… Mi ami, ti amo! – Mt 23, 1-12

Mt 23, 1-12 Uno solo è il vostro Maestro

Mt 23, 3-6 Difetti da eliminare – 26.8.1986

Mt 23, 1-12 – Chi vuol essere grande sia il servo di tutti

L’ipocrisia

Da un’omelia di P. Francesco Chimienti o.m 

Martina Franca, 23.08.1986

ALCUNI DIFETTI

DA ELIMINARE

(Mt 23, 3-6)

Oggi Gesù col vangelo di Matteo ci dice alcuni difetti da eliminare. Io ne ho elencati tre.

  1. L’incoerenza

Il primo difetto che bisogna eliminare dalla nostra vita, dice Gesù, è l’incoerenza. Infatti alcuni dicono e non fanno, mentre voi dovete dire e fare.

“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23, 2-3).

Questo è il difetto fondamentale di tutte le anime consacrate.

Io ricordo le parole del mio Padre Generale che mi diceva sempre: I frati giovani dicono delle cose stupende, bellissime; bisogna fare come dicono loro, però essi non le mettono in pratica; vogliono che le dobbiamo fare noi!

Questa è l’incoerenza di cui parla il Cristo: dicono, ma non fanno! I santi, invece, fanno, ma non dicono.

La S. Scrittura dice di Gesù che incominciò a fare e poi ad insegnare.

            Nel vostro apostolato catechistico anche voi vi troverete dinanzi alla mia crisi. Io mi sono impegnato di più da quando sto predicando a voi. Infatti non posso predicare a voi e non fare ciò che dico. In questo modo sono stato costretto a diventare santo.

Se voi dite ai ragazzi che devono pregare, perché la preghiera è il polmone dell’anima, ma voi non pregate, non so con quale coraggio continuerete a dire: Pregate, perché la preghiera è il polmone dell’anima! Non so con quale coraggio direte: Dovete ubbidire, perché i vostri superiori sono i rappresentanti di Dio, se voi non mi ubbidite! È inutile che vi faccia l’esame di coscienza! L’incoerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa è il nostro peccato; prima di tutto il mio, poi il vostro. Quindi noi veramente ci assumiamo una grande responsabilità!

Dice Gesù: Voi siete la luce! La luce non si può mettere sotto il moggio, perché in tal modo la luce non si diffonderebbe, invece la luce deve essere messa sul candelabro perché illumini la casa.

Essere luce significa essere testimoni. Io adesso agisco così: non annunzio quelle cose che non faccio, mentre annunzio quelle che faccio.

            Nel difetto dell’incoerenza, che abbiamo tutti, vi vorrei mettere anche l’incostanza.

L’incoerenza riguarda quello che si dice e che non si fa; l’incostanza, invece, è un difetto che riguarda il fare.

Voi veramente volete il bene, infatti fate tanti propositi, però incominciate il bene, ma non lo portate a termine. Quando nell’ultimo giorno degli esercizi spirituali vi saluto, vi vedo entusiaste, piene di buoni propositi, volete veramente fare il bene, ma quando vi rivedo l’anno successivo, non vi capisco più, cioè avete incominciato a fare il bene, ma non l’avete portato a termine: questo si chiama incostanza.

La Chiesa ed io vi chiediamo poco, quelle stesse cose che la Chiesa chiede ai semplici cristiani. Non vi chiedo cose straordinarie nella vostra vita spirituale, però non dovete venire meno a questo poco. Dovete essere fedeli alla recita delle Lodi, del Vespro, del Rosario, alla partecipazione alla S. Messa, alla comunione, alla visita a Gesù Sacramentato, alla meditazione.

Dovete fare ogni giorno queste cose e dovreste sentire lo scrupolo di coscienza, se non le faceste, perché l’incostanza diventa infedeltà.

Per una sposa essere infedele è una vergogna! Io queste parole le dico sempre a me stesso, quando arriva la sera e mi accorgo di non aver detto tutti e tre i Rosari. E anche se ho un sonno da morire, mi prendo la corona del rosario e dico l’ultimo Rosario, perché penso: come si fa a dormire, non mantenendo la parola data al Cristo e dopo aver detto alle mie figlie di recitare almeno tre rosari al giorno? Che sposa si è senza la fedeltà?

Se nell’amore non ci mettete una goccia di sacrificio, che amore è? Qualche giorno il Signore vi chiede il sacrificio, perché vuole che gli dimostriate il vostro amore. Se non accettate questo sacrificio il vostro amore non è amore! Dite: Signore, ti amo, ma poi non pregate! Il mondo è fatto di chiacchiere, ma i santi non dicono chiacchiere.

Se tu non reciti le Lodi appena ti alzi la mattina, come fai a dire al Cristo: Sono la tua sposa?! La sposa appena si alza porta il caffè allo sposo! Il suo primo pensiero è per lo sposo, per farlo felice dalle prime ore del mattino! Se arrivi alle undici, alle dodici o alle quattro del pomeriggio senza recitare le Lodi, che sposa sei? Sei una sposa sciatta! Io non so immaginare una sposa sciattona, trascurata!

Non dovete credere che vi ho chiesto l’eroismo, chiedendovi di recitare le Lodi ogni mattina. Voi che siete capaci di trovare le ore per chiacchierare con una persona che amate, come non potete dare cinque minuti al vostro sposo, al quale avete promesso di essere fedeli per sempre? Che cosa sono la recita del rosario e una visita a Gesù sacramentato? Bisogna avere delle idee nella testa, cioè bisogna convincersi che il Cristo è il proprio sposo e quindi lo si deve amare.

Se non vi convincete di questo, quando rinnoverete o emetterete per la prima volta i voti, sarà una buffonata; vi metterete a piangere, ma faremo il teatro!

 La vostra vita deve essere una vita impegnata nel fare il bene; deve essere una dimostrazione d’amore.

Chi non è capace di amare una persona, quando tutto va bene? Però se nell’amore non mettete una goccia di sacrificio o di sofferenza, non è amore! Il vostro amore è sincero, leale, quando è accompagnato da qualche lacrima. Ma che cosa sono queste lacrime dinanzi al Cristo che muore ogni giorno per voi? Aveva ragione l’autore della lettera agli Ebrei di dire: Voi non siete arrivati a versare il sangue per il Cristo! Vi state lamentando della persecuzione, ma non siete morti, siete ancora vivi!

La persecuzione è molto di più che recitare le Lodi la mattina o il Vespro la sera, un rosario, andare a Messa, fare la meditazione.

Come si può trascorrere una giornata senza parlare con lo Sposo?

            Siete superficiali! Non avete idee, eppure tutta la mia preoccupazione è di darvi delle idee di fede, per le quali dovete essere disposte a morire, non solo a vivere per cinque o dieci minuti!

Io non vi posso seguire nella vostra vita, né vi devo seguire, perché noi non faremo mai dei conventi, non avremo mai delle case dove vivere insieme, ma io vi perseguiterò con la mia parola. Dovunque andrete, sentirete sempre il Padre che vi dice: Questo non si fa! Devi fare questo! Sacrificati! Donati! Sappi amare!

            A che punto sta la tua vita circa la coerenza? Fai veramente ogni giorno quello che dici? Se a quel poco che la Chiesa e il Padre ti chiede aggiungi dell’altro, grazie a Dio, perché allora l’amore cresce, ma io non voglio il di più, mi accontento del minimo che ho chiesto e che voglio da tutte, anche da chi ritorna stanca a casa, dopo una giornata di lavoro!

  1. La vanità

Il secondo difetto di cui parla Gesù e che bisogna eliminare è la vanità. La vanità è fare le opere per essere ammirati dagli uomini.

Dice Gesù: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le loro frange” (Mt 23, 5).

            Gesù enuncia il principio a cui dobbiamo attenerci anche noi: non compiere le opere per essere ammirati dagli uomini. poi porta degli esempi. Dice che per farsi ammirare, gli scribi e i farisei prendevano la S. Scrittura, la mettevano in certi rotoli che legavano con delle fettucce alla loro fronte, oppure li appendevano al braccio sinistro o alle loro vesti, in modo che tutti dovevano vedere che era arrivato il santo, cioè l’uomo che si dedica soltanto ed esclusivamente a Dio. Però non facevano altro; volevano soltanto essere ammirati, quindi avevano la vanità.

            La prima vanità che condanna il mio e il vostro santo Padre san Francesco di Paola, è la singolarità. Egli ha scritto nella Regola e ha detto ai suoi figli: Non siate singolari. Evitate la singolarità, perché essa porta ad essere ammirati.

Chi indossa un vestito singolare, chi acconcia i suoi capelli in un modo strano o calza scarpe particolari, attira l’attenzione degli uomini e viene ammirata! Voi dovete cercare di essere come gli altri!

San Francesco, che vuole tutti i suoi figli umili, dice: Evitate la singolarità, perché per essere umili bisogna essere come gli altri, cioè nessuno vi deve vedere, nessuno vi deve notare. Invece la vanità, che è proprio femminile, attira l’attenzione degli altri. Quel profumo così intenso, fa voltare indietro chi lo sente!

Con compiacenza vi dico che molte mie figlie fanno di tutto di non dare all’occhio a nessuno. Per questo motivo vi ho chiesto di non indossare la pelliccia o oggetti di oro. Io non ve li proibisco, per carità, ma tutte queste cose sono contro la povertà, sono come uno schiaffo al povero che non mangia o che non ha la casa. Il povero, vedendovi così, dice: Tu hai le cose inutili e io non ho il necessario!

Vi ho dato questo consiglio soprattutto perché dovete evitare la singolarità, cioè nessuno deve vedere che siete diverse dalle altre.

Il fatto che la Minima non si fa mai aspettare, rientra nel non essere singolari. Chi si fa aspettare? Chi arriva in ritardo! Per essere puntuali bisogna fare un sacrificio! Ma il Signore ricompensa largamente questi sacrifici.

            Un altro aspetto della vanità è avere due intenzioni.

Se una va in chiesa e fa vedere che sta pregando, mentre sta aspettando una persona, ha due intenzioni. Infatti fa finta di pregare, ma sta aspettando qualcuno, oppure vuol essere vista dal parroco, dal viceparroco, dall’amico o dal nemico.

Molte di voi fanno vedere di fare una cosa, ma Dio legge il contrario di quello che stanno facendo, e voi lo sapete; cioè non siete semplici, siete complicate.

Tante volte gli universitari mi hanno detto: Io faccio finta di andare dal professore a fare una domanda, conosco già la risposta, ma lo faccio per fargli vedere che sono interessato alla sua materia. Le anime sincere non agiscono così.

Avete ascoltato sempre l’episodio del passaggio dello stretto di Messina di san Francesco di Paola. Il Santo prese il suo mantello, lo gettò sul mare e disse ai suoi confratelli: Salite con me sul mantello e camminiamo sulle acque.

Fra’ Giovanni di San Lucido, perché san Francesco li abituava alla semplicità, a dire pane al pane e vino al vino, disse: Santo Padre, non vedi che il tuo mantello è rotto? Fa acqua da tutte le parti; mettiamo il mantello mio che è più sano! Rispose san Francesco: Sali qua sopra e sta zitto! Sano o non sano l’acqua entra lo stesso!

La sua semplicità era arrivata al punto di preferire un mantello sano ad un mantello rotto! Così vi voglio io! Però non siete semplici. Dove voi soprattutto peccate è nella doppia intenzione. Vi dovete veramente fare l’esame di coscienza, perché vi voglio semplici!

  1. La pretenziosità

Il terzo difetto di cui parla Gesù è la pretenziosità, che consiste nel pretendere determinate cose che non spettano.

Dice Gesù: “Amano posti di onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze” (Mt 23, 6).

La pretesa non è degli umili, di coloro che credono di essere gli ultimi e che sanno che tutto ciò che avviene, avviene per il loro bene. La pretenziosità è degli ambiziosi, è dei superbi.

Anche in mezzo a voi c’è il pretendere. Alcune pretendono i primi posti, pretendono di stare sempre col Padre, pretendono di essere sempre da me avvisate.

Per voi il primeggiare o il voler godere un piacere, ha il primato sul sacrificio, trascurando a volte anche dei doveri particolari.

Voi pretendete i doni di Dio, pretendete le grazie. Dite: Perché il Signore non ha fatto guarire mia sorella?

Non si pretende niente! A volte non avete le grazie, perché le pretendete. Invece, senza pretese, ma sempre umilmente dovete dire:- Signore, io non merito, se tu vuoi fammi questa grazia!

      CONCLUSIONE

  1. Dovete migliorare la vostra condotta

Fate il vostro esame di coscienza non per scoraggiarvi, ma per migliorare la vostra condotta.

Dite: Signore, riconosco il mio peccato, ne chiedo perdono, mi alzo e riprendo il cammino! Aiutami!

L’umile fa così.

  1. Dovete impegnarvi a migliorare la vostra condotta

Perché vi dico questo? Perché veramente volete migliorare la vostra condotta, ma non muovete un dito perché migliori.

Siete sincere quando mi dite: Padre, vi assicuro che andando a casa dirò Lodi la mattina e Vespro la sera! Siete veramente sincere, ma senza impegno! Arrivate a casa e non avete il coraggio di dire a chi vi chiede qualcosa: Abbi pazienza! Mi recito le Lodi e poi ti aiuto. Non avete questo coraggio. Quindi è l’impegno che vi manca, perché la maggior parte di voi crede che Gesù scenderà dal cielo sulla terra e vi toglierà tutte le difficoltà della vita, perché avete fatto il proposito di migliorarvi, in modo che camminiate in carrozza. No, no! Il Signore non vi toglierà nemmeno una difficoltà! Dovete voi affrontare le difficoltà e superarle con la vostra volontà. La vostra vita la dovete difendere a denti stretti, con le unghie, cioè dovete morsicare e fare il sangue all’avversario, che si oppone alla esecuzione dei vostri propositi.

Gesù disse questa parola: Dovete essere violenti! Siete arrivate alla violenza? Cioè vi siete impegnate? Chi vuole, va pure in America; per chi non vuole, invece, ogni mosca è un’aquila.

  1. Dovete essere docili a migliorarvi

Ogni giorno Dio, tramite la sua Parola o tramite le ispirazioni, vi dice quello che dovete fare. Ascoltatelo! Siate docili come la Madonna! Non date retta a nessuno!

A chi vuole, Dio dà la grazia, e quindi raggiunge la santità. Ecco perché Agostino diceva: Se questi e quelli hanno raggiunto la santità, perché io non posso raggiungerla? Sono diverso da loro? Quelli hanno voluto, mentre io non ho voluto! Ebbene da questo momento voglio, perché chi vuole raggiunge la santità, in quanto Dio gli dà la grazia. A chi non vuole, Dio non dà la grazia, non perché lui non la vuole dare, ma perché non la vogliono. Infatti non vogliono fare niente e Dio non ha mai premiato gli infingardi.

Ricordate la parabola di colui che ebbe un talento e non fece niente? Dio non ha mai premiato gli infingardi, anzi li ha sempre puniti.

Il non voler fare niente, è uno dei sette vizi capitali, che si chiama accidia. E io non credo che Dio benedice gli accidiosi, cioè dà la sua grazia e le sue benedizioni a chi si esercita in un vizio capitale!

I vizi sono le virtù del diavolo. E Dio può benedire chi segue il diavolo? Non lo può benedire! Però se stamattina dite: Signore, io voglio! Non c’è più bisogno di niente, perché lui subito risponde: E anch’io ti darò la grazia!

Camminiamo insieme al Cristo, e tutte le difficoltà saranno superate come d’incanto!