Vivere con lo sguardo fisso alla meta eterna – Fil 2, 12-18

Da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M

ATTENDERE ALLA PROPRIA SALVEZZA

(Fil 2, 12 1.18)

  1. Vivere con lo sguardo fisso alla meta eterna

Vi consegno questo pensiero di san Paolo ai Filippesi: “Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore” (Fil 2, 12) . Quando Dio ha creato l’uomo gli ha dato un fine da raggiungere: conoscere, amare e servire Dio su questa terra per poi goderlo nell’altra vita. Questo pensiero della propria salvezza eterna non deve essere solo il pensiero di un momento, ma di tutta l’esistenza di un uomo. Ecco perché san Paolo dice: “Attendete alla vostra salvezza”. Tutto l’impegno della nostra vita deve essere orientato verso la salvezza eterna. Se mangi, se dormi, se lavori, se ti diverti, se soffri o se gioisci devi sempre pensare a salvarti eternamente. Attendere alla propria salvezza significa impegnarsi sempre, nel tempo della fanciullezza, della giovinezza, dell’età matura, della vecchiaia, al momento della morte, sempre, a conseguire la salvezza; si sarà così raggiunto il fine della propria esistenza. Dobbiamo avere fissa, dinanzi ai nostri occhi, la meta da raggiungere e percorrere tutta la strada per raggiungerla nel più breve tempo possibile.

2. Vivere alla presenza di Dio

“Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore”. Ricordatele sempre queste parole! Su questa terra dobbiamo vivere alla presenza di Dio con timore; solo così possiamo raggiungere il fine della nostra esistenza. Avere sempre dinanzi ai nostri occhi l’esistenza di Dio, la presenza di Dio. L’inizio della sapienza, dice la S. Scrittura, è il timore del Signore. Chi teme il Signore? Colui che in ogni istante della sua vita lo riconosce presente. La presenza di Dio è l’inizio del timore di Dio. Teme Dio chi lo considera presente. Chi non lo considera presente, non teme Dio. Se considero Dio presente, so che di questa azione che sto compiendo in questo momento devo rendere conto a Dio, nell’ultimo istante della mia esistenza. Tendete perciò alla vostra salvezza con timore, tenendo presente Dio; e con tremore, perché di queste azioni e di questo tempo che il Signore ci concede, ne dobbiamo rendere conto, anzi stretto conto a Dio. In altri termini Dio non chiuderà un occhio alla fine della mia esistenza su nessuna delle mie azioni, delle mie parole, dei miei pensieri, dei miei desideri, dei miei affetti e delle azioni che dovevo fare e non ho fatto. Ecco il tremore! Dobbiamo tremare, perché un giorno ci dovremo presentare dinanzi a Dio: per rendere conto della nostra esistenza. Soltanto colui che vive alla presenza di Dio, vive nel timore. Soltanto colui che vive tenendo presente che dovrà rendere conto a Dio di tutte le sue azioni, di tutti i suoi pensieri, vive con tremore, perché in quell’istante vorrà trovarsi con la coscienza retta e pura.

CONCLUSIONE

1. Vivete alla presenza di Dio e agite per Iddio

Sia che mangiate, sia che beviate, dice san Paolo, sia che giochiate, qualunque cosa che voi facciate fatela sempre nel nome del Signore. Chi fa così, attende alla propria salvezza con timore e tremore.

2. Temete di offendere Dio.

Abbiate paura peccare (tremore) di e di essere trovati nell’ultimo istante della vostra vita nel peccato. Se vuoi stare in piedi, diceva san Paolo, stai attento a non cadere! Fuggite le occasioni prossime di peccato, perché quando meno ve l’aspettate, ha detto Gesù, vi chiamerò a rendere conto. Beato quel servo fedele e buono che ha operato sempre alla presenza di Dio, il Signore gli dirà: Vieni servo buono e fedele, vieni a possedere quel regno che il Padre ti ha preparato fin dalla creazione del mondo. Se però il servo, invece di essere un fedele amministratore, invece di osservare la legge di Dio, avrà sperperato tutti i doni che Dio gli ha dato, deve aver paura perché un giorno, quando meno se l’aspetta, dovrà rendere conto del suo operare a Dio. Guai a colui che si troverà nelle condizioni di ribellione e di trascuratezza della salvezza dell’anima propria, il tremore si trasfigurerà in condanna.

Agite sempre alla presenza di Dio, vivete nella grazia e soprattutto prega te. Anche a noi Gesù dice: “Vegliate e pregate!”. State con gli occhi aperti, ma soprattutto pregate perché la preghiera è l’unico strumento, l’unico mezzo che la creatura ha in mano per potersi salvare, non con le proprie forze, ma con la forza di Dio, non per i propri meriti, ma per i meriti infiniti di Gesù Cristo. “ È Dio che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni” (Fil 2, 13). Tutto dipende da Dio e tutto dipende da noi. Dio dà la grazia e l’uomo la sua collaborazione. L’uomo per mezzo della preghiera, invoca ogni giorno la luce per vedere e la forza per operare. Beato chi capisce queste cose. Vi ripeto le parole di san Paolo: “Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore”. Non scherzate con la salvezza eterna; chi scherza col fuoco si brucia.