Ai tuoi piedi, Gesù, sapendo di non restare delusa – Mc 1, 40-45

Mc 1, 40-45 Come pregare e come compiere ogni nostra azione

Mc 1, 40-45 – L’azione di collaborazione del Cristo e il sacerdote

Mc 1, 40-45 Il peccato, lebbra dell’uomo

da un’omelia di P. Francesco Chimienri O.M.

Martina Franca, 16.02.2003

 

 

COME PREGARE E COME COMPIERE OGNI NOSTRA AZIONE

(Mc 1, 40-45)

“Un lebbroso lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!»” (Mc 1, 40-41).

I. come pregare

 Le qualità della preghiera sono tante, però due sono essenziali; per cui se ci sono la preghiera ottiene l’effetto, se non ci sono non ottiene l’effetto. Esse sono: l’umiltà e la fede.

Questo lebbroso, e non gli altri lebbrosi, ha ottenuto da Gesù la guarigione, perché ha pregato con umiltà e con fede. Gli altri, forse, non hanno neppure pregato, e non hanno ottenuto niente; perché Gesù ha detto: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete” (Mt 7, 7), e san Giacomo: “Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male”, cioè senza le dovute qualità della preghiera (Gc 4, 2-3).

  1. La preghiera fatta con umiltà

Il lebbroso supplicava Gesù in ginocchio. Supplicare è molto di più che pregare, il lebbroso era convinto che Gesù poteva fargli il miracolo; quindi è andato da lui per chiedere, ma per chiedere con insistenza, con la certezza di ottenere, mostrandosi creatura davanti al Creatore, servo dinanzi al Signore.

Come mostra di essere umile? Supplicando Gesù in ginocchio.

Tante volte noi abbiamo chiesto al Signore con insistenza una grazia; ma eravamo convinti che Gesù ce la poteva fare? Eravamo proprio convinti che avevamo bisogno di quella grazia? Eravamo proprio convinti che quella grazia la volevamo ad ogni costo? Oppure abbiamo fatto lo stesso ragionamento di sant’Agostino, che chiedeva al Signore di essere allontanato dalla donna che lo teneva legato, mentre in fondo al cuore diceva: Signore, non me la fare questa grazia!

Se chiedo la grazia, ma in effetti non la voglio, Dio, che guarda il cuore, non me la concede. Io sono convinto che quando c’è la supplica e quando c’è la prostrazione del corpo, che indica il profondo atteggiamento del cuore, l’umiltà è sincera.

L’umiltà è una virtù che attira le grazie, è la virtù che strappa dalle mani di Dio quella grazia che chiediamo. Ecco perché ai miei fedeli ogni giorno dico: Chiediamo, come ha detto il Papa, la grazia della pace nel mondo, dell’unità dei cristiani, dell’unità della famiglia cristiana. Sono queste le tre intenzioni che il S. Padre ci ha affidato per mezzo del rosario per un anno; se ci sarà gente umile che pregherà con umiltà e con fede, le grazie le avremo.

  1. La preghiera fatta con fede

La fede del lebbroso si nota dalle parole: “Se vuoi, puoi guarirmi”. Credeva che tutto dipende da Dio, che il bene viene da Dio e che il male Dio non lo vuole, ma lo permette per il nostro bene. E allora dice: Signore, io non conosco qual è il vero bene per me, però so che sei onnipotente, se vuoi, puoi guarirmi. So anche che se questa guarigione non porterà del beneficio all’anima mia, tu non la farai, ma anche se non mi guarirai, credo che sarà per il mio bene.

L’espressione “se vuoi”, significa lasciare a Dio il permesso, la volontà di guarire o di non guarire. Questo è fare la volontà di Dio. Questo ci fa chiedere Gesù nella preghiera del Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”, perché anche il male, anche la sofferenza nelle mani di Dio serve per la nostra salvezza.

Il “se vuoi” sta sulla linea della guarigione, non solo del corpo, ma soprattutto dell’anima.

Dinanzi a una preghiera fatta con supplica e in ginocchio, con la convinzione che ciò che il Signore concederà sarà per il proprio bene, Gesù concede il miracolo.

La preghiera fatta con umiltà e fede muove Dio a compassione, difatti il vangelo dice che Gesù “mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: lo voglio, guarisci!”.

La nostra preghiera può essere ascoltata come può non essere ascoltata da Dio, però se riusciamo a fare una preghiera che muove la compassione di Gesù, o se volete la misericordia di Dio, quella grazia certamente arriva.

Dinanzi alla nostra miseria dobbiamo muovere la compassione e la misericordia di Dio. Dinanzi alle miserie e al peccato dei nostri fratelli, dobbiamo pregare in modo da muovere la misericordia e la compassione di Dio.

  1. La preghiera unita al digiuno

Le cose impossibili che chiediamo e che gli uomini non possono darci, le otterremo a condizione che si muova la misericordia di Dio.

Se volete muovere la misericordia o la compassione di Dio, alla preghiera dovete unire la sofferenza, la mortificazione, il digiuno.

La Vergine a Lourdes ha chiesto preghiera, penitenza e mortificazione. A Fatima ha chiesto anche queste tre cose, tanto è vero che i tre pastorelli facevano a gara a crearsi le mortificazioni, perché il rosario, unito alla mortificazione e alla sofferenza, era efficace e strappava le grazie dalle mani di Dio.

È questo il segreto che ci ha insegnato Gesù, ma è anche il segreto che adesso ci ripete la Madonna sull’insegnamento di Gesù. La Madonna a Medjugorje ha chiesto per il mercoledì e il venerdì oltre alla preghiera anche il digiuno a pane e acqua.

Il nostro vero problema non è incominciare ad unire la sofferenza alla preghiera, ma continuare a farlo. San Francesco di Paola alla fine della Regola scriveva: “Solo ai perseveranti si dà la corona”.

II. come compiere il bene

  1. Ogni cosa sia fatta a gloria di Dio

Dice san Paolo: “Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1 Cor 10, 31).

Gesù oggi, nel vangelo, ci dice che il segno esterno della verità che tutto sia fatto a gloria di Dio è questo: “Guarda di non dir niente a nessuno” (Mc 1, 44).

Quando mangi per la gloria di Dio, quando bevi per la gloria di Dio, preghi per amore di Dio, predichi per amore di Dio, non lo devi dire a nessuno. Gesù ci invita a fare la preghiera, il digiuno, le opere di carità in segreto, e non per gli uomini, con l’intenzione di essere visti, di far vedere, di piacere, di avere il plauso. Però Gesù ha detto pure: Siate testimoni di quello che fate, della carità, del bene, dell’osservanza dei dieci comandamenti.

“La vostra luce risplenda dinanzi agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 16).

  1. Fare il bene con discrezione

opere dell’amore devono essere fatte, devono essere viste per la glorificazione di Dio. Però, perché siano per la glorificazione di Dio, tu che le compi non lo devi dire a nessuno, ma se gli altri lo dicono lasciali dire!

Queste due verità voi non le avete ancora capite e non le mettete in pratica, anche se non per malizia; per questo stamattina ho chiesto al Signore la grazia che le mie figlie le capiscano; perché noto che sbagliate sia in un senso che nell’altro.

Non avete ancora capito il pensiero di Gesù. L’azione buona deve essere fatta, per cui, se sei Missionaria della Parola di Dio, devi fare la Missionaria della Parola di Dio, senza fare però propaganda, senza dire a nessuno che stai facendo l’apostolato; ma ciò non toglie che gli altri se ne accorgano.

  1. Non impedire che gli altri divulghino il bene che fate

Dovete lasciare che ogni cosa vada per il suo verso. Gesù infatti dice al lebbroso: “Va’, presentati al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro” (Mc 1, 44).

Tu non devi andare a dire agli altri ciò che fai, ma devi continuare ad andare in parrocchia, a fare il catechismo, ad organizzare le varie iniziative. Se gli altri ne parleranno, tu devi pagare col silenzio la divulgazione dei tuoi fatti!

Gesù aveva detto di non divulgare il miracolo che aveva operato, “Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte” (Mc 1, 45).

Questa era la volontà di Dio: non doveva essere lui ad andare dagli uomini, ma gli uomini dovevano andare da lui nel deserto.

Gesù non ha rimproverato la persona che ha divulgato il fatto, non ha rimproverato coloro che hanno deciso di andare da lui perché il fatto era stato divulgato.

conclusione

Non dovete essere voi a farvi propaganda, ma dovete testimoniare il vostro essere Missionarie della Parola di Dio, annunziando la Parola di Dio, difendendo la Parola di Dio, dicendo agli altri che la catechesi, la nuova evangelizzazione, deve essere fatta con la Parola di Dio, che il Ritiro e gli Esercizi Spirituali si fanno con la Parola di Dio, che bisogna vivere cristianamente osservando i dieci comandamenti.

Si paga col silenzio la divulgazione dei nostri fatti, perché il Signore vuole questa testimonianza.

La testimonianza del silenzio è la glorificazione di Dio, ma se voi rimproverate, come avete fatto sempre, coloro che divulgano la notizia, agite contro il volere di Dio.

Se voi vi affermerete nella vita, vi affermerete solo se sarete discrete, silenziose, nascoste. Gli altri parleranno di voi. Così è stato per Gesù!