Tu Signore, Dio della Vita – Ez 18, 21-28 – Mt 5, 20-26

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Mt 5, 20-26 – Non insultare il prossimo e non adirarsi – 2011

Mt 5, 20-26 – Riconciliati col fratello – 2012

IL SIGNORE NON SI COMPIACE  

DELLA MORTE DEL PECCATORE

(Ez 18, 21-28)

Questa mattina mi fermo su queste parole che lo Spirito Santo ha detto per mezzo del profeta Ezechiele:

          “Forse che io ho piacere della morte del malvagio, o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?” (Ez 18, 23).

 

  1. Dio è preoccupato della nostra salvezza

Vorrei dirvi delle parole chiare, in modo da orientare la vostra vita su questo pensiero di Dio.

Dio non è preoccupato del nostro corpo ma della nostra anima. Il resto ce lo darà in sovrappiù. La preoccupazione di Dio è salvare le anime nostre. La volontà di Dio, quando noi diciamo: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”, è la nostra salvezza. Ci ha creati per essere felici e ci vuole felici. Poiché potrei non essere felice, cioè potrei non salvarmi, potrei incorrere nel peccato che produce la morte dell’anima, per darmi la certezza della salvezza eterna mi ha mandato suo Figlio dal cielo sulla terra per distruggere in me il peccato e liberarmi completamente, in ogni istante della mia esistenza terrena, da questo ostacolo che distrugge e uccide l’anima.

Dio non è preoccupato se ti sposi o se non ti sposi, se hai i soldi o non li hai. È preoccupato anche di questo, ma in seconda battuta, perché non vuole rendere infelice la tua esistenza; ma è preoccupato della tua salvezza eterna.

  1. Dio non vuole la morte del peccatore

Che cosa voglio io, dice il Signore, la morte del peccatore? No, voi potete essere cattivi; io vi voglio salvare perché mi siete figli. Potete fare il male, ma io attenderò un’intera vita per salvarvi, purché arriviate a dire, anche nell’ultimo istante della vostra esistenza: Signore, ho sbagliato, perdonami!

L’episodio del cattivo ladrone sta a significare questo. La giustizia temporale di allora lo aveva messo sulla croce per ucciderlo, ma il Signore era al suo fianco per attendere l’ora della sua salvezza. Infatti quando ha detto: “Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno”, dopo aver detto al cattivo ladrone: Noi stiamo morendo perché l’abbiamo meritato, ma questo è innocente!, il Signore lo ha salvato.

  1. Confidare nella misericordia di Dio

Io faccio di tutto per non commettere nessun peccato mortale, però ho la certezza che posso anche stamattina commettere un peccato mortale. Chi mi dà la speranza di salvarmi? La bontà infinita di Dio; perché se peccherò e avrò il coraggio di fare l’atto di umiltà di dire: Signore , ho sbagliato, perdonami!, quest’anima mia, che è morta col peccato mortale, rivivrà e si salverà.

Miei cari fedeli, c’è salvezza per tutti. Due sono i casi: se hai peccato, dice il Signore, e tu mi chiedi perdono, io ti salvo, ma se tu hai peccato e non mi chiedi perdono, tu non ti salverai.

Tu mi dirai: Signore, sei ingiusto! Il buon ladrone, assassino e ladro, l’hai portato in paradiso; io che ho fatto sempre il mio dovere mi porti all’inferno? No, se tu peccherai anche per te c’è la salvezza, purché mi dica: Ho peccato, salvami!

          “Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

          CONCLUSIONE

  1. Siamo nella prima domenica di quaresima. La quaresima è tempo di penitenza, ma la prima penitenza che ciascuno di noi deve fare è di non uccidere la propria anima, di non commettere mai un peccato mortale. Non possiamo il martedì grasso fare tutti i peccati, il mercoledì delle ceneri metterci la cenere sul capo, poi il giorno dopo ricominciare a peccare. No, non c’è un tempo per peccare e un tempo per fare penitenza. Non si pecca mai, perché ogni peccato produce la morte dell’anima; e la morte dell’anima è l’abisso dell’inferno.

La Chiesa, durante la quaresima, mette dinanzi ai nostri occhi questa grande responsabilità, ma soprattutto questa prima penitenza che dobbiamo fare tutti: non peccare. Quanta mortificazione bisogna fare per non peccare! Quanta penitenza bisogna fare per non peccare!

Questa penitenza possiamo farla, perché Dio ci ha dato tutti i mezzi per poterci salvare. Dipende da noi salvarci.

  1. Questa mattina, se mi permettete, voglio dire a voi che siete fedeli: anche noi possiamo peccare, perciò, come dice il proverbio, “non sputare in cielo che in faccia ti cade!”.

Usate misericordia verso tutti; non condannate nessuno, perché anche tu domani potrai avere bisogno della mano pietosa del tuo fratello che ti comprenda e ti conforti.

Paolo diceva: Non vorrei che dopo aver predicato a voi io mi perda! Se vuoi stare in piedi – cioè in grazia di Dio – guarda dove metti i piedi per non cadere! Nessuna pretesa, quindi, ma umiltà, perché l’umiltà attira lo sguardo di Dio.