Quanta ricchezza proveniente da Te, Signore! – Mt 23, 13-22

Mt 23, 13-22 – Cosa devo fare per salvarmi e salvare


da un’0melia di P. Francesco Chimienti O.M.

25.08.1986

CHE COSA DEVO FARE PER SALVARE ME STESSO E PER SALVARE GLI ALTRI

(Mt 23, 13-22)

In questo brano del vangelo Gesù affronta tre problemi che gli stanno molto a cuore per la salvezza delle anime.

Il primo problema è quello vitale dell’esecuzione del piano di Dio; il secondo problema è quello dell’apostolato per la salvezza delle anime; il terzo problema è quello della fedeltà alle promesse fatte.

  1. per salvarmi e per salvare bisogna eseguire il piano di Dio

 

Gesù dice: Guai a voi che contrastate il piano di Dio in voi e nei vostri fratelli.

“Guai a voi che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23, 13).

Dio ha fatto su ciascuno di noi il suo piano per salvarci. Questa infatti è la volontà di Dio: che tutti gli uomini si salvino, e nessuno può contrastare questo piano. Chi osa contrastarlo si mette contro Dio. Guai a lui!

Dio su di me ha fatto un piano? Sì o no? Sì! È questo che voi non avete capito ancora! Noi non siamo stati creati e gettati sulla terra; poi Dio ha detto: Arrangiati! No, no, no! Non sarebbe l’autore e il perfezionatore e soprattutto, come dice san Paolo nella lettera ai Romani, l’architetto della nostra perfezione.

Per costruire l’oasi San Paolo, prima l’architetto ha fatto il progetto, poi i lavoratori lo hanno eseguito nei minimi particolari.

Non è vero che noi siamo stati gettati sulla terra e il Signore ha detto: Datti da fare per salvarti e vedi un po’ se puoi salvare anche i tuoi fratelli che ti sono vicini. Non è vero. Prima che io fossi creato, prima che io nascessi, Dio già mi conosceva ed ha preparato un progetto, un piano nei minimi particolari.

Che cosa devo fare io? Eseguire il piano di Dio. Prima che l’orchestra esegua la Traviata, Verdi l’ha dovuta scrivere. Al direttore d’orchestra e agli orchestrali tocca eseguire a perfezione quelle note che il compositore ha già scritto sullo spartito. Guai se un orchestrale improvvisasse una melodia, guasterebbe tutto.

C’è lo spartito; bisogna mettersi al pianoforte, se è per pianoforte, ed eseguire le note che l’autore ha già scritto. Così è per il piano di Dio.

Dio ha già stabilito in tutti i suoi minimi particolari l’inizio, lo sviluppo e la conclusione della mia vita. Io devo solo eseguire, perché è il meglio per me. Lo conosce soltanto Colui che sa di me il passato, il presente e il futuro; sa di me non soltanto i pensieri, le parole e le azioni, ma anche i desideri, le inclinazioni, le virtù e i vizi che i miei genitori e i miei nonni mi hanno trasmesso.

Conoscendo tutto ed essendo amore infinito, Dio ha preparato per me un piano nell’amore, perché io mi salvi. Ha preparato gli educatori, l’ambiente, la nazione, il paese, la parentela.

Ha preparato tutto per noi: i maestri, i professori, le persone che ci devono conoscere, che ci dovevano spingere, che ci dovevano contraddire. Tutto ha preparato per noi, dobbiamo solo eseguirlo, perché il piano di Dio è soltanto un piano di salvezza.

            Gli atteggiamenti dell’uomo dinanzi al piano di Dio:

  1. L’uomo può contrastare il piano di Dio

Tutti coloro che peccano contrastano il piano di Dio, perché il piano di Dio è piano di amore e piano di salvezza. Chi pecca contrasta il piano di Dio, si mette contro il piano di Dio. Ecco allora la prima domanda che ci dobbiamo porre oggi, nell’esame di coscienza: Nella mia vita ho contrastato qualche volta il piano di Dio?

Se hai peccato, hai contrastato il piano di Dio. Dici:- Ma i miei peccati sono peccati veniali! Anche con i peccati veniali contrasti il piano di Dio perché dinanzi a Dio non ci sono i peccati mortali e i peccati veniali. Dinanzi a Dio c’è solo il peccato, che è mancanza di amore, e contrasta col suo piano di amore. Anche i peccati veniali, anche le vostre bugie, i vostri moti d’ira, di collera, le parole aspre, tutte queste azioni contrastano il piano di Dio.

  1. L’uomo può fermare il piano di Dio

Quando un uomo non fa quanto Dio ha stabilito per la sua salvezza, ferma il piano di Dio. Si ferma il piano tutte le volte che non si esegue lo spartito o quello che l’architetto ha stabilito.

Se dici: Io non ne voglio sapere più, hai fermato il piano di Dio.

Oggi vi dovete domandare: Ho fermato il piano di Dio?

Se una ragazza è chiamata per il matrimonio e non si sposa, ferma il piano di Dio; se un’altra è chiamata per la consacrazione e non si consacra, ferma il piano di Dio, non realizza la vocazione che Dio ha stabilito per ciascuno di noi. Dio deve fare un altro piano per salvarla.

  1. L’uomo può ritardare il piano di Dio

Noi possiamo inoltre ritardare il piano di Dio tutte le volte che non facciamo la volontà di Dio; ma dopo un giorno, una settimana, un mese, un anno, due anni, ci pentiamo del nostro peccato e ritorniamo di nuovo a quel punto in cui lo avevamo lasciato. Abbiamo ritardato di due mesi, una settimana, un anno, due anni il piano di Dio.

Se, ad esempio, il Signore a dodici anni ti ha dato la vocazione e tu gli hai detto no, poi ti ha ripetuto la chiamata a sedici anni e tu gli hai detto no, ti ha ripetuto la chiamata a ventiquattro anni e tu gli hai detto sì, hai ritardato il piano di Dio dai dodici ai ventiquattro anni. Lo esegui sì il piano di Dio, ma lo hai ritardato.

Tutte le volte che noi abbiamo una ispirazione e non l’assecondiamo, ritardiamo il piano di Dio. Il ritardo si computa dal giorno in cui si è avuta l’ispirazione, oppure dal giorno in cui si è lasciato Dio, fino al giorno in cui ci si pente e si riprende il cammino di prima.

  1. L’uomo può eseguire il piano di Dio

L’ultimo atteggiamento è quello di eseguire. Beati coloro che eseguono il piano di Dio! Eseguire significa: tu lo dici e io lo faccio; come ha fatto la Madonna. La Madonna non ha ritardato il piano di Dio nemmeno di un decimo di secondo, ecco perché diciamo che è stata docile alla Parola di Dio, al comando di Dio, al piano di Dio. Ha subito risposto: Eccomi!

Le stesse parole disse il Verbo di Dio. Quando il Padre espose il piano di salvare l’uomo e il progetto dell’incarnazione, il Verbo disse: Eccomi! Dio ha stabilito il tempo: duemila anni fa; ma Gesù ha eseguito a puntino tutto.

Questa si chiama docilità alla parola. Beato colui che esegue il piano di Dio! Io invece quando morrò, di una sola cosa potrò vantarmi: di aver ritardato il piano di Dio. Non dico che l’ho contrastato; tantissime volte l’ho contrastato ma poi mi sono pentito e sono tornato sui miei passi; qualche volta l’ho fermato, tante volte l’ho ritardato e qualche volta l’ho eseguito. Non dovete credere che io canterò: Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola. Io una cosa sola dirò al Signore: Perdonami, perché solo di questo mi posso vantare: se non ho distrutto il tuo piano, certissimamente l’ho ritardato.

Questa è la ragione perché un Ordine religioso, una Congregazione, un Istituto per avere l’approvazione, dalla fondazione, che sarebbe dal momento in cui Dio dà l’ispirazione al Fondatore, fino al giorno in cui la Chiesa dice il suo sì, passano sempre, come minimo venticinque anni; e per arrivare all’approvazione definitiva ci vogliono cinquant’anni. Io l’ho visto col mio Santo Padre: dal 1435 al 1476, fate il calcolo: quarant’anni. E così tutte le altre fondazioni. Io mi sono divertito a vedere per quanto tempo queste anime sante hanno contrastato e hanno ritardato il piano di Dio. Perché Dio metta in esecuzione una sua idea e la Chiesa l’approvi, deve discutere con i grandi uomini che siamo noi, le grandi donne che siete voi, per cui meno di venticinque anni non passano. Solo san Francesco d’Assisi ha avuto subito l’approvazione, ma il suo Ordine si è diviso in tre Ordini: prima i Minori, poi i Conventuali, poi i Cappuccini, perché gli uomini hanno solo questo compito: fermare il piano di Dio, contrastare il piano di Dio, ritardare il piano di Dio! Sapete perché il Signore ci fa vivere a lungo? Perché per convertirci deve impiegare tanto tempo. Per convincerci che bisogna ubbidire deve impiegare venti, venticinque, trenta anni. Poi alla fine riflettendo ci si rende conto che ribellandoci le cose sono andate male, e allora si decide finalmente di ubbidire. Proprio come mi disse quell’uomo dal quale ero andato per dargli i sacramenti e non ne voleva sapere. Poi finalmente si convinse e disse: Padre, sai che dico io? Ora mi confesso, così vado in paradiso.

Te lo sto dicendo da ottanta anni, dice il Signore. Fortunatamente si è convertito e se n’è andato in paradiso.

Per salvarsi e per salvare dobbiamo dunque eseguire noi il piano di Dio e dobbiamo consigliare i nostri fratelli di eseguirlo.

 

 […]

 

            CONCLUSIONE

  1. Se io mi voglio salvare e voglio salvare i miei fratelli devo eseguire il piano di Dio

Chiedete questa grazia al Signore, stamattina, ma fate prima l’esame di coscienza per vedere cosa avete combinato nella vostra vita.

  1. Se mi voglio salvare e voglio salvare devo fare l’apostolato. È una necessità

 

  1. Se mi voglio salvare e voglio salvare devo essere fedele alle promesse fatte e ai voti

Io non ho mai dispensato dai voti; mai! A coloro che vengono a dirmi: Padre, dispensatemi da questo voto, io chiedo: Perché? «Sa, è un po’ difficile!».

Ci dovevi pensare dieci volte prima di farlo, perché i voti facili non esistono. Io ho fatto il voto di castità e non credo che a me piace essere casto, a me piace la moglie, ma ho promesso e devo mantenere. A me non piace stare senza soldi, ma l’ho promesso e debbo mantenere, costi quel che costi!

Così anche tu. Hai promesso di andare a piedi a quel santuario?, e a piedi devi andare. Hai promesso di dare centomila lire? Centomila lire devi dare.

Mi sono impegnata a dire il Rosario per un mese; Padre, dispensatemi!

E proprio io ti devo dispensare di dire il rosario per un mese, proprio io? La grazia l’hai avuta e la promessa non la mantieni? Devi mantenere la promessa.

Quindi essere fedeli alle promesse o ai voti, e nel medesimo tempo insegnare ad essere fedeli, perché dalla fedeltà dipende la salvezza eterna vostra e degli altri.

Una risposta a “Quanta ricchezza proveniente da Te, Signore! – Mt 23, 13-22”

I commenti sono chiusi.