Mio Dio, sei con me ma io sono con Te? – Es 40, 34-38

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

30.07.1987

LE DIVERSE PRESENZE

DI DIO E DI CRISTO

(Es 40, 34-38)

Questa mattina la lettura è tratta dal libro dell’Esodo, e si parla della costruzione della Dimora del Signore nel deserto fatta da parte di Mosè.

“La nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non potè entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora. Ad ogni tappa, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano l’accampamento. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio” (Es 40, 34-38).

 

 

  1. La nube è il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo in cammino nel deserto

Anche noi dobbiamo dire e possiamo dire le stesse cose. Anche noi siamo un popolo in cammino verso l’eternità; siamo pellegrini su questa terra e siamo stranieri, mentre nell’eternità saremo concittadini dei santi e familiari di Dio. Ora il Cristo, prima di partire per il cielo, agli apostoli e a tutti coloro che stavano con lui disse queste parole confortanti:

“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).

Gesù se ne andava al cielo però sarebbe rimasto con noi, non con la sua persona, ma attraverso dei segni.

Come la presenza di Dio in mezzo al suo popolo in cammino nel deserto si manifestava attraverso il segno della nube, così la presenza di Cristo nella Chiesa è rappresentata da diversi segni.

Il Cristo ha detto che sta qui in mezzo a noi, e io credo.

          II. I diversi segni della presenza di Dio in mezzo al suo popolo in cammino verso l’eternità

Il Cristo è presente in mezzo a noi con l’Eucaristia, è presente con la sua Parola, è presente con i Sacramenti, è presente nei fratelli, nei sacerdoti; è presente nei superiori.

 

  1. L’Eucaristia

Il Cristo è presente in mezzo a noi nell’Eucaristia. Veramente nell’Eucaristia il Cristo è vivo e vero in corpo, sangue, anima e divinità. Attraverso l’Eucaristia ci dà la forza di vivere secondo i comandamenti e secondo i consigli evangelici, ossia quei consigli che lui ha dato nel Vangelo.

Chi vuol vivere secondo Dio e secondo Cristo deve accostarsi all’Eucaristia. Mangiando Gesù Eucaristia riceverà la forza di vivere secondo Dio e secondo il Cristo.

  1. La Parola di Dio

Nella sua Parola Dio continua a parlare ai suoi figli attraverso il suo Figlio unigenito, attraverso il Verbo, Parola di Dio. Questo Verbo si è fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo a noi per illuminare la nostra mente. Per mezzo della sua Parola infatti il Cristo è la luce dei nostri giorni, è la luce del nostro cammino.

“Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12).

Non mi fermo su questi argomenti, però il Cristo cammina con noi: nell’Eucaristia per essere forza, nella Parola per essere luce. Chi vuole luce deve andare alla Parola.

  1. I Sacramenti

Il Cristo è presente in mezzo a noi nei Sacramenti, per mezzo della sua grazia.

“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto” (Gv 15, 5)

Per mezzo dei sacramenti noi ci innestiamo in Cristo e viviamo della vita divina, della vita di Dio. Il Cristo cammina in mezzo a noi e ci dà la sua stessa vita. Non solo, ma per mezzo dei sacramenti, durante tutte le tappe della nostra vita, dalla nascita alla morte, lui sempre ci dà un aiuto particolare per vivere secondo Dio, vivere in Dio e morire in Dio. Questa figliolanza divina, che ci è comunicata col primo sacramento, il Battesimo, viene ad essere mantenuta nell’anima del popolo di Dio in cammino con gli altri sacramenti per terminare con l’ultimo sacramento, quello dell’Unzione degli infermi, attraverso il quale si riceve un aiuto particolare con cui l’anima affronta il grande pericolo della morte e soprattutto conserva la grazia di Dio per presentarsi in una condizione tale per cui Egli dica: Vieni servo buono e fedele, vieni a possedere quel regno che ti è stato preparato dal Padre fin dalla creazione del mondo.

  1. I fratelli

Il Cristo è presente nei fratelli. Qualunque cosa avete fatto   al più piccolo dei miei fratelli, ha detto Gesù, l’avete fatto a me (cfr. Mt 25, 40).

Nei fratelli c’è il Cristo. La presenza di Cristo nei fratelli è servizio. Ogni nostro fratello ha dei doni e questi doni sono messi a servizio nostro per poter più facilmente servire Dio e salvarsi l’anima.

  1. I Sacerdoti

Un’altra forma di presenza di Cristo in mezzo al suo popolo in cammino verso l’eternità è la sua presenza nei sacerdoti. Chi ascolta voi ascolta me, ha detto Gesù, chi disprezza voi disprezza me. Se voi perdonerete io perdonerò, se voi non perdonerete io non perdonerò.

Attraverso i sacerdoti il Cristo ci consiglia, è vicino a noi per darci al momento giusto, quando noi lo crediamo opportuno, il consiglio col quale possiamo senz’altro salvarci l’anima.

  1. I superiori

Un’altra forma, sulla quale io mi fermo, è il Cristo presente nei superiori.

Di superiori ne abbiamo tanti, incominciando dalla sfera religiosa: il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti, per giungere alla sfera civile, di lavoro e in tutte le altre sfere.

Ogni superiore rappresenta Dio. Chi resiste all’autorità resiste a Dio, chi ubbidisce all’autorità ubbidisce a Dio. Il Cristo con la sua presenza nei superiori manifesta la sua volontà.

Qui mi vorrei fermare, perché è il mio chiodo fisso e vorrei che diventasse il vostro chiodo fisso.

Il Cristo è presente in mezzo a noi attraverso tanti segni: l’Eucaristia, la Parola, i sacramenti, i fratelli, i sacerdoti, però possiamo sempre entrare nell’equivoco. Veramente il Cristo attraverso questi segni ci dà la forza, la luce, la grazia, il servizio, e il consiglio, ma noi uomini potremmo prendere lucciole per lanterne. Ci potrebbero essere in ogni momento degli equivoci, mentre nella presenza di Cristo nei superiori equivoci non ne esistono. Ogni parola detta dal superiore è parola di Dio, ogni consiglio dato dal superiore è consiglio di Dio, ogni comando dato dal superiore è comando di Dio, ogni proibizione data dal superiore è autentica proibizione di Dio. Equivoci non ce ne possono essere. Il superiore è una persona, la vediamo nel corpo, la sentiamo, sappiamo veramente che ha autorità su di noi e non possiamo essere in dubbio su questo; quindi equivoci con i superiori non ce ne possono essere.

Al timone della nave della Chiesa c’è il Cristo invisibile, ma noi al timone della nave della Chiesa vediamo il Cristo visibile, il Papa; al timone della diocesi vediamo il Cristo visibile, il Vescovo; al timone della parrocchia vediamo il Cristo visibile, il Parroco; al timone di un Ordine religioso, di una Congregazione, di un Istituto vediamo il Fondatore o vediamo i Superiori. È il Cristo  visibile. È così  che  Lui ci dirige nel cammino della storia.

Il Superiore, non sbaglia mai. Dice il mio santo fondatore san Francesco di Paola, che l’unico errore che potrebbe compiere, e non lo compie mai, è quello di obbligarci a trasgredire i comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa; ma queste cose non le fanno mai. Ecco perché san Francesco di Paola ha obbedito ad Alessandro VI, anche se non era uno stinco di santo, ed a lui ha fatto approvare la sua Regola, la terza regola. La mia Regola è approvata col sigillo dell’infallibilità pontificia, e quindi dell’infallibilità di Dio, da Alessandro VI, che santo non era.

Ciò che dice il superiore lo dice Dio, e ciò che proibisce il superiore lo proibisce Dio.

Se io non so quello che devo fare devo interpellare il superiore; oppure, se so già il suo pensiero devo chiedermi: Che cosa direbbe in questa occasione il mio superiore? Il mio superiore si è espresso tante volte su questo problema e allora anche se non lo interpello, quella è la volontà di Dio.

Se il superiore non è vicino non si può fare di testa propria. Bisogna chiedersi: In questo caso cosa direbbe? Se c’è la risposta, dovete fare come lui avrebbe detto; se non c’è la risposta mettetevi in comunicazione con lui per avere il suo pensiero.

Cristo veramente dirige la sua Chiesa tramite i superiori, e dobbiamo dire grazie a Dio, perché in ogni momento della nostra vita possiamo sempre, attraverso i superiori, sapere con certezza qual è la volontà di Dio, mentre in tutti gli altri casi non possiamo dire con certezza quale sia la volontà di Dio.

L’espressione: “Faccio la volontà di Dio” non la dovete mai dire, eccetto il caso che non state eseguendo l’ordine di un superiore. Solo allora potete essere certe, e dovete essere certe, di fare la volontà di Dio. A me ed a voi non interessa se il superiore sbaglia o non sbaglia, perché quando il superiore agisce, agisce Dio, e poiché Dio è onnipotente è capace di scrivere dritto anche su linee storte.

CONCLUSIONE

Chiedetevi:

  1. Per me è utile o dannosa la presenza di Cristo nel mondo attraverso questi segni?

È utile se faccio come Cristo ha stabilito, ma è dannosa se non lo faccio. Quindi un mezzo utilissimo e facilissimo di salvezza può diventare un mezzo facilissimo di dannazione; dipende da come l’usiamo. O ci facciamo dirigere o non ci facciamo dirigere. Se ci facciamo dirigere, il Cristo è il buon pastore che ci porta su pascoli erbosi e il suo bastone o il suo vincastro ci danno certezza e forza; ma se non ci facciamo dirigere da Lui purtroppo invece di andare su pascoli erbosi andiamo su pascoli dannosi.

  1. Vedo sempre il Cristo in questi segni? Consulto sempre il Cristo attraverso questi segni? Seguo sempre il Cristo attraverso questi segni?

La S. Scrittura della nube, presenza di Dio in mezzo al suo popolo, dice che il popolo non partiva se non vedeva alzarsi la nube. E noi siamo docili? Stiamo fermi se il Cristo non parla e partiamo se il Cristo ci dice di partire?

La nostra volontà è unita al Cristo con l’ubbidienza e la docilità? È unita al Cristo con l’ubbidienza e la disponibilità all’ubbidienza?

Sappiate usare dei mezzi di santificazione per santificarvi, non per dannarvi.