Proprio perchè tu eri gradito…. – Tb 12, 11-14.20 – Mc 12, 38-44

Mc 12, 38-44 – Chi è il cristiano generoso

Mc 12, 38-44 – La Provvidenza

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca  06.06.1993

L’ARCANGELO RAFFAELE

RIVELA IL MISTERO DELLA CECITA’ DI TOBI

(Tb 12, 11-14. 20)

         Introduzione

“Io vi voglio manifestare tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di Dio. Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua fede, ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua nuora… Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute. E salì in alto” (Tb 12, 11-14. 20).

L’Arcangelo Raffaele rivela a Tobi e a Tobia il mistero di quella cecità acquisita, che è poi il mistero della sofferenza dell’innocente. Noi infatti ci chiediamo, perché dopo aver fatto tanto bene quest’uomo ha ricevuto da Dio il male della cecità? È chiaro che la rivelazione di questo mistero non è solo per Tobi e Tobia, ma lo è per tutti, compreso il cieco nato.

“Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco? Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio»” (Gv 9, 2-3).

È facile comprendere che l’uomo che commette il peccato è nemico della propria vita e si procura solo male. Ciò che invece è difficile comprendere è la sofferenza di chi il peccato non l’ha commesso. Dice Tobi, il padre di Tobia: perché questa cecità? Perché questo male, e quindi la povertà e tutto il resto?

L’Arcangelo rivela allora il mistero di questa sofferenza.

 

 I. Il bene fatto è gradito a Dio

  1. L’Arcangelo svela una verità nascosta

Vi voglio manifestare tutta la verità, dice l’Arcangelo Raffaele, senza nulla nascondervi. Vi dirò quello che c’è sotto questo episodio che voi non sapete né potete decifrare. Vi dico anzi che se aveste voluto decifrarlo, avreste potuto concludere in maniera errata e contraria ai principi di fede che hanno regolato sempre la vostra vita. Non vi terrò più nascosto questo mistero. Il significato della sofferenza è infatti un mistero per noi. Non sappiamo spiegarci il male fisico della malattia, quella che a noi sembra la maledizione di Dio a casa nostra. L’Arcangelo si accinge a svelare un grande mistero.

  1. Il bene è presentato a Dio dagli Angeli

Il bene è bene, e Dio lo apprezza come tale.

Quando tu pregavi, dice l’Arcangelo, e piangendo facevi il bene perché ti immedesimavi talmente nei bisogni del tuo prossimo, io presentavo la tua preghiera a Dio.

Ricordatelo, dinanzi al trono di Dio – è il Signore che ce lo rivela – ci sono due personaggi. Uno è l’accusatore, colui che accusa i figli di Dio di giorno e di notte, il demonio. L’altro è l’angelo custode, che presenta a Dio le nostre opere buone e parla bene di noi. Ecco perché l’Arcangelo dice: quando tu pregavi, quando seppellivi i morti, quando lasciavi il pranzo e tenevi nascosti i cadaveri in casa tua, io presentavo a Dio queste opere buone.

Dio ha gradito il bene da te fatto e tu sei diventato prezioso agli occhi suoi.

 II. il bene deve essere provato 

  1. Ricompensa del bene è la prova

L’arcangelo Raffaele svela ora il mistero della tentazione, della sofferenza, della prova e dice: Proprio perché tu eri gradito a Dio, fu necessario che la tentazione ti provasse.

Come è diverso il nostro modo di ragionare da quello di Dio!

Proprio perché tu facevi il bene, e il Signore gradiva questo tuo bene, e proprio perché tu eri gradito a Dio per queste opere di bene, fu necessario che la tentazione ti mettesse alla prova.

Necessaria è una cosa della quale non se ne può fare a meno. Che mistero! Se io faccio il bene, devo avere la ricompensa del bene! No, perché tu facevi il bene, proprio perché facevi il bene ti ho mandato la cecità.

Ricordatelo, ricompensa del bene è la prova, è la tentazione che ti prova.

  1. Perché la prova è necessaria

Da parte di Dio la tentazione non è necessaria, perché il Signore sa se le nostre opere buone sono fatte per Lui o per un nostro tornaconto, per cui è in grado di darci la ricompensa o il castigo, nello stesso istante in cui moriamo.

Egli sa quale bene è stato fatto per Lui e ci dà il premio, quale invece non è stato fatto per Lui e non ci dà il premio. Quindi il Signore non ha bisogno di nessuna prova. Che il melone dentro è rosso o bianco lo sa prima che noi facciamo la prova del taglio!

Messo alla prova, l’uomo viene a conoscere il valore delle sue azioni. Se non sono buone può sempre cambiare vita e salvarsi. Se invece il bene resiste alla prova, continuerà ad agire per amore di Dio.

La necessità della prova quindi non è per Iddio, ma è per l’uomo. Solo la prova può darvi la certezza che il bene che fate è veramente bene.

Dopo il bene, però non aspettatevi l’approvazione bensì la prova. Proprio perché tu eri gradito a Dio, disse l’Arcangelo, fu necessario che la tentazione ti mettesse alla prova. Perciò nessuno spavento!

Nella prova l’uomo dovrebbe concludere: mi allontano da te! Se invece non solo non si allontana, ma rimane al suo posto a compiere il suo dovere fino in fondo, perché questa è la volontà di Dio, dimostra che il suo amore è vero ed è grande.

III.  La prova ha un termine

 

La prova non è eterna, è soltanto per un determinato periodo di tempo. Al di là della prova, dopo la prova, viene subito l’intervento di Dio. Proprio perché eri gradito a Dio, disse l’Arcangelo, la tentazione fu necessaria perché ti provasse; ma poi il Signore mi ha mandato per salvarvi.

La tentazione non è per tutta la vita, è soltanto per un breve periodo di tempo.

È vero che nella prova sembra di passare attraverso le pene dell’inferno, ma subito dopo torna un’altra volta il paradiso.

CONCLUSIONE

Concludo questa meditazione con le ultime parole che l’Arcangelo Raffaele rivolge a questi suoi amici, prima di tornare a Colui che lo aveva inviato.

Ha compiuto la sua missione ed ora si congeda, ma vuole fare la sua ultima raccomandazione. È la più importante, perché chi sa che quella è la sua ultima parola non la sciupa in cose senza senso. Ecco perché ricordiamo sempre le ultime parole che i nostri cari hanno detto prima di morire.

Ascoltiamo quindi con curiosità e interesse quali sono le ultime parole che dice l’Arcangelo prima di partire. Sono le parole con le quali vorrebbe lasciare l’orma della sua presenza sulla terra.

“Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno da colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute” (Tb 12, 20).

Ripete in effetti le stesse parole che ha detto all’inizio: Benedite il Signore e lodatelo perché ha usato con voi la sua misericordia. Lodatelo davanti a tutti i viventi perché è bene tenere nascosti i segreti del re, ma è degno di lode rivelare e proclamare le opere di Dio. Quindi ha detto: benedite, lodate, rivelate e proclamate le opere di Dio.

  1. Benedite Dio

Parlate sempre bene di Dio. Vorrei che veramente metteste in pratica nella vostra vita queste parole dell’arcangelo Raffaele.

Non parlate mai male di Dio! i noi stessi non possiamo parlare, perché siamo pieni di miserie! Bene di Dio sì, male di Dio mai! Male di voi sì, bene di voi mai!

Dovete tenere nascosti i segreti di Dio, perché tutto ciò che Dio ha operato in voi è opera sua; niente è vostro. Lodate Dio! E noi lo lodiamo ogni giorno con la S. Messa e la liturgia delle Ore. La S. Messa è un’azione di ringraziamento, di lode e di benedizione a Dio per tutti i suoi attributi divini. Come pure la liturgia delle Ore, però dovete dirla con più raccoglimento, con più consapevolezza, se mi permettete, con più fede! Le parole di lode che voi dite devono corrispondere ai sentimenti interni del vostro cuore, perché tante volte si possono pronunziare le parole ma senza interiorità, senza corrispondenza tra le parole e i sentimenti. E forse anche con dei sentimenti addirittura contrari! È il caso di chi vuole giustizia da Dio per tutto il male che le capita. È il caso di chi se la prende sempre con Dio e parla male di Dio. Però, a parer mio, il vero nemico della lode a Dio è la superficialità, la fretta. C’è differenza tra come diciamo noi monaci la liturgia delle Ore e come la dite voi laiche. Noi ci teniamo a fare in modo che i sentimenti interiori corrispondano alle parole che diciamo. Voi invece ci tenete molto affinché subito finisca la liturgia delle Ore. Avete fretta!

Vi auguro di far corrispondere alle parole i sentimenti, perché il Signore vuole essere lodato. Ecco perché ci ha dato anche le parole con le quali lo dobbiamo lodare. La lode di Dio incomincia sulla terra e non finirà mai, nemmeno nell’eternità, perché in cielo lo loderemo insieme agli Angeli e ai Santi.

  1. Fate conoscere tutte le sue meraviglie

Tenete i segreti nel vostro cuore perché dovete vivere nel nascondimento, e perché tutto ciò che è stato operato da Dio nel vostro cuore è di Dio non è vostro; ma le opere di Dio le dovete proclamare.

L’Arcangelo dice: fate conoscere. Voi siete Missionarie della Parola di Dio, dovete far conoscere agli uomini le opere di Dio, perché dalla conoscenza di Dio scaturisce l’amore, il servizio e il possesso.

Siamo stati mandati da Dio ad annunziare al mondo intero, sia con la catechesi propriamente detta, sia con la catechesi occasionale, l’amore di Dio.

Per la strada, al mercato, in farmacia, nella sala di attesa del medico annunziate il Vangelo. Ovunque si può seminare un seme di bene, ovunque si può parlare di Gesù Cristo. Fate conoscere le opere di Dio, le meraviglie di Dio.

Per me la lettura di questa pagina della Bibbia è stata una boccata d’aria pura: non è l’aria degli alti monti, ma è l’aria del paradiso. Ho capito come la pensano gli esseri del cielo, e come parlano a coloro che sono costretti a vivere ancora nel tempo e sulla terra.

Al di là di questo tempo c’è l’altro tempo. Chi sa misurare questo tempo con l’altro tempo, sa vivere questo e quello. Ed è questo che io vi auguro. Sappiate misurare il tempo di quaggiù con l’eternità di lassù.

Una risposta a “Proprio perchè tu eri gradito…. – Tb 12, 11-14.20 – Mc 12, 38-44”

  1. ” è bene nascondere il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di Dio.Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio.” Come Missionaria e come figlia di San Francesco, l’impegno costante deve essere duplice: lodare, benedire, ringraziere Dio per tutte le sue meraviglie …………vivendo nel nascondimento come Maria SS.; annunziare le opere di Dio ( l’Istituto ….)perchè sia glorificato il Suo nome e perchè altri possano passare dalle tenebre alla luce e cantare come me alla Sua Infinita Misericordia

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