Rendi il mio cuore simile al Tuo, mio Signore – Es 32, 15-24.30-34

Es 32, 20.31-32 – La passione dominante

Mt 13, 33 – Il lievito

Mt 13, 31-35 Come il Padre vuole l’Istituto

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

    Martina Franca 29.07.1991

 

RIPARARE IL PECCATO DEI PECCATORI

(Es 32, 15-34)

 

 

         “Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato … E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!” (Es 32, 31-32).

Il passo dell’Esodo che oggi abbiamo ascoltato ci descrive il peccato commesso dal popolo ebreo.

Mosè si trovava sul monte Sinai ad ascoltare il Signore, e dopo quaranta giorni e quaranta notti ritornò dal popolo, giù ai piedi del monte Sinai.

Giosuè, che aveva accompagnato Mosè, disse: “C’è rumore di battaglia nell’accampamento”. Mosè rispose: Non è un canto di vittoria, né di sconfitta, si tratta di un coro a due voci alternate.

Arrivati giù Mosè vide che il popolo adorava il dio Api che si era costruito nel deserto. Ruppe le due tavole della legge, e ruppe il dio Api, lo ridusse in polvere, lo mescolò nell’acqua e poi lo fece trangugiare agli Israeliti per il loro peccato.

Il peccato era stato commesso; allora Mosè si rivolse al Signore e pregò così: Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Sono venuti meno al primo comandamento che tu avevi dato loro! Ora sono io che in nome loro ti chiedo perdono. Se non li perdoni, cancellami dal libro che tu hai scritto.

Il salmista, nel salmo 105, descrive questo stesso episodio: “I figli d’Israele si fabbricarono un vitello sull’Oreb, si prostrarono a un’immagine di metallo fuso; scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia fieno. Dimenticarono Dio che li aveva salvati, che aveva operato in Egitto cose grandi, prodigi nel paese di Cam, cose terribili presso il Mar Rosso. E aveva già deciso di sterminarli, se Mosè suo eletto non fosse stato sulla breccia di fronte a lui, per stornare la sua collera dallo sterminio” (Sal 105, 19-23).

Il dato di fatto è che il popolo d’Israele ha compiuto un grande peccato, una offesa nei riguardi di Dio, e deve essere riparato.

Quindi non esiste peccato che non debba avere una riparazione.

 

  1. è un dato di fatto il peccato nostro e dei nostri fratelli

Esaminiamo la nostra coscienza e vediamo se abbiamo commesso dei peccati, perché questi peccati devono essere riparati. Nel medesimo tempo guardiamoci attorno, guardiamo nella nostra famiglia, nella famiglia dei nostri amici e dei vicini di casa, nella nostra parrocchia e vediamo se si commettono dei peccati.

Si commettono peccati o contro il primo comandamento, o contro il secondo, il terzo, il quarto, il quinto, il sesto, il settimo, l’ottavo, il nono o il decimo comandamento, ma certamente uno dei comandamenti è trasgredito.

Il peccato muove all’ira Dio, che vuole la riparazione del peccato.

Convincetevi che i peccati devono essere riparati, perché Dio non si farà passare nemmeno una mosca davanti al naso; quindi non pensate che esista un peccato che non debba essere riparato.

Se il peccato è tuo, lo devi riparare tu; se il peccato è dei tuoi fratelli, lo devono riparare i tuoi fratelli, perché il peccato muove all’ira Dio. Se non vogliamo che Dio si muova all’ira, lo dobbiamo riparare.

 

  1. Il riparatore unico e vero è il Cristo

Il mediatore tra il cielo e la terra è il Cristo. Il Figlio di Dio ha preso un corpo come noi ed è venuto sulla terra per glorificare il Padre.

La glorificazione del Padre è avvenuta con la morte in croce del Cristo. Questo atto di riparazione ha glorificato il Padre, ma nel medesimo tempo ha salvato tutti gli uomini. Ha avuto un duplice effetto: ha glorificato il Padre, perché ha riportato all’equilibrio primitivo lo stato delle cose, e poi è stato riparato non soltanto il peccato dei tempi di Gesù, ma di tutti i tempi, dall’inizio della creazione dell’uomo fino alla fine dell’ultimo uomo che starà sulla terra.

Il Cristo ha riparato tutti i peccati, ma per ripararli ha dovuto affrontare il Venerdì Santo.

Il Venerdì Santo del Cristo però non è terminato, perché, pur avendo riparato quel giorno in potenza tutti i peccati, infatti i peccati di oggi erano presenti dinanzi a Lui, è oggi che il Cristo li sconta nel sacrificio eucaristico.

Nell’Eucaristia il Cristo si offre in sacrificio al Padre misticamente. Questo sacrificio non è cruento come quello offerto al Padre il venerdì santo, è un sacrificio incruento. I peccati continuano ad essere fatti nel corso dei secoli, e il Cristo continua nel corso dei secoli a ripararli.

Dalla venuta di Cristo sulla terra in poi, tra il cielo e la terra c’è un grande Crocifisso, vivente però. Il Crocifisso copre tutta la terra, e con le sue braccia alzate dice al Padre: Gli uomini sulla terra continuano a peccare e tu sei mosso all’ira, quindi devi intervenire per far scontare loro i peccati, ebbene li sconto io al posto loro. Quindi i fulmini dell’ira di Dio si scaricano sulla persona del Cristo, che continua ad essere il grande malfattore perché si è addossato i peccati di tutti gli uomini.

Il Padre dal cielo scaglia i fulmini della sua ira sul Crocifisso che ripara gli uomini, per cui al di là del Crocifisso c’è soltanto sereno e buon tempo.

Sulla terra noi continuiamo a peccare contro il Padre, ma chi sconta i nostri peccati è il Cristo, per cui noi possiamo vivere magnificamente senza essere puniti dal Padre.

L’unico vero riparatore è il Cristo, che ha riparato tutti i peccati, per cui non dite la bestemmia che il Signore vi punisce, perché Egli punisce il Figlio, ma a noi non fa niente. Noi possiamo continuare a peccare e avere la certezza che Dio non ci colpirà, perché colpisce il Figlio.

Nell’Eucaristia il Cristo continua ad offrirsi come vittima al Padre. Nell’Eucaristia sta nello stato di vittima. È lui che soffre, non noi che godiamo la bella vita. Il Cristo crocifisso soffre e continua a dire al Padre, con le mani alzate: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno!” (Lc 23, 34).

E voi sapete che la preghiera del Figlio è sempre esaudita dal Padre, che veramente ci perdona.

 

  1. Il Cristo chiede la nostra collaborazione

È vero che noi sulla terra non riceviamo i fulmini dell’ira di Dio e della giustizia di Dio, però è altrettanto vero che il Crocifisso, che si è interposto tra il cielo e la terra, essendo un vivente dice ai suoi fratelli che sono qui sulla terra: Aiutatemi, da solo non ce la faccio!

In altri termini dice le stesse cose che disse nell’orto del Getsemani: “La mia anima è triste fino alla morte. Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mc 14, 34. 38).

Gesù ha chiesto aiuto a Pietro, Giacomo e Giovanni, a tre apostoli su dodici, che erano gli intimi, i suoi amici. Quindi sono rarissime le anime riparatrici.

Gesù ha detto loro: Unite la vostra sofferenza alla mia, unite la vostra preghiera alla mia, affinché il Padre abbia compassione di voi.

E oggi continua a dire a noi, ai suoi figli fedeli: Aiutatemi a salvare il mondo. Io ho riparato i peccati di tutti gli uomini, continuo ad offrirmi al Padre per i peccati degli uomini e il Padre li perdona, ma voi dovete amministrare i sacramenti. Siete voi che dovete andare per le vie del mondo a dire con la mia Parola che la misericordia di Dio è pronta a perdonare. Siete voi che dovete alzare le mani per battezzare, per amministrare il sacramento della Penitenza, per convincere gli uomini a salvarsi. Ho bisogno di voi, della vostra preghiera e della vostra sofferenza, perché il peccato è vostro. In altri termini anch’io devo dire con san Paolo: “Io completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24), ossia l’applicazione dei meriti del Cristo ai singoli uomini.

Gli uomini si convertiranno se noi ci daremo da fare per convertirli, non solo con la parola, ma con la testimonianza della nostra vita, con l’amministrazione dei sacramenti, con la nostra insistenza. Allora il sangue del Cristo non sarà sparso invano.

Il Cristo poteva anche non chiedere la nostra collaborazione, ma l’ha chiesta.

Io vi ho portato spesso gli esempi del fiume, o del pozzo, che sono dei Santi Padri, i quali dicono: Dai piedi della Croce esce un fiume      di  sangue,  un  fiume  di  acqua  salvifica,  che  scorre  ma non bagna

nessuno. Sono gli uomini che devono andare a bagnarsi. Se lo faranno, saranno salvati. Se gli uomini non vanno a bagnarsi, saranno altri uomini a portare i loro fratelli al fiume di sangue del Cristo, che scorre per le vie del mondo, affinché si bagnino e si salvino, perché dove arriva quell’acqua, dice il profeta Ezechiele, arriva la salvezza. Oppure il sangue di Cristo è in deposito in un grande pozzo, però ci vuole qualcuno che vada ad attingere quell’acqua per berla e farla bere.

Il Cristo chiede la nostra collaborazione. Ora non è il Cristo che cammina per le vie del mondo e offre il suo sangue, ma sono gli uomini che devono camminare per le vie del mondo, prendere il sangue di Cristo e darlo agli altri uomini, affinché si salvino. Questa è la collaborazione dell’uomo.

La salvezza è opera di Dio, però arriva a noi attraverso gli uomini, che sono stati chiamati a collaborare con lui per la salvezza del mondo. Se ci sono queste anime riparatrici, c’è la salvezza.

Il passo dell’Esodo dice che Dio aveva deciso di sterminarli, se Mosè, suo eletto, non fosse stato sulla breccia di fronte a lui per stornare la sua collera dallo sterminio. La preghiera di Mosè fu esaudita, quindi il Cristo ha bisogno di anime riparatrici.

 

  1. La Minima è una riparatrice di professione

La Minima per professione è una riparatrice. Voi siete state volute da Dio nel piccolo drappello delle Missionarie della Parola di Dio, per essere anime riparatrici.

Noi abbiamo il carisma penitenziale in quanto dobbiamo convertirci e convertire, prendendo il sangue preziosissimo del Cristo, cioè usando tutti i mezzi che Egli ci ha dato per santificarci, ma anche per convertire. Lo strumento che ci ha dato, e che è alla portata di mano di tutti, ma che voi dovete usare in modo particolare, è la Parola di Dio. Voi nell’apostolato darete la fede con la Parola di Dio, e attraverso la fede la salvezza. Se farete questo, Gesù salverà; se non farete questo, Gesù non salverà.

Siete di professione anime riparatrici, non solo per il vostro apostolato, ma anche per l’impegno personale. Dovete ascoltare Gesù che nel Getsemani dice: Pregate, pregate!

Mettete a disposizione di Gesù la vostra preghiera, perché il Signore perdoni i peccati che avete commesso voi, ma mettete la vostra preghiera anche a disposizione dei fratelli, affinché il Signore abbia misericordia di loro.

L’altro mezzo che il Cristo ci ha consegnato è quello della sofferenza, che è il mezzo dei mezzi.

Gesù ha salvato il mondo con la preghiera e la sofferenza. E allora la Minima userà la sofferenza, quella che il Signore giorno per giorno le dà, per metterla a disposizione di se stessa per la propria salvezza, ma anche per metterla a disposizione dei fratelli, affinché anch’essi abbiano a salvarsi. La Minima compie in sé quello che manca alla Passione di Cristo, in quanto unisce le sue sofferenze alle sofferenze del Cristo, che in tal modo acquistano un valore infinito, che porta la salvezza ai propri fratelli.

L’altro mezzo che il Cristo ci ha consegnato è quello dell’amore.

L’apostolato è un atto di amore per i nostri fratelli. Andrete per le vie del mondo e porterete la salvezza ai vostri fratelli. Aver detto ad una persona che non andava a messa la domenica: Sei un cadavere ambulante, sembri viva ma sei morta!, le ha portato un tale scompiglio nel cuore che si è convertita.

Voi dovete sempre parlare, perché le vostre parole, con la grazia di Dio, arrivano al cuore di chi le ascolta per convertirlo. Voi siete delle anime riparatrici anche nel senso che dovete aiutare i fratelli a salvarsi.

È l’amore verso Dio e verso il prossimo che vi deve spingere a salvare i fratelli.

Diceva san Paolo: “L’amore di Cristo ci spinge” (2 Cor 5, 14).

Non abbiate paura, siate i suoi collaboratori!

 

         CONCLUSIONE

 

Permettete che vi dica un’ultima cosa: Non succeda che invece di essere riparatrici, vi capiti di aver bisogno di altri che riparino per voi. Questo sarebbe veramente un controsenso perché invece di pregare per la salvezza dei peccatori, dovete pregare per voi, dovete riparare per voi, mentre per professione dovevate stare col Cristo a riparare per i peccati degli uomini.

Non c’è controsenso più brutto di chi, invece di riparare guasta, e per riparare bisogna servirsi di altri riparatori.

Se siete delle professioniste nella riparazione, come veramente lo siete per vocazione, perché a questo vi ha chiamato il Signore, ricordate che la Minima cammina per le vie del mondo con gli strumenti della riparazione, che si chiamano: preghiera, sofferenza e amore, però state attente, affinché non succeda che, invece di riparare, scassate ogni cosa.

In Palestina, l’invito che il Cuore di Gesù nel Getsemani e sul Calvario ci ha fatto è stato questo: Aiutatemi! Vedete quanta gente passa di qua? Passano, vedono che il mio sangue scorre, ma non si lavano. Aiutatemi, affinché questo sangue lavi l’anima vostra e lavi l’anima dei vostri fratelli.

Poiché le anime riparatrici sono pochissime Dio ha voluto un Istituto, l’Istituto delle Missionarie della Parola di Dio, che vadano per le vie del mondo per aiutare il Cristo a salvare gli uomini.

Siate fedeli a questa missione. Per me è la più bella missione che il Signore vi poteva consegnare!