L’amore è accoglienza… sempre! – Mc 12, 30

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Mc 12,28b-34 – Fare penitenza per amare Dio e il prossimo

Mc 12,28b-34 – Il fine della Quaresima è amare di più il Signore

Mc 12, 28-34 – Amare Dio con tutto il tuo cuore

da un’omelia di P. Francesco Chimienti, O.M.      

L’AMORE DI DIO

SI TRASFORMA IN AMORE DEL PROSSIMO

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       1.    La carità di Dio si trasforma in carità del prossimo

La carità prima sale a Dio e poi, piena di Dio, discende ai fratelli. Prima devo salire a Dio – quindi è amore di Dio- prima devo sostare in Dio per mesi, per anni, e dopo che mi sarò riempito di Dio, scenderò verso i fratelli, e amerò i fratelli. Andando verso i miei fratelli porterò loro quel Dio di cui mi sono riempito.

La carità di Dio si trasforma in carità verso i fratelli; ma se non avete la carità verso Dio, la carità verso i fratelli non c’è, non ci può essere. Potrete avere dell’oro falso, una carità che apparentemente è carità, ma che in effetti è ipocrisia.

S. Francesco, con la sua vita di solitudine e di preghiera, ci ha insegnato questo: Vuoi amare il prossimo? Devi andare nel deserto senza avere mai contatto col prossimo. Devi pregare, perchè con la preghiera ti avvicini a Dio e attingi ciò che lui ha, tutto ciò di cui hai bisogno e di cui ti puoi riempire, perchè purtroppo la nostra capacità è limitatissima! Solo dopo che sei stato nel deserto potrai andare a predicare la Parola di Dio, perchè solo allora darai Dio, la sua parola, il suo pensiero, darai la salvezza e la santificazione Ciò che è di Dio lo darai ai fratelli. Ma se non vai nel deserto a riempirti di Dio per quaranta giorni,   per quaranta anni, quando andrai dai fratelli non porterai Dio, perchè non ce l’hai. Nessuno può dare ciò che non ha.

Ecco perchè il vostro apostolato deve nutrirsi di preghiera, deve partire dall’altare e deve tornare all’altare. Nutrite del Corpo di Cristo, darete Cristo alle anime, non voi stesse.

  2.    Il servizio di Dio si trasforma in servizio del prossimo

Non sarei strumento di Dio, non sarei servitore di Dio, dice S. Paolo, se fossi servitore degli uomini.

“Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!” (Gal 1, 10).

Per essere servitori degli uomini si deve essere servitori di Dio, perchè l’amore verso i fratelli scaturisce dall’amore verso Dio. è quello che ha fatto Gesù. Prima di dimostrare che amava i fratelli, è stato trent’anni a casa sua in unione con Dio.

Per l’unione ipostatica, Gesù era sempre unito al Padre, ma per insegnarlo a noi è stato trent’anni a casa sua, e dopo che si è riempito di Dio per trent’anni è andato dai fratelli a portare questo Dio che salva.

Non contento di questo, prima di iniziare la vita pubblica si è separato anche da casa sua perchè i parenti l’avrebbero potuto distrarre, e si è ritirato tutto solo nel deserto, ed è stato quaranta giorni a contatto solo con Dio. Poi si è messo a disposizione dei fratelli.

Mosè, prima di dare Dio e la sua legge ai fratelli, pur essendo il condottiero e lo scelto da Dio per dare al popolo d’Israele il pensiero di Dio, è salito sul monte, si è riempito di Dio per quaranta giorni, dopo è sceso ed ha dato qualche cosa di Dio ai suoi fratelli.

Il nostro S. Francesco ha dimostrato questa verità attraverso la sua vita. Lui, il Santo della carità, si è ritirato nel deserto come Gesù, è stato per cinque anni nel deserto, si è riempito di Dio, e poi l’ha portato ai suoi fratelli.

Paolo, dopo essere stato chiamato da Gesù ad essere apostolo, si è ritirato nel deserto dell’Arabia, è stato tre anni a contatto con Dio, dopo è uscito; e questo Dio di cui era pieno l’ha portato ai fratelli, cioè ha portato ai fratelli la salvezza e la santificazione.

Se attraverso la nostra opera di carità fraterna non portiamo la santificazione e non portiamo la salvezza, non abbiamo portato Dio, quindi la nostra carità non è soprannaturale.