Vieni, Signore Gesù! – Lc 21, 34-36

 

 

da un ritiro ai catechisti tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

Grottaglie, 01.12.1985 

 

IL GIUDIZIO FINALE

(Lc 21, 25-28. 34-36)

Dividerò la meditazione in tre parti. Prima vi farò una riflessione su di un fatto certo, poi vi parlerò di un avvertimento che Gesù ci fa e infine vi darò un consiglio di Gesù.



  • il fatto certo di cui ci parla Gesù è questo: “alla fine del mondo vedranno il figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Lc 21, 27)



Per me la fine del mondo sarà quando morrò, e anche per voi, perché non sappiamo se vedremo la fine del mondo. Quindi per me la fine del mondo sarà la mia morte e allora per me questo mondo certamente finirà e incomincerà un altro mondo.

Quando morrò, dice Gesù, vedrò il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Questo è il fatto certo: Io vedrò il Cristo. Non lo mettete in dubbio, perché vi potreste trovare male!

Ma chi è questo Figlio dell’uomo? Il profeta Daniele, secoli prima che venisse il Cristo, ebbe una visione. Vide il cielo aperto, una grande luce, e degli angeli prendere un trono e metterlo al centro del cielo. Su questo trono era seduto Dio, mentre miriadi di miriadi, cioè miliardi di miliardi di angeli lo assistevano e lo servivano.

Il paradiso è tutto luce; al centro c’è un trono, su cui c’è Dio in una luce abbagliante. Da questo trono escono torrenti di fuoco.

San Giovanni ci ha spiegato che il fuoco è il simbolo della carità. Dio è carità e comunica questo fuoco divino agli uomini.

Io sono venuto a portare un fuoco sulla terra, dirà Gesù, e non vedo l’ora che divampi e trasformi tutte le anime. Sono venuto per ricevere un battesimo e non vedo l’ora di riceverlo.

Il desiderio di Cristo è quello della carità universale. Il profeta Daniele dice che miliardi di angeli assistono e servono Dio. San Giovanni nell’Apocalisse dirà che stanno con la faccia per terra dinanzi al trono di Dio: pregano, adorano, ringraziano e cantano. Isaia poi dirà che, tendendo l’orecchio per sentire le parole che cantavano gli angeli, udì: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo, i cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli! Questo è il canto degli angeli.

Il profeta Daniele dice che sulle nubi va incontro a Dio il Figlio dell’uomo. Questa è la prima volta che nell’Antico testamento si parla del Figlio dell’uomo.

Chi è questo Figlio dell’uomo? È il Cristo, il figlio di Dio, che è vero Dio e vero uomo. Egli si avvicina al trono di Dio, e Dio gli dà la potenza, la gloria e il regno. In altri termini gli dà la sua stessa potenza. Il Cristo è onnipotente, nulla è impossibile a lui; ha la stessa gloria del Padre, perché è uguale al Padre, è Dio come il Padre e avrà il regno, infatti Dio lo ha costituito Re dei re e Signore dei dominatori.

San Giovanni nell’Apocalisse dice che ha visto il Cristo su di un cavallo bianco, con un mantello intriso di sangue e con sulla coscia questa scritta: Re dei re e Signore dei dominatori. Dalla sua bocca usciva una spada, la sua parola, e dove arrivava colpiva, trafiggeva, uccideva e faceva risorgere.

Ecco chi è il Figlio dell’uomo: ha la stessa potenza del Padre, ha la stessa gloria del Padre ed ha il regno. Tutte le creature che furono, che sono e che saranno, saranno tutte soggette a questo Figlio dell’uomo, cioè al Cristo.

Quando Gesù, dopo essere stato incatenato fu presentato dinanzi al tribunale del sinedrio, Caifa, sommo sacerdote, gli chiese: Nel nome di Dio dimmi la verità: Sei tu il Figlio di Dio? Gesù rispose: Tu lo hai detto. Io verrò sulle nubi e siederò alla destra del Padre per giudicare i vivi e i morti.

Gesù ha affermato di essere il Figlio di Dio. Questo pensiero suscita in me il timore di Dio, che è uno dei sette doni dello Spirito Santo: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Bisogna avere in testa il concetto preciso di chi è Dio, di chi è il Cristo; e se non lo vogliamo amare lo dobbiamo temere.

Il timore è un dono di Dio per mezzo del quale non compiamo il peccato. Io non commetto il male per due ragioni, prima di tutto per non dispiacere a Dio, per non offenderlo. Spesso noi non facciamo a casa nostra una determinata azione per non dispiacere alla mamma o al papà. Non è bene avere questo timore?

La seconda ragione per cui non compio il male è sapere che offendendo Dio, lui mi punisca con l’inferno. Ecco le due ragioni del timore di Dio: non offendere Dio e, nel mio interesse, non offenderlo per non andare all’inferno.

Bisogna avere un’idea precisa di Dio. Voi ed io siamo abituati a considerare Dio buono, misericordioso, Dio amorevole, Dio Padre e pensiamo di poter fare tutto quello che vogliamo nei riguardi di Dio, poiché lo offendiamo dalla mattina alla sera, senza che ci succeda niente.

Io vi ripeto le stesse parole della S. Scrittura. Dice Dio: Figli miei carissimi, non confondete la mia pazienza con l’impotenza. Io sono paziente, longanime, misericordioso, tardo all’ira, forte nell’amore, perché mi siete figli e vi voglio salvare, ma la mia pazienza si esaurisce nel tempo della vostra vita. Dopo vi presenterete dinanzi a me ed io, da padre e da fratello sarò il vostro giudice. Allora non avremo avvocati e non potremo imbrogliarlo, perché dinanzi a lui tutto è scoperto, tutto è nudo e tutto è presente. Tutto ciò che pensiamo, che diciamo e che facciamo è scritto nel libro della vita. È tutto registrato, e quando morremo e ci presenteremo dinanzi a lui ci chiederà conto della nostra vita. Se hai fatto il bene, avrai il premio; se hai fatto il male, avrai il castigo.

Dio non sarebbe giusto se premiasse i cattivi e condannasse i buoni. Giustizia vuol dire dare a ciascuno il suo: a chi ha fatto il bene, il premio; ma a chi ha fatto il male, il castigo.

Quando morremo vedremo Dio così com’è, non più come padre e fratello, ma lo vedremo come giudice, che ci giudicherà e ci darà quello che ci tocca.

Quando ho letto queste parole: “Vedremo il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con potenza e gloria grande”, ho pensato a Gesù Sacramentato. Il Figlio dell’uomo di cui parla Gesù, è qui nel tabernacolo?

Oggi nell’umiltà e nel nascondimento egli non fa vedere la sua gloria, la sua potenza e il suo dominio, perché se li vedessimo rimarremmo atterriti; ma veramente è presente. Qui voi lo pensate solo, ma non è solo, perché qui c’è il paradiso, qui ci sono miliardi di angeli che lo assistono e lo servono. È solo nei riguardi dell’uomo, cioè spesso in questa chiesa non c’è nessuno che prega, che adora, che lo ringrazia, però non nei riguardi del cielo. Se noi lo potessimo vedere, lo vedremmo circondato dagli angeli e scapperemmo subito, tanto sarebbe lo splendore! Rimarremmo accecati, annientati, nel vedere la grandezza, la bellezza e la grandiosità del Cristo adorato, ringraziato e servito da miliardi di angeli. È per questo motivo che il Cristo si nasconde. Però è questo stesso Cristo che noi incontreremo nel giorno della nostra morte, per essere da lui giudicati. È meglio amarlo adesso, è meglio servirlo adesso, anziché temerlo domani!

Il fatto certo è questo: noi morremo e ci incontreremo col Cristo. Lo vedremo certamente ed egli ci darà il premio o il castigo. 

Questo pensiero era talmente presente al Cristo, che lo ha detto infinite volte nel vangelo: State attenti, perché verrò e voi renderete conto a me. Non fatevi sorprendere, perché verrò come un ladro di notte.

Gesù ha sempre parlato della sua seconda venuta, tanto è vero che gli apostoli hanno fatto della sua seconda venuta un motivo centrale della loro predicazione, e i fedeli pensavano che il Cristo dovesse arrivare da un momento all’altro. Gli apostoli hanno dovuto scrivere delle lettere per correggere questa loro idea, affermando: Il Cristo verrà, ma non ci ha detto l’ora, né l’anno o il giorno. Dobbiamo vivere la nostra vita, ma quando verrà renderemo conto a lui della nostra vita. La sua venuta non è imminente, perché mille anni dinanzi a Dio sono come il giorno di ieri che è passato; duemila anni sono come due giorni dinanzi a Dio; per fare tre giorni dobbiamo aspettare altri mille anni. Pensate che cosa sono gli anni dinanzi a Dio! Lungo il corso dei secoli la Chiesa ha sempre trasmesso ai suoi fedeli il pensiero che ci incontreremo col Cristo e che le nostre parole, i nostri pensieri e le nostre azioni dovranno essere giudicate. Con la riforma del 1965, ha preso questo concetto di Gesù, ripetuto dagli apostoli e dalla Chiesa primitiva, e l’ha introdotto nella S. Messa, in modo che i cristiani ricordino la verità della seconda venuta del Cristo. Infatti alla consacrazione il sacerdote dice: “Mistero della fede”, e voi rispondete: “Annunziamo la tua morte o Signore”, perché con la morte il Cristo ha distrutto il peccato, e adesso per noi c’è la salvezza.

“Proclamiamo la tua risurrezione”. Prendiamo una tromba e diciamo a tutti, a coloro che sentono e a coloro che non sentono, a coloro che vogliono sentire e a coloro che non vogliono sentire, che il Signore è risorto, cioè diciamo a tutto il mondo che, oltre a questa vita, esiste un’altra vita, perché se il Cristo che era un uomo come noi è morto e poi lo abbiamo rivisto in vita vivere la seconda vita, anche noi morremo ma risorgeremo e vivremo un’altra vita.

“Nell’attesa della tua venuta”. La vita di oggi la vivremo nell’attesa della venuta del Signore, che quando verrà ci giudicherà e ci dirà: Vai a vivere in cielo, perché hai fatto il bene; oppure: Vai a vivere nell’inferno, perché hai fatto il male!   

Ecco il pensiero dal quale dobbiamo essere presi ogni giorno: Renderò conto di questa azione, di questo pensiero e di questa parola a Dio! Nulla sfugge al suo sguardo.



  • l’avvertimento di Gesù: “state bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”  (Lc 21, 34)


State bene attenti a non appesantire i vostri cuori in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita




Prima di tutto Gesù ci dice: Non appesantite i vostri cuori!

Come si appesantiscono? Trasgredendo la legge di Dio. infatti dice la S. Scrittura che ogni peccato è un peso, ogni colpa è zavorra. Io dico sempre: Stiamo tutti sulla stessa barca; non appesantite la barca! Ogni peccato è un peso grosso come una pietra del miracolo di Paola, che è un masso grande, che messo in una barca la fa affondare. 

Non appesantite l’anima vostra col peccato!

Non appesantitevi con le dissipazioni e con le distrazioni!

Io che sto in convento vi comprendo e vi compatisco, quando penso che state nel mondo. Dico sempre: Come fanno queste povere figlie, in mezzo al mondo, a non dissiparsi e distrarsi? Tutti vi tirano: c’è chi vi vuol vedere alla partita, c’è chi vi vuole dinanzi alla televisione oppure al cinema, allo spettacolo, a pranzo, a pesca, a caccia.

Io vi comprendo e vi compatisco, perché tutti vogliono farvi distrarre; ma dice Gesù: State attenti alle distrazioni e alle dissipazioni. Nessuno vi fa pensare a Dio. Tutti sono alleati fra di loro per non farvi pensare a Dio.

Non appesantite i vostri cuori nelle ubriachezze!

Ai tempi di Gesù si faceva consistere la vita nel mangiare e nel bere, tanto che a Pompei hanno trovato un luogo dove, dopo aver mangiato, si andava a vomitare tutto per poi tornare di nuovo a mangiare. Si mangiava per mangiare e si beveva per bere.

Ai tempi di Gesù accadeva questo: c’era l’estrema povertà e c’era chi mangiava per mangiare e beveva per bere. Consumavano per mangiare e per bere non le ore, ma le giornate e le nottate. I vostri matrimoni non sono niente dinanzi ai banchetti che facevano i Romani!

Non appesantite i vostri cuori negli affanni della vita!

Una volta Gesù disse: Non affannatevi per ciò che mangerete e per ciò che berrete, né per ciò che vestirete, perché a questo ci pensa il Padre vostro che è nei cieli. Guardate gli uccelli dell’aria: non seminano, non mietono, eppure il Padre vostro che è nei cieli non fa mancare loro niente. Non preoccupatevi del vostro avvenire, perché il Padre vostro penserà ad esso. Non preoccupatevi del vestito! Vedete i gigli dei campi: non tessono, non mietono, eppure vestono meglio di Salomone. Ad essi ci pensa il Padre vostro che è nei cieli.

Non affannatevi per le cose della vita, perché basta ad ogni giorno il suo affanno. Gli affanni della vita sono: sistemarsi, sposarsi, sistemare i figli. Mia madre era tanto preoccupata di sistemare i figli. Dopo che ha sistemato me, che ero l’ultimo, pensavo che dovesse stare tranquilla, invece la vedevo preoccupata, e le chiesi: Mamma, ancora ti preoccupi? Mi rispose: E non dobbiamo sistemare i nipoti? Io replicai: Ai nipoti devono pensare papà e mamma!

Gli affanni della vita, se non ci sono, ce li procuriamo, mentre Gesù ha detto: liberatevi da questi affanni perché, man mano che vi liberate potete con gioia incontrarvi con me. Allora il giudizio sarà un giudizio positivo.


  • State attenti che quel giorno non vi piombi addosso improvviso!




Nessuno di noi sa quando morrà, ma morremo. Ci incontreremo con Gesù giudice e porteremo un libro dove stanno scritte le nostre azioni, il bene compiuto e il male compiuto. Se volete essere giudicati positivamente, pensateci adesso, non rimandate, perché chi rimanda non fa niente.

Che cosa voleva dire Gesù con queste parole? Convertitevi e credete al vangelo. Convertitevi, riparate adesso che avete il tempo, perché dopo non l’avrete! Se voi in questo momento sapeste di dovervi incontrare col Cristo, se state in grazia di Dio potete dire: Vieni, Signore Gesù!, così come lo dicevano i primi cristiani. Con queste parole si chiude la S. Scrittura; infatti le anime nell’attesa del Cristo che viene, nell’attesa dell’altra vita, che è vita di gioia e non solo di speranza, gridano: Vieni, Signore Gesù! E il Signore risponde: Vengo! E l’anima dice: Amen!    

Se però non state in grazia di Dio, ricordatevi che lì c’è il sacerdote, che in nome del Cristo vi toglie il peccato. È inutile rimandare la confessione! Gesù è morto per questo motivo, per i nostri peccati; adesso è misericordioso, poi non sarà più misericordioso, sarà solo giusto.



  • Gesù ci ha dato questo consiglio: “Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e comparire davanti al figlio dell’uomo” (Lc 21, 36)




Ecco il consiglio: Vegliate, cioè state con gli occhi aperti, state attenti a dove mettete il piede, perché se lo mettete in un fosso, cadete e vi rompete le gambe.

Diceva san Pietro: Vigilate, siate forti nella fede, perché il demonio, come un leone ruggente, vi gira attorno cercando di divorarvi!

Ecco perché Gesù dice: State con gli occhi aperti, vegliate, non fate il male, fate sempre il bene, perché il male si piange, e il bene si gode.

Gesù ci dice: Pregate in ogni momento!

Io queste parole le ripeto anche a voi. Non sono una esagerazione. Voi dite: proprio in ogni momento devo pregare?

Gesù dice: Pregate sempre, senza stancarvi, pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere.

Se volete fuggire il male, dovete pregare. La preghiera è la forza che Dio ci dà, per mezzo della quale il demonio non ha il sopravvento su di noi, il mondo non ha il sopravvento su di noi e la triplice concupiscenza non ha il sopravvento su di noi. Chi prega si salva, chi non prega non si salva.

La preghiera dà la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

Quando uno fa il male ha paura di presentarsi dinanzi a colui al quale deve rendere conto. Quante volte è capitato a me da bambino. Quando facevo una cosa che non dovevo fare temevo di andare a casa, perché pensavo: papà adesso mi darà le botte, la mamma mi caccerà fuori.

Anche se abbiamo peccato, la preghiera ci dà la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo, che ci deve giudicare. Quindi non fate il male, fate sempre il bene. Se avete fatto il male e avete chiesto perdono e avete pregato, il Signore avrà misericordia e quindi avrete la forza di farvi vedere da lui, non per ricevere il castigo ma per ricevere il premio.

Quando dico: Pregate in ogni momento, intendo consegnare a voi catechisti le due preghiere che recitavano i primi cristiani: la S. Messa e la Liturgia delle Ore.

Bisogna pregare la mattina con le Lodi, la sera col Vespro, a mezzogiorno o durante la giornata con l’Ora Media e con l’Ufficio delle Letture, e bisogna chiudere la giornata con la Compieta.

Tanti cristiani che ci hanno preceduto, hanno sempre recitato la Liturgia delle Ore. Questa è la ragione per cui abbiamo iniziato il ritiro col Vespro. Siete veramente fortunate, perché dal 1965 il Vaticano II ha rimesso nelle mani dei fedeli la Liturgia delle Ore. Prima questo libro era usato soltanto da noi sacerdoti e religiosi, invece ora lo possono avere tutti i fedeli che lo vogliono.

In tutte le parrocchie e anche nella nostra, che è di cinquecento anime, si recita la Liturgia delle Ore; oppure, voi fedeli, recitate questa preghiera privatamente.

La seconda preghiera che non deve mai mancare ai fedeli è la Liturgia Eucaristica, cioè la S. Messa. Raccontano gli Atti degli Apostoli che a Troade una mamma partecipava col suo figlio alla liturgia eucaristica, ma poiché si era stancata di tenerlo in braccio, in quanto san Paolo quando parlava non la smetteva mai, prese il figliolo e lo adagiò sul davanzale della finestra. Il ragazzo sulla finestra ascoltava san Paolo, ma poi ad un certo momento glorificò Dio non soltanto ascoltando ma anche dormendo. La mamma, presa dalle parole di san Paolo, non guardò più il figlio e questi ad un certo punto andò a finire giù. Cadendo dalla finestra, morì. San Paolo scese dalla sala, dove stava celebrando la Messa, operò il miracolo della risurrezione del bambino e lo riconsegnò sano e salvo alla mamma. Immaginate con quanta tristezza e con quanta gioia dopo questa mamma, che aveva avuto la gioia di rivedere il figlio sano e salvo e vivo, glorificò Dio!

C’è stato questo miracolo perché Dio vuole che si partecipi alla S. Messa, che si ascolti la Parola, perché tramite la Parola c’è la fede, e chi crede si salva.




conclusione




Termino il ritiro con un pensiero sulla Madonna. Stiamo nella novena dell’Immacolata e la Madonna occupa nella mia vita di sacerdote, di religioso, nella mia anima un posto particolare.

La meditazione che oggi ho fatto, a me fa paura. Quando mi chiedo: Che cosa sarà di me quando morrò?, anch’io come voi ho paura, anzi ho più paura di voi, perché io tante cose le so e non le faccio, invece voi non le fate perché non le sapete. Chi è che mi darà il conforto, la serenità di presentarmi davanti al Cristo? È la Mamma. Mi metto sotto il suo manto, mi nascondo sotto il manto ed ella mi fa passare avanti.   

Bisogna amarla la Madonna, venerarla, esserle devoti durante la vita, perché se saremo devoti della Madonna, se l’ameremo come mamma durante la vita, nell’ultimo momento lei ci salverà.

Ho dinanzi ai miei occhi il grande affresco del Giudizio Universale di Michelangelo che sta nella Cappella Sistina. Rappresenta il Cristo giudice che dice alla Madonna: Stai zitta! Non accetta nemmeno l’intercessione della Madonna, perché i buoni li manda in paradiso, e i cattivi con una mano alzata, poiché è giusto giudice, li scaraventa all’inferno. Nell’inferno ci sono delle anime, e tra l’inferno e il paradiso, a mezza strada, ci sono altre anime che sono tirate dai beati, mediante la corona del rosario che hanno tra le mani, in paradiso. Queste anime si salvano, perché si sono aggrappate ad una catena che salva: il santo rosario. Tanti si sono salvati per mezzo del rosario! Vi consegno la preghiera del rosario. Con essa per cinquanta volte diciamo: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte. E se la Madonna pregherà per noi nell’ora della nostra morte, potremo andare all’inferno? Non è possibile!

Gesù ha detto: Pregate con insistenza e la grazia della salvezza l’avrete. Se ogni giorno reciterò il rosario, dirò cinquanta volte, cento volte, centocinquanta volte alla Madonna: Prega per me, adesso e nell’ora della mia morte. Potrà la Madonna non ascoltarmi; potrà il Cristo non ascoltare il grido di questa Mamma, che vuole tutti i suoi figli salvi?

Ecco il segreto che vi consegno questa sera: Un giorno senza rosario è un giorno perduto. Un giorno col rosario è un giorno salvato.

Figli miei carissimi, dite sempre il rosario perché la recita del rosario è un segno di predestinazione. Chi lo recita, certamente si salva!