La Grazia è il vero ed unico bene dell’uomo – Gv 15, 10

da un ritiro tenuto da  P. Francesco Chimienti O.M. 

Grottaglie, 28.05.1995

 

LA GRAZIA E I SUOI EFFETTI

(Gv 15, 1-11)

  1. Il mistero della grazia di Dio

Svolgerò il ritiro di questa sera, prendendo spunto dal discorso fatto da Gesù la sera del Giovedì Santo. Discorso che solo san Giovanni ha trascritto, infatti gli evangelisti Matteo, Luca e Marco non ne parlano.

San Giovanni ci ha manifestato la grandezza e la profondità del cuore di Gesù, che la sera del giovedì santo ci ha rivelato tutto. Noi non avremmo mai saputo queste cose, se non ce le avesse rivelate Gesù.

Questa sera mi voglio fermare su queste parole di Gesù: “Rimanete in me” (Gv 15, 4). “Rimanete nel mio amore” (Gv 15, 10).

Gesù dice queste parole dopo aver rivelato il mistero della grazia di Dio. Noi conoscevamo il mistero del peccato: il peccato fatto da Adamo ed Eva e tutte le conseguenze di questo peccato; non conoscevamo il mistero della grazia vissuto prima del peccato di Adamo ed Eva.

Dice Gesù: Io sono venuto nel mondo per toglierti il peccato e ridarti la grazia che avevano Adamo ed Eva prima di peccare.

Il primo sacramento che vi do per liberarvi dal peccato è il Battesimo.

Gesù, prima di salire al cielo, ha detto agli apostoli: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16, 15-16).

Il mistero della grazia è legato al sacramento del Battesimo; però Gesù ha considerato anche la nostra fragilità e ha detto: Se peccherai cento, duecento, trecento volte, io col sacramento della Penitenza ti farò ritornare in grazia.

Quando Gesù è risuscitato, il giorno di Pasqua apparendo agli apostoli nel cenacolo disse loro: “«Pace a voi!». Poi alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»” (Gv 20, 21-23).

Gesù ci ha dato anche gli altri sacramenti per rimanere in grazia: la Cresima, l’Eucaristia, l’Ordine, il Matrimonio e l’Unzione degli infermi.

Dopo averci rivelato il mistero della grazia, Gesù ci ha detto così: Rimanete in me, nel mio amore, cioè nella grazia di Dio.

In questo ritiro, a conclusione dell’anno catechistico, vi voglio parlare della grazia di Dio.

Vorrei lasciarvi come ricordo questo pensiero: Se avete ricevuto la grazia di Dio per mezzo del Battesimo, conservatela! Se l’avete perduta, riacquistatela con il sacramento della Penitenza, perché un dono più grande della grazia di Dio non c’è!

Gesù nell’ultima cena ha detto: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Rimanete in me ed io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 1-5).

Gesù, dopo aver detto questo, andò nel Getsemani con la gioia nel cuore, dicendo agli apostoli di stare nella gioia, perché sul Calvario sarebbe stato glorificato.

Il Crocifisso è la benedizione di tutti i cristiani! Non c’è un cristiano che non si faccia ogni giorno il segno della croce la mattina, prima di mangiare e la sera.

La rivelazione del mistero di Dio è questa: Gesù, figlio di Dio, comunica la sua vita divina a me, mediante il Battesimo e la Penitenza.

Io non ho questa vita, ma è Dio che la comunica a me, così come la vite la dà al tralcio, per cui io vivo la stessa vita di Dio.

Dice san Paolo: “Voi siete la dimora dello Spirito Santo! Voi siete il tempio di Dio!” (Cfr. 1 Cor 3, 16).

Io sono tempio di Dio, perché se vivo in grazia, in me c’è Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito
Santo, ci sono i Santi, la Madonna … Per questo motivo io non sono mai solo. Quando prego sto in comunicazione col paradiso.

Anche in chiesa c’è il paradiso, perché nel tabernacolo c’è Gesù Eucaristia vivo e vero, e con lui ci sono miriadi di angeli e di santi, che non lasciano mai solo il loro Dio.

Dio è in me ed io sono in lui, così come la goccia d’acqua è nell’oceano. Dio è l’oceano ed io sono la goccia d’acqua, l’oceano è nella goccia e la goccia è nell’oceano con tutte le proprietà dell’oceano.

Il primo mistero che Gesù ci ha rivelato è questo: per mezzo della grazia io vivo in te e tu vivi in me. Quindi, se sono in grazia di Dio, io partecipo della vita divina.

 

  1. Gli effetti della grazia

“Senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Il tralcio, infatti, non può portar frutto da se stesso; porta frutto soltanto se è innestato nella vite.

Quando san Paolo andò all’Areopago di Atene, parlò alla gente da teologo e disse: “Noi in Dio viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17, 28). Questa espressione è la traduzione, con altre parole, del concetto: “Senza di me non potete far nulla”.

Io vivo perché è Dio che mi comunica la vita.

“In Dio ci muoviamo” significa che ogni azione dell’uomo, compreso il riposo e il sonno, è di Dio. Non esiste azione, pensiero o parola dell’uomo che non sia in Dio!

Ogni esistenza umana e sovrumana ha avuto origine in Dio.

Dice il salmista: “I passi del mio vagare tu li hai contati” (Sal 56, 9). Il vagare è il camminare senza fine.

E ancora: “Le mie lacrime nell’otre tuo raccogli” (Sal 56, 9). Quindi non c’è sofferenza che non sia raccolta da Dio.

Ogni mia azione è scritta nel libro della vita!

In altri termini: da Dio veniamo, in Dio siamo e a lui tendiamo.

Non esiste niente di noi che sia inutile o non controllato da Dio. Noi ci illudiamo di essere gli artefici della storia, perché l’artefice della storia è solo Dio!

Quando il re dell’Assiria si insuperbì per aver conquistato tutte le terre dell’Oriente, disse Dio: Assiria, verga del mio furore, poiché ti sei insuperbita, io ti annienterò (cfr. Is 10, 5-16).

È Dio che dirige la storia, non l’uomo! A questo proposito, io racconto sempre l’episodio del papa Pio XI.

Nel 1929 Pio XI fece il concordato con Mussolini, con i Patti Lateranensi. Nel 1939, alla ricorrenza dei dieci anni dai Patti, poiché Mussolini li aveva trasgrediti più di una volta, il Papa chiamò tutti i vescovi d’Italia con l’intenzione di dichiarare nulli tali Patti. Però il 10 febbraio del 1939 il Papa stava ammalato. La sua malattia si aggravò e Pio XI disse al suo medico:- Dammi con le medicine la possibilità di rimanere vivo fino alle dieci di domani, in modo che io possa dichiarare nulli i Patti Lateranensi.

Alle otto dell’11 febbraio 1939 il Papa morì.

Senza di me, dice Gesù, non potete far nulla.

“Chi rimane in me fa molto frutto” (Gv 15, 5).

Noi desideriamo che la nostra vita sia feconda, che il nostro bene fruttifichi. Chi insegna, infatti, desidera che coloro che lo ascoltano apprendano. Se io predico, desidero che chi mi ascolta si converta. Il medico desidera per i suoi assistiti la guarigione.

Sappiate che ogni azione di chi sta in grazia di Dio è meritoria. Se il tralcio è innestato nella vite, porta molto frutto. Una volta ho contato i grappoli portati dai tralci di una vite: erano settantacinque!

Dice Gesù: “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (Gv 15, 6).

La vita ha significato se c’è la grazia di Dio; non ha significato se non c’è la grazia di Dio.

A tal proposito dice l’Apocalisse: Sembri vivo, ma sei morto!

Chi sta in grazia di Dio è vivo spiritualmente; chi non lo è sembra vivo, ma è morto. Se venisse a
morire nell’istante in cui è in peccato mortale, sarebbe come il tralcio secco che è preso e gettato nel fuoco eterno, che è l’inferno.

Vale forse poco la grazia di Dio, se essa ci dà la possibilità di rendere vive e meritorie tutte le nostre parole, i nostri pensieri e le nostre azioni?

Senza la grazia di Dio io non merito niente!

 

  1. Le condizioni per rimanere nell’amore del Cristo, ossia nella grazia di Dio

Dice Gesù: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore” (Gv 15, 10).

Osservando i dieci comandamenti si rimane nella grazia di Dio.

I comandamenti sono simili ai binari del treno, che sono due; infatti i dieci comandamenti si riducono ai due comandamenti dell’amore. I primi tre riguardano l’amore di Dio, gli altri l’amore del prossimo.

Noi siamo simili alla locomotiva del treno; se essa cammina sui binari arriva alla meta, altrimenti non arriva.

Dei dieci comandamenti vi voglio consegnare, in nome di san Francesco, il primo comandamento. San Francesco ci ha insegnato che se ci innamoriamo di Dio, certamente ci innamoreremo dei fratelli.

Se partite dall’amore dei fratelli, non arriverete all’amore di Dio, perché i fratelli non sono degni di essere amati.

Se Gesù non avesse detto: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40), come avrebbero fatto, per esempio, le suore che sono morte nello Zaire per il virus Ebola, a sacrificarsi per i fratelli più miseri? Esse nei fratelli hanno visto il Cristo!

Come si potrebbe amare uno che ci ha fatto del male, se in lui non si vede un proprio fratello, dal momento che siamo tutti figli di Dio?

Quando togliamo Dio dalle nostre convinzioni, non si capisce più niente! Infatti si vuole risolvere il problema degli anziani e dei sofferenti con l’eutanasia. Si ricorre all’aborto!

Il ricordo che vi voglio lasciare è l’osservanza del primo comandamento. Questo comandamento si osserva pregando. Chi prega osserva anche gli altri comandamenti.

Il mio insegnamento è questo: Non si può osservare il primo comandamento se non si prega per almeno mezz’ora al giorno. Ecco il valore della Messa quotidiana, della Liturgia delle Ore, del santo rosario.

La Madonna è venuta sulla terra e ha detto: Recitate ogni giorno almeno il rosario, che è costituito da cinquanta Ave Maria, cinque Padre nostro e cinque Gloria al Padre. Pregate col rosario in famiglia, in chiesa e in comunità.

La vita di san Francesco di Paola è stata una vita di preghiera. Ditemi voi se nel 1400 è esistito in Italia e in Francia un apostolo più grande di san Francesco!

Chi è cristiano deve pregare almeno mezz’ora al giorno, perché si dovrebbe dare a Dio il 10% della giornata, che corrisponde a due ore e mezza.

La vita è un pellegrinaggio! Noi stiamo con una valigia in mano e in una stanza d’albergo. Presto il pellegrinaggio termina.

Anche Gesù è venuto dal cielo sulla terra e poi è ritornato al Padre.

Vi dico: Pregate, pregate, pregate! Andate a messa ogni giorno! Recitate la Liturgia delle Ore e il rosario!

Stiamo nel mese di maggio, la Madonna ci dice di ritornare ad osservare il primo comandamento, perché se osserveremo questo, osserveremo anche gli altri.

 

 

conclusione

 

  1. La grazia è il più grande dono di Dio

Rimanete nella grazia di Dio, che è il più grande dono, perché la grazia è la partecipazione alla vita di Dio.

C’è un dono più grande di quello di avere ricevuto la vita di Dio? Certamente no!

Dio dandoci la grazia ci dice: Da questo momento io ti do la mia vita, tu partecipi della mia stessa vita! Certamente non esiste un dono più grande di Dio stesso.

  1. Per mezzo della grazia diventiamo figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, templi dello Spirito Santo ed eredi del cielo

Il Padre partecipa la sia vita al Figlio; per mezzo della grazia io da figlio dell’uomo divento figlio di Dio.

Gesù è figlio naturale di Dio, io sono figlio adottivo e quindi fratello di Gesù.

Quando mi rivolgo a Gesù, lo invoco come fratello, ecco perché Gesù dice: “Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (Gv 15, 16).

E ancora: “Quale padre, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste vi concederà tutto ciò che di buono gli chiedete!” (Mt 7, 11; Lc 11, 11-13).

Dice Gesù: Qualunque cosa voi mi chiederete, io ve la darò, perché siamo fratelli per mezzo della grazia.

Quando chiedete qualcosa al Signore, chiedetela stando in grazia di Dio, perché così partecipate dell’amicizia di Dio.

Il dono dei doni, che noi dobbiamo prima di tutto ottenere per poi comunicare agli altri, è il dono della grazia. Per mezzo della grazia dentro di me viene ad abitare lo Spirito Santo, divento abitacolo della SS. Trinità, figlio di Dio, fratello di Gesù ed erede del paradiso.

Se sono in grazia di Dio, ho diritto all’eredità del Padre, che è il paradiso, altrimenti non ho diritto all’eredità. Con il peccato mortale perdiamo tutto. Perdiamo il dono dei doni!

 

  1. Per mezzo della grazia tutte le nostre azioni, anche le più insignificanti diventano meritorie

Se sono in peccato, tutte le azioni che faccio non mi valgono a niente.

Dice san Paolo: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova” (1 Cor 13, 1-3).

Se sono in grazia di Dio, quando prego merito, quando passeggio merito, quando studio merito, se mi affatico merito; ma se non sono in grazia di Dio vivo invano.

Un vecchio di ottantatre anni, che venne da me a confessarsi, al mio invito a sedersi si inginocchiò, dicendomi:- Padre, io ho tre anni, perché da tre anni mi sono confessato e quindi da tre anni vivo in grazia di Dio. E voi, quanti anni avete?

È duro dire queste parole, ma quanta gente vive senza la grazia di Dio! Sembra viva, ma è morta.

 

  1. La grazia è quella famosa perla o quel preziosissimo tesoro trovato, per il quale si deve vendere tutto per comprarlo

Dice Gesù: “Che serve all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua?” (Lc 9, 25).

Queste parole spinsero Francesco Saverio, studente universitario, che menava una vita leggera e spensierata, a convertirsi. Lasciò tutto e si fece compagno di sant’Ignazio e diventò missionario. Girò per le vie del mondo per convertire le genti al Cristo, rinunziando ad essere senatore del Regno.

La grazia di Dio è veramente una perla preziosa, è l’unico tesoro degno di essere comprato.

Questa è stata l’idea fissa dei cristiani dei primi secoli, che sapevano di essere diventati col battesimo figli di Dio, fratelli di Gesù, templi dello Spirito Santo ed eredi del paradiso. Erano disposti ad affrontare qualsiasi sacrificio per vivere in grazia. Per non perdere la grazia, i cristiani hanno preferito la morte, ed abbiamo avuto i martiri, che sono morti crocifissi, riempiti di pece e bruciati vivi o mangiati dalle belve, ma non hanno rinunziato al dono della grazia di Dio.

Con la grazia di Dio c’è tutto, senza la grazia non c’è niente!