Dio prende dimora in me – Gv 14, 23-26

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 17.05.1998

AMA DIO CHI FA LA SUA VOLONTA’

(Gv 14, 23-26)

“Se uno mi ama, osserverà la mia parola” (Gv 14, 23).

Le parole che abbiamo ascoltato, Gesù le disse nell’ultima cena, in quel famoso discorso per mezzo del quale ci ha rivelato cose che non aveva mai rivelato, cose stupende che noi non capiremo mai. Dobbiamo solo crederle, perché sono cose che non possiamo controllare con i nostri sensi. Sono parole di una luce meridiana, come lo è tutta la rivelazione del Giovedì Santo.

Vi consegno tre pensieri.

  1. l’ubbidienza è il segno esterno dell’amore

 Io voglio sapere se nella mia vita amo o non amo Dio e il prossimo. Voi potete fare tutte le elucubrazioni possibili e immaginabili, ma non arriverete mai ad una conclusione. Anch’io da ragazzo non riuscivo mai a sapere con certezza se amavo o non amavo il mio Dio. Era il mio tormento!

Il nostro Padre maestro ci diceva che ogni giorno dovevamo leggere una pagina della S. Scrittura. Io avevo il vangelo in cappella e mi leggevo quelle pagine che più mi piacevano: il discorso di Gesù nell’Ultima Cena, la Samaritana, il cieco nato, la risurrezione di Lazzaro. Mi piaceva in modo particolare il vangelo di Giovanni, ed ero sempre tormentato da questo interrogativo: Io amo il mio Dio?

I segni esterni dell’amore, per me, erano il colore della faccia, le palpitazioni del cuore. Questi segni non li avevo, quindi concludevo che Dio non lo amavo. Un giorno aprii il vangelo e lessi: “Chi mi ama osserverà i miei comandamenti” (Gv 14, 23). Finalmente avevo trovato la risposta e potevo dire a me stesso: I comandamenti li osservo, dunque amo Dio!

Il segno esterno dell’amore è l’ubbidienza. Ricordate le parole che Gesù disse a san Pietro, dopo la sua risurrezione, sul lago di Tiberiade: “Pietro, mi ami tu più di questi?”. E lui subito: “Signore, io ti amo”.

Se tu mi ami, disse Gesù, pasci le mie pecorelle. Se mi ami, ubbidisci, fa’ quello che io ti dico. E io ti dico di pascere i miei agnelli, di pascere le mie pecorelle. Caso mai non l’avessi capito, sai cosa significa questo amore? Prima tu, quando eri giovane, facevi quello che volevi, ma non mi amavi, perché facevi quello che volevi. Adesso, che hai detto che mi ami, un altro ti porterà dove tu non vuoi, quindi dovrai ubbidire (cfr. Gv 21, 15-18).

Alla donna, che dice continuamente di amare il suo fidanzato, il suo sposo, san Paolo dice: Se tu lo ami, sii sottomessa. All’uomo chiede l’amore sacrificio; alla donna chiede l’amore ubbidiente, l’amore di sottomissione. Tutti e due si devono amare, ma uno l’amore lo deve dimostrare col sacrificio, l’altra lo deve dimostrare con l’ubbidienza. Questo perché la donna è vulnerabile nell’ubbidienza, mentre l’uomo è vulnerabile nel sacrificio. Così abbiamo il rimedio e l’uguaglianza.

            Gesù ha raccolto in due precetti la sintesi dei comandamenti: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze; amerai il prossimo tuo come te stesso”. Se osservo i dieci comandamenti e osservo la sua parola gli ubbidisco e lo amo.

            Voi mi potete dire mille volte al giorno: Padre, vi amo; ma il vostro amore io lo misuro dall’ubbidienza. Se mi ubbidite, mi amate; se non mi ubbidite, non mi amate. Infatti Gesù subito dopo dice: “Chi non mi ama, non osserva le mie parole” (Gv 14, 24).

   2. Effetto dell’amore è la dimora della SS. Trinità in noi

Se amo Dio e amo il prossimo, come ricompensa di questo amore, Dio cosa mi dà?

Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo vengono ad abitare nell’anima mia. Ecco perché san Paolo dice che col battesimo riceviamo la grazia di Dio, che è la partecipazione della vita di Dio in noi; diventiamo tempio dello Spirito Santo, tempio del Figlio di Dio e tempio del Padre; diventiamo dimora del Padre, casa del Padre, casa del Figlio, casa dello Spirito Santo. Questa è rivelazione, questa è fede.

Voi vi guarderete dentro, ma non riuscirete a vedere, né troverete l’abitazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Dobbiamo credere perché l’ha detto Gesù.

Quando commettiamo il peccato, appunto perché la SS. Trinità sta dentro di noi, andiamo a prendere una scopa, entriamo nell’anima nostra e diciamo al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo:           – Esci fuori! Ma loro non vogliono uscire, perché è casa loro. Noi li dobbiamo far uscire con la forza.

Con la grazia nell’anima noi siamo la dimora della SS. Trinità. Col peccato cacciamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e l’anima nostra diventa dimora del diavolo.

San Francesco, che voleva che nessun cristiano operasse questa opera malvagia contro la SS. Trinità, diceva: Figli miei, se siete nel peccato dovete prendere la scopa e cacciare il diavolo, per poi fare abitare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questo è il fine della penitenza.

Quando entra la grazia di Dio nell’anima, entrano tutti i beni, perché il Signore non viene mai a mani vuote. Poiché è il datore di ogni bene, porta con sé e dona all’anima nostra tutti i beni.

Perché non riceviamo tutti i beni? Perché la capienza dell’anima nostra è limitata. Entrano quei beni che l’anima può recepire, mentre gli altri beni traboccano, escono fuori. È come l’oceano, che non può entrare nel bicchiere perché è limitato; entra soltanto quella piccolissima parte che il bicchiere può contenere.

Inoltre tutte le azioni, le parole e i pensieri, appunto perché Dio sta dentro di noi, sono santificati dal Santo dei Santi. Tutto è santificato, anche le cose più insignificanti e inutili, perché tutto passa attraverso il fiume della grazia. Ecco il merito!

Ogni azione è santa, ogni parola è santa, ogni pensiero è santo, perché è santificato dalla presenza di Dio, ma è compiuta da me, quindi è meritoria dinanzi a Dio. Di ogni opera buona io avrò un merito.

L’effetto dell’amore che si manifesta attraverso l’ubbidienza, è la dimora della SS. Trinità in noi.

Gesù dice proprio così: “Il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).

    3. l’opera dello Spirito Santo che dimora nell’anima nostra

Due cose dice Gesù in questo brano del vangelo: “Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26).

Poiché la presenza di Dio vi santifica, qualche volta vi troverete nella condizione di non sapere che cosa fare o che cosa dire. Allora lo Spirito Santo vi insegnerà volta per volta quello che dovete dire e quello che dovete fare. Sarà lui il vostro professore, sarà lui il vostro maestro.

Gesù aveva detto agli apostoli: Non vi rattristate, perché se io non me ne vado, il Padre non vi può mandare lo Spirito Santo.

Gesù lo chiama “il Consolatore” in quanto le verità che lo Spirito Santo insegnerà ci porteranno tanta consolazione in questa vita piena di triboli e di spine. Gesù infatti aveva detto: Chi vuole essere mio discepolo deve rinnegare se stesso, prendere la sua croce e fare quello che io ho fatto (cfr. Mt 16, 24).

Quello che Gesù ha fatto è tutto avvolto dalla grande verità della sofferenza, tanto da dover dire che non si raggiunge il regno dei cieli, se non attraverso la strada della croce.

Lo Spirito Santo ci insegnerà ogni cosa, perché di volta in volta ci dirà di tacere, oppure ci dirà di parlare; ci dirà di andare a destra o di andare a sinistra. Alcune volte ci dirà di non pensarci; altre volte ci dirà di preoccuparci. Ci insegnerà ogni cosa secondo quello che è necessario alla nostra salvezza eterna, o se volete, alla santificazione dei nostri pensieri, delle nostre parole e delle nostre opere. Sarà lui il Maestro, in quanto il Figlio è ritornato al Padre e lo Spirito Santo ha preso il suo posto.

Gesù poi aggiunge: “Vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.

La parola del Padre, il pensiero del Padre ci è stato rivelato dal Figlio. L’azione dello Spirito Santo non sarà quella di darci nuove verità. Gesù aveva detto: La parola che voi ascoltate non è mia, ma l’ho presa dal Padre, e ciò che il Padre ha detto a me io l’ho detto a voi. Quando verrà lo Spirito Santo, egli prenderà del mio, che io ho preso dal Padre e lo annunzierà a voi (cfr. Gv 16, 14).

Quindi non sarà roba nuova, dice Gesù, perché lo Spirito vi ricorderà volta per volta ciò che io vi ho detto, affinché le vostre azioni, le vostre parole e i vostri pensieri siano santificati. Non sarà frutto della vostra mente o della vostra memoria, ma sarà frutto dell’azione dello Spirito Santo.

Questa azione lo Spirito Santo la compie con i suoi sette doni: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timore di Dio.

Secondo le necessità dell’anima: adesso vi dà il dono della Pietà, visto che state qui in chiesa e partecipate a questa S. Messa; quando state in pericolo vi dà il dono del Timore di Dio; quando non capite, il dono dell’Intelletto; quando vi affezionate a qualche creatura, il dono della Sapienza; quando avete bisogno di sapere, il dono della Scienza, e così via.

conclusione

L’azione dello Spirito Santo è continua: non si è esaurita attraverso i secoli passati, non si esaurisce nel secolo presente e non si esaurirà nei secoli futuri, perché lui abita dentro di noi e non deve fare un grande cammino per parlarci. Essendo purissimo Spirito, sentiamo la sua voce, disse Gesù, come il vento, che non sappiamo da dove viene e dove va. Però è lui che parla. Beati voi se sarete docili all’azione dello Spirito Santo.

L’azione dello Spirito Santo, oltre ad essere continua, è efficace: ci insegna ogni cosa e ci ricorda tutto ciò che il Cristo ha detto, al momento giusto. Mentre gli altri devono studiare, scrivere, imparare a memoria, noi senza studiare, senza imparare a memoria e senza scrivere andiamo a fare il catechismo, io faccio l’omelia. Lui suggerisce e noi diciamo, e tutto fila. Ma se ci preoccupiamo di dare del nostro, non daremo né del nostro né del suo.