Dio lascia la sua impronta: i santi – Mt 5, 1-12

Festa di tutti i santi – 2013

Festa di tutti i santi – 2012

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.m.

Grottaglie 1981

LE BEATITUDINI

(Mt 5, 1-12)

Quello delle Beatitudini è un vangelo che da un orecchio ci entra e da un altro ci esce.

“Beati i poveri…, beati, beati, beati!”.

Lo metto in pratica? Metto in pratica queste beatitudini? No, ve lo dico sinceramente; anzi la penso in modo contrario e quindi non mi sono ancora convertito.

Sono passati duemila anni di cristianesimo, e ancora, pur vivendo in un ambiente cristiano, non ci siamo convertiti.

Mi fermerò soltanto sulla beatitudine del dolore, perché è la nostra beatitudine: si nasce piangendo e si muore piangendo. Sia quelli che muoiono, sia quelli che rimangono, tutti piangono.

  1. Beati coloro che piangono

Il dolore è veramente la croce che abbiamo ogni giorno. È vero che abbiamo anche le giornate di gioia, per carità, ma vedo che anche le stesse giornate di gioia sono miste a tanto dolore. Per esempio, quando sposate un figlio, è tutto bello: avete fatto il pranzo, cantato, suonato, ballato, soldi a profusione, ma quanta sofferenza dentro. Io l’ho visto con i miei fratelli. Hanno sposato i figli; erano felici e contenti di averli sposato, ma in quella stessa giornata del matrimonio erano pieni di tristezza. Non vi dico dopo!

Come stai? Sto afflitto, sai cosa è successo? Mia figlia s’è sposata, ha preso un galantuomo, ma poi un galantuomo non è stato.

Arriva Gesù e dice: Beato te! Voi queste parole le accettate?

Io avevo sei milioni nella mia stanza, erano i soldi che mia madre mi aveva dato per celebrare le Messe, sono venuti quattro mascalzoni, e me li hanno rubati! Arriva una di voi e mi dice: Beato te! Dico io: Pure beato te?

Invece è veramente così, perché il dolore dinanzi a Dio è una moneta; sono soldi, e con i soldi si pagano i debiti, si comprano i beni, si progredisce nella propria situazione economica.

         Nella vita dello spirito il dolore è una moneta; sono i miliardi che Dio ci dà, perché se hai i debiti del peccato, da solo tu non puoi pagare. Allora Dio, da gran Signore, ti dà quattro miliardi. Con quattro miliardi puoi saldare tutto.

Mi hanno rubato sei milioni, però per quei sei milioni, a me Dio ha dato sei miliardi. E allora io cosa debbo fare? Devo avere lo stesso atteggiamento del povero, del nullatenente che è avvicinato da un riccone che gli dà sei miliardi. È allegro e contento perché può pagare tutti i debiti e può incominciare a spendere. È ricco.

         Ecco la prima cosa che dice il Signore: sei afflitto? Non andare dalla comare, non andare da questo e da quello per farti consolare, vieni da me e io ti consolerò, perché – è Gesù che lo dice – io sono vicino a colui che è afflitto.

Dio è vicino, se però io non vado da lui non mi può consolare. Ma se vado da lui, mi consola.

Ha detto Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). Venite da me, però, perché io sono vicino.

Se tuo marito sta a casa tua e tu non gli vai a dire cosa ti è successo come fa tuo marito a consolarti? Se tuo figlio sta a casa tua e non gli dici cosa ti è successo come fa tuo figlio a consolarti?

Ha detto il Signore: Potete fare il giro del mondo, andare dalle persone più care e meno care, nessuno vi consolerà, nessuno!

Io sono stato fermato da cinque o sei parrocchiani, che mi hanno chiesto:- è vero che vi hanno rubato sei milioni? Sì, è vero, ho risposto. Per consolarmi mi hanno detto:- Padre, voi siete così intelligente e tenete i soldi nella stanza?

Mi hanno consolato? No. Dove li dovevo tenere in cielo, in paradiso? Tu che diritto hai di venire nella mia stanza? Come, io non posso disporre della mia stanza?

Dunque la persona più cara che io tengo mi ha consolato così: rimproverandomi, praticamente! Chi è che mi ha consolato? Gesù.

Tutti quelli che mi hanno incontrato per strada mi hanno consolato rimproverandomi; tutti, non c’è stato uno che mi ha detto:- Padre Francesco, beato te! Chissà quale grazia avrai da Dio! Nessuno me l’ha detto. Io sono venuto in chiesa e ho detto: Signore, povero ero e povero sono. Questi soldi erano di mia madre e dovevo celebrare le Messe, ebbene, non si troverà uno che mi darà cinquemila lire per celebrare le messe a mio padre e a mia madre? Lui mi ha consolato dicendomi: non ti preoccupare, ci penserò io. Non ti preoccupare perché con questi soldi che tu hai perduto, io ti darò grazie abbondanti. Ieri ho ricevuto una telefonata, una persona mi ha detto: ti do io un milione e mezzo, celebra le messe. Mi hanno rubato ai primi di gennaio, non è finito gennaio e già il Signore ha mosso una persona ad aver compassione. Il Signore l’ha illuminata e ha consolato me. Vedete? Ci consola anche sulla terra!

  1. “Beati voi quando v’insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5, 11-12)

La sofferenza nelle mani di Dio è moneta per mezzo della quale noi possiamo pagare tutti i debiti sulla terra; è moneta spirituale, però, per mezzo della quale non solo paghiamo i debiti, ma facciamo festa, facciamo contenti tutti.

Quanta gente pecca e non può avere la misericordia di Dio. Pago io! Come? Per mezzo dell’afflizione, del dolore. Accetto e dico: Signore, te l’offro per la conversione dei peccatori! Non solo, ma per mezzo di questa afflizione avrò una grande ricompensa in cielo.

San Paolo, da vivo, un giorno è stato preso da Dio. Lui dice: “col corpo o senza corpo non lo so”, ed è stato portato in paradiso. Sapete cosa ha detto, dopo? Le afflizioni di questa terra, i dolori di questa terra non sono niente, non sono paragonabili alla ricompensa, alle gioie che avremo in cielo (cfr. Rm 8, 18).

Vale la pena perciò di soffrire, soffrire e soffrire, perché nel cielo avremo una gioia grandissima e immensa. Più soffriamo, più gioia avremo in cielo; meno soffriamo, meno gioia avremo in cielo. Soffrite, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Se mi rubano un’altra volta, venite da me e dite: è vero che vi hanno rubato un milione e mezzo? Beato voi, beato voi!

Io così devo dire a voi: Beati voi!, perché Dio vi ha scelto a compiere questo mistero.

         Gesù Cristo ha detto queste belle parole, però – dite voi – a soffrire ci siamo noi, non ci sta lui.

No, Gesù Cristo è stato il crocifisso sulla terra. Un uomo che soffrirà tanto quanto ha sofferto Gesù Cristo non è esistito, non esiste e non esisterà mai.

Dicono i santi della Madonna che tutte le sofferenze degli uomini che furono, che sono e che saranno, unite insieme non arrivano alle sofferenze di Maria Santissima. Immaginate di Gesù Cristo!

San Pietro gli ha detto:- Signore, mai sia che tu debba soffrire! Gesù come ha risposto? “Lungi da me, satana! – diavolo l’ha chiamato – perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mt 16, 23).

Gesù è morto ed è risuscitato, e senza farsene accorgere si è avvicinato a due discepoli che andavano verso Emmaus e parlavano tra di loro criticando Dio e giudicando Gesù Cristo che era morto come un delinquente sulla croce. Dicevano tra loro: Abbiamo seguito Gesù Cristo per tre anni perché tu dovevi diventare ministro degli esteri e io ministro degli interni – si erano distribuiti i diversi incarichi – hai visto come è andata a finire? Siamo andati appresso a lui, abbiamo lasciato moglie e figli, abbiamo lasciato le nostre proprietà e le nostre case, perché lui ci avrebbe dato una bella ricompensa, un bel portafoglio, hai visto com’è andata a finire? È morto come un delinquente. E ora cosa facciamo?

Gesù si è avvicinato – loro non se ne sono accorti che era Gesù! – ed ha chiesto: che state dicendo? Come? Tutto il mondo sa che è morto il Figlio di Dio da delinquente e che ora noi siamo tutti dei falliti, solo tu non lo sai?

Gesù dice: Stolti e duri di cuore, li ha chiamati scemi e rimbambiti, non sapevate che era necessario, quindi non si poteva evitare, che il Figlio dell’uomo doveva soffrire e morire per entrare nella sua gloria? (Cfr. Lc 24, 25-26).

         CONCLUSIONE

Quando io sono andato da lui e gli ho detto: Signore ti voglio seguire!, sapete come mi ha detto? «Figlio mio, se mi vuoi seguire rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi» (Cfr. Mc 8, 34).

– Devo lasciare mamma, papà, i miei fratelli, i miei poderi?

– Sì, lasciali perché devi venire appresso a me. Se tu lascerai tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli, le tue sorelle, il pezzo di terra che hai avuto da papà e mamma, io ti prometto la vita eterna insieme a persecuzioni (cfr. Mc 9, 30). Ci stai? Sì. Vieni! Croci e persecuzioni, ma ti farò felice, non su questa terra, ma nell’altra!

Bernardetta Soubirous si fece suora e diventò un cencio, perché ebbe la tubercolosi: si era curvata, stava sempre a letto. Un giorno la superiora le propose di immergersi nell’acqua di Lourdes per ottenere la guarigione, ma lei rispose:- Madre, quell’acqua non è per me!