Ogni parola, una perla – Mt 17, 1-9

Mt 17, 1-9 La Trasfigurazione

Mt 17, 1-9 – Ascoltate mio Figlio

Mt 17. 1-9 – La trasfigurazione II Anno A 20-3-11

Mt 17, 1-9 – La trasfigurazione

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 20 marzo 2011

L’IMPERATIVO DI DIO PADRE:

ASCOLTATE MIO FIGLIO, GESÙ!

(Mt 17, 1-9)

II domenica di Quaresima, Anno A

Cominciamo il ritiro con il Vangelo della trasfigurazione. L’episodio lo conoscete. Gesù sale sul monte e manifesta la SS. Trinità: il Padre parla, il Figlio si trasfigura: il volto è splendente come il sole, le vesti bianche come la neve. Gesù è Luce. Lo Spirito Santo è la nube che avvolge tutti e tre.

Il bello della trasfigurazione è che il Padre fa sentire la sua voce e dà ai tre apostoli: Pietro, Giacomo e Giovanni, il suo giudizio sul Figlio. Dice due cose: che è il suo Figlio prediletto, nel quale si è compiaciuto; e che è la seconda persona della SS. Trinità, la parola del Padre.

L’altra parola: “Ascoltatelo!” è per ciascuno di noi. L’ha detta ai tre apostoli, ma la dice a ciascuno di noi: Ascoltatelo. Tutte le volte che medito sulla Trasfigurazione, mi prende sempre questa parola: Ascoltatelo! Perché è per il nostro bene. Il Padre dice a noi: Ascoltatelo! Significa che lo dobbiamo fare. È un imperativo: Questi è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto: Ascoltatelo!

L’ascolto del Cristo, parola di Dio, insieme alla preghiera, è un mezzo fondamentale della penitenza, da farsi durante la Quaresima. Quando vi domanderanno: Che cosa devo fare durante la quaresima?, voi dovete rispondere: Primo, pregare; secondo, pregare; terzo, pregare; quarto, pregare. Questo è il dovere fondamentale da farsi durante la quaresima. La preghiera è ascensionale, quando è l’uomo che parla con Dio, con Dio Signore. È in modo particolare la preghiera di domanda, con la quale si chiedono grazie, ma anche perdono dei nostri peccati. Ma nella preghiera propriamente detta, essendo dialogo con Dio, dobbiamo mettere anche la preghiera discensionale, quando è Dio che parla con noi. Ecco perché non vi ho detto che sono due le pratiche da fare in Quaresima: preghiera e ascolto della parola di Dio, perché l’ascolto della parola di Dio entra nel concetto della preghiera.

Fatta questa premessa, il titolo dell’omelia è: l’imperativo di Dio Padre: Ascoltate mio Figlio, Gesù! Questo imperativo ce lo dobbiamo conservare nel cuore come ricordo del ritiro di marzo 2011.

Che cosa vuole il Signore da me, oggi?  Cosa mi vuole dire, oggi? C’è un imperativo: Ascoltate mio Figlio, Gesù: vi troverete bene. Se non l’ascoltate vi troverete male. Non è un consiglio, è un comando perché questo Figlio è la mia Parola, il mio Pensiero. Quando Lui parla, parla per sé e parla per me, quando vi ama, vi ama per conto suo e per conto mio.

            Dinanzi alla parola di Dio l’uomo può assumere un atteggiamento negativo o positivo. Possiamo commettere un peccato, e quindi non obbedire a Dio Padre, come possiamo obbedire al comando con una virtù che noi chiamiamo docilità, che sarebbe l’ubbidienza fatta con amore. È docile colui che obbedisce e ama. Non mi fermerò sulla virtù della docilità, che è l’aspetto positivo dell’ascolto, ma sull’aspetto negativo, che è la durezza di cuore, il grosso difetto che ci rende impenetrabili alla Parola.

Nella S. Scrittura ci sono queste parole che noi diciamo ogni giorno nell’Invitatorio: “Se ascoltaste oggi la mia voce! Non indurire il tuo cuore” (Sal 95, 7-8). Dico: “tuo”, perché vi voglio coinvolgere personalmente. Ci sono molte di voi che sono docili alla parola di Dio; però qualcuna di voi è dura, anche se la vostra durezza non è totale, è parziale: su alcune verità. Conoscete che certe cose non si fanno, ma continuate a farle: siete dure di cuore! Noi diciamo che da quell’orecchio non sentiamo. Non è da tutte e due le orecchie, no; da quell’orecchio non sentiamo. Si tratta di durezza di cuore: se oggi ascolterai la voce del Signore, non indurire il tuo cuore! È un difetto anche delle anime consacrate? Sì! Le ragioni della durezza del cuore sono tante. Una prima ragione è che il Signore con la sua Parola ci chiede dei sacrifici, e poiché non ci piacciono portiamo delle ragioni. Ebbene, io vi dico: se queste ragioni sono nella S. Scrittura, portatele pure, state nella sincerità; ma se non stanno nella S. Scrittura, l’avete inventato voi questo Vangelo.

«Io non perdono, perché lui…», non sta scritto questo! «Io non amo, perché lui…» non sta scritto questo! «Io non prego, per lui perché non merita…» non sta scritto questo! Gesù ha detto: lo amerai. Non ha detto neppure: lo sopporterai, ma lo amerai, senza guardare le ragioni. Per farsi capire, Gesù ha detto: Dovete fare come il Padre vostro celeste, che fa piovere sui buoni e i cattivi, e quando fa sorgere il sole per riscaldare la terra, lo fa sorgere sui buoni e sui cattivi. Distinzione di bontà e malvagità non esiste: non l’ha detto Gesù, l’abbiamo inventato noi. E io lo so? Sì! Lo capisco? Sì! E allora? Sono duro di cuore. Pensate, la risurrezione di Gesù è il miracolo dei miracoli, è la dimostrazione apodittica, certissima della divinità di Gesù, e non solo, ma anche dell’esistenza dell’aldilà, di un’altra vita nella quale saremo immessi quando morremo.  La nostra morte è depositare nella terra il nostro corpo, ma l’anima continua a vivere in un altro regno, che è il regno di Dio. Noi non l’abbiamo visto, ma lo ha detto Lui! Chi ha fatto l’esperienza è Lui. Solo io sono disceso dal cielo, ha detto Gesù a Nicodemo, da questa vita immortale sono venuto sulla terra, e ascenderò al cielo, per cui solo io ve lo posso dire. Voi però non credete neppure alle cose che cadono sotto i vostri occhi e sotto le vostre mani, come potete credere alle cose dell’aldilà o testimoniare le cose dell’aldilà? Solo io lo posso dire e lo posso fare. Ebbene, gli apostoli vedono Gesù sul monte, stanno per salutarlo e, dice il Vangelo, alcuni ancora dubitavano. Chi dubita non crede! Con Gesù risorto dinanzi, con Gesù che salutava e saliva al cielo ancora non credono, dubitano. E Gesù cosa fa? Li rimproverò per la loro durezza di cuore!

Care Missionarie della parola di Dio, potete avere questo peccato sulla vostra coscienza? Sì, lo hanno avuto gli apostoli e lo potete avere anche voi. Dinanzi all’evidenza di tantissimi miracoli che il Signore ha operato nell’Istituto, e noi li stiamo celebrando, e io aggiungo: che ha operato anche per ciascuno di noi, ancora stiamo discutendo: se.., se..

Vi consegno queste parole: “Ascoltatelo!”. Abbiate davanti agli occhi l’esempio di Maria Santissima. L’angelo le dice: Dio ti ha scelta per essere la mamma di Dio: accetti o no? Quello che ha capito o non ha capito non lo so; io dico che non ha capito: ha fatto un atto di fede, non un atto di intelligenza. Ha creduto alle parole dell’angelo che aveva risposto alla sua difficoltà: Io sono vergine, come faccio a diventare mamma e continuare a rimanere vergine? “Nulla è impossibile a Dio!” (Lc 1, 37) A queste parole ella ha creduto e ha detto: “Ecco: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38). Questa è la docilità: l’esecuzione non solo dei comandi, ma anche dei desideri di Dio. Rinunziare alle proprie pretese, ai propri desideri, rinunziare ai propri voleri per accettare la volontà di Dio, i desideri di Dio e la parola di Dio. Vi posso assicurare che vi troverete bene, come si è trovata bene Maria Santissima.

Ora facciamo un minuto di riflessione, con la speranza che questo cuore si apra, che una goccia dell’acqua della parola di Dio entri  nel vostro cuore e possiate fare dei propositi salutari.