I dom. Quaresima – Dinanzi ai nostri occhi il Cristo e la Vergine: che mirabili esempi, imitiamoli! –

Mt 4, 4 – Non di solo pane vivrà l’uomo

Mt 4, 1-11 – Le tentazioni si vincono con la Parola di Dio

Mt 4, 1-11 – La tentazione

Mt 4, 1-11 – Le tentazioni nel deserto

dagli scritti di P. Francesco Chimienti O.M. , agosto 2002

LA MINIMA TRASCORRE LA QUARESIMA

FACENDO DIGIUNARE LA VOLONTA’

MEDIANTE LO SPIRITO DI OBBEDIENZA

E IL CARATTERE CON UNA DOLCEZZA

SEMPRE UGUALE

 

 

 

            “La Minima trascorre la quaresima così: fa digiunare la volontà mediante lo spirito dell’ubbidienza, il carattere con una dolcezza sempre uguale, la lingua con il silenzio o con la discrezione nelle parole, la bocca con la privazione di alcuni cibi preferiti, gli occhi con la modestia degli sguardi. Queste mortificazioni fanno un gran bene all’anima” (voce: Quaresima, n. 3).

N.B. Questo è un modo proprio della Minima di fare quaresima. Queste mortificazioni vengono dopo quelle proprie del cristiano, perciò le suppongono, altrimenti la Minima costruirebbe la sua mortificazione senza alcun fondamento.

  1. LA MINIMA TRASCORRE LA QUARESIMA FACENDO DIGIUNARE LA VOLONTà MEDIANTE LO SPIRITO DI OBBEDIENZA E IL CARATTERE CON UNA DOLCEZZA SEMPRE UGUALE

La Minima trascorre la quaresima facendo digiunare la volontà mediante lo spirito dell’obbedienza

Aspetto materiale e spirituale del digiuno

Questo è un altro aspetto particolare del modo di trascorrere la quaresima da parte della Minima. La Minima infatti per trascorrere la quaresima, manifestando la maggiore penitenza, trasforma l’ascesi fisica del digiuno in ascesi spirituale, sottolineando non solo l’aspetto fisico e materiale del digiuno ma anche l’aspetto spirituale, che vale molto di più, in quanto quello materiale è segno di quello spirituale.

Il mio desiderio è quello di vedervi camminare su questa strada, quella cioè di dare molto valore all’interiorità del digiuno, perché solo chi accetta il valore preminente dello spirito, accetterà volentieri l’aspetto materiale del digiuno come segno esterno di quello spirituale.

Così ha fatto e così ha detto Gesù, tanto da rimproverare i farisei che lavavano l’esterno del bicchiere mentre il loro cuore era pieno di rapina. Li chiama “sepolcri imbiancati”         (Mt 23, 25).

Bisogna sottolineare sempre l’aspetto spirituale, perché se c’è l’aspetto spirituale del digiuno ci sarà quello materiale. Il solo aspetto materiale senza lo spirituale non vale niente ai fini della vita spirituale. Si è dei falliti: sepolcri imbiancati, ma dentro ci sono ossa in polvere e putridume.

  1. L’obbedienza è il digiuno della volontà

  • Costa molto all’uomo

L’obbedienza è un grandissimo sacrificio per ogni uomo. Si tratta di rinunciare a ciò che si vuole o non si vuole. È la rinuncia a ciò che di più alto e di più caro, di più nobile ha l’uomo: la volontà.

  • Ma è molto gradita a Dio

L’obbedienza, che è il sacrificio dell’intelligenza, della volontà e della libertà è così gradita a Dio, che la preferisce ad ogni olocausto, ad ogni sacrificio.

  • L’obbedienza vale più dei sacrifici

“Samuele esclamò: «Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Ecco, l’obbedire è meglio del sacrificio, l’essere docili è più del grasso degli arieti»” (1 Sam 15, 22).

Questa è la risposta di Dio a colui che aveva fatto i sacrifici e voleva essere onorato, classificato tra gli amici di Dio, mentre aveva disobbedito al comando di Dio. Tra le due cose Dio sceglie l’obbedienza, non il sacrificio.

L’obbedienza non hanno saputo fare Lucifero e gli Angeli ribelli in Cielo.

L’obbedienza non hanno saputo fare Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre.

L’obbedienza fa invece la Minima nella quaresima. L’obbedienza ha fatto il Cristo nei riguardi del Padre.

“Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10, 5-7).

  1. La Minima trascorre la quaresima facendo digiunare il carattere con una dolcezza sempre uguale

–   Non ci sono caratteri uguali e completi, per cui ci dobbiamo accettare così come siamo.

Il carattere è l’impronta specifica di ogni uomo, per cui: infiniti uomini, infiniti caratteri. Non ci sono né caratteri uguali, né caratteri completi. Ogni carattere è diverso dall’altro, anche se gli studiosi, per comodità di valutazione, ne hanno fissato otto in base all’emotività.

Poiché ogni carattere oltre a non essere uguale, non è nemmeno completo, perché presenta tante lacune e tanti difetti, ogni uomo dà fastidio all’altro. Non illudetevi! Io do fastidio a voi e voi date fastidio a me, chi in un modo e chi in un altro.

  • Il rimedio è la dolcezza

La Minima sapendo che nessun uomo è perfetto, fa digiunare il suo carattere con una dolcezza sempre uguale. La Minima non l’ha avuto dalla natura la dolcezza, ma la deve conseguire con un atto di volontà e di virtù.

            La dolcezza colma tutte le lacune, gli squilibri e le intemperanze del carattere, tanto che Gesù ce l’ha data come rimedio a tutti gli aspetti negativi ed esuberanti del nostro carattere.

Ha detto Gesù: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11, 29).

La mitezza e l’umiltà di cuore fanno parte della dolcezza.

Ha detto san Pietro:

“Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo”         (1 Pt 3, 15-16).  

San Pietro consiglia ai cristiani la dolcezza anche quando parlano della speranza che è in loro: che cioè conseguiranno la vita eterna e avranno i mezzi necessari per conseguirla. In questo modo coloro che malignano sulla loro buona condotta al seguito di Cristo, rimarranno svergognati.

Lo ha detto san Paolo: “Ricorda loro di non parlar male di nessuno, di evitare le contese, di esser mansueti, mostrando ogni dolcezza verso tutti gli uomini” (Tt 3, 1-2).

San Paolo consiglia la dolcezza nei rapporti col prossimo. Vuole che si mostri verso tutti gli uomini ogni dolcezza. Poi spiega come si può usare la dolcezza verso il prossimo: non parlare male di nessuno, evitare le contese, le liti, essere mansueti.

Di questo vi ho parlato in lungo e in largo nell’umiltà  e nella carità, per cui non mi fermo.

RIFLESSIONI  PERSONALI

Desidero ricordarvi alcune norme spirituali alla luce delle quali dovete continuare a vivere la vostra penitenza, la vostra conversione, la vostra mortificazione e il vostro digiuno per raggiungere più speditamente, o come dice san Paolo, di corsa la meta della santità, così come ci è stata indicata da san Francesco.

 

  1. L’obbedienza della Minima non è soltanto esterna, come quella dei soldati in caserma, ma è anche interiore

 L’obbedienza della Minima parte dal cuore ed è fondata sulla fede: che i superiori rappresentano Dio, che lei ubbidendo ai superiori esegue la volontà di Dio, per cui non le verrà niente di male, ma tutto di bene.

Questa è stata l’obbedienza di Cristo, questa è stata l’obbedienza della Vergine e di san Francesco, questa è l’obbedienza della Minima.

La Minima ubbidisce sempre umilmente, rinunziando al suo modo di vedere e accettando ad occhi chiusi quello che Dio le dice nella persona dei suoi superiori.

La sua obbedienza è sempre preceduta da una virtù ancella, chiamata disponibilità, ed è seguita da un’altra virtù ancella, chiamata docilità.

Questo è uno dei digiuni della Minima: il digiuno della volontà, che richiede tanta umiltà.

Quando san Francesco, nella Regola, parla di obbedienza, aggiunge sempre la parola “umilmente”. “Ubbidire umilmente ai superiori!”. “Obbedienza umile!”. San Francesco insiste sull’umiltà perché se l’obbedienza non è umile è ribellione o è l’obbedienza delle caserme.

“Vedere Dio in coloro che ci comandano è il meraviglioso segreto da cui nasce una ubbidienza senza tristezza, senza mormorazioni, ma sempre gaia, sempre pronta a fare ciò che viene imposto, senza indugio, senza ragionare, né discutere intorno al comando, una ubbidienza coraggiosa, così nelle cose difficili come in quelle facili”   (voce: Ubbidienza, n. 11).

“La Minima non considera l’ubbidienza una realtà superata, ma sa che c’è un’assistenza continua dello Spirito Santo nei superiori. L’ubbidienza rimane sempre una fonte di vita spirituale per le anime che la praticano, ma è anche un mezzo per attirare tante grazie in coloro che comandano. Essi sono i trasmettitori e i custodi, oltre che gli interpreti, della volontà di Dio. La Minima è sollecita nell’ubbidire” (voce: Ubbidienza,   n. 45).

  1. La Minima offre a Dio il sacrificio dell’obbedienza, non solo durante la quaresima ma per tutta la vita con il voto di obbedienza.

La Minima poiché intende vivere per tutta la vita nello spirito penitenziale con la maggiore penitenza, fa anche il voto di obbedienza. Così unisce l’obbedienza all’umiltà e si offre a Dio per il bene dei suoi fratelli, vittima profumata che si consuma sull’altare di Dio con soavissimo odore tanto gradito a Dio.

“Il desiderio dei superiori è comandamento di Dio. La Minima accetta la volontà di Dio, la vive nel compimento del dovere quotidiano e sarà tanto casta e povera quanto sarà ubbidiente. La Minima non basa l’ubbidienza sull’infallibilità del superiore, né sul suo talento, né sulla sua santità; è un ordine di Dio e basta. Si ha sempre ragione quando si ubbidisce e mai quando si mormora” (voce: Ubbidienza, n. 68).

“è molto vantaggioso alla santità fare piccole cose per ubbidienza, piuttosto che fare le cose più importanti di propria volontà” (voce: Ubbidienza, n. 43).

“La Minima che ubbidisce ai superiori può anche soffrire e tanta tristezza può invadere il suo cuore, ma il suo rifugio è la preghiera” (voce: Tristezza, n. 230).

  1. La Minima con la dolcezza regola tutti i suoi rapporti

“La dolcezza di cuore regola tutti i rapporti, previene tutte le contrarietà, tempera l’asprezza del carattere e dell’umore, allontana i risentimenti e le antipatie”   (voce: Dolcezza, n. 718).

“Chi è docile è sempre dolce, sempre contento, sempre sicuro” (voce: Dolcezza,   n. 719).

  • Così vi voglio:

“Desidero che la Minima sia forte, virile, audace seguace del Cristo; che non abbia paura di portare la croce, ma abbia una fermezza di carattere, temperato con la dolcezza e la cortesia” (voce: Dolcezza, n. 721).

Vi voglio virili! Con delle idee nella testa. Vi lasciate invece travolgere dalla mentalità del mondo. Dovete diventare torri che non si muovono al soffiar dei venti, diceva Dante. O se volete, come dice Gesù: roccia!

Dovete sentire i venti delle opinioni del mondo, ma non dovete cambiare idea.

“Desidero da voi molta semplicità e dolcezza di modi e di parole in tutte le relazioni con il prossimo” (voce: Dolcezza, n. 722).

  • Così la Minima si comporta:

“La Minima conserva la dolcezza e l’eguaglianza del suo animo tra i giudizi ingiusti degli uomini e le prove a cui la Provvidenza giorno per giorno la assoggetta. Confida sempre nell’aiuto di Dio” (voce: Dolcezza, n. 723).

È la famosa forza di cui vi ho parlato e che non viene mai a mancare, perché Dio vi vuole sante. Anche se siete peccatrici, Dio è preoccupato di salvarvi con la sua misericordia, e godrà assai, e con lui godrò anch’io, quando deciderete di diventare sante. Non mi piacerà mai dire: buona cristiana sì, ma santa no!

Se il Signore ha voluto da me la fondazione di un Istituto di spiritualità minima è perché vuole che nascano dei santi. Se vi sto insegnando questa spiritualità è perché non vi voglio mediocri, ma sante. Ecco perché col sorriso sulle labbra, ma con tanta amarezza nel cuore dico a qualche figlia mia: Sei una buona cristiana, ma santa non sei, né sei figlia di san Francesco, che a Dio ha dato tutto, e non ha conservato per sé niente.

Vi giudico così quando mi venite a chiedere delle dispense.

Se volete la santità non potete dare qualche cosa a Dio e qualche cosa a voi, ma dovete dare tutto. Questo Papa ha detto alla Madonna: “Totus tuus”, tutto tuo!

Noi al Cristo diremo: Signore, tutto tuo!