Fa’ il bene in segreto Mc 3, 12

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

21.07.1990

 

 

CIò CHE CONTA DINANZI A DIO

è FARE IL BENE E NON FARLO CONOSCERE

(Mc 3, 12)

 

  1. Gesù agiva nel silenzio e nel nascondimento

Sono stato colpito dal fatto che Gesù guarisce, ma ordina di non divulgare la notizia, perché il servo di Dio, dice la S. Scrittura, agisce nel silenzio e nel nascondimento.

Ciò che conta davanti a Dio è fare il bene, non farlo conoscere. Che il bene sia conosciuto o non sia conosciuto non conta dinanzi a Dio, dinanzi a Dio conta fare il bene: “Egli ne guarì molti”.

Dinanzi a Dio conta fare il bene, quindi l’uomo deve essere impegnato a fare il bene. Se poi quest’uomo che fa il bene è servo prediletto di Dio ci deve tenere che il bene fatto non lo sappia nessuno.

Non dovete preoccuparvi di far conoscere il bene fatto, perché se vi impegnate a farlo conoscere non siete sulla linea di Dio, non siete i servi prediletti di Dio.

Se al suo piano divino serve che il bene da voi fatto sia conosciuto, lo farà conoscere.

Tutti seppero quello che aveva fatto Gesù, e tutti andavano da lui, ma non era stato Gesù a volerlo. È stato Dio a volere che si sapesse, e si è servito di qualcuno, che andando per le vie della Galilea e della Giudea l’ha fatto sapere a tutti. È stato Dio a far conoscere il bene, non Gesù.

 

  1. La Minima ama il nascondimento e il silenzio

La Minima farà il bene, ma farà in modo che nessuno lo sappia. Se nel piano di Dio, invece, sarà necessario farlo conoscere, sarà Dio a manifestarlo.

Dio tiene due metodi per far conoscere il bene: il metodo della manifestazione e il metodo del nascondimento.

Io non capivo all’inizio: Come faranno a sapere che esiste l’Istituto delle Missionarie della Parola di Dio? Come faranno a conoscere quello che si fa?

Adesso ho capito: Ti manderò delle anime che, conoscendo l’Opera e tutto ciò che essa fa, ne diffonderanno la notizia. È Dio che ha voluto così.

Da ciascuno di noi vuole il nascondimento e il silenzio, perché se lo facciamo sapere agli altri, e siamo stimati e lodati abbiamo già ricevuto la ricompensa. Lavorare per non ricevere la mercede è veramente da stupidi. Io lavoro per ricevere la mercede, e da me Dio vuole il silenzio. Che il bene venga a sapersi o non venga a sapersi se la vedrà lui, a me tocca soltanto non far sapere niente a nessuno. E ciò non perché gli altri non debbano sapere chi fa il bene, ma perché l’azione è legata all’averla fatta bene per amore di Dio.

 

 

CONCLUSIONE

 

Io l’azione devo farla per amore di Dio, che sia conosciuta o meno non è un mio problema; la conoscenza dipende da Dio. Lasciamo fare a Dio quello che è di Dio, e facciamo noi quello che è nostro.