Con il cuore del Padre… – 2Cor 5, 17-21

Venerdì santo 22-4-11

Grottaglie, Venerdì santo 13.04.2001

Cristo è stato crocifisso per i nostri peccati

(2 Cor 5, 21)

  1. Gesù è stato crocifisso come un malfattore

         Stiamo partecipando a un’azione liturgica nella quale ricordiamo la tragedia di Gesù, Figlio di Dio, l’innocente che muore per noi peccatori, del Figlio di Dio che muore per noi uomini.

 Stasera ci dobbiamo porre questa domanda: Perché il Figlio di Dio è morto per noi? Perché è stato crocifisso come un malfattore pur essendo innocente, anzi il Santo dei Santi?

Nessuno di noi potrebbe dare la risposta. Vi darò una risposta di fede, riferendo il pensiero di Dio, non una risposta di uomini.

Il pensiero che vi consegno è di S. Paolo, che svela il perché di questa tragedia e della più grande ingiustizia che l’uomo abbia compiuto nella storia dell’umanità:

“Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perchè noi potessimo diventare, per mezzo di lui, giustizia di Dio” (2 Cor 5, 21).Gli uomini avevano peccato, noi abbiamo peccato e gli uomini che verranno dopo di noi peccheranno. Dinanzi alla giustizia di Dio, poiché abbiamo peccato, dobbiamo avere un castigo. “Chi rompe paga”.

Gli uomini non possono pagare, né potevano pagare; arriva il Figlio di Dio, si presenta al Padre e dice:-  Padre pago io al posto loro!

Da allora tutti i peccati dell’umanità, degli uomini che furono, che sono e che saranno, sono stati addossati al Cristo. Ora il Padre ha a che fare con lui: i castighi che potevano cadere su di noi cadono su di lui, l’innocente, diventa non solo il peccatore, ma il malfattore, tanto che S. Paolo lo chiama il peccato personificato, mentre noi diventiamo santi.

Tutti ci siamo commossi quando abbiamo conosciuto il gesto eroico di Padre Massimiliano Kolbe, offertosi vittima al posto di un padre di famiglia che i tedeschi avevano scelto di uccidere e che piangeva dicendo:-  Ho moglie e figli, io sono innocente! Padre Kolbe si è messo al suo posto. Tutti ci siamo commossi dinanzi a questo gesto eroico. In questo caso però un innocente si è messo al posto di un altro innocente, ha dato la sua vita per un padre di famiglia, non per un delinquente. Pensate che cosa dovremmo dire noi dinanzi al gesto altamente eroico di Gesù che si mette al posto di tutti gli uomini, che non sono innocenti dinanzi al Padre, ma peccatori, trasgressori della sua legge, e dice:-  Padre, i fulmini della tua giustizia scaricali su di me, ma lascia che loro vadano in pace!

 Da quando Gesù è salito sula croce ed è morto in croce, da quel momento lui è sempre un malfattore e noi sempre innocenti. È stato crocifisso, ma è stato crocifisso per i nostri peccati. Il profeta Isaia dice: “Si è addossato i nostri peccati”(Is 53, 4).

Dio ha avuto a che fare con lui innocente, perché al Padre ha detto:-  Punisci me, ma salva gli uomini! Da allora tra il cielo e la terra, tra Dio Padre e noi uomini si protendono le braccia in croce del suo Figlio crocifisso. Quando Dio vuole punire gli uomini trova sempre le mani innocenti del suo Figlio, per cui se vuole punire l’uomo deve punire il Figlio. Per realizzare questo, Gesù ha istitutio il sacrificio della S. Messa nel quale rinnova ogni giorno il suo sacrificio della croce, perché gli uomini possano essere sempre liberati da ogni peccato e da ogni punizione. In altri termini adesso noi siamo i santi e lui il malfattore.

  • I sentimenti di Gesù sulla croce

 “Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta”(Mi 6, 3).

Sono le parole del profeta Michea che la Chiesa mette in bocca a Gesù nella liturgia del Venerdì Santo, perché chi vi partecipa abbia a dare una sua personale risposta.

Ogni volta che c’è l’azione liturgica del Venerdì Santo queste parole mi entrano nel cuore come una spada tagliente, perché non so dare una risposta. Non so se voi sapete darla.

Dice Gesù: Io per te ho flagellato l’Egitto e i suoi primogeniti, e tu mi hai consegnato per essere flagellato! Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta.

 Io ti ho guidato fuori dall’Egitto e ho sommerso il faraone nel Mar Rosso, e tu mi hai consegnato ai capi dei sacerdoti! Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta.

 Io ho aperto divanti a te il mare e tu mi hai aperto con la lancia il costato. Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta. Io ti ho fatto strada con la nube, e tu mi hai condotto al pretorio di Pilato per essere condannato. Popolo mio,

 che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta.

 Io ti ho nutrito con manna nel deserto e tu mi hai colpito con schiaffi e flagelli. Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta.

 Io ti ho disseteto dalla rupe con acqua di salvezza, e tu mi hai dissetato con fiele e aceto. Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta.

 Io per te ho colpito i re dei Cananei, e tu hai colpito il mio capo con la canna. Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta.

 Io ti ho posto in mano uno scettro regale, e tu mi hai posto sul capo una corona di spine. Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta.

 Io ti ho esaltato con grande potenza e tu mi ha sospeso al patibolo della croce. Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta.

Nel segreto del vostro cuore date una risposta; io l’ho data.

  • Siamo destinati alla salvezza

“Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno” (Eb 4, 16).

Se Dio ha fatto tanto per salvarci, possiamo temere per la nostra salvezza? Se quando eravamo nemici, dice S. Paolo, Dio ci ha trattati così, ci ha salvati e ci salva, adesso che siamo amici e siamo stati salvati dal suo sangue, possiamo temere della nostra salvezza? (cf Rm 5, 8).

Rispondete: Possiamo temere? Ci salveremo, ma non per i nostri meriti, per il sangue prezioso di Gesù.

 Tra poco sarà portato il crocifisso e noi lo baceremo e lo adoreremo. Dice l’autore della lettera agli Ebrei: “Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia” (Eb 4, 16).

Il Crocifisso è il Figlio di Dio in trono per darci la Grazia, la vita di Dio in noi. La misericordia è l’attributo di Dio, col quale nonostante siamo peccatori e malfattori, egli ci tratta come il figlio più caro, come il padre della parabola del figliol prodigo, che non tenne presente affatto nessuna delle colpe del figlio. Dio Padre non tiene conto dei più grandi peccati che possiamo o che abbiamo potuto commettere, desidera solo che suo figlio ritorni a casa, e fa festa. Gesù dirà: “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”” (Lc 15, 7), perché stanno già col Padre nella pienezza eterna.

 Il più grande peccato che l’uomo possa fare è temere che Dio possa non perdonarlo. Tutti i peccati possono essere perdonati! Il Padre ci aspetta per abbracciarci, per baciarci e per prepararci il banchetto più bello che possa offrire al figlio tornato pentito al suo Cuore.

Anche Giuda si sarebbe salvato se avesse chiesto perdono. Gesù ha fatto di tutto per salvarlo. Quando andò con i soldati nell’orto del Getsemani e lo baciò, Gesù gli disse: “Amico, con un bacio tradisci il tuo maestro?” (Lc 12, 28).

A Giuda non bastò l’ultima grazia che Gesù stesso gli dava; a Pietro invece bastò uno sguardo di Gesù per indurlo a chiedere perdono a Dio.

         conclusione

Ebbene accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia, per trovare grazia, cioè la forza necessaria per poter superare tutte le difficoltà della vita e soprattutto per poter combattere e vincere il demonio, il mondo e le tentazioni, e per essere aiutati al momento opportuno. Abbiamo bisogno di lui! Non commettiamo perciò il peccato di non aver fiducia in lui! Dinanzi a tutti questi esempi, dinanzi al modo di comportarsi di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo, che con la grazia ci perseguitano continuamente, non possiamo temere della nostra salvezza. Basta venire in chiesa e partecipare alla celebrazione della Messa, dove si rinnova il sacrificio della croce, e sentire le parole: “Questo è il mio corpo offerto per voi; questo è il mio sangue sparso per voi, in remissione dei peccati”(Mt 26, 26-28), per non temere della salvezza.

 Se Gesù nell’orto del Getsemani ha molto sofferto fino a sudare sangue, lo ha fatto al penisero che il suo sangue poteva essere versato inutilmente, che nonostante la sua sofferenza e la sua morte in croce, alcuni uomini si sarebbero dannati per fargli un dispetto.

Noi non glielo faremo questo dispetto. Quando baceremo il Crocifisso, diremo:- Signore, abbi pietà di me! Signore, misericordia! Signore, salvami!

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