Mio Signore, nel tuo cuore e vivo sereno – Lc 18, 1-8

Lc 18, 1-8 – Pregare sempre senza stancarsi

Lc 18, 1-8 – L’insistenza nella preghiera suppone la fede

Lc 18, 1-8 – Pregare senza stancarsi


da una meditazione tenuta da P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 16.11.1997

PREGARE SEMPRE, SENZA STANCARSI 

(Lc 18, 1-8)

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“In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente»” (Lc 18, 1-8).

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  1. pregare senza stancarsi: con l’offerta della giornata, con l’offerta di ogni singola azione, con la rettitudine d’intenzione, con le giaculatorie

 

L’offerta la fate la mattina, poi non so se fate la seconda parte.

In ogni giornata voi potete studiare, andare a scuola, insegnare, lavorare, pulire, stirare, cioè fare tantissime azioni. Ebbene, potete trasformare queste azioni in preghiera, se qualunque cosa voi facciate, la fate nel nome del Signore. E allora dite: Signore, prima di tutto ti offro questa giornata e poi ti offro ogni azione. Per offrire ogni azione vi dovete ricordare volta per volta. Non tutti si ricordano, ma chi è capace di farlo volta per volta santifica ogni azione, quindi prega.

Così pure quando sentite dolore di testa, dite: Signore, te l’offro! Se la gamba non funziona: Signore, te l’offro! Se state ammalate: Signore, te l’offro! Se non vedi: Signore, te l’offro! Se ti portano in macchina o non ti portano: Signore, te l’offro! Ti fanno la carne bruciata: Signore, te l’offro, e la mangi ugualmente.

Trasformiamo ogni azione in preghiera con la rettitudine d’intenzione. Avere l’intenzione retta significa dire al Signore: Lo faccio per te. Quindi scopando, stirando, leggendo un giornale, ascoltando una melodia particolare che a voi piace, ripetete sempre: Signore, lo faccio per te!

Si prega sempre anche con le giaculatorie, cioè con pochissime parole, che si possono esprimere in due secondi, tre secondi: Gesù ti amo! Credo in te! Spero in te! Aiutami! Benedicimi! Cuore di Gesù, confido in te!

La giaculatoria è una preghiera continua, perché trasforma quell’azione che stai facendo in un atto di amore.

San Paolo, nella lettera ai Corinzi e ai Colossesi, ce l’ha detto più volte di fare ogni cosa nel nome del Signore, perché possiamo così trasformare le azioni della giornata in una continua preghiera. Però dovete salvaguardare innanzitutto la preghiera propriamente detta. E a voi chiedo due ore e mezza di preghiera.

Osservazioni

 Le vostre difficoltà sono due:

  1. La prima difficoltà è quella di mettere al primo posto i vostri interessi o preoccupazioni o amori o idoli. Questa si chiama: non retta intenzione.

  2. La seconda difficoltà è di non ricordarvi, volta per volta, azione per azione, di rivolgere il pensiero al Signore.

Ho fatto quattro ore d’insegnamento, ma mi sono dimenticato di dire: Signore, te l’offro. In queste quattro ore non ho mai detto: Signore ti amo, confido in te! Aiutami! Benedicimi! Sono stata a stirare, ma mai ho pensato al Signore; ero preoccupata, avevo altre cose per la testa.

Io ho capito la retta intenzione e la non retta intenzione in questo modo. Ve lo dico perché più di una di voi mi ha chiesto che cosa significa la retta intenzione e che significa la non retta intenzione. Prima di capirla io credevo di avere sempre la retta intenzione, mentre ho visto che la retta intenzione non ce l’ho quasi mai.

Un giorno il Signore me l’ha fatto capire così. Io dovevo andare a passeggio e la chiesa era aperta. Ho visto una macchina e ho pensato che fosse arrivata una mia figlia. Allora sono entrato in chiesa per vedere se c’era. Poi ho fatto la genuflessione, la visita a Gesù Sacramentato e me ne sono andato. Questa è la non retta intenzione! Infatti il motivo che mi ha spinto ad andare in chiesa non era la visita a Gesù, ma vedere se c’era una di voi. Se non avessi visto quella macchina non sarei entrato in chiesa, ma sarei andato a passeggio.

Quante volte io ho mangiato per l’appetito, ma non per Iddio; ho scritto per fare bella figura e non per Iddio; sono arrivato in anticipo o in orario a scuola per il preside; non sono uscita di casa per la mamma; sono andato in chiesa per il parroco, ma non per Dio! Io invece dicevo che facevo ogni cosa anche per Dio, quindi la mia intenzione non era retta.

La seconda difficoltà è quella di non avere l’abitudine dell’intenzione attuale. Si supera ricorrendo agli stratagemmi: mettere le scarpe storte; una sedia fuori posto, una cartolina del Cuore di Gesù nel libro, un orologio storto sul tavolino. Così quando vi alzate e vedete l’orologio storto subito penserete al perché l’avete messo così.

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conclusione

Quando san Francesco, steso sulla stuoia, stava per morire, ai frati che, ieri come oggi, gli trovavano la famosa difficoltà dell’osservanza del voto di vita quaresimale, disse così: Avete ragione di dire che questo voto non si può osservare, però “a chi ama tutto è possibile”. Dovete amare, dovete avere un alto livello di amore per Dio, allora tutte le difficoltà spariranno come la nebbia dinanzi al sole. Ma a chi non ama, anche la mosca, anzi un moscerino, gli sembrerà un’aquila. Invece a chi ama tutto è possibile, va in capo al mondo. Io l’ho notato con voi. Quando vi presento una difficoltà e dico che è difficile, voi mi rispondete che non lo è perché c’è l’amore. Guardate le vostre mamme, quando amano e non quando sono egoiste: non esistono difficoltà per risolvere i problemi dei figli. Ma quando non amano e quando noi non amiamo siamo dei mostri.

Non si può vivere la vita di consacrazione senza l’amore. È vero che il nostro Sposo è invisibile ma c’è; esiste e si è fatto vedere mille volte, in mille modi, da ciascuno di noi. Amatelo perdutamente e le difficoltà spariranno, come sparisce la nebbia dinanzi al sole.