Cosa devo fare Gesù per piacerti? – Lc 3, 10-18

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 15.12.1991

LA CHIESA CI INVITA A CONVERTIRCI

PER PREPARARCI AL NATALE

(Lc 3, 10-18)

“Che cosa dobbiamo fare?” (Lc 3, 10).

È questa la domanda che facevano tutti coloro che ascoltavano Giovanni Battista sulle rive del fiume Giordano. I miei pensieri sono tre:

  1. Farsi illuminare dalla Parola di Dio

 Ogni volta che leggiamo la Parola di Dio dobbiamo farci questa domanda, dopo aver letto e meditato: che devo fare?

Ricordatelo sempre: la vita cristiana è vita, non è scienza. Noi non leggiamo il vangelo per sapere nuove cose, ma per fare cose che prima non facevamo. Se viene a mancare questo aspetto specifico nella lettura della parola di Dio, non siamo in ascolto per fare ma per sapere.

Dio non ha manifestato il suo pensiero per farci sapere nuove cose, ma per farci camminare sulla strada giusta. Ecco perché quando leggete una pagina del vangelo dovete fermarvi su quelle parole che vi hanno colpito, perché Dio vi vuole dire qualche cosa che è proprio vostra: o vuol togliere qualche cosa di cattivo o mettere qualche cosa di buono.

  1. Fare le opere di carità

 “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha” (Lc 3, 11).

Bisogna dare agli altri quello che si ha in più; comunicare i propri doni e i propri beni senza perderli. Bisogna esercitare le quattordici opere di misericordia spirituali e corporali, a seconda delle necessità.

Noi che siamo stati chiamati ad esercitare, in modo particolare, l’opera di misericordia di insegnare agli ignoranti, consumeremo tutta la vita approfondendo questa opera di misericordia spirituale; non è detto però che qualche minuto non lo consacreremo ora per il povero, ora per il carcerato, ora per la visita ad un anziano.

Prima di tutto insegnare agli ignoranti: il catechismo ai bambini che non conoscono le verità di fede, ai fanciulli e ai preadolescenti; è un campo vasto. C’è la preparazione ai sacramenti: al Battesimo, alla Cresima, all’Eucaristia, al Matrimonio, all’Ordine Sacro, all’Unzione degli infermi.

Fare la catechesi ai chierichetti, ai ministranti fa parte del vostro apostolato. Impegnatevi anche nell’animazione liturgica e nell’animazione pastorale, come pure nelle missioni al popolo. La Missione fa infatti parte del carisma penitenziale della conversione delle anime.

  1. Cambiarsi, convertirsi, migliorarsi

 In modo particolare bisogna togliere il vizio principale nel quale cadiamo sempre, e che è legato alla nostra attività principale.

Bisogna cambiarsi; ma cambiarsi come? San Giovanni ci insegna: incomincia a cambiarti in quel vizio principale che tu hai. Sarà la mormorazione, sarà la critica, sarà la parola pungente, sarà non arrivare a tempo giusto, sarà non compiere il proprio dovere.

Ai pubblicani diceva: “Non esigete nulla di più di quanto è stato fissato” (Lc 3, 13).

Chissà quanti peccati loro avevano, ma il peccato principale era questo: riscotendo le tasse chiedevano di più di quello che dovevano chiedere.

Dice l’ascetica cristiana: togliti la passione dominante, il vizio dominante e toglierai la causa di tanti peccati.

Ai soldati diceva: “Non maltrattate, non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe” (Lc 3, 14).

Erano i tre vizi che avevano i soldati: maltrattare, estorcere e non accontentarsi della paga che lo Stato dava loro. Questa è la passione dominante. Vale anche per noi.

Ci dobbiamo cambiare, ma bisogna vedere qual è il vizio principale, la passione principale. Se sapete che è la superbia o l’avarizia o la lussuria, dovete attaccare questa passione dominante negli aspetti particolari in cui cadete. La superbia non ha la stessa manifestazione in tutti. Così pure l’avarizia e la lussuria. Gli aspetti sono diversi; e allora dovete impegnarvi in quegli aspetti in cui cadete.

Se la tua superbia è nella critica, nelle mormorazioni, nelle lamentele o nel giudicare, oppure nel non ubbidire, ti modificherai, ti cambierai, ti migliorerai in questi errori.

Andate alla ricerca del peccato in cui cadete più spesso, del peccato dominante e impegnatevi nell’eliminarlo, perché se non cambiate ne renderete conto a Cristo, giusto giudice.

O vi cambiate e sarete giustificati, o non vi cambiate e sarete giudicati.

“Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile” (Lc 3, 17).

Io vengo dalla campagna e conosco bene il ventilabro che usavamo per i ceci, i fagioli, le fave e il grano, anche se per il grano usavamo le forche per buttarlo in aria, affinché il vento eliminasse la pula, che poi veniva bruciata.

Figlie mie, non c’è niente da fare, convincetevi: il male sarà punito e il bene sarà premiato. O ci cambiamo, e saremo premiati sia per lo sforzo che per le opere di bene, o non ci cambiamo e saremo puniti. Il fuoco dell’inferno non è, come molti dicono, un fuoco per riscaldare; è un fuoco inestinguibile che brucia e purifica.

conclusione

 In questi giorni ho ascoltato le rivelazioni della Madonna di Guadalupe, e me ne sono andato con la Madonna nell’aldilà. Ho lasciato la terra, e con la fantasia me ne sono andato in cielo ad osservare me che sto sulla terra.

Guardando da là sopra P. Chimienti che gioca a carte, il P. Chimienti che sta in cielo dice: che cretino, e che se ne fa delle carte? Qui sopra si loda Dio e il bene è in proporzione del bene che si opera sulla terra. Con questo gioco delle carte che cosa guadagna per il cielo?

Guardando P. Chimienti che va a passeggio, che ride, che scherza, che vede la televisione, che legge il giornale, lo giudica secondo la mentalità dell’aldilà, di ciò che vede lassù. E allora capisco che questo lo devo togliere, questo lo devo cambiare, questo lo devo eliminare, questo lo devo lasciare, questo va bene, questo va male, questo lo devo potenziare.

Dopo aver gustato le gioie del cielo e aver visto la nullità, la vacuità di tante cose che faccio sulla terra come necessarie, allora dico: vale la pena di continuare a vivere in questo modo? La risposta è sempre negativa: non vale la pena!

Invece quando sto in cielo e guardo P. Chimienti che fa la visita a Gesù Sacramentato di cinque minuti, gli dico: ma perché non la fai di dieci minuti? Allora la faccio di dieci minuti. Perché non la fai di venti minuti? Allora la faccio di venti minuti. Vedi quanta consolazione porti al Cuore di Gesù? Perché non la fai di mezz’ora? Ancora più felice, più contento è Gesù di te. Allora la faccio di mezz’ora. Vedi quante anime salvi con quell’adorazione, con quel silenzio, con quel raccoglimento, con quella solitudine, con quella sofferenza che stai accettando? Allora l’accetto più volentieri.

E ancora: perché tanta fretta per celebrare la Messa, quando è l’unica realtà che ti sublima? Perché non dici più rosari? Perché perdi tanto tempo?

Quando sto lassù vedo certe opere di bene che possono essere fatte meglio o possono essere fatte in quantità superiore, mentre tante altre cose le potrei eliminare. Poi non vi dico quando vedo P. Chimienti che giudica, si arrabbia! Quanto purgatorio farò quassù! Quanto tempo perderò prima di avere la visione di Dio! Dovrò stare lontano da Dio per tanti anni, per che cosa? Perché qualcuno ha rotto un bicchiere? Ma falli rompere i bicchieri, purché non perdi la felicità del cielo, la visione di Dio.

Dunque ogni volta che ci accostiamo alla Parola di Dio dobbiamo fare questa domanda: Maestro, che devo fare? E il Signore ci risponderà: Cambia, togli, metti. E noi dobbiamo cambiare, togliere e mettere.