Consolare Gesù …che dolce compito – Col 1, 24.2,3

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 04.06.2000

 

LA MINIMA RICORDA 

CHE LE ANIME INDURITE

SI CONQUISTANO COL SACRIFICIO 

 

La minima per salvare i fratelli deve ricordare che le anime indurite si conquistano al Cristo col sacrificio, col dolore, con la sofferenza

          “La Minima ricorda sempre che le anime indurite, quelle che stanno nel peccato mortale da anni, si conquistano al Cristo col sacrificio. Tale conquista si fa col dolore, con la lotta; per questo accetta sempre tutto” (n. 207).

È questo il metodo che ha consigliato la Madonna ai tre pastorelli dicendo: Volete accettare volentieri tutte le croci che il Signore vi vorrà mandare per la conversione dei peccatori?

La Madonna chiedeva aiuto per la conversione dei peccatori, non di quelli che come noi peccano e si confessano perché riconoscono sempre, giorno per giorno, la loro colpa, ma di coloro che non riconoscono la propria colpa e rimangono nella colpa. Pensate al movimento omosessuale che sta dando tanto fastidio al Papa e all’Anno Santo. Sono induriti nel peccato. Li volete convertire? Desiderate che cambino vita? Ci vuole il sacrificio! Noi conquisteremo i fratelli e convinceremo i peccatori con la sofferenza, col sacrificio, con la mortificazione, con l’accettazione delle nostre croci.

Il Cristo ha conquistato i peccatori con la sua passione e la sua morte in croce.

“Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia” (1 Pt 2, 24).

“Anche il Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurci a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito” (1 Pt 3, 18).

In altri termini il Cristo, per convertire i peccatori, ha dovuto soffrire. La sua passione e morte è il segno evidente che le anime indurite non si convertono se non col sacrificio e con la sofferenza. Ecco perché la Minima accetta tutto.

“Perciò, dice san Paolo, sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca alla passione di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”    (Col 1, 24).

Soffrendo salvo, soffrendo aiuto il Cristo a salvare i peccatori. Non c’è altro mezzo. Gesù ha usato sempre questo mezzo; se ce ne fosse un altro l’avrebbe usato lui! Se Gesù ha usato il mezzo della sofferenza, usatelo anche voi. Così ha fatto san Paolo e così dobbiamo fare noi. Questo è il significato del mese di giugno, voluto dal Cuore di Gesù per salvare i peccatori. Egli ha chiesto a noi la sofferenza per convertire i peccatori. Se non possiamo ogni giorno, per un intero anno, usare il mezzo del sacrificio, il Cuore di Gesù ci invita ad usarlo almeno per il mese di giugno. La nostra preoccupazione è quella di stare bene; ma la preoccupazione di Gesù è quella di salvare le anime.

“è una grazia, dice san Pietro, per chi conosce Dio subire afflizioni soffrendo ingiustamente” (1 Pt 2, 19).

La sofferenza è una grazia, perché può essere usata come strumento di riparazione e di conversione.

San Pietro, dinanzi all’incendio di Roma, del quale furono accusati i cristiani, scriveva: “Carissimi, non siate sorpresi per l’incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano, ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare”  (1 Pt 4, 12-13).

Nella gloria avrete dei meriti, dice san Pietro; ma oltre a questo rallegratevi ed esultate perché se offrite al Signore questa sofferenza, avrete la conversione di tantissimi pagani, proprio di quei pagani che adesso vi stanno perseguitando e che domani diventeranno vostri fratelli nella fede.

RIFLESSIONI SPIRITUALI

  1. Il mezzo dei mezzi per la salvezza dei peccatori è la croce,

    è la sofferenza, è il dolore, il sacrificio, la mortificazione. Per mezzo della sofferenza l’uomo paga a Dio il debito contratto dal peccatore. Quindi si entra in un rapporto di giustizia partendo da un atto di amore, perché soffrire o pregare per i peccatori è un atto d’amore. Tu hai contratto un debito e io lo pago per te, lo pago per amore. Così la giustizia è soddisfatta e la misericordia di Dio trionfa.

Così ha fatto il Cristo per salvare tutti gli uomini. Ha pagato alla giustizia divina con l’atto più sublime dell’amore: ha donato la sua vita. Così dobbiamo fare noi per aiutare il Cristo a salvare gli uomini di oggi!

  1. Non c’è nemmeno da inventare le mortificazioni da offrire al Signore per la conversione dei peccatori, c’è soltanto da accettare giorno per giorno quelle croci che il Signore ci manda e offrirle

    a questo scopo. Questo ha suggerito la Madonna ai tre pastorelli di Fatima ed è questo che i tre pastorelli hanno fatto. Due dei tre sono già beati, l’altra è ancora in vita. Hanno accettato le croci di ogni giorno e chissà quali peccatori hanno convertito!

Quali croci? Le croci interne ed esterne, che sono più accette al Signore, perché fatte nella rinunzia alla nostra volontà e non sono di nostro gradimento. Le croci che accettiamo giorno per giorno, perché vengono dagli altri e non le inventiamo noi, hanno un grandissimo valore!

  1.   La Minima,

    sapendo che per la conversione dei peccatori e per la salvezza dei propri fratelli, la sua parte è quella di offrire la sua sofferenza a Dio con questo fine,

    accetta sempre tutto.

    Accetta tutto quello che le capita giorno per giorno e l’offre a Dio. In questo modo collabora con Cristo per la salvezza dei fratelli.

  1. L’esito della sofferenza accettata e offerta per la conversione dei peccatori forse non lo vedremo su questa terra; ma nel cielo sì.

    Ma non perché noi non vediamo la conversione dei peccatori significa che il Signore non ha accettato la nostra preghiera e la nostra sofferenza! Alcune volte per nostra consolazione il Signore ci farà vedere anche l’esito favorevole, altre volte per farci esercitare nella fede non ce lo farà vedere. Dobbiamo crederlo, anche senza vederlo!

 

  1. La Minima deve ricordare che Dio esige da lei la collaborazione fatta di preghiera e di sofferenza.

    Se non salite il terzo scalino della penitenza, che è la riparazione, non sarete mai Minime nel vero senso della parola. Lo sarete al 60% o al 30%; ma se salirete il terzo scalino lo sarete al 100%.

Penitenza significa conversione personale e altrui, significa mortificazione personale e altrui, ma significa anche riparazione per i propri peccati e per quelli dei fratelli. In questo modo la Minima unirà la sua sofferenza e la sua preghiera a quella di Cristo e, per i meriti infiniti di Cristo, muoverà la misericordia di Dio che opererà il miracolo della conversione. Solo così potremo realizzare nella pienezza la nostra spiritualità minima!