Figlio, sei figlio, mio figlio! – Mc 2, 1-12

 

L’ANNUNZIO DEVE PORTARE ALLA CONVERSIONE

(Mc 2, 1-12)

Mettiamoci nei panni di Gesù, perché ogni cristiano deve imitare il Cristo. Vediamo che cosa ha detto e che cosa ha fatto Gesù. Prima di tutto: “Annunziava loro la parola”, poi dinanzi a un paralitico gli dice: “Ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mc 2, 5).

          Mediante due azioni Gesù mette in pratica il suo messaggio: “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1, 15).

 

  1. L’annunzio della Parola di Dio dà la fede

Per credere al vangelo bisogna annunziarlo. Se non c’è l’ascolto dell’annunzio, non c’è fede. Se io non annunzio voi non ascoltate, e se non ascoltate non potete avere la fede.

A Gesù compete il compito di annunziare. A me sacerdote e a voi cristiani, ogni giorno, compete il compito di annunziare ciò che Dio ha fatto e ciò che Dio farà, perché questo annunzio produce la fede.

 

  1. L’annunzio della Parola di Dio porta alla conversione

Basta la fede? No, perché ogni uomo, secondo il concetto della S. Scrittura, ha il peccato nell’anima, quindi è un paralitico e deve essere liberato dal peccato.

          L’annunzio del vangelo deve produrre sempre il cambiamento di vita, deve produrre sempre la pulizia dell’anima. È quello che diceva Gesù: “Convertitevi”. La conversione è: lasciare il peccato e vivere in grazia.

Vi sto parlando perché dovete cambiare la vita. Perché stamattina ho aperto questo vangelo e ho fatto la mia meditazione? Per la stessa ragione. Dio annunzia a me, perché devo cambiare la vita. L’annunzio senza il cambiamento di vita, senza la conversione, senza la penitenza, non è annunzio.

Sia che fate il catechismo, sia che faccio l’omelia, devo tenere dinanzi ai miei occhi – così faceva Gesù – sempre questo fine: o la conversione, o la santificazione, o la salvezza, o la perfezione. Se non c’è questo, non c’è cristianesimo.

Questo vale anche per voi! Dovete dire: io vengo a Messa, perché? O per togliermi il peccato o per migliorarmi, cioè per santificarmi. Se ieri dicevate quattro parole inutili, oggi ne dovete dire tre, cioè dovete migliorare.

Perché vi confessate? Per togliere il peccato, oppure per migliorare l’anima vostra.

Perché fate la Comunione? O per togliere il peccato o per migliorare l’anima vostra, ossia per santificarvi. O pulire, o perfezionare! Se non c’è questo, non c’è cristianesimo.

Quell’uomo – questa è la storia di tutti gli uomini, la mia e la vostra – era paralitico, aveva la paralisi fisica, che però era il segno esterno di una paralisi spirituale.

 

  1. L’annunzio prepara la strada al Signore che salva

Il peccato paralizza l’uomo, non gli fa fare niente. Agisce, mangia, cammina, studia, insegna, predica, legge, passeggia, fa tante azioni; queste sono le azioni di un uomo, del fisico dell’uomo, ma non dell’anima, perché l’anima quando ha il peccato è paralizzata, non è capace di far niente spiritualmente.

L’uomo in peccato è paralizzato, non può far niente. Gli altri devono trasportarlo a destra e a sinistra; lui da solo è impossibilitato a fare queste cose. E allora, ecco l’intervento spirituale di Gesù: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”.

          Tolto il peccato, l’uomo può agire come agiva prima, e tutte le sue azioni hanno un valore spirituale: espia, guadagna meriti per il paradiso, sconta i peccati commessi, diventa più santo. La sua preghiera ha un valore dinanzi a Dio, il valore impetratorio. Dice a Dio: Signore, se è possibile fammi questo! Poiché non è paralizzato, questa preghiera ha un valore. Dio concede la grazia a quest’uomo, perché il peccato lo ha eliminato.

          Dio è la sorgente della Grazia; è come una fontana, una sorgente da cui nasce un fiume, il fiume della grazia. L’uomo è il prato che deve ricevere questa grazia che da Dio arriva all’uomo. E perché arrivi all’uomo si mette la conduttura, l’acquedotto.

Se l’acquedotto funziona, cioè se l’anima è in grazia di Dio, allora la grazia dalla sorgente arriva al prato, arriva a me che sono il prato; se invece l’acquedotto non funziona, è rotto, l’acqua si sperde, non arriva. Questo fa il peccato: paralizza questa azione, rompe la conduttura, e l’acqua della grazia di Dio non arriva all’anima. Nel prato ci sono degli alberi, ci sono delle piante, ma se non arriva l’acqua, secca ogni cosa.

          Gesù predicava per togliere il peccato. Io devo annunziare la Parola di Dio per togliere il peccato o per santificare; questa volta è per togliere il peccato. Voi dovete fare la catechesi, perché dovete togliere alle anime che vi ascoltano il peccato, dovete mettere le anime nella condizione di non essere paralitiche.

“Alzati, prendi il lettuccio e va’ a casa tua. Quegli si alzò, prese il lettuccio e se ne andò in presenza di tutti, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio” (Mc 2, 11-12).

Prima quell’uomo viveva sì, ma non poteva far niente, adesso vive e può far tutto. Questa è l’anima in grazia; ma ci vuole l’intervento di Dio.

 

          conclusione

O siete voi a poter dare la grazia, e voi non lo siete perché non siete sacerdoti, o dovete prendere le anime a cui annunziate il vangelo e portarle in chiesa. Da chi? Dal sacerdote, il quale può dire nel nome di Gesù: ti sono rimessi i tuoi peccati.

Questa è l’azione della catechista: prepara le anime ad essere liberate dal peccato. Il sacerdote, poi, non solo annunzia il vangelo, non solo prepara le anime a liberarsi dal peccato, ma lui stesso nel nome di Gesù libera dal peccato. Tutti insieme glorifichiamo Dio sulla terra, poi lo glorificheremo nel cielo; ma un annuncio senza la vita di grazia, non è annuncio.

          Un annunzio che non ha il fine o di togliere il peccato o di migliorare, non è annunzio di salvezza.

Voi dite:- Padre, noi stiamo in peccato? –Lo sapete voi! Se state in peccato, io sto predicando perché il peccato deve essere sconfitto, quindi venite a confessarvi e non se ne parla più. Se non c’è il peccato dovete migliorare: fare le azioni per amare Dio, ma sempre con maggior perfezione. Non si può dormire sugli allori. È un continuo camminare, è un continuo avvicinarsi alla meta.

Diceva Gesù: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48).

Non so se esiste un cristiano, che possa un giorno fermarsi e dire: Io ho fatto tutto, non ho più niente da fare.