Dio chiama, sempre e con premura – Gv 1, 43-51

da un ritiro predicato da P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 16 gennaio 2011

 

Seconda  meditazione

Due modi di fare i discepoli:

la chiamata diretta e la chiamata indiretta.

l’importanza del parlare bene dei consacrati

 

  1. la vocazione è divina

Continuiamo nella lettura del Vangelo di Giovanni (Gv 1, 43-51)

Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea. “trovò Filippo ─ non è né Andrea né Pietro ─ e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosé, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi» (non dare giudizi senza aver visto e udito). Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». 

Prima di tutto devo dirvi che la chiamata è divina. Su questo non si discute.

La chiamata è divina, quindi dipende da Dio. L’autore è Dio, non mettete nessun’altra persona, perché non ha posto nella vocazione. Il posto è unico è di Dio e non vuole che ci siano altri. La  chiamata divina però è indiretta o diretta; questo sì, ve lo concedo.

  1. Chiamata diretta

Il vangelo che vi ho letto dice proprio così: Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea. Incontrò Filippo e gli disse: Seguimi! È finito il discorso.

Chi chiama è Gesù, che è il Figlio di Dio. È Dio che chiama. E in questo caso non c’è nessun intermediario.

“Saulo, Saulo perché mi perseguiti?” (At 9, 4)

Da chi parte la vocazione? Da Dio. Vocazione divina diretta.

L’altro giorno abbiamo letto la vocazione di Matteo: Gesù che passa; erano passati anche gli apostoli, e non erano forse interessati anche loro come apostoli? Ma non è successo niente. Passa Gesù: Seguimi! E Matteo, alzatosi, lo segue. Ad Alfonso Ratisbonne attraverso un gesto la Madonna gli dice: Adora, in ginocchio!

Queste vocazioni dirette ci sono? Sì, sì. Possiamo nominare questi luoghi straordinari scelti da Dio sulla terra: Fatima, Lourdes, Medugorje. Stanno facendo la somma delle vocazioni operate dalla Madonna a Medjugorie, mi sembra che se non hanno superato le  500 unità stanno per superarle. Sono  vocazioni dirette.

  1. Chiamata indiretta

La vocazione indiretta avviene tramite gli uomini. Dal principio che la vocazione divina ha come autore Dio, viene fuori l’applicazione degli strumenti, dei mezzi che noi dobbiamo usare per avere le vocazioni. Gesù ce l’ha detto con altre parole: “Pregate il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9, 38). Non avrebbe detto: pregate il padrone della messe se l’autore della nostra vocazione fosse stato un uomo. Avrebbe detto: mettetevi d’accordo con qualcuno, stampate libri e fateli leggere, stampate i manifesti, girate con l’altoparlante per le vie del paese ogni giorno per cinque minuti. Il principio è che  la vocazione è divina, dunque dobbiamo rivolgerci a Dio. Questo ci ha insegnato Gesù. Però c’è la chiamata indiretta: Dice Andrea a Simone: Abbiamo trovato colui del quale hanno parlato Mosé e i profeti. E chi è? Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth.

Questa vocazione è una chiamata indiretta. Attraverso l’uomo, Andrea, si arriva al divino che è Gesù, il Figlio di Dio che cammina sulla faccia della terra.

Si arriva a Dio tramite l’uomo. Però io aggiungo: la conferma di essere stato chiamato da Dio è data sia dal Cristo sia dalle doti del chiamato, il quale deve avere almeno la rettitudine d’intenzione. È sempre Dio che chiama, ma quando è indiretta dobbiamo avere la conferma che viene da Dio e vedere che intenzioni tiene il chiamato. Se non tiene nessuna intenzione non c’è la chiamata di Dio tramite l’uomo. Se invece tiene retta intenzione, allora noi vagliamo i segni che devono essere divini, per cui ritorniamo sempre al divino. Ve lo ripeto: per avere l’uomo la certezza morale che quella chiamata è divina ci deve essere almeno la rettitudine d’intenzione.

  1. Metodo fruttuoso per fare discepoli

Nella realizzazione di una vocazione, molto vale il sentire parlare  bene dei consacrati.

Natanaele come è arrivato a Dio? Tramite Andrea, il quale ha parlato bene di Gesù.

Questo è un mezzo valido, validissimo, che io vi consegno perché io tengo l’esperienza dell’Istituto e l’esperienza anche dell’Ordine dei Minimi.

Nel commercio si dice: l’anima del commercio è la propaganda. Questa stessa parola l’usano alcuni anche per le vocazioni: fate la propaganda e avrete le vocazioni! Non la dite mai questa parola, è brutta e soprattutto non comprende il concetto fondamentale della vocazione. La chiamata è divina,e se diciamo che vale la propaganda allora non è più una chiamata divina; ma il parlare bene dei consacrati ha un grande valore. Noi avevamo veramente delle vocazioni, perché avevate portato a me l’interessata, l’avevo interrogata, avevo visto le doti  e vi avevo detto: potete seguirla perché la vocazione c’è! Quella, che era venuta per realizzare la sua vocazione tra le Missionarie, è andata da un sacerdote che le ha detto: Con quelle vai?

Ora io vi chiedo: È venuta più da noi? Non è venuta più. Il parlare male distrugge una vocazione. Il parlare bene realizza una vocazione.. Un certo vento favorevole che oggi l’Istituto nota, secondo me dipende proprio da queste anime che parlano bene di voi. Magari vi hanno visto, ascoltato, avvicinato. Prima parlavano male senza avervi conosciute, oggi parlano bene senza avervi conosciute. Molto vale, ed è un criterio anche  per gli Ordini religiosi. Non è vero che il Signore non mandi vocazioni. Io non sono di questo parere: il Signore continua a mandare le vocazioni. Ma quando una Missionaria della parola di Dio parla male di un’altra Missionaria dinanzi ad una ragazza che sta seguendo, ditemi voi come fa quella ad entrare nel nostro Istituto? E lei è la causa della perdita di una vocazione. Ed è una mancanza grave! Non dovete pensare che sia una cosa da niente. Non dite: Si vede che se ne doveva andare! No, no! Metti una piantina in un terreno favorevole, quella cresce; ma metti una piantina in un terreno sfavorevole, quella non cresce!

Quante volte io ho sentito con le mie orecchie espressioni, quali: non vale la pena, lascia stare! Che cosa troverai?

E allora un metodo fruttuoso di fare discepoli è quello di Andrea: parlare bene dei religiosi, dei consacrati, delle suore. Ricordatevi, non soltanto del vostro Istituto, ma di tutti gli Istituti, di tutti i sacerdoti, di tutti i religiosi, perché ognuno ha un carisma da praticare. Quando il Signore chiama, chiama anche tenendo presente il carisma adatto per colui che è chiamato.

Io non ho fatto un dramma con quel giovane che entra tra i sacerdoti secolari. Non dite: l’abbiamo aiutato, formato! No, no! Non gli ho detto nemmeno una parola. Sto continuando ad aiutarlo ad entrare tra i sacerdoti secolari, e tra quattro anni sarà sacerdote, perché quando Dio chiama, chiama anche secondo le inclinazioni dell’interessato. Quindi chiama secondo il particolare della vocazione. Non condivido chi dice che con noi o con quegli altri è la stessa cosa. No, no! Non è la stessa cosa. Ieri ho ascoltato la storia di Madre Teresa: è entrata in una congregazione, e secondo Dio aveva sbagliato e glielo ha fatto vedere: hai sbagliato, non si tratta di questo. S. Antonio era entrato dagli Agostiniani e dopo sei mesi ha detto: Figlio mio, hai sbagliato! Sono casi rari quelli che cambiano, ma si tratta di errori e non che andare ad una parte o all’altra è la stessa cosa. Dopo uno si accorge di aver sbagliato, si fa il segno di croce e si ricomincia da capo. È brutto, ma è così.

Non abbiate paura che entrino negli altri Istituti. C’è preoccupazione anche per voi da parte di Dio, per questo lo voglio sottolineare, il primo mezzo rimane la preghiera.

Vi ho parlato di uno dei mezzi che fa del male, soprattutto quando è dello stesso Ordine, o della stessa Congregazione o dello stesso Istituto: parlare male all’interessato. Si distrugge una vocazione. È ancora peggio  quando siamo noi stessi a parlare male dell’Istituto. Statevi attente! I  vostri problemi, le vostre angustie, le vostre santità, i vostri calvari teneteli per conto vostro. È un problema tra Dio e voi. Gli altri cammineranno per la loro strada.

            conclusione

Da voi che cosa mi aspetto?  La preghiera, più preghiera. Adesso sono vivente, e sono io a dirlo, domani sarete tutte quante voi a dirlo: dobbiamo istituire delle giornate di preghiera, non solo l’adorazione e il rosario per le vocazioni. Se è vero, come è vero, che le vocazioni vengono per la preghiera ─ hanno fatto la prova di fare l’adorazione perpetua e le vocazioni sono venute ed io ho fatto la prova a Taranto e le vocazioni sono venute ─ dobbiamo pregare. Dobbiamo aumentare la preghiera. Non credo che io devo dire a voi: o il Signore ci ha imbrogliato o siamo noi che non preghiamo. Se Gesù ha detto che dobbiamo pregare e le vocazioni vengono, e noi preghiamo e le vocazioni non vengono, allora ci ha imbrogliato, non è fedele alla parola data. Ma questo non è vero, non lo posso dire. Dio è fedele, come ha detto, così è. E allora significa che noi non preghiamo. Voi vi ribellate: No, non è vero, noi preghiamo! Voi lo dite e io ci credo, ma bisogna vedere se Dio ci crede! Allora io dico: è una prova. Ma le vocazioni le avremo? Sì! Però moltiplichiamo le preghiere e parliamo bene delle sorelle presenti, viventi. Che volete ognuna ha la sua età, il suo carattere, i suoi problemi,  però siamo tutti in linea. Chi di noi può dire di aver incontrato nella vita una sorella o un fratello santo? La Chiesa l’ha dichiarato santo dopo la morte, ma anche di Giovanni Paolo II c’era gente a Roma che lo metteva all’Inferno per tutto il bene che ha voluto alla Polonia. Però una volta morto ha fatto i miracoli. E che significa? Che dinanzi a Dio è santo.

Vi consegno: preghiera, preghiera, preghiera; e poi parlate bene di tutti anche quando avete voglia di parlare male, parlate bene altrimenti distruggete una vocazione e siete responsabile. Statevi attente. Non togliete a Dio le sue spose!