Mio Signore, fammi pensare come pensi tu… – Rm 8, 18-25

Video dell’omelia del Padre su Lc 13, 21

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 12/07/1987

 

la ricompensa della sofferenza

(Rm 8, 18)

  1. La ricompensa della sofferenza sulla terra

Questa mattina vi voglio svelare il mistero della sofferenza secondo il pensiero di Dio, non secondo la mentalità del mondo per vivere questo mistero secondo verità. Quando Gesù parla della sofferenza dice: “Beati gli afflitti, beati coloro che soffrono, che piangono, perché saranno consolati”(Mt 5, 4).

Quindi non è vero che noi cristiani siamo gli sfortunati della vita; avremo sì la croce perché il Cristo ha detto: Chi vuol venire dietro di me avrà la sua croce, ci ha detto sempre la verità, ma saremo consolati. Mai infatti la croce avrà un peso superiore alle nostre forze, perché con la sofferenza, dice S. Paolo, ci sarà anche la grazia per affrontarla e sopportarla. Per questo non staremo nell’afflizione, ma nella consolazione.

A noi, che per essere consolati ci rivolgiamo agli uomini e non a Dio, Gesù ha detto: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”(Mt 11, 28).

  1. La ricompensa della sofferenza in cielo

Dice S. Paolo: “Fratelli, io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura”. Colui che parla è il grande apostolo, colui che soffre le persecuzioni, che deve scappare da un paese all’altro, che è stato lapidato tre volte, che è stato per morire per il nome di Cristo, che è stato gettato in mare, che ha affrontato pericoli di mare, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli di connazionali, che è stato flagellato con i trentanove colpi diverse volte, l’uomo della sofferenza, che non ha mai avuto pace per il nome di Cristo. Predicava Cristo, faceva i miracoli, dava la gioia e la consolazione, toglieva il peccato, confessava, predicava, fondava le chiese, eppure era il grande afflitto. Un giorno per intervento di Dio, fu preso e portato in Paradiso, al terzo cielo, come lui dice, senza sapere se col corpo o senza corpo. Poi, sceso sulla terra, ai Romani scrive queste parole: “Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi”(Rm 8, 18). è un uomo che parla per esperienza. Sempre da S. Paolo sappiamo, nella lettera ai Filippesi, in cui parla di Gesù che non aveva disdegnato di farsi uomo, obbediente fino alla morte e alla morte di croce, che Dio proprio per queste sue sofferenze e umiliazioni gli ha dato una gloria tale che dinanzi a lui si mettono in ginocchio gli esseri del cielo, gli esseri della terraa e gli esseri dell’Inferno. E tutti lo proclamano Signore. è vero che il Venerdì Santo è morto ed è morto tra strazi indescrivibili e impensabili, ma al terzo giorno il Signore lo ha glorificato, l’ha messo alla sua destra, giudice dei vivi e dei morti. Gloria superiore a quella che ha avuto il Cristo non c’è.

Poi c’è l’esempio di Maria Santissima, che ha sofferto come nessuna creatura ha sofferto sulla terra. I paragoni, dicono i Santi Padri, tra la sua sofferenza e la nostra sofferenza è come tra una goccia dì

acqua e l’oceano, tanto che l’hanno chiamata l’Addolorata, cioè la sofferenza personificata. In cielo però nessuna creatura ha una gloria più grande di quella di Maria Santissima. Le parole di Gesù si avverano. Credete voi al grande valore della sofferenza? L’ha detto Gesù, l’hanno sperimentato i santi, perché non credere? Ecco perché io, credendo al Cristo, continuo a dire a voi, come ho detto a Tina partendo:-  Beata te, perché t’incontrerai col tuo Sposo, e il tuo Sposo ti darà la ricompensa che ti sei meritata. Poiché hai sofferto molto, avrai molto in cielo. Mi ha sorriso. Così ci siamo lasciati: con un sorriso.

La ricompensa che ci aspetta, diceva S. Francesco di Assisi, è tanto grande che ogni pena mi è diletto. Ecco perché il mio S. Francesco di Paola cercava la sofferenza. La sua vita è stata una vita di sofferenza continua: dormiva per terra, non mangiava mai carne, faceva digiuni di settimane, andava sempre a piedi, andava sempre scalzo. Cercava le occasioni per soffrire. è andato scalzo non perché non aveva le scarpe, ma perché ha scelto di andare scalzo; non perché non aveva un letto per dormire ha dormito per terra e ha avuto per cuscino una pietra, ma perché cercava la sofferenza e sapeva che alla sofferenza è legata una grande ricompensa. Si flagellava a sangue perché la fede gli diceva che alla sofferenza è legata una grande ricompensa.

conclusione

Vi ripeto le stesse parole che ha detto Gesù: Beati voi quando sarete afflitti e sconsolati, quando sarete perseguitati, perché grande è la vostra ricompensa. L’hai detto tu, Signore, e io ci credo.

Non c’è lacrima versata sulla terra che non abbia una contropartita di meriti uguale ad un oceano. Padre Pio diceva:-  Figli miei, vale più una lacrima versata sulla terra per amore, anziché mille preghiere dei santi in cielo. Questa è la ragione perché Paolo VI quando andò da Papa a visitare un ammalato che da tanti anni giaceva a letto paralizzato, si mise in ginocchio dinanzi a lui e disse:- – – In te io adoro il Cristo crocifisso, in te c’è l’immagine del Cristo crocifisso. Meno male che ci siete voi che soffrite per amore, perché fermate la giustizia di Dio. Le vostre mani alzate fermano la giustizia divina e le vostre lacrime lavano ogni peccato.

Gli Atti degli Apostoli raccontano che gli stessi apostoli, che dinanzi alla Passione di Gesà scapparono, dopo cinquanta giorni, presi e portati dinanzi al sinedrio e ai tribunali, ne uscivano lieti per aver sofferto qualche cosa per amore di Cristo.