Fammi tuo discepolo, mio Signore – Gv 15, 18-21

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 19.10.1997

 

LA SOFFERENZA E’ L’EREDITA’ DEL DISCEPOLO DI GESU’

(Gv 15, 18-21)

 

3

 

“Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20).

 

 

 

  1. Il discepolo di Gesù soffrirà

“Il calice che io bevo, ha detto Gesù, anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete” (Mc 10, 39).

Oggi lo Spirito Santo ci dice: Soffrirai e soffrirai molto!

Allora non lamentatevi se soffrite, perché dice Gesù: Il calice che io bevo anche voi lo berrete.

Nella S. Scrittura, tutte le volte che si parla di calice, si parla di sofferenza.

Quando nell’orto del Getsemani Gesù disse: “Padre, se è possibile, passi da me questo calice”, si riferiva al calice della sua passione e morte. Gesù ha sofferto moltissimo, ed è morto soffrendo sofferenze atroci, nell’anima e nel corpo. Ora, se Gesù ci dice: Il calice che io bevo anche voi lo berrete, significa che soffriremo e soffriremo molto, così come ha sofferto Gesù. Però, dice Gesù, il discepolo non è da più del maestro, per cui le nostre sofferenze saranno di gran lunga inferiori a quelle di Cristo.

Gesù aggiunge: “Il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete”. Poiché Gesù oggi parla della sofferenza, intende parlare del battesimo di lacrime.

La sofferenza è il primo dono che il cristiano riceve da Dio: “Chi vuole essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9, 23).

Il discepolo del Cristo soffrirà, seguendo Gesù sulla via del Calvario.

Avete avuto il dono di credere, ma avete avuto, dice san Pietro, anche il dono di soffrire qualche cosa per amore di Cristo.

Se soffrite significa che siete autentici e veri discepoli di Cristo; se non soffrite non siete autentici e veri discepoli di Cristo; o almeno dovete dubitare di esserlo. Se poi tutto vi va bene, certamente non siete discepoli di Cristo. Se siete ricchi, se avete tutte le soddisfazioni non siete discepoli del Cristo.

Il ricco epulone non stava col Cristo, mentre Lazzaro stava col Cristo, perché la sofferenza è il bacio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è l’atto di benevolenza della SS. Trinità. E i baci del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo lasciano sempre un’impronta nel cristiano! Allora ho detto: – Non mi devo lamentare! Devo dire:- Grazie Signore, questo è il segno dell’autenticità della mia sequela!

Quando ho visto Padre Pio, ho detto: Quest’uomo, dal punto di vista umano è un povero disgraziato, ma dal punto di vista divino è un prediletto di Dio. E difatti abbiamo saputo                    che ha fatto tanti miracoli, ha profetizzato; è morto in concetto di santità e fra poco lo vedremo santo.

 

 

  1. Il discepolo di Gesù sarà disprezzato, ripudiato, avrà ogni specie di sofferenza

 “Il servo del Signore sarà disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire. Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori” (Is 53, 3. 10).

 

  • Il disprezzo

Nella vostra parrocchia sarete disprezzate. Nel vostro luogo di lavoro, nell’esercizio della vostra professione, non vi spaventate, sarete anche disprezzate.

Questa è la prima specie di sofferenza, che non ci piace, ma che dobbiamo accettare.

 

  • Il ripudio

Il reietto è il ripudiato. Avrete la sofferenza del ripudio, dell’essere rigettate, cacciate fuori; arriveranno anche a cacciarvi fuori. Non so se l’hanno già fatto, ma con alcune questo già si è realizzato.

Non meravigliatevi quando sarete ripudiate, perché dice Gesù: Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Avete detto che volete la gloria? La gloria è in proporzione della sofferenza. Poiché desiderate la gloria, dovete soffrire, per cui berrete il calice che io bevo e che ho bevuto, e sarete battezzate con lo stesso battesimo con cui sono stato battezzato io.

 

  • Ogni specie di dolore interno ed esterno

La terza specie di sofferenza sarà ogni specie di dolore, interno ed esterno.

“Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori” (Is 53, 10).

È di grande consolazione sapere che l’origine della sofferenza è divina. Si tratta di un atto di benevolenza di Dio, non di amore ma del più grande amore. Quando ha guardato me e quando ha guardato voi, il Signore ha voluto che soffrissimo. “Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori”. Quindi stiamo sotto la croce, gettati per terra; tutti ci bestemmiano e alcuni ci tirano pure i calci, così come hanno fatto a Gesù.

Avremo ogni specie di dolore esterno: malattie; ma anche ogni specie di dolore interno: persecuzioni, incomprensioni. Siete contente?

 

  1. Il discepolo ha fiducia nel Cristo

Nella sofferenza abbiate fiducia nel Cristo!

Dice l’autore della lettera agli Ebrei: “Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità. Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno” (Eb 4, 15-16).

Dunque fiducia nel Cristo, perché prima di noi ha sofferto lui! E, avendo sofferto, ci sa capire. Infatti non esiste una nostra sofferenza che non sia stata sofferta da lui. Ci sa capire! Allora nella sofferenza dobbiamo andare da lui ed aprirci con lui.

Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia, perché?

 

 

conclusione

 

Vi ripeto i tre pensieri: Soffrirai e soffrirai molto. Avrai tutte le sofferenze possibili e immaginabili; ma abbi fiducia nel Cristo, perché sarai trattato come un figlio prediletto e avrai l’aiuto necessario per poter superare tutte le difficoltà della vita. Però al di là della sofferenza su questa terra, troverai una grande gloria nel cielo.

 

 

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