Siete pronti ad ascoltare tanti maestri del nulla… Accogliete anche le conseguenze – Is 55, 10-11 – Mt 6, 7-15

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Is 55, 10-11 PAROLA DI DIO è FONTE DI TANTE OPERE BUONE

Mt 6, 7-15 – La preghiera – 2011

Mt 6, 7-15 – Dare al fratello ilperdono – 2012

Mt 6, 7-15 – Rimetti a noi i nostri debiti – 2013

da un ritiro predicato da P. Francesco Chimienti O.m.

Martina Franca 20 marzo 2011

prima meditazione

Ascoltate il Cristo, parola di Dio

perché la parola di Dio illumina e converte

(Is 55, 10-11)

Ascoltate il Cristo, Parola di Dio». Questo è il comando di Dio Padre. Ma perché dobbiamo ascoltarlo? Perché la parola di Dio illumina e converte.  Queste due prime ragioni le prendo dal profeta Isaia:

 “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 10-11).

            “La parola uscita dalla mia bocca, dice il Signore, non ritornerà a me senza effetto”

Perché dobbiamo ascoltare la parola di Dio? Perché produce degli effetti.

L’effetto principale della parola di Dio proclamata è la fede. Chi ascolta la parola crede. “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà sarà salvato” (Mc 16, 15-16) Quindi dà la fede e la salvezza eterna. Poi Gesù aggiunge la conversione: “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1, 15). L’effetto principale della parola di Dio proclamata è quindi la fede, la conversione e la salvezza. La Parola mi dà la fede che mi salva; mi dà la salvezza eterna, tramite la fede; mi fa cambiare vita con la conversione. Questo desidera Dio Padre quando parla; questo compie la parola di Dio sotto l’azione dello Spirito Santo in chi ascolta.

Perché ascoltare il Cristo, parola di Vita eterna? Perché la parola di Dio, come la pioggia, produce cinque effetti salutari: illumina, converte, fa fare dei buoni propositi, dà la parola che serve per convertire i fratelli e dà la parola di Dio che serve per diventare santi.

Ora io mi fermerò sui primi due effetti; gli altri tre effetti li esamineremo con la seconda meditazione.

primo effetto: la parola di Dio illumina

“Come la pioggia irriga la terra”, così la parola di Dio illumina l’anima.

Sotto l’azione dello Spirito Santo la parola di Dio fa vedere all’anima le cose da togliere: i peccati da eliminare, e le cose da mettere: le virtù particolari da coltivare. Questa è un’azione dello Spirito Santo tramite la parola di Dio. Chi vede, toglie; chi vede, mette. Ma chi non vede, né toglie né mette: è cieco!

Perché dico che la parola di Dio illumina? Perché l’ha detto Gesù: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). La parola di Dio la possiamo considerare sempre come persona e come messaggio, ma è sempre Lui, il Logos, la Parola di Dio, il Verbum Dei o Verbum Domini, ma è sempre Lui: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12). E voi, se attingete alla mia luce, dice Gesù, diventate anche luce, luce riflessa, luce che vi do io tramite la mia parola. Una volta che avete ricevuto la mia luce, anche voi siete la luce del mondo; siete simili ad una città posta sul monte: non si può non vederla. Quando avete ricevuto la Parola Dio siete state illuminate, e allo stesso tempo illuminate. Quindi non può un cristiano che avvicina una Missionaria della parola di Dio allontanarsi da lei senza aver ricevuto questo contributo di luce.

La maggior parte degli uomini fa il male perché crede di fare il bene: e tra questi ci siete anche voi. Quante volte credete di fare del bene e invece fate del male, e allora anche fra di voi vi dovete scambiare quella parola di Dio che è luce. È necessaria questa luce? Sì, sì! Se entrate in una stanza dove non c’è luce, non sapete cosa c’è. Così se volete entrare nella stanza dell’anima vostra per togliere tutta la sporcizia, dovete vederla, altrimenti che togliete? Non togliete niente. Io questa verità la tocco con mano ogni giorno che confesso: la cecità nostra, vostra e mia, è talmente grande che arriviamo a dire con coscienza che non abbiamo commesso niente di male. Quanto siamo ciechi! Da quanto tempo non ti confessi?

  • Da un anno. Voi, Padre, dite che bisogna confessarsi e ho deciso di confessarmi.
  • Che peccati hai fatto in questo anno?
  • Niente, Padre! Niente!

Allora io, per metterla sulla strada le domando: Qualche bestemmia?

  • No, Padre, io parlo sempre bene.
  • Qualche critica, mormorazione?
  • No, Padre! Loro parlano male di me, ma io, mai!

Poiché non riuscivo a trovare nessun peccato, le ho detto:

  • Senti, signora, non ti sei confessata, perché per confessarsi bisogna dire i peccati, e io nel nome di Dio te li tolgo. Tu non tieni nessun peccato, quindi non ti posso togliere nessun peccato, per cui non ti sei confessata.
  • E come devo fare?
  • Devi avere un po’ di pazienza. Ora vado in sacrestia a prendere un libretto, tu con santa pazienza te lo leggi in questa settimana, poi vieni a confessarti. È breve!

Sono andato in sacrestia, ho preso il libretto dell’esame di coscienza e gliel’ho dato. Dopo qualche giorno me la vedo arrivare in sacrestia con il libretto in mano, il braccio alzato e mi dice:- Padre, l’ho letto! Tutti i peccati che stanno scritti qui, li ho io!

Vedete quale cecità? Chi ci fa vedere? La parola di Dio ci fa vedere  il male da togliere. Innanzitutto i peccati mortali. Non si ragiona più con i peccati mortali. Basta! Poi i peccati veniali, e ce li abbiamo! Non fermatevi al peccato mortale, perché il veniale porta al mortale. Mi raccomando, la lingua, la lingua! Mettete un freno alla lingua. Parlate bene. Poi ci fa vedere le miserie, che sarebbero le radici da cui vengono i peccati: la superbia, la lussuria, l’avarizia, l’ira, la gola, l’invidia, l’accidia. Sono i sette vizi capitali che abbiamo ereditato nascendo col peccato originale.

Il battesimo, è vero, ci ha tolto il peccato originale, e con il sacramento della penitenza il Signore ci toglie tutti gli altri peccati, però le miserie non ce le toglie: le dobbiamo combattere. Sono le radici dei vizi. Che voi possiate dire a qualcuno: Vizi non ne ho!, è una chiacchiera. Se non nei fiori, li abbiamo sicuramente nelle radici: ma noi ce li abbiamo prima di tutto nei fiori. Nelle radici le aveva San Francesco di Paola. E lui si confessava delle radici.

La Parola di Dio  ci fa vedere non solo le cose da togliere, ma anche le cose da mettere. I peccati chi ce li dice? La parola di Dio! E le virtù chi ce le suggerisce? La parola di Dio! Illumina. Ma quale virtù devo mettere nell’anima mia? Voi dovete essere delle specialiste; ma specialiste della parola di Dio da ascoltare. Ce lo ha detto Dio e noi lo abbiamo fatto e lo faremo. Ma in modo particolare, tramite la parola di Dio dobbiamo vedere le virtù particolari della nostra spiritualità e le dobbiamo coltivare attraverso la pratica. Più volte ci eserciteremo nelle azioni di una virtù, più facilmente la conquisteremo, ma se non ci esercitiamo, difficilmente saliremo il monte della virtù.

Quali sono le virtù della Minima? Io ho messo l’umiltà, prima di tutto; ma è per tutti gli uomini, per tutti i cristiani, tanto è vero che Gesù ha scelto per sé la virtù dell’umiltà. Ricordate l’inno di S. Paolo ai Filippesi                          (2, 6-11) “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso”, si abbassò… poi la gloria! La strada della gloria, questa è. Nella trasfigurazione, dice il Vangelo che Gesù, prima di salire sul monte Tabor, parlò della sua morte in Gerusalemme, e quando scese dal monte Tabor disse ai tre apostoli: Non parlate di ciò che avete visto fino a quando non sarò risorto. Ma la risurrezione, come aveva detto prima, viene dopo la passione e morte in croce. Ricordo le parole di Sant’Agostino: Se tu mi chiedi per essere santo quale virtù devo coltivare, io ti rispondo: l’umiltà. E se per la seconda volta mi chiedi: Quale altra virtù devo esercitare per diventare santo, io ti risponderò: l’umiltà. E se per la terza volta mi farai la stessa domanda, io ti risponderò: l’umiltà. E se per cento volte mi farai la stessa domanda io ti risponderò: l’umiltà. Perché chi è umile, diventa santo; ma chi non è umile, non diventerà mai santo.

L’altra virtù da coltivare è la penitenza. Almeno le croci accettate! Il Signore, giorno per giorno ci dà delle croci; queste pene le dobbiamo accettare e offrire.

L’umiltà e la penitenza ci daranno la carità. La carità è un fiore. La carità verso Dio e verso il prossimo diventa un fiore della nostra mortificazione e della nostra conversione.

Le altre virtù della Minima sono la preghiera e la mortificazione. Fondamento è la preghiera. Questa sorta di demoni non va via se non con la preghiera e con il digiuno, ossia con la mortificazione, ha detto Gesù.

Chi opera questo? La parola di Dio! Se volete approfondire la povertà, la penitenza, la carità, la mortificazione dovete leggere la parola di Dio giorno per giorno. Lo Spirito Santo vi farà capire queste cose.

secondo  effetto: la parola di Dio converte

“Come la pioggia feconda la terra”, la parola di Dio feconda l’anima con la conversione

Questo è il secondo effetto: fecondare la terra, ossia rendere santa un’anima. Come? Per mezzo della conversione. Si lascia il male e si fa il bene. Sotto l’azione dello Spirito Santo, la parola di Dio spinge l’anima, attraverso la conversione dal male al bene, dal bene al meglio, dal meglio all’ottimo, dall’ottimo al santo, dal santo al perfetto, a percorrere tutta la strada sicura della santità. È la parola di Dio che produce la conversione. Gesù sintetizza tutta la sua predicazione in due parole: “Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1, 15). Ma la prima conversione che dovete chiedere a voi e dovete chiedere a tutti i fedeli che vi avvicinano è lasciare il peccato. Non si può percorrere la strada della santità se non si compie questo primo passo: lasciare il male e fare il bene; lasciare il peccato mortale e veniale e cominciare a fare il bene. Fare il bene significa darsi da fare per conseguire, se non proprio tutte le virtù, almeno alcune. Le virtù della spiritualità minima sono: l’umiltà, la carità e la penitenza.

La santità è simile ad una montagna sulla cui cima c’è la parola Dio, la parola Santità. Dobbiamo cominciare a salire, prima smantellando o deponendo tutto ciò che sa di peso. Nella lettera agli Ebrei l’autore dice: “avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia”                (Eb 12, 1) poi San Paolo invita “a rivestire l’uomo nuovo” (Ef 4, 24). L’uomo vecchio lo deponiamo, l’uomo nuovo lo rivestiamo. Ma è una salita che dobbiamo fare, non si può dire mai: basta! La Minima ogni giorno deve dire: “Excelsior”. Una parola latina che si traduce: Sempre più in alto. Non fermatevi mai! I mediocri si fermano. Fatti 100 metri si siedono: Sono stanco! Sappiatelo, chi si ferma è perduto. Tutti i santi Padri, quando parlano della santità, una delle similitudini più comuni che usano è quella della barchetta in un fiume che va verso il mare. L’uomo è l’uomo che sta sulla barchetta. Se non voga in senso contrario alla corrente del fiume, va a finire al mare, ossia nell’abisso, all’inferno. Non pensate di andare avanti stando ferme. No, senza vogare si va indietro. Chi non avanza, va indietro. Coloro che lavorano riescono appena appena a mantenere le posizioni o ad avanzare con difficoltà e di poco, non di molto. Per poter fare molta strada bisogna prendere la bicicletta, la motocicletta, l’automobile, il treno, l’aereo.

Quindi la parola conversione non la dovete mai togliere dal vocabolario vostro della santità. È la parola fondamentale, perché la conversione non è andare dal male al bene: sarebbe troppo poco, se non niente; ma dal bene al meglio. Quando siete arrivate ai 200 metri dovete arrivare ai 500 metri, all’ottimo; quando siete arrivate all’ottimo dovete arrivare ai 1000 metri, al santo; quando siete arrivate al santo, dice Gesù: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48), all’infinito nella santità. Saremo colti, quando ci chiamerà, sulla strada, ma non saremo arrivati alla vetta, perché la vetta è la perfezione del Padre nostro che è nei cieli.

            conclusione

Vi do due conclusioni che mi stanno tanto a cuore. Ve le consegno come riflessioni:

 

  1. Più conoscerai il Cristo Parola di Dio, sia come Persona sia come messaggio, più l’amerai

Più lo conoscerai, più l’amerai. Io ho fatto la mia esperienza, perché vengo dal Concilio di Trento e dal Vaticano I, 1500 e 1800. Io sono un sacerdote al quale è stato chiesto di chiudere il libro della Sacra Scrittura. Sì, pur avendo fatto 4 anni di S.Scrittura nei miei studi di Teologia, ci siamo mantenuti non sul contenuto ma sui problemi che poneva la Sacra Scrittura. Ho conosciuto la Sacra Scrittura? No! Ho conosciuto i santi Padri, poco; ho conosciuto i predicatori, gli studiosi. Ho letto di Don Calabria che è diventato santo il libro che ha scritto per i sacerdoti, ma non era S.Scrittura, anche se è stato luce per me. Così è di don Marmion, che illustrava la via della santità. Ho letto i suoi libri, ma il libro di un predicatore non è la S. Scrittura. Adesso ho constatato che basta un rigo di S.Scrittura per capire un libro, e forse neppure lo capisco il libro. È di una semplicità unica. Se qualche volta non la capisco è perché è un linguaggio di 2000 anni, ma in quel linguaggio di 2000 o 3000 anni c’è un pensiero moderno. Ecco perché feci il proposito ogni mattina di leggere la S.Scrittura, di studiare e meditare la S.Scrittura e di ispirarmi alla S.Scrittura nella predicazione per dare il pensiero di Dio. Però mi trovavo dinanzi ad una difficoltà: il pensiero di Dio non lo conoscevo. E per conoscerlo ci vogliono degli anni e studiare davvero, meditare davvero. Poi il Signore mi ha dato voi, per cui mi avete spinto a meditare, a fare i ritiri, gli Esercizi Spirituali, che ho fatto sempre alla luce della parola di Dio.  Però adesso posso dire, a gloria di Dio e non mia, che fino a ieri sera c’è stato chi mi ha detto: Quanta saggezza voi avete!, per aver detto: «Nella Bibbia c’è scritto: Amerai il nemico; non c’è scritto: odierai il nemico perché ti ha fatto un dispetto. Questo lo dici tu, non il Vangelo!»

Veramente Gesù è la luce del mondo.

Ricordate il salmo 118? Chi legge la S.Scrittura è più saggio del suo maestro, è più saggio degli anziani. Ho avuto piacere che queste parole le abbiano dette anche nei miei riguardi, perché confermano la parola di Dio. Si diventa saggi!

  1. Il nostro amore verso la parola di Dio parte dalla conoscenza per arrivare alla testimonianza

Si parte dalla conoscenza della parola di Dio, ma si arriva alla testimonianza della parola di Dio. L’amore non è conoscenza, l’amore è azione. Più lo conoscerai, più lo amerai.

La conoscenza ci deve portare all’amore, alla testimonianza. Gesù prima di salire al cielo, è vero che ha detto: Andate e predicate il Vangelo ad ogni creatura, ma ha detto pure: Siate miei testimoni. Non basta conoscere, bisogna anche fare. Ciò che non siete capaci di fare, lo trasformerete in preghiera. Ciò che non avete lo chiederete: Signore, dammi da bere!

Se l’acqua che tu hai mi satolla e non mi fa avere più sete, né mi fa venire più a questo pozzo ad attingere acqua, dammi di quest’acqua, disse la Samaritana a Gesù, che le rispose: La mia acqua zampilla per la vita eterna. Non è l’acqua del pozzo. È un’altra acqua, è la mia Parola.

Ecco i due pensieri che vi consegno: Più lo conoscerai, più lo amerai. Ma il nostro amore verso la Parola di Dio parte dalla conoscenza per arrivare alla testimonianza. Gesù, scendendo dal monte Tabor, chiedeva ai tre apostoli la testimonianza della morte in croce. Io soffrirò e morrò in croce, ma anche voi soffrirete e morrete in croce.