Sazia la mia fame di te, o Signore – Lc 24, 31

I due pani per vivere spiritualmente sono

la Parola di Dio e l’Eucaristia

  1. Gli effetti che lo spezzare il pane da parte del Cristo risorto producono nei due discepoli di Emmaus: si aprirono gli occhi e riconobbero Gesù risorto

 

  • Con l’Eucaristia “si aprirono loro gli occhi” (Lc 24, 31)

 È il primo effetto.

I discepoli di Emmaus, mangiando quel pane benedetto e spezzato dal Cristo, hanno come primo effetto l’apertura degli occhi, cioè ricevono tanta luce da vedere ciò che prima non vedevano, anche se si trovavano dinanzi alla stessa persona, alle stesse parole e agli stessi avvenimenti.

Questa luce particolare che fa vedere ciò che prima non si vedeva, si chiama fede. è la fede che si riceve nell’Eucaristia che fa vedere in tutti gli uomini il Cristo che salva o il Cristo che ci aiuta a salvarci; è questa fede che fa vedere nelle parole della S. Scrittura il Cristo che parla, che consiglia, che salva; è questa fede che fa vedere in tutti gli avvenimenti la mano di Dio che dirige la storia della salvezza degli uomini; è questa fede che fa vedere in ogni sconosciuto il Cristo che benedice e che cammina con noi verso il destino eterno dell’altra vita.

La fede che il Cristo risorto ci dà con l’Eucaristia ci consola, ci incoraggia, ci fortifica fino a farci trovare la gioia, la felicità nella sofferenza. Inoltre la fede sostiene il nostro cuore nelle sue debolezze, nelle sue tribolazioni e nelle prove dure della vita, tanto da rimanere saldi, forti nella fede, che ci fa operare il bene e accettare tutto ciò che Dio vuole o permette. Tutto è originato dalla fede nell’Eucaristia.

  • Con l’Eucaristia i discepoli riconobbero Gesù risorto

 È il secondo effetto.

“Ecco, si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista” (Lc 24, 31).

I discepoli di Emmaus, mangiando quel pane benedetto e spezzato dal Cristo, hanno tanta fede che riconoscono il Cristo per quello che veramente è, cioè come il Figlio di Maria santissima, il Figlio di Dio, morto, sepolto e risorto, salvatore del mondo.

È la fede che ci fa ripetere con gli apostoli: Signore, salvami! Signore, perdonami! Ma soprattutto è la fede che ci fa mettere al centro della nostra vita, del nostro Istituto, della nostra famiglia, della nostra parrocchia, della nostra Diocesi, della storia dell’umanità, il Cristo. Tutto si spiega col Cristo, nulla si capisce senza di Lui.

Questa fede viene a noi dall’Eucaristia. Chi crede nell’Eucaristia cresce in quella fede ricevuta nel santo battesimo come dono. Mette al centro della sua vita il Cristo e tutto spiega col Cristo, che gli dà una nuova luce, un’altra luce, tanto da riconoscerlo in tutto.

Per ipsum, cum ipso et in ipso. Per Cristo, con Cristo e in Cristo. A te, Dio Padre nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria, proclamiamo nella S. Messa.

Per riconoscere il Cristo come Figlio di Maria Santissima, come morto e sepolto, non ci vuole la fede; bastano i mezzi naturali messi a nostra disposizione per riconoscerlo. Ma per riconoscere il Cristo come Figlio di Dio, come risorto e come Salvatore del mondo è necessario avere la fede.

È la fede che fa dire a Pietro e a noi: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

È la fede che ci fa ripetere con Tommaso: “Signore mio, Dio mio”, inginocchiandoci dinanzi al Cristo risorto.

“Ma lui sparì dalla loro vista” (Lc 24, 31).

Sparendo dalla nostra vista, Gesù dice: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”            (Gv 20, 29).

Questa è la forza della fede che si riceve nell’Eucaristia. Credo nel Cristo vivo e vero, in corpo, sangue, anima e divinità; mentre non vedo che un pezzo di pane! Credo perché il Cristo ha detto: Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue; mentre non vedo niente, non sento niente, non tocco niente di Cristo. Tocco e vedo altro! E allora devo dire, inginocchiandomi: Signore, tu l’hai detto e io ci credo. Questo mi basta!

Il Cristo sparisce dalla mia vista e mi lascia nell’Eucaristia solo le specie del pane e del vino, ed io lo adoro perché credo che sotto quelle specie c’è il corpo, il sangue, l’anima e la divinità di Cristo.

Due sono i modi di credere nel Cristo risorto: o è Cristo che sparisce e non si fa vedere, prendendo l’iniziativa per costringerti a vivere di fede, o sei tu che prendi l’iniziativa di vivere di fede, accettando tutto quello che Dio e il suo Cristo hanno detto. Però, qualunque sia il modo di credere, è sempre necessario nutrirsi del pane eucaristico per crescere e vivere di fede, perché la fede del cristiano si misura sulla fede nell’Eucaristia. Se volete sapere se avete o non avete fede, dovete vedere quanta fede avete nell’Eucaristia.

  •  Con l’Eucaristia i discepoli di Emmaus diventarono gli annunziatori del Cristo risorto

È il terzo effetto.

“E partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici”     (Lc 24, 33).

“Essi poi, riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane” (Lc 24, 35), cioè nel ricevere l’Eucaristia. Se volete continuare ad essere le Missionarie della Parola di Dio e le annunciatrici del Cristo risorto, dovete mangiare l’Eucaristia.

I discepoli di Emmaus, dopo aver fatto l’esperienza del Cristo risorto, per mezzo dell’Eucaristia, ricevono la forza di rifare subito il cammino di ritorno a Gerusalemme per diventare gli annnunziatori del Cristo risorto.

I discepoli di Emmaus annunziarono agli Undici, che stavano nel Cenacolo, ciò che era accaduto loro lungo la via, discorrendo col Cristo risorto in incognito e come sconosciuto. Raccontarono ciò che loro pensavano e dicevano tra di loro; i sentimenti di tristezza e di disillusione che li dominavano; la loro incredulità al racconto delle donne; la loro decisione di distrarsi allontanandosi da Gerusalemme; l’incontro con un personaggio sconosciuto ma accettato per dialogare con lui; l’impatto con la parola di Dio che riscaldava il loro cuore; l’invito a rimanere con loro al castello. Quegli avvenimenti umani, raccontati come avvenimenti provvidenziali maneggiati dalla bontà di Dio per portare gli uomini alla salvezza, nella piena libertà.

Nell’annunzio ciò che conta è la propria esperienza di vita. Se l’annunzio ha cambiato colui che parla, è più facile che cambi colui che ascolta. Ecco perché Gesù disse: Andate per il mondo intero e siate miei testimoni! Altrimenti l’annunzio è acqua sì, ma acqua che scivola, non penetra nel terreno e trasforma, non feconda e produce.

L’annunziatore non deve vergognarsi di comprovare ogni cosa con la sua esperienza di vita. Così come hanno fatto i due discepoli di Emmaus. Difatti il Signore si serve del racconto dell’esperienza di conversione di alcuni personaggi per operare altre conversioni. Alfonso Ratisbonne, san Paolo, Mondadori, Messori, quanto bene hanno fatto e fanno, raccontando la loro storia, prima della fede e dopo con la fede! Diventano annunziatori col racconto della propria vita.

  • Con l’Eucaristia i discepoli diventano testimoni del Cristo risorto

 È il quarto effetto.

“Essi riferirono come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane” (Lc 24, 35).

L’annunzio diventa testimonianza: il Cristo è veramente risorto, dicono i discepoli, e noi ne siamo i testimoni.

Prima non l’abbiamo riconosciuto, ma era Lui; dopo lo abbiamo riconosciuto, ma Lui è sparito! La
sua Parola e l’Eucaristia mangiata ci hanno trasformati.

Gli avvenimenti umani sono riconosciuti divini col mangiare l’Eucaristia.

Dall’Eucaristia i discepoli ricevono la forza di ritornare a Gerusalemme nella stessa serata per annunziare ai fratelli, chiusi nel Cenacolo, la verità della risurrezione di Gesù, per renderli gioiosi e felici come erano loro, che lo avevano prima visto e poi creduto.

L’esperienza di fede nell’Eucaristia dà la forza di fare qualunque sacrificio pur di arrivare ad annunziare ai fratelli la propria esperienza per renderli felici della loro stessa felicità; perché il bene è diffusivo di se stesso.

Chi fa l’esperienza del Cristo non rimane chiuso in se stesso. Non vede l’ora di comunicarlo agli altri, in modo che l’annunzio scaturisca dalla propria testimonianza per diventare negli altri conversione, cioè cambiamento di mentalità e di vita. Il tutto dipende dall’Eucaristia.

Quel Dio creduto con la Parola, diventa il Dio mangiato con l’Eucaristia e poi annunziato con la Parola e testimoniato con la vita, sempre con la forza ricevuta dall’Eucaristia.

La Missionaria della Parola mette al centro della sua vita il Cristo eucaristico, così come faceva san Francesco di Paola. Tutto da Lui e con Lui; nulla senza di Lui.

conclusione

  1. Con l’Eucaristia si vive la vita cristiana nella sua interezza di fede

 La fede del cristiano si misura sulla fede nell’Eucaristia. Se ogni giorno andate a Messa, fate la Comunione e la Visita a Gesù Sacramentato avete fede, credete. Lo fate una volta la settimana? È una fede settimanale. Lo fate una volta al mese? È una fede mensile!

  1. Con l’Eucaristia il cristiano è saldo, è forte nella fede, cresce nella fede

 Nessun pericolo lo spaventa, nessun avvenimento lo umilia, nessuna forza al mondo lo schiaccia. È forte nella fede. Beato chi crede!

  1. Chi crede nell’Eucaristia e si ciba dell’Eucaristia, diventa annunziatore e testimone di fede nel Cristo risorto

Voi appartenete a questa categoria di persone. Voi credete nell’Eucaristia. Ebbene siate anche annunziatori e testimoni di fede nel Cristo risorto. Quella gioia che il Signore ha comunicato a voi con la fede vissuta, comunicatela ai vostri fratelli; perché anche loro abbiano un assaggio della gioia che godremo nella vita futura.