Eccomi! insegnami, Madre mia a vivere come te – Mc 1, 14-20

Mc 1, 14-20 – I verbi della chiamata alla sequela del Cristo

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M

Taranto, 21.01.1979

PER SEGUIRE GESU’ OCCORRONO TRE CONDIZIONI:

 RINUNZIA, DONAZIONE E GENEROSITA’

(Mc 1, 14-20)

Ho dinanzi ai miei occhi la scena di Gesù che passa per le vie della Palestina predicando; ma pensa anche che dopo la sua risurrezione altri uomini devono continuare il suo sacerdozio.

Passa presso il lago di Tiberiade e chiama Pietro e suo fratello Andrea, poi Giacomo e Giovanni. Dice loro:- Seguitemi, vi farò pescatori di uomini.

Gesù continua a chiamare anche oggi?

Sì. San Giovanni Bosco, che se ne intendeva, perché ai santi il Signore rivela i suoi misteri più profondi, diceva che il 66%, cioè i due terzi dei giovani, è chiamato alla vita sacerdotale e religiosa, un terzo invece no.

Quindi i due terzi dei giovani e delle signorine è chiamato da Dio alla sequela totale.

Per le donne c’è solo la vita religiosa o la vita di consacrate laiche. Io ho avuto due doni: sono stato chiamato alla vita religiosa e al sacerdozio, qualche altro solo al sacerdozio.

  1. Rinunzia

Per seguire Gesù ci vuole rinunzia. Per seguire Gesù si deve rinunziare alla propria casa, agli affetti più cari, al portafoglio, a se stessi, alla propria intelligenza e volontà.

Pietro e Andrea per seguire Gesù dovettero lasciare la barca e le reti; Giacomo e Giovanni lasciarono sulla barca il vecchio padre Zebedeo con i garzoni e lo seguirono.

Abramo dovette lasciare la sua patria, il suo paese e la sua parentela per seguirlo.

Chi ama il proprio nido non seguirà mai Gesù, non sarà mai cittadino del mondo.

Chi non lascia la propria stanza non avrà mai il suo balcone affacciato sul mondo.

Seguire Gesù è rinunziare al portafoglio, rinunziare ad una posizione, a una famiglia, ad avere dei figli propri in terra e rinunziare a vedersi perpetuato nei figli.

È rinunzia alla propria intelligenza e alla propria volontà per fare la volontà di Dio.

Questo è il voto di ubbidienza.

  1. Donazione

Seguire Gesù è donazione.

La donazione è amore. Chi dona poco, ama poco; chi dona molto, ama molto; chi dona moltissimo, ama moltissimo; chi dona tutto se stesso, ama in una maniera indefinita.

  1. Generosità

Per seguire Gesù ci vuole generosità.

Le anime tirchie, le anime avare, le anime grette, le anime che misurano con il contagocce non diranno mai di sì al Signore.

Per dire sì al Signore che chiama, ci vuole generosità.

Questa generosità è ripagata però con la felicità; ve lo dice uno che ne ha fatto la prova.

Il mio consiglio è questo: se il Signore vi chiama, ditegli di sì e sarete felici.

Dite sempre sì al Signore, sempre se vi chiama, altrimenti, dice san Paolo, nessuno ardisca intraprendere la strada del sacerdozio, se non è chiamato come lo fu Abramo.

Chi è l’autore di ogni vocazione, non solo di quella alla vita di consacrazione, ma anche al matrimonio, alle varie professioni, a fare il catechismo? È Dio Spirito Santo. è lo Spirito Santo il santificatore delle anime, colui che sta dentro di noi e che ci chiama ad intraprendere una determinata strada.

Dice san Paolo: “Non rattristate lo Spirito Santo che è in voi”.

Queste parole significano non solo: non rattristate lo Spirito Santo col peccato; ma anche non rattristatelo rifiutando la vocazione.

Poiché è lo Spirito Santo che chiama, non vogliate rattristarlo col dirgli di no.

Fate il paragone con voi. Quando voi chiamate qualcuno per affidargli un incarico, prima ci pensate, poi lo amate – perché se non lo amate non lo chiamate – e poi lo chiamate.

Così fa lo Spirito Santo: prima vi ha pensato, poi vi ha amato e poi vi ha chiamato.

Noi, quando chiamiamo, ci aspettiamo che l’altro risponda di sì, così si aspetta lo Spirito Santo, per cui non rattristatelo con un rifiuto.

Per ascoltare la voce dello Spirito Santo bisogna fare silenzio e pregare. Dio parla nel silenzio. Quando il profeta Elia fuggiva, gli fu rivelato che il Signore gli avrebbe parlato sul monte Oreb(il Sinai).

Elia andò e si rifugiò in una grotta. Sentì il terremoto, pensò che Dio gli apparisse nel terremoto e uscì, ma Dio non c’era nel terremoto.

Venne la tempesta, ma Dio non era nella tempesta.

Dio non parla nel chiasso, nelle manifestazioni appariscenti.

Ci furono altri segni eclatanti, ma Dio non era in essi, poi ci fu un venticello leggero simile alla brezza mattutina: un venticello che muoveva appena appena le foglie, non il vento forte che fa piegare le foglie. Dio era in quel venticello.

          conclusione

Dio non parla nel chiasso, ma nel silenzio.

Per ascoltare Dio, dovete mettervi nel silenzio, dovete pregare.