Vivi con me, vivi in me – Gv 21, 1-14

Martina Franca 15 maggio 2011

da un ritiro tenuto da P. Francesco Chimienti O.M. alle Missionarie

PRIMA MEDITAZIONE

IL CRISTO RISORTO È IL SIGNORE 

VIVERE ALLA PRESENZA DEL CRISTO RISORTO Gv 21, 1-14

“Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti”  (Gv 21, 1-14). Questo è il vangelo sul quale io cercherò di fare due meditazioni. La prima è questa: il Cristo risorto è il Signore. L’ha detto San Giovanni,  e alla fine dice che nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?»,
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perché sapevano bene che era il Signore. Il Cristo risorto è il Signore, la seconda Persona della SS.Trinità è il figlio di Dio fatto uomo.  Il sottotitolo, che sarebbe lo svolgimento della meditazione che vi voglio fare, è questo: Vivere alla presenza del Cristo risorto. Vi porterò tre ragioni per le quali dobbiamo vivere alla luce del Cristo risorto, ma sempre prese dal Vangelo, perché di ragioni ve ne sono quante ne volete.

1. Il Cristo risorto non è lontano da noi che lottiamo giorno per giorno per lavorare e provvedere al necessario per vivere Gesù è risorto. I discepoli credevano? Non credevano. Cosa fa San Pietro? Pensa: ho moglie e figli; loro devono mangiare e io devo mangiare, loro devono vivere e io devo vivere; se ne ritorna a Cafarnao, a casa sua. Che deve fare? Lo stesso lavoro che faceva prima. Quindi non esiste il Cristo risorto per lui, non c’è, perché ritorna a fare le stesse cose di prima come se non fosse stato con Gesù per tre anni. Ricordatelo sempre “melior est conditio possidenti”, si ritorna al punto base, a quello che si sa fare. Non lasciate mai quello che sapete fare: è il rifugio. Potete scegliere altro, se vi va bene, ma se non vi va bene, quello è Pietro: Vado a pescare. Gli altri dicono: Veniamo con te. Mangi tu e mangiamo anche noi; tu pescavi e noi pescavamo. Allora si fa la compagnia. Come fate voi: Io vado ad annunziare la parola di Dio. Vengo pure io e avete fatto la compagnia della morte. Ecco la vita comunitaria. Io vado a pescare e veniamo anche noi. Ma non l’avete detto ancora, lo dovete dire. Mi piace assai! Prima  Pietro, poi i compagni ma arriva il terzo, Gesù. Ecco perché vi ho detto di vivere alla presenza del Cristo risorto. Arriva Gesù e dice: Avete lavorato? Non avete nulla da mangiare? Perché si lavora per mangiare, per vivere. Non avete nulla da mangiare? No, Signore. Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete. Qui entra Dio, il figlio di Dio. “Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta” (Lc 12, 31). Io ricordo gli occhi dell’ultima mia figlia aspirante: non avendo il posto ne faceva un dramma. Io le dissi: Se tu cercherai il regno di Dio e la sua giustizia, avrai il posto. Mi guardò con occhi diffidenti, poi mi rispose: Allora, secondo voi, se questi cinque milioni di lavoratori che non lavorano, cercheranno il regno di Dio  troveranno il lavoro. E io le dissi: Facessero la prova a cercare il regno di Dio, poi vediamo se si avverano o non si avverano queste parole. Fece una smorfia. Ricordo gli occhi e  il volto; non disse altro, e se ne andò. Ha fatto gli Esercizi, poi ha fatto la prova ad andare a Torino per trovare un lavoro. Niente, e ripensava: “Cercate il regno di Dio e la sua giustizia”. Va al suo posto di lavoro di
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prima e la direttrice la manda via. Quindi non solo non ha avuto il posto ma ha perduto quel poco che aveva. Ma io le ho ripetuto: Tu cerca il regno di Dio e avrai il posto. Di nuovo storse il viso. Non ci credeva. Una mattina sul presto arriva una telefonata: Padre, ho avuto il posto! Si sono avverate le vostre parole. Ed io: La prossima volta, credi! Ma non a me, a Gesù che l’ha detto. Lo ripeto a voi. Voi  tutte avete il posto, piccoli posti ma li avete, tanto quanto vi basta per vivere onestamente,  dignitosamente. Si sono avverate le parole di Gesù? Sì.  “Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi  che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà” (Mc 10, 29-30) lo ha detto lui.  Il Cristo risorto non è lontano da noi, da noi che lottiamo: la barca, la rete, i pesci che non entrano, che entrano! Ma i pesci sono entrati, quando? Quando hanno creduto: “Cercate il regno di Dio e la sua giustizia….”. Si lotta giorno per giorno. Dove vai? A pescare. Veniamo anche noi a lavorare per  provvedere al necessario per vivere. Gesù non è lontano. Non lo vediamo; è qui il problema, non lo crediamo. Noi crediamo a ciò che vediamo e tocchiamo. Nella fede né si vede né si sente né si tocca. Se mi credete, vi troverete bene; se non mi credete… vi arrangiate. Lo dico ai miei fedeli ogni volta che non mi credono: Arrangiatevi!

2. Il Cristo risorto è vicino a noi Vi dico tutte le ragioni per cui dobbiamo vivere alla luce del Cristo risorto: è vicino a noi, cammina con noi, capisce le nostre necessità materiali e spirituali, risolve in diversi modi i nostri problemi di ogni giorno e infine lotta con noi.  È vicino a noi.  Questi lasciano casa e vanno a pescare, entrano nel mare di Tiberiade e pescano, lavorano ma non pescano niente. Quando è già l’alba Gesù si presenta a loro. Ricordate le parole dell’episodio dei discepoli di Emmaus? “Gesù in persona si avvicinò”. “Era l’alba e Gesù si presentò”. C’è o non c’è questo Dio? È vicino a noi. “Nelle tue mani è la mia vita”: sono le parole dell’uomo che fa la professione di fede. Ma Gesù prima della professione di fede ci assicura: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Con noi c’è Gesù, non è lontano da noi. Non lo vediamo, questo sì, ma Lui c’è. Era l’alba, ma questi non l’hanno riconosciuto.

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Cammina con noi. Dice espressamente il Vangelo nell’episodio dei discepoli di Emmaus: “camminava con loro ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”. Cammina con noi: è bello sapere questo. Non lo vedo, sì, è vero; ma lo credo. Non lo riconosco per quello che è, ma è Lui! Cammina con noi.  Capisce le nostre necessità materiali e spirituali. “Io vado a pescare”, “veniamo anche noi con te”. Queste sono necessità materiali. “Avete preso qualche cosa?”. Delle necessità materiali, chi si deve preoccupare, noi o Lui? Io dico:  tutti e due; perché per i disoccupati ci sono le parole di San Paolo: “Chi non vuol lavorare, neppure mangi”;  Gesù  non vuole i fannulloni. Io sempre vi dico: Usate i mezzi naturali, fate la vostra parte. Quella mi ha detto: Voglio andare a Torino. Va’ a Torino. Va a Torino ma le porte sono chiuse. Ritorna a casa, va dove lavorava e le porte sono anche chiuse. Come gli apostoli: gettano la rete, ma non prendono il pesce. E allora,  chi si deve preoccupare? Gesù capisce le nostre necessità materiali e spirituali e dopo che abbiamo fatto la nostra parte interviene Lui. Anche con un miracolo, ma interviene perché non possiamo vivere sulla terra senza mangiare.  Risolve in diversi modi i nostri problemi di ogni giorno: “Gettate la rete dalla parte destra e trovarono 153 grossi pesci”. Si è preoccupato e glieli ha dati.  Lotta con noi. Ho dinanzi ai miei occhi l’immagine del lago di Tiberiade dove volli restare solo. Immaginavo una barca a 100 metri, così come dice il Vangelo, che pescava. Mi sedetti sopra una pietra e immaginavo Gesù che raccoglie la legna per accendere il fuoco; accende il fuoco e mette il suo pesce, il suo pane, senza andare dal fornaio.  Non può vedere i suoi apostoli che non pescano e non hanno di che mangiare.  Lotta con noi.  Dove stavi Signore? Stavo dentro di te e lottavo con te! Ci vuole un po’ più di fede. E Gesù che dà da mangiare: porta pesce e pane. Ma vuole anche il pesce pescato, frutto del lavoro. E Pietro subito si dà da fare: conta pure i pesci! Gesù si preoccupa del nostro pane quotidiano e interviene sia in modo naturale: pescano; sia in modo straordinario. Il pesce senza il pane non sarebbe sceso giù, e allora pensa anche al pane e al suo pesce: quello del lavoro e quello della Divina Provvidenza.

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3. Il Cristo risorto santifica il nostro lavoro e tutte le nostre azioni, anche le più insignificanti La meta rimane sempre, e per tutti, la santità e il paradiso, altrimenti non capiremo mai né il Vangelo né l’intervento di Dio: “Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia”. Lui è sempre preoccupato di farci diventare santi: “Siate santi, perché io sono santo”. Dobbiamo raggiungere la meta che è per tutti i suoi figli, escluso nessuno, il Paradiso.  E tutto ciò che dice e tutto ciò che fa è sempre nella visione della meta da raggiungere: l’aldilà, che dobbiamo credere, non vedere. Qualsiasi pagina del Vangelo, parla sempre dell’aldilà.  Io sono venuto dal cielo per indicare una meta e la meta non è la terra, dice Gesù, qui siete stranieri e pellegrini, ma stando qui sulla terra siete familiari di un Dio che voi non vedete, ma che godrete quando lascerete la terra.  La santità è da raggiungere con l’impegno, perché il regno di Dio subisce violenza. Impegno e mortificazione. Cadute e risalite, ma dobbiamo lottare perché dobbiamo raggiungere una meta che è il paradiso,  indicataci da Dio. “Che serve guadagnare il mondo intero se poi si perde l’anima propria?”(Mc 8,36) . E quando Gesù  parla dell’occhio che ti scandalizza dice:  Cavalo! Quando parla delle mani e dei piedi: Tagliali! È meglio entrare nel paradiso con un occhio solo, anziché con due occhi andare all’Inferno. Questa grande verità Gesù ce l’ha messa sotto gli occhi con quel famoso discorso, nel capitolo 15 del Vangelo di San Giovanni: la vite e i tralci: “Io sono la vite, voi i tralci  perché senza di me non potete fare nulla” (Gv 15, 5). Con Lui tutto è santo, ma senza di Lui, nulla è santo. Quando ha dovuto spiegare questa verità di fede ha detto: Io sono la vite e voi i tralci, e se il tralcio è secco viene il Padre è taglia, quindi non potete fare niente; ma se siete stati innestati a me e vivete con me, siete santi. Questo è il significato di Gesù nell’Orto del Getsemani, questo è il significato di Gesù nel fiume Giordano, questo è il significato di Gesù sulla croce. Santificare le azioni anche più insignificanti: questo è il vero valore della vita nascosta di trent’anni di Gesù. Essa dà un significato spirituale a tutto ciò che facciamo. Le parole che confermano questa verità sono le parole di San Giovanni:  È il Signore! Quel tale che sta dicendo: gettate le reti a destra, tirate, venite… sai chi è? È il Signore! E poiché è Lui, Pietro si butta in mare, fa l’impossibile. Noi nel suo nome possiamo operare l’impossibile. Nel suo nome possiamo vivere una vita eroica e compiere
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azioni che normalmente non si compiono. Ma nel suo nome! “Sulla tua parola getterò le reti” e pesca, pesca. È il Signore! E Pietro si getta a mare: è un atto di pazzia, non è normale. I normali sono gli altri apostoli che tirano la rete, raccolgono il pesce, remano, fanno in modo che la barca non affondi per il peso e alla fine arrivano da Gesù con la barca, non nuotando, né bagnandosi. Ma Pietro, no! Quindi ci sono questi eroi? Sì! Io ho avuto la possibilità di ascoltare, non di leggere perché gli occhi non mi aiutano, le parole sublimi di un cristiano comune, superiore a voi, Bhatti, Ministro  del Pakistan ucciso perché cristiano. Minacciato, sapeva che lo avrebbero ucciso, non si è tirato indietro,  la forza viene da Dio, ha detto. Cosa mi possono fare? È il Signore! È certezza di fede che ogni azione compiuta in grazia di Dio avrà un merito: “Senza di me non potete far niente”, ma con me potete far tutto. Non perderemo niente del naturale e del soprannaturale perché di ogni azione, pensiero e parola avremo un merito, perché il Cristo l’ha meritato dandoci la grazia. Viviamo della sua stessa vitalità. La grazia è la partecipazione della vita divina in noi.

CONCLUSIONE

Ecco il pensiero che vi consegno oggi con questa pagina del Vangelo. Vivere alla presenza del Cristo risorto perché non è lontano da noi, è vicino a noi, cammina con noi e santifica tutte le nostre azioni, anche le più insignificanti. Poiché il Cristo è risorto, e risorgendo ha distrutto la morte, noi camminiamo con un Vivente e camminiamo non nella visione, ma nella fede. Se questa fede non l’avete, chiedetela, e il Signore ve la