La morte sia un incontro – Lc 7, 11-17

da un’omelia del 17.09.1980

LA MORTE NON è UNA DISGRAZIA

(Lc 7, 13)

Il pensiero di Gesù dinanzi alla morte è questo: “Non piangere”, perché la morte non è una disgrazia, né per chi parte, né per chi rimane.

  1. La morte non è una disgrazia per chi parte

 La morte è un atto di amore di Dio per chi se ne va, perché quello è il momento migliore di tutta la sua esistenza per incontrarsi col suo Dio, rendergli conto e chiedergli misericordia e pietà.

Se Dio vedesse, nelle varie possibilità della nostra vita, un altro momento più bello per incontrarsi con lui rimanderebbe l’incontro. Quello è il migliore. Ricordatele queste parole, sono parole di fede: è il momento migliore, ecco perché dice: “Non piangere”.

  1. La morte non è una disgrazia per chi rimane

 La morte è un atto di misericordia, è un atto di bontà, che noi non capiremo mai, perché è misterioso questo intervento di Dio; però essendo amore, ogni atto di Dio è un atto di amore. Anche questo è un atto di amore, per questo non bisogna piangere.

  1. La morte non è una disgrazia perché è l’inizio dell’altra vita

Questo è un altro motivo di fede per non piangere. Questo individuo non è morto, è vivo. Continua a vivere nell’altra vita, anzi per lui è finita l’era in cui poteva e doveva soffrire; incomincia un’altra era, un altro tempo, in cui non soffrirà più, se ha compiuto sempre il suo dovere ed è morto in grazia di Dio.

Non piangere, è finito il pellegrinaggio nella valle di lacrime ed è incominciata la vita di gioia e di felicità, che non terminerà giammai.

Donna, non piangere, dice Gesù a noi che rimaniamo sulla terra, questo corpo risorgerà. L’ho vinta nel mio corpo la morte, l’ho vinta nella mia anima. La morte è vinta per sempre in Gesù e nella mamma sua, ma sarà vinta nel nostro corpo definitivamente alla fine dei tempi, quando tutti i corpi risorgeranno e si uniranno alla loro anima.

San Paolo nella lettera ai Tessalonicesi dice: Fratelli miei carissimi, non piangete dinanzi alla morte, non siate tristi come coloro che non hanno nessuna speranza, come i pagani. Per loro l’unica vita è quella che si vive quaggiù, non esiste altra vita al di là di questa; per noi no. Poiché Gesù è risorto, risorgeremo anche noi. Quest’anima non muore e questo corpo risorgerà, ecco perché non dobbiamo piangere. (cfr. 1 Ts 4, 13).

          conclusione

 La morte non è un castigo per chi rimane, non è un castigo per chi parte. Dietro il mistero della morte c’è il mistero della continuazione della vita dell’anima immortale. Dietro la morte c’è il mistero della risurrezione dei corpi.

Dobbiamo compiere durante questa esistenza sempre il nostro dovere, perché saremo giudicati in base alle opere buone che avremo compiuto. Se avremo fatto il bene ci sarà il godimento eterno; se avremo fatto il male, purtroppo, ci sarà la pena eterna. Non auguro a nessuno la pena eterna; auguro a tutti il premio eterno.

Fate il bene e non ve ne pentirete giammai; ma se farete il male ve ne pentirete per tutta l’eternità.