Tu mi appartieni… (Os 2, 16-18. 21-22) – Mt 25, 1-13

Os 2, 16-18 – Gesù attira a sè

Mt 25, 1-13 – Le vergini sagge

Mt 25, 1-13 Le dieci vergini

Martina Franca 06.07.1992

L’ATTEGGIAMENTO

DI DIO E DELLA SPOSA

 NELLA CONSACRAZIONE

(Os 2, 16-18. 21-22)

23 Gennaio

Stamattina mi fermo sulla lettura di Osea, che divido in due parti: le azioni di Dio nei riguardi dell’anima consacrata, e le azioni dell’anima consacrata nei riguardi di Dio.

I. le azioni di Dio nei riguardi dell’anima consacrata

 

Nel passo citato, il profeta Osea parla di Israele, che rappresenta l’anima consacrata, la prediletta di Dio.

  1. “L’attirerò a me” (Os 2, 16)

Gesù dice: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 44).

Colui che è attratto dal Padre è consegnato al Cristo per essere da lui salvato.

L’anima consacrata, quando è attirata da Dio prova disgusto per le cose nelle quali prima si realizzava.

Gesù ha sottolineato questa situazione con le parole: “Va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19, 21).

L’anima consacrata non solo deve vendere ciò che possiede, ma deve dare il ricavato ai poveri per poter seguire Gesù.

La prima azione di Dio consiste nell’attirare l’anima a sé con un duplice effetto: il disgusto di tutto ciò che nella vita passata non era secondo Dio e il gusto per le cose del cielo, che bisogna amare, dopo aver  lasciato gli  affetti di  un  tempo, perché il  cuore dell’uomo non può stare senza amare.

Questa azione di Dio, che chiamiamo vocazione, è un atto non solo di predilezione, ma anche di predestinazione, poiché il consacrato è predestinato alla salvezza e alla santità. Per questo un’anima saggia, quando si accorge che il Signore chiama, non frappone nessun ostacolo, ma lo ringrazia e lo segue. È ciò che fecero Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni e Matteo, a proposito dei quali nel vangelo si legge: “lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5, 11). Essi avevano capito che la chiamata del Signore era un segno di predilezione e di predestinazione, che comportava l’abbandono e la rinuncia.

Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni lasciarono ciò che avevano: le reti! Voi lascerete ciò che possedete.

  1. “La condurrò nel deserto” (Os 2, 16)

Dal Vangelo sappiamo che Gesù spesso diceva agli apostoli: “Venite in disparte, in un luogo solitario” (Mc 6, 31) per pregare e riposare un po’.

Il deserto è il luogo preferito da Dio per parlare all’uomo cuore a cuore. Se nel luogo in cui vivete non create il deserto, non date mai la possibilità a Dio di parlarvi.

Tre sono i deserti principali della vostra vita, che dovete amare in modo particolare. Il primo deserto sono gli Esercizi Spirituali; il secondo deserto è il Ritiro; il terzo deserto sono la meditazione e la Visita a Gesù Sacramentato.

Sappiate apprezzare questi tre luoghi, dove il vostro Sposo vuole parlare a tu per tu con voi.

  1. “Parlerò al suo cuore” (Os 2, 16)

Il Signore dice: parlerò al cuore, non all’intelligenza, perché Egli è amore e vuole essere amato.

In qualsiasi luogo Dio si manifesta, lo fa sempre nell’amore, per cui quando parla all’uomo, gli parla cuore a cuore, non vuole essere capito ma vuole essere amato, poiché tante  cose del  nostro Dio non le capiremo mai, essendo misterioso.

L’uomo infatti, avendo una capacità limitata, a differenza di quella di Dio che è infinita, non può comprendere molte cose con la sola intelligenza, ma col cuore.

La Parola di Dio dà la fede e la salvezza. Dio non vuole la scienza, l’arricchimento delle idee, ma vuole che la verità detta da Lui giorno per giorno sia trasformata in vita come espressione di amore.

Incominciate a godere il vostro Dio nell’amore. Anche quando con la vostra intelligenza non riuscite a vedere Dio e la sua azione di amore, credete che è azione di amore. Ecco perché san Paolo diceva: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28).

Dio parla al cuore del consacrato in tanti modi, ma ci sono dei momenti particolari, che Cristo attende per parlare al cuore. Questi momenti sono la meditazione, la visita a Gesù sacramentato, la preghiera in tutti i suoi aspetti, compresa la preghiera alla Madonna, poiché anche lei è artefice del colloquio d’amore tra il Cristo e la creatura.

  1. “Le renderò le sue vigne” (Os 2, 17)

Dice Gesù: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19, 29). Con questa affermazione, che richiama l’espressione di Osea: “Le renderò le sue vigne”, Gesù sottolinea che quanto si lascia lo si ritrova moltiplicato, e soprattutto purificato.

  1. “Trasformerò la valle di Acor in porta di speranza” (Os 2, 17)

Dopo la consacrazione tutte le vostre buone opere, che prima avevano un merito, acquistano un doppio merito.

Osea, infatti, dice: “Trasformerò la valle di Acor in porta di speranza”, cioè trasformerò il lavoro svolto nella valle, in meriti per la vita eterna.

  1. “Ti farò mia sposa per sempre” (Os 2, 21)

è il culmine dell’amore del Creatore verso la creatura! Eravamo semplici creature, ma adesso nell’amore, il Creatore ci promette di farci sua sposa, e di condividere la sua sorte. Tutto ciò che è suo è nostro, e tutto ciò che è nostro è suo.

  1. “Ti farò mia sposa per sempre. Ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore” (Os 2, 21)

Sottolineo questi due concetti: “nella giustizia” e “nell’amore”, perché l’anima consacrata era e rimane creatura; quindi tutto ciò che doveva dare a Dio deve continuarlo a dare. Con la consacrazione il dovere sarà unito all’amore, come avviene nel matrimonio. Togliere dal matrimonio la parola amore significa distruggere il matrimonio stesso. La sposa è tale se mette a fondamento della sua vita coniugale non solo la giustizia, ma anche l’amore.

Dio chiede innanzitutto all’anima consacrata ciò che gli spetta come Creatore con i primi tre comandamenti, e ciò che deve al prossimo con gli altri comandamenti.

L’anima consacrata, da sposa di Cristo, continua a dargli ciò che gli doveva per giustizia, aggiungendo qualcosa in più.

Se per giustizia intendiamo quella virtù per mezzo della quale si dà all’altro quello che è dell’altro, la consacrazione, costruita sul Battesimo, deve avere come fondamento i Dieci Comandamenti e i Precetti della Chiesa, ma anche il galateo, che spesso non si osserva!

L’amore consiste non solo nel dare a ciascuno ciò che è suo, ma anche ciò che non gli è dovuto.

Il consacrato va al di là della giustizia, imitando Dio stesso, che è amore. Ecco perché san Tommaso diceva: “Chi ama Dio deve diventare come Dio”.

Nel matrimonio infatti, l’amore dell’uomo e quello della donna si fondono tra loro, tanto che i due diventano una cosa sola.

Il profeta Osea dice: “Ti farò mia sposa per sempre”, perché il matrimonio è fondato sulla indissolubilità. Se due sposi stanno insieme soltanto per un mese o un anno e poi si separano, il loro matrimonio non sussiste più. Invece Dio vuole che il consacrato sia la sua sposa per sempre nella giustizia e nell’amore.

  1. “Ti fidanzerò con me nella fedeltà” (Os 2, 22)

Dio assicura l’anima consacrata che egli sarà fedele alla parola data, e le ricorda che anche lei gli dovrà essere fedele. Inoltre Gesù aggiunge che anche quando il consacrato non sarà fedele, Egli continuerà ad esserlo, perché non può rinnegare se stesso (cfr. 2 Tm 2, 13).

 II. le azioni dell’anima consacrata nei riguardi di Dio

  1. “Là canterà come ai tempi della giovinezza, quando uscì dal paese d’Egitto” (Os 2, 17)

L’anima consacrata sarà nella gioia, nella felicità, nella serenità; nessuna cosa la potrà toccare. Chi ha il tutto non teme il poco, né il molto, né il moltissimo.

La parola che Dio, attraverso i secoli, ha dato alla creatura è stata sempre questa: Io sono con te!

Le parole di fiducia che l’Arcangelo ha dato alla Vergine, prima che dicesse il suo sì alla maternità divina sono state: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1, 28).

Il profeta Osea dice: “Là canterà”, perché Dio è col consacrato, quindi egli è sempre nella gioia e nella grazia.

  1. “Tu mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone” (Os 2, 18)

Dio, per bocca del profeta Osea, sottolinea l’appellativo marito con cui l’anima consacrata può rivolgersi a Dio.

Noi veramente usiamo il termine sposo prima del matrimonio, il termine marito quando il matrimonio è rato e consumato.

Dice il Signore: Mi chiamerai mio marito e non padrone, perché marito riporta all’idea del matrimonio, padrone, invece, fa parte dei diritti di natura e non dell’amore, della giustizia vera e propria e non dell’amore.

Noi partiamo dalla giustizia, partiamo dall’essere creature, per arrivare ad essere spose.

  1. “Tu conoscerai il Signore” (Os 2, 22)

La parola conoscenza non si riferisce solo al livello intellettuale, ma anche a quello pratico: “Adamo cognovit Eva”, significa che conobbe Eva intimamente, cioè visse con lei e continuò a vivere con lei, avendo figli e condividendo gioie e dolori.

A proposito di tale completa conoscenza, san Paolo disse le sublimi parole: “Tutto io ormai reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo” (Ef 3, 8).

Non c’è grazia più grande per l’uomo che l’intima conoscenza del Signore.

Dio non si comunica all’uomo perché l’uomo conosca determinate verità, ma perché faccia un’esperienza di vita. Così il consacrato fa l’esperienza dell’amore, della benevolenza e della predilezione di Dio. Al di sopra di questo non c’è altro, perché, come dice S. Agostino, la vita futura sarà solo “fruitio”, sarà solo “cognitio”, sarà solo “possessio”.

Che cosa sarà il paradiso? Sarà il godimento di Dio, il possesso di Dio, la comunicazione vitale della vita di Dio alla creatura.

CONCLUSIONE

A questo punto vi chiedo: Vale la pena di consacrarsi a Dio? Vale la pena di fare delle rinunce che ci costano tanto, ma che viste alla luce della fede sono pietre in confronto alle perle preziose?

Gesù ci avrebbe detto: Fate come quel mercante o quell’agricoltore che, avendo trovato una perla di grande valore, o un tesoro nascosto in un campo, hanno venduto tutto quello che avevano pur di acquistarlo (cfr. Mt 13, 44-46).

Vale la pena? A voi la risposta!

Se siete di terra sceglierete la terra e diventerete creature della terra. Se siete del cielo, sceglierete il cielo e diventerete creature celesti (Gv 3, 31). Le anime consacrate vivono anticipatamente la vita del cielo.

         Beate voi se capirete queste cose! La vita che Dio ci ha dato non sarà sciupata, ma sarà goduta nella pienezza. Non ci sarà una gioia fuori posto; non ci sarà una lacrima che andrà perduta; non ci sarà un lavoro che non ritroveremo moltiplicato in meriti nel cielo. Tutto è un guadagno e niente è una perdita. San Paolo diceva: “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1, 21).

Sappiate dire anche voi queste parole, che rappresentano la conseguenza logica delle verità che vi ho appena spiegato.