire questa o quell’anima, per convertire il nostro paese. Che alla fine tutti abbiamo a dire: Il Signore è veramente Dio!